LA GLORIA DI DIO NOSTRO ULTIMO FINE
LA CONFIGURAZIONE A CRISTO COSTITUTIVO DELLA SANTITÀ'
Meditazione tenuta dal Primo Maestro alle Figlie di San Paolo esercitanti
Ariccia, 14 giugno 1964 2Siete venute qui per la vostra santificazione. L'opera di santificazione personale parte dai difetti, dalle imperfezioni e anche dallo stato di peccato, e consiste in primo luogo nella purificazione. La prima parte degli Esercizi è appunto ordinata alla purificazione dell'anima, e si ottiene in primo luogo facendo l'esame di coscienza ed eccitandosi al pentimento; dopo viene la confessione, che richiede il dolore ed esige il proposito di migliorare la vita e tendere alla perfezione.
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Ho fatto stampare un estratto del libro: "Teologia della perfezione cristiana" del Padre Royo Marin O.P. Questo "estratto" rispecchia sostanzialmente la nostra spiritualità, quindi è bene che sia letto da tutte e venga applicato alla vita. Così è la spiritualità paolina.
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Vi sono quattro punti fondamentali da considerarsi nel presente "estratto": 1) cercare solo la gloria di Dio; è il fine ultimo e assoluto della vita cristiana; 2) la santificazione dell'anima, è il fine prossimo e relativo della vita cristiana, e consiste nello sviluppo della grazia santificante, germe divino posto nelle nostre anime nel battesimo; 3) vi sono tre vie speciali o modi di considerare e operare la santificazione personale, delle quali la prima, la più perfetta, è quella che noi abbiamo sempre insegnato e meditato: vivere in Gesù Cristo Via Verità e Vita; la seconda consiste nell'unione di carità con Dio, quando si stabilisce nel nostro cuore la vita di amore; la terza nella perfetta conformità alla volontà di Dio.
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Vi sono anime che sono più facili alla terza via e altre anime che sono più facili alla seconda via; ma per vivere integro il Vangelo, il Maestro Divino, secondo la ricchezza che il Signore ha dato alla nostra Congregazione, dobbiamo arrivare a questo: che la nostra vita si configuri a Cristo, anzi che Cristo viva in noi perfettamente, secondo la espressione di S. Paolo: "La mia vita è Cristo". Vivere Gesù Cristo Via, Verità e Vita è senza dubbio la via più perfetta, quella che la Congregazione vi ha sempre insegnato, la più profonda e teologica, che getta le sue radici nelle fonti stesse della rivelazione.
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Il quarto punto da considerare nel presente "estratto" è: Maria. Affinché possiamo percorrere più facilmente la nostra via di santificazione, c'è un mezzo, la devozione a Maria, la quale rende molto più facile il lavoro spirituale di purificazione interiore dal peccato, di orientamento e progresso nella perfezione, di santificazione in Cristo Via, Verità e Vita: "Per Mariam ad Jesum".
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Adesso ci fermiamo un po' sul primo punto: cercare la gloria di Dio, ideale d'ogni vita cristiana, meta della perfezione, condizione perché l'anima sia preparata all'ingresso in Paradiso.
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Quand'è che l'anima è preparata al Paradiso? Quando pensa solo più alla gloria di Dio. Perché il Paradiso sta nel glorificare Dio, e incontreremo la felicità solo nel lodare, ammirare e glorificare Dio. Dio stesso, le tre Persone Divine, sono felici nell'ammirarsi, lodarsi, amarsi vicendevolmente.
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Arrivare a questo punto, per un'anima, non è comune; ma con la grazia di Dio ci si può arrivare. Quando noi aspiriamo a cercare la gloria di Dio in tutto quello che facciamo: nella preghiera, nell'apostolato, nel sopportare i malanni di questa vita, nel compiere i doveri quotidiani, nell'osservanza delle Costituzioni, nella vita religiosa ben vissuta... allora tutta la vita è indirizzata alla gloria di Dio.
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Dio ha fatto tutto per la sua gloria: la creazione, la redenzione, la santificazione; tutto il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo hanno compiuto per la divina gloria, e noi, creature, partecipiamo della beatitudine divina glorificandolo. Lodando Iddio siamo felici, e siamo perfettamente felici quando arriviamo a quello stato in cui si cerca soltanto la gloria di Dio.
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E' notato, nell'"estratto", che se le anime riusciranno a conseguire questo ideale, avranno senza dubbio raggiunto le più alte vette della ascesi e della mistica, il vertice della santità nella unione trasformante con Dio.
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Soltanto le anime elette arrivano a cercare sempre e solo la gloria di Dio, secondo l'esortazione di S. Paolo: "Omnia in gloriam Dei facite" (I Cor 10, 31), perché anche nella nostra pietà, nei nostri buoni desideri, nei nostri propositi vi è sempre ancora un po' di amor proprio: si fa e propone spesso per evitare il Purgatorio, per evitare l'inferno, per arrivare a un Paradiso più bello... Ma il Signore vuole che si miri direttamente alla gloria sua, e i più grandi santi vi sono arrivati, però solo dopo molto lavoro spirituale. Solo due persone sono subito entrate in questo stato di perfetta santità: Maria Santissima, concepita senza peccato originale, e il Figlio di Dio Incarnato.
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Ci domandiamo: qual è il fine della vita cristiana? Qual è il motivo per cui noi siamo stati chiamati alla vita cristiana mediante la fede, mediante il battesimo? E rispondiamo: la vita ha due fini: il fine ultimo e assoluto che è la gloria di Dio; e il fine prossimo e relativo che è la nostra personale santificazione.
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Il Signore glorifica se stesso in eterno. Il Padre celeste ha di se stesso una idea, la sua grandezza, la sua santità, la sua perfezione, la sua eternità, ecc. tutti i suoi attributi; ha un'idea, ed ecco per generazione intellettuale il Figlio, che si chiama il Verbo, cioè la Parola. Tra il Padre e il Figlio da Lui generato vi è una corrente di amore: questa corrente di amore è la terza Persona della Santissima Trinità, lo Spirito Santo. Tale conoscenza, tale amore, tale lode incessante che Dio prodiga a se stesso, Padre, Figlio, Spirito Santo, è la cosiddetta "gloria intrinseca" di Dio, gloria infinita e perfetta alla quale le creature intelligenti dell'intero universo non sono in grado di aggiungere nulla.-5
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Dio è infinitamente beato nella sua gloria, ma per pura generosità ha voluto comunicare ad altri i suoi beni, ed allora ha creato noi. Ma non poteva crearci che per la sua gloria, essendo Egli superiore a tutto e a tutti. La glorificazione di Dio da parte delle creature è la cosiddetta "gloria estrinseca", gloria a cui Egli non può rinunciare e che costituisce per noi la felicità, la vita eterna.
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A pagina 10 dell'"estratto" si legge: "La Scrittura è piena di espressioni nelle quali Dio reclama per sé la sua gloria. A noi che abbiamo le nostre vanità, la voglia di essere ben vedute e di compiacerci di qualche cosa ben riuscita, che cosa dice il Signore? "Io sono il Signore; questo è il mio nome e la mia gloria non la darò ad altri, né il mio vanto ai simulacri" (Is. 42, 8); "Per rispetto a me, per rispetto a me stesso lo farò; e perché lascerei oltraggiare il mio nome? e l'onore a me dovuto non lo cederò ad altri" (Is. 48, 11).
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Per essere perfetti dovremmo avere gli stessi pensieri di Dio, gli stessi desideri; questo è concentrato nell'espressione: cercare la gloria di Dio. Allora noi ci conformiamo a Dio stesso e la nostra anima vive "in lode di gloria della sua grazia" (Ef. 1, 5-6). Chi è che ha lodato di più Dio? Gesù Cristo, Figlio di Dio Incarnato. Se noi ci uniamo a Gesù Cristo e pensiamo, ci moviamo e operiamo secondo Gesù Cristo, allora siamo conformati a Lui anche nella ricerca della glorificazione di Dio e quindi preparati all'ingresso in Paradiso.
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Molte anime stentano a capire questa dottrina perché, pensando al Paradiso, pensano soltanto alla beatitudine propria; è una specie di amor proprio che hanno, un amor proprio anche santo, se si vuole, ma certo non un amore perfetto. L'amore perfetto è fatto soltanto di ricerca della gloria di Dio.
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Quando è presente questo amore? Quando arriviamo a praticare ciò che dice S. Paolo: "Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualunque altra cosa, tutto fate a gloria di Dio" (I Cor. 10, 31). La meta ultima: cercare la gloria di Dio, e a questo ordinare la correzione dei difetti e la santificazione dello spirito: della mente, della volontà, del cuore.
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Sant'Alfonso de' Liguori era arrivato a questo punto; di lui dicevano tutti che "non aveva nella mente che la gloria di Dio"; Sant'Ignazio lasciò come ricordo alla sua Congregazione il motto: "Ad maiorem Dei gloriam: cercate in tutto la maggior gloria di Dio". Un'anima eletta, S. Elisabetta della SS.ma Trinità, scrisse: "Nel cielo della mia anima la gloria dell'Eterno, nient'altro che la gloria dell'Eterno".
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Quando saremo nei pensieri, nei desideri, nelle intenzioni di Dio solo, ecco lo stato di santità. E' molto diverso trovarsi in questa posizione, o trovarsi nella posizione di chi ha solo lavorato per togliere il male dalla sua anima od è solo arrivato al grado di cercare di farsi dei meriti.
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L'autore del libro "Teologia della perfezione cristiana", che è uno dei più grandi teologi odierni nel campo dell'ascetica, dice che non saremo santi se non nella misura in cui viviamo la vita di Cristo, o meglio, nella misura in cui Cristo vive la sua vita in noi. E soggiunge: "Esporremo le linee fondamentali della dottrina cristologica in relazione alla vita spirituale prendendo come punto di partenza le stesse parole di Gesù Cristo: "Io sono la Via, la Verità e la Vita"" (Giov. 14, 6). Queste espressioni si trovano nella prima pagina dell'"estratto"; ciò che segue lo leggerete da sole.
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Ora ci fermiamo un poco su questo punto, che ci è già stato indicato in molte istruzioni e in tutta la formazione: che la perfezione sta nella nostra configurazione a Cristo, nel vivere Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Ripetiamo tante volte al giorno la giaculatoria: "O Gesù Maestro Via, Verità e Vita, abbiate pietà di noi"; questa giaculatoria è il programma della vita paolina, e significa far tutto attraverso Cristo, con Cristo, in Cristo. Lo troviamo, questo programma, indicato anche nella Messa, quando il sacerdote, dopo la consacrazione e immediatamente prima di recitare il Pater noster, scopre il calice, fa la genuflessione davanti al SS.mo Sacramento e prendendo con riverenza la Ostia santa, traccia con essi tre segni di croce sul calice e due sul corporale dicendo queste parole: "Per ipsum, et cum ipso, et in ipso est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria". Ciò vuol dire: si faccia tutto per mezzo di Cristo, in suo nome; in unione intima con Lui, incorporati a Lui; e come Lui le faceva, così la nostra azione acquista un valore immenso, tanto da arrivare ai confini dell'infinito. Questo è il programma di una ascetica intiera, compiuta, di una mistica completa e perfetta.
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La nostra Congregazione ha preso la prima via della santificazione indicata in questo estratto: cioè: "configurarsi a Cristo". "La configurazione a Cristo, si legge a pagina 15, è lo scopo di tutta la nostra vita cristiana ordinata alla propria santificazione e alla gloria di Dio, termine ultimo e assoluto della creazione. Nel piano attuale della Divina Provvidenza non possiamo santificarci né glorificare Dio se non per mezzo di Gesù Cristo e in Lui.
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Perché vi sono varie devozioni? Per acquistare la unica devozione, quella a Gesù Cristo; quindi la devozione a Maria, la devozione a S. Paolo, la devozione all'Angelo Custode ecc. devono tutte portarci a vivere meglio in Gesù Cristo Via, Verità e Vita, a orientarci meglio a Lui. Nell'"estratto" si ricorda che spesso nella predicazione e nei libri devoti si dà poco risalto a questa centralità della persona di Cristo nell'opera della nostra santificazione. La devozione a Gesù Cristo a volte viene presentata come una delle tante pratiche devote, una dei tanti mezzi, al pari della lettura spirituale o poco più. Dobbiamo invece ritenere che saremo santi solamente nella misura in cui vivremo la vita di Cristo o meglio ancora nella misura in cui Cristo vivrà la sua vita in noi. Il processo quindi di santificazione è essenzialmente un processo di "cristificazione".
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Bisognerà considerare e approfondire il "mistero di Cristo" di cui ci parla S. Paolo. Egli chiama "mistero di Cristo" la meravigliosa verità della inabitazione di Cristo nell'anima dei battezzati e il complesso delle attività che Cristo svolge in essi; la sua grande preoccupazione è stata di rivelarlo al mondo.
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Il libretto che vi è stato consegnato lo si deve tenere e meditare sempre. Se ci chiedono quale è lo spirito paolino dobbiamo saper rispondere che è vivere in Gesù Cristo così come è stato presentato a noi da san Paolo. Solamente quando potremo dire: "Vivo non più io, vive in me Cristo" (Gal. 2, 20), avremo raggiunta la perfezione cristiana.
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Ora vi sono ancora da considerare i tre capitoli dell'estratto: Gesù Cristo Via - Gesù Cristo Verità - Gesù Cristo Vita, e seguirà la conclusione in cui si parla di Maria nell'opera della nostra santificazione; di questo si potrà parlare altra volta. Una cosa da ricordare: poco per volta alle aspiranti e alle Novizie si spieghi, e poi si conservi in Congregazione la spiritualità paolina.
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Il Rosario esige in primo luogo la contemplazione, in secondo luogo la riflessione o applicazione intima, e in terzo luogo la grazia da chiedere.
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Si possono considerare i Misteri del Rosario nel loro complesso, fermandosi sopra i Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi, con una considerazione generale, una riflessione generale e una grazia generale da chiedere.
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1) I cinque Misteri Gaudiosi sono particolarmente da considerarsi in relazione alla nostra santificazione, la santificazione religiosa, la vita privata, la vita intima, la vita di progresso spirituale, quella vita che noi abbiamo da fare come religiosi.
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Maria nella sua vocazione: 1° Mistero Gaudioso; la sua vita di carità: visita a S. Elisabetta; la sua povertà: la nascita del Bambino a Betlemme; la sua vita familiare con Gesù al ritorno da Gerusalemme, dopo che avevano compiuto quello che richiedeva la legge Mosaica. E Gesù "subditus illis": soggetto a Maria e a Giuseppe, crescendo in sapienza, età e grazia.
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In questi Misteri occorre chiedere la santificazione della vita privata e della vita religiosa, per ognuna in particolare e per la comunità complessivamente.
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2) I Misteri dolorosi sono da considerarsi in relazione alla missione di Gesù Cristo per il mondo, cioè la Redenzione.
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La Redenzione è stata compiuta da Gesù Cristo in tre maniere: nel dare esempio a tutta l'umanità della vita che si deve vivere, nella sua predicazione e nel compiersi del Misteri Dolorosi dal Getsemani al momento in cui "inclinato capite tradidit spiritus", cioè fu crocifisso, soffrì tre ore di agonia e morì per redimerci.
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In questi misteri chiedere grazie in ordine alla vita di apostolato, santificare l'apostolato.
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3) I Misteri Gloriosi ci fanno considerare la vita eterna, dalla risurrezione di Gesù Cristo, la sua Ascensione al Cielo, l'invio dello Spirito Santo sopra gli Apostoli, alla gloria di Maria Assunta in cielo, dove è costituita nostra mediatrice presso Gesù Cristo come Gesù Cristo è mediatore presso il Padre.
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Occorre tener presente: nei misteri gaudiosi la vita religiosa privata e nella comunità, la vita religiosa di progresso, "Jesus proficiebat". Nei misteri gloriosi, la vita religiosa, cioè il nostro destino eterno: lassù tra gli Angeli e i Santi, se noi avremmo compiuto le due cose (santificazione privata e religiosa e l'apostolato) riceveremo il premio, la vita eterna gloriosa.
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Tener presente le tre vite: la vita di santificazione privata, l'osservanza religiosa; la vita apostolica, la retta intenzione nell'apostolato e un apostolato sempre più sapiente, più perfetto; la vita gloriosa in Cielo, ove il premio sarà in proporzione dei meriti che avremo acquistato con la vita di santificazione privata, religiosa e apostolato in proporzione dei meriti acquistati.
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Questo può essere una considerazione generale e un complesso di grazie generali da chiedersi. Ma è anche ottima la considerazione particolare di ogni mistero. Sarebbe bene leggere quel che il Papa Giovanni XXIII aveva scritto in una lettera a tutta la cristianità, esortando alla recita del Rosario. Il Papa ha fatto una istruzione su ogni mistero, dicendo per ogni mistero la verità che si deve considerare, l'applicazione intima a noi stessi che si deve fare e la grazia che si deve chiedere, applicando la mente, la volontà e il cuore.
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Il Rosario non deve essere solo una recitazione. Il Rosario porta alla contemplazione, cioè alla considerazione della divina verità. Supponiamo il 1° mistero gaudioso: il mistero dell'incarnazione, quando il Figlio di Dio si è fatto uomo nel seno purissimo della Vergine. Occorre considerare il grande dono di Dio: "Il Padre così ha amato il mondo, da mandare al mondo il Suo Figlio". Poi chiedere quale virtù? L'umiltà di Maria e la fede di Maria. Si possono chiedere tutte e due. La umiltà: "Ecco l'ancella del Signore" - e la fede: "Sia fatto di me come hai detto".
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Nel primo mistero doloroso comincia la contemplazione della Passione di Nostro Signor Gesù Cristo. Dopo l'Incarnazione, la Redenzione.
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Se i progenitori hanno peccato mangiando il frutto proibito, ecco che Gesù Cristo soddisfa per tutti i peccati degli uomini - per tutti - , e se fossero anche milioni di mondi, la soddisfazione che Gesù Cristo ha dato al Padre per i peccati sarebbe sufficiente per tutti.
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Nel Getsemani imparare a pregare meglio. E come pregare meglio, che con le parole di Gesù: "Non sia fatta la mia volontà, ma la tua"? Quindi domandare la grazia di saper pregare noi medesimi, di accettare la croce, le difficoltà, i sacrifici della vita. Gesù ha detto: "Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso"; ma ci vuole la grazia per farlo. E poi: "Prenda la sua croce"; ma ci vuole la grazia per portarla, quindi la preghiera.
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Nel primo mistero glorioso si contempla la risurrezione, che completa l'opera di Gesù Cristo. Risusciteremo anche noi.
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Come considerazione e applicazione: risorgere dai nostri difetti, risurrezione spirituale; poi chiedere la grazia di progredire nella vita, tanto privata come nella vita di apostolato, secondo quello che dobbiamo fare.
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Anche nel nostro libro delle preghiere per ogni mistero è indicata una verità da ricordare, sulla quale fare l'atto di fede; poi l'insegnamento morale che si deve applicare alla nostra vita; infine la grazia che dobbiamo chiedere.
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Troppe persone si accontentano della "recita" di Rosari e ne balbettano anche molti. Ma, il frutto?
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Per imparare a meditarlo si potrebbe anche rileggere l'istruzione suggerita da Giovanni XXIII e che avete stampato a suo tempo. Dove ho predicato il Ritiro Mensile, ho indicato e spiegato in questo senso la recita del Rosario. Del resto sempre è stato detto e spiegato e applicato in questo modo.
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Guardarsi dal "recitare" il Rosario soltanto: avrebbe un frutto molto limitato. Certamente tutte recitate il Rosario quotidianamente, almeno una terza parte; anzi molte di voi lo recitano intero bella giornata, prendendo il tempo che possa essere disponibile. Ma ricordate che, non tanto vale la quantità, quanto invece la qualità del Rosario. Non dobbiamo essere soddisfatte quando abbiamo recitato il Rosario intiero, ma piuttosto quando in ogni mistero ci siamo dedicate alla contemplazione per meglio capire la verità che contiene l'insegnamento morale per applicarlo alla nostra vita e la grazia da chiedersi.
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Sul Rosario si può fare un ciclo di considerazioni di 15 giorni, quando ciascheduna fa la meditazione da sé, passando ogni giorno un mistero.
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In questo mese indirizzare a Maria i nostri Rosari per la diffusione della Bibbia, particolarmente quindi considerare i misteri dolorosi, nei quali si contempla Gesù Cristo che ha compito la redenzione del mondo col sacrificio di se stesso sulla croce.
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Questa intenzione, questo impegno considerarlo particolarmente alla luce dei misteri dolorosi per proporre poi di compiere bene l'apostolato che ci è assegnato e per chiedere a Gesù la grazia di compierlo con fede e con efficacia, affinché le anime accolgano la parola di Dio, la meditino e ne facciano frutto.
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Chiediamo al Signore questa grazia: curare in primo luogo la qualità dei nostri Rosari più che la quantità. Se c'è anche la quantità oltre la qualità, tanto meglio, allora il Rosario è perfetto, in quanto può essere perfetto a noi, povera gente che siamo molte volte distratti e non sappiamo sempre meditare quello che è sottoposto alla nostra considerazione.
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Buoni Rosari! Ecco l'augurio. Buoni e abbondanti! Buoni si dice in primo luogo e poi anche abbondanti: prima la qualità e poi il numero.
Sia lodato Gesù Cristo
Tip. Figlie di S. Paolo - Roma - Ottobre 1964
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2 Ottavo. Senza la indicazione della data di stampa, ma certamente quasi contemporanea. C'è la registrazione.