Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Roma, 7 dicembre 1964 - Meditazione del Rev.mo Primo Maestro
LA POVERTA'5
Ieri ho letto la lettera-circolare che è stata mandata alle Case, e credo sia già letta ovunque.
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La povertà: la povertà non consiste in quanto non si ha, ma la povertà si mostra quando si ha e si sa vivere nella povertà.
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Gesù era il ricco e cioè colui che ha creato tutto e che è padrone di tutto. Egli ha ricchezze infinite ed è nato in una grotta e posto in una mangiatoia: in quello sta la povertà. Qualche volta ci si trova in condizioni meno disagiate e facilmente allora si eccede un po'.
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La povertà non doveva essere solo nell'inizio dell'Istituto e nell'inizio delle varie case che si aprono qua e là. La povertà deve durare sempre e ognuna deve morire in povertà.
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Gesù è nato in una grotta non sua, ed è morto non su un letto, ma sulla croce, ed è stato sepolto in un sepolcro nuovo, ma imprestato.
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Esaminarci se si osserva la virtù, se si osserva il voto.
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Ho letto la lettera-circolare: ogni parola merita di essere meditata, ogni parola; e non passare oltre dicendo: questo non è fatto per me. E' fatto per tutte, è fatto anche per me che ho riflettuto.
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Avviene che in certi casi non si ha l'occasione di praticare quello che si è detto, ma in altri casi c'è la occasione e c'è il dovere di praticarlo. Tutti dobbiamo esercitarci in questo. La povertà riguarda non solo il vestito, ma l'abitazione, il letto, il cibo, le stesse case e gli abbigliamenti, i mobili ecc. Vi sono tante case in cui veramente si esercita la povertà e vi è qualche casa in cui si deve ancora considerare come è vissuto poveramente Gesù.
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E' saggio quello che è stato detto nella circolare e cioè: "Avvicinandoci al Natale, è bello fare pervenire a tutte gli auguri più sentiti e cordiali; che queste care solennità portino davvero in ogni anima un rinnovamento spirituale, però in occasione del S. Natale vorremmo farvi una confidenza che ci sta molto a cuore e insieme farvi una raccomandazione..." e poi segue..."La nostra Congregazione sta attraversando un periodo di particolari strettezze e necessità economiche...".
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Però non si deve esercitare la povertà, perché si è nelle strettezze; anche se si fosse nell'abbondanza (e se vi è stata qualche illusione, è perché non appariva quello che era la realtà) non è l'esercizio della povertà religiosa allora, cioè quando si crede di essere privati per forza non è la virtù; la virtù sta nel desiderio di imitare Gesù Cristo, ricco di tutto è nato poverissimo. Siamo religiosi e dobbiamo praticare il voto. A tutti i cristiani è ordinata la virtù della povertà, cioè il distacco delle cose della terra, ma particolarmente quando noi abbiamo preso l'impegno con i santi voti. La pratica del voto di povertà bisogna che proceda dall'umiltà. Spesso si nota un po' di vanità, o nel modo di studiare o nel modo di fare l'apostolato, o nel modo di pregare, o nel modo di diportarsi nella vita quotidiana. No, lo spirito, il pensiero, i sentimenti, tutto deve basarsi sull'umiltà. "Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore".
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Quella spinta che è stata data da due o tre anni a questa parte, per la preferenza di libri vari che vengono stampati qua e là e che sono stati veramente ispirati da una spinta troppo avanti, non va bene. Bisogna stare a quello che viene prodotto nella Congregazione.
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Quando usciranno approvati dal Concilio i vari Decreti, stiamo ad essi docilmente. Bisogna meditare e leggere l'Enciclica "Ecclesiam Suam" e tutto quello che è stato approvato nell'ultima Sessione sulla Chiesa, sui laici, sui religiosi, ecc. Sui religiosi usciranno cose particolari.
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Umiltà in tutto. L'umiltà porta ad un frutto grande. Riguardo la liturgia, quello che ci deve stare più a cuore sono i principi; ad essi si ispirano le varie disposizioni. Considerare i principi, prima della tecnica, lo spirito; diversamente è una cosa esteriore, quello che è premesso nei decreti e nelle disposizioni e nelle applicazioni, è quello che deve illuminare tutta la parte tecnica; sì, in primo luogo lo spirito.
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La Prima Maestra Tecla aveva delle preoccupazioni sopra qualche punto fino a quando ha potuto parlare e me ne ha parlato. Allora anche in omaggio a Lei ci sia docilità e umiltà. Non solamente considerare la sua santità, ma viverla, come ha vissuto Lei, la sua modestia, la sua umiltà. Quando mai ha preso un atteggiamento autoritario, quasi imponendo il suo volere!? Anche nei momenti più seri non ha mai detto: "Vi comando, vi impongo l'obbedienza!". Veramente l'avrebbe potuto fare, data la sua posizione, ma invece è sempre vissuta in profonda umiltà. E quando c'è l'umiltà vi è pure la fede, perché se non c'è l'umiltà, non c'è neppure la fede. Sono i superbi che hanno poca fede.
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Domandiamo al Signore che tolga dai nostri cuori l'orgoglio, la vanità, l'ambizione, la compiacenza.
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E' dono dello Spirito Santo, il fervore che dimostrano nello zelare la diffusione del Vangelo, particolarmente quelle che già hanno fatto la prima professione. Però non basta rimanere in una casa grande un poco a lungo dopo la professione; non basta affatto. Una volta si prendeva di più lo spirito, perché si operava e allora acquistavano sempre di più lo spirito proprio della Congregazione e quindi si orientavano veramente alla santità paolina.
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Non bastano le formule, gli orari, i programmi. E' lo spirito interiore che dobbiamo avere, la vera santità, povertà, obbedienza, delicatezza di coscienza.
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Anche qui insistere: il fine è la gloria di Dio; il mezzo è la santificazione individuale che deve essere in Gesù Cristo Via Verità e Vita. E poi la fiducia in Maria, la quale è vissuta nell'umiltà; eppure fin dall'istante della sua Concezione era già ricchissima di grazia e possedeva tutti i carismi e tutte le virtù teologali e cardinali, tutte le ricchezze dello Spirito Santo.
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Sì, viviamo sempre meglio lo spirito cristiano paolino.
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Abbiamo considerato come dalla Bibbia parte tutta la morale, dalla Bibbia tutta la liturgia.
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Nell'applicazione della Costituzione sulla Liturgia, è detto che ci siano due letture, una dell'Antico Testamento e una del Nuovo Testamento. Quello che nell'Antico Testamento era figura, nel Nuovo Testamento diviene realtà. La Circoncisione preludeva il Battesimo; l'andare a Gerusalemme era preludio della Cresima; i digiuni e le mortificazioni dell'Antico Testamento erano preludio della Confessione; la Pasqua degli Ebrei, era preludio della Comunione; il Sacerdozio antico preludio del Sacerdozio del Nuovo Testamento.
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La Liturgia antica è tutta figura e preludio alla Liturgia attuale. Quindi insistere che leggano tutta la Bibbia. Si legga pure prima il Nuovo Testamento, ma poi si vada a cercare nell'origine quello che già c'era nella storia della Rivelazione nell'Antico Testamento.
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Quindi attingere tutto quello che riguarda la Liturgia, la preghiera, i Sacramenti, e allora si riceveranno meglio i Sacramenti e si pregherà anche meglio. Almeno i due terzi delle preghiere liturgiche del Nuovo Testamento: breviario, messale, rituale, pontificale, almeno due terzi sono presi dall'Antico Testamento e poi le altre dal Nuovo Testamento.
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Grande zelo per la Bibbia.
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Chi deve anche distinguersi o nella parte spirituale o nella parte dello studio, o nella parte dell'apostolato o del governo dell'Istituto, incarichi speciali, si ricordi sempre che ha maggior bisogno dell'umiltà, sempre, sempre.
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Sarete benedette di più, benedette in modo particolare perché si cresce in santità. Se manca l'umiltà molte volte, anche le cose che sono buone, vengono guastate dalla vanità, dall'ambizione o dalla compiacenza umana. Che tutto sia per Dio, che non perdiamo niente, perché talvolta si fanno tanti sacrifici e poi...un pizzico di superbia, di compiacenza, fa perdere, se non tutto, una parte del merito.
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Attenti che non sprechiamo i doni di Dio! e che li usiamo secondo la volontà di Dio!
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Quindi benedico questa circolare che è stata mandata e che bisogna considerare nei singoli punti. Ognuna l'applichi secondo la sua posizione, ma tutte e sempre cerchino d'applicarla, perché la povertà è una virtù cristiana e religiosa. Infatti Gesù Cristo dice: "Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli", e poi noi l'abbiamo promessa nella professione dei santi voti.
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Questi insegnamenti sono ricchezze che lo Spirito santo vi dà e che tutti noi dobbiamo considerare bene. Occorre però capire quando la povertà è virtù e quando è necessità. Vi sono degli straccioni che hanno tanti desideri, e vivono nella povertà per forza: questa non è povertà, è la condizione in cui si trovano e non sta in questo la virtù.
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La parola povertà è presa in diversi sensi. Se adesso si parla nel mondo di soccorrere quelli che vivono in povertà, la parola povertà ha un senso suo proprio; ma quando parliamo di virtù, la parola povertà ha un altro senso. Quando poi la povertà è basata sopra lo spirito del voto, allora ha un altro senso ancora più elevato.
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Vivere in Gesù Cristo. Modestia, lavoro, impegno. Gesù si guadagnava il pane con il sudore della fronte nell'umile lavoro di falegname.
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Dobbiamo sempre mettere a disposizione della Congregazione le nostre energie.
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Ho pregato per questo fine nella santa Messa. Inoltre ho pregato per chi è più zelante per la diffusione della Bibbia, che abbia più abbondanza di grazie.
Sia lodato Gesù Cristo.
Tip. Figlie di S. Paolo - Roma - Dicembre 1964
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5 Ottavo. In ultima pagina porta il tipo e data di stampa: "Tip. Figlie di S. Paolo - Roma - Dicembre 1964". C'è la registrazione.