Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ESERCIZI SPIRITUALI - GIUGNO 1947

Di questo corso di Esercizi sono pervenute otto istruzioni di don Alberione, raccolte in Haec Meditare, serie seconda, volume 7, pp. 107-143, stampate di seguito a un corso del 1944. L'occhiello indica semplicemente: «Prediche degli Esercizi. Giugno 1947» (p. 105). Vi era quindi un altro predicatore che ha tenuto la maggior parte delle meditazioni e istruzioni. Nella cronaca non si riscontra alcun cenno a questo corso di Esercizi.
Il riferimento, nell'introduzione all'ottava di Pentecoste e all'ordinazione sacerdotale di sei chierici in USA (I, 107), permette di determinare la data di inizio e anche di conclusione: 30 maggio - 7 giugno 1947.
Dall'analisi del testo si deduce che il corso è diretto a sorelle delle case filiali che operano specialmente nella diffusione.
Il tema è annunciato nell'Introduzione: «Mediteremo di Maria e dell'Apostolato» (I, 107). È illuminato: a) dal momento liturgico con l'invocazione, per intercessione di Maria, di una «effusione abbondante dello Spirito Santo, quasi una nuova Pentecoste» (ibid.); b) dall'obiettivo per il 1947 tutto orientato ad approfondire Maria, l'Apostola per eccellenza e il suo specifico apostolato nella Chiesa: dare Gesù.
In tutte le meditazioni il Fondatore illumina il senso globale dell'apostolato, già presente nel primo Regolamento (1916) e nella coroncina a san Paolo (1917): apostolato della vita interiore (II), del buon esempio (III), dei desideri e della preghiera (IV), della sofferenza (V), delle edizioni (VI). Varie forme, ma unica è la natura e il fine dell'apostolato: «irradiazione di Gesù Cristo» (II, 113). Gli stessi temi si trovano nel libro di don Alberione, Maria Regina degli Apostoli, stampato nel 1948, ma che porta l'imprimatur del maggio 1947. Ma la ricca documentazione patristica presente nel volume è assente nella predicazione, più vicina alla vita concreta delle partecipanti. I medesimi temi ritornano ancora negli Esercizi di agosto (cf Presentazione). Il costante riferimento al Corpo mistico è indice di un'assidua meditazione dell'enciclica Mystici corporis del 1943.
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I
NEL CENACOLO CON MARIA
Introduzione

[107] Gesù è salito al cielo anche per questo fine: mandare lo Spirito Santo alla Chiesa perché compisse la sua opera dando vita alla stessa Chiesa ed illuminando e accendendo le anime di zelo nella via della santità.
Lo Spirito Santo è colui che ha dato la vita spirituale alle nostre anime nel Battesimo. E come la nostra vita spirituale comincia per mezzo dello Spirito Santo, così deve crescere ed alimentarsi nello stesso modo, sì da formare in noi l'uomo nuovo che sostituisca il vecchio con le sue passioni e le sue cattive inclinazioni1. Come lo Spirito Santo ha cacciato satana da noi, così fa vivere in noi Gesù Cristo.
È quindi un'occasione propizia fare gli Esercizi nell'ottava di Pentecoste. Domani la Messa sarà più lunga del solito, perché si invoca con più intensità lo Spirito Santo. Domani2 sei chierici della Pia Società San Paolo negli Stati Uniti saranno ordinati, e io ho telegrafato che la loro prima benedizione sia per Roma: siete comprese anche voi.
Contempliamo gli Apostoli nel Cenacolo con Maria, la quale non aveva tra loro autorità di gerarchia, ma solo potere di madre; ella pregò con gli Apostoli, li confortò, ottenne con loro lo Spirito Santo che scese copioso su lei e sui dodici. Da quel giorno cominciò la Chiesa e l'apostolato.
In questi Esercizi mediteremo di Maria e dell'apostolato. Chiediamo a Maria che ci ottenga effusione abbondante di Spirito, quasi una nuova Pentecoste. | [108] Dopo la Comunione raccogliamoci bene e uniamoci a Maria per ottenere lumi e grazie dallo Spirito Santo. Che cosa chiederemo allo Spirito Santo? Chiederemo le seguenti grazie:
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1. Innocenza di vita. Lo Spirito Santo si effonde nelle anime a misura che le trova preparate. Se esse sono piene di amor proprio egli non entra, ma se esse sono vuote di sé egli entra e vi abita. Se un'anima è posseduta dal demonio, lo Spirito Santo non può entrare. Preghiamo dunque, come prega il sacerdote sul battezzando: «Esci, o spirito maligno, e da' luogo allo Spirito Santo». Esca dunque dal cuore il demonio, qualunque sia il suo nome: pigrizia, sensibilità, amor proprio, volontà personale, ecc. Se il demonio esce dall'anima, questa diventa pura e innocente. Molti furono invitati alla cena, ma se ne resero indegni col loro rifiuto; e allora il re mandò a chiamare i poveri delle strade, però tra costoro, ve n'era uno che non aveva la veste bianca da nozze. E il re lo cacciò fuori3.
Dopo che Gesù vi ha chiamate per stabilire in voi il regno del suo amore, c'è in tutte la veste nuziale? Speriamo di non avere il peccato mortale per la grazia di Dio. Ma vi può essere il peccato veniale, il quale non impedisce che lo Spirito Santo abiti nell'anima, ma impedisce i frutti dello stesso Spirito, e cioè, quando un'anima commette il peccato veniale ad occhi aperti e non se ne accusa e non se ne corregge, allora ostacola molto la vita dello Spirito Santo in lei. Più si detestano le venialità, più sarà abbondante l'azione dello Spirito.
Vi possono essere peccati veniali perché | [109] abbiamo la superbia o la sensualità o la pigrizia o la invidia; in un'anima ci possono essere inclinazioni che non si combattono o difetti che si coprono e si difendono; oppure una ha disposizioni non troppo buone per gli Esercizi; altre anime sembra che vogliano portarsi il loro vizio fino alla tomba. Diciamo di cuore: «Exi ab ea, spiritus immunde, et da locum Spiritui Sancto»4. Più cacciamo il demonio, più stabiliamo l'innocenza battesimale nel cuore, e più lo Spirito Santo prenderà posto in noi. Quando pensiamo di dover morire e di andare in cielo tra i cherubini e gli angeli colle loro bianchissime vesti, temiamo di doverle imbrattare o di sporcare quelle bianche pareti del cielo. Gesù Bambino è nato in una grotta, ma non è rimasto offeso dalla paglia o dagli animali o dal loro fiato fetente, bensì fu disgustato dall'ingratitudine dei Betlemiti.
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Ciò che disgusta il Signore non è la mancanza di toeletta esterna, ma solo il peccato.
Il sacerdote, dopo averci battezzati, ci ha messo sul petto la stola candida e ci ha detto: «Portala bianca fino al trono di Dio». Possiamo noi dire di aver finora mantenuta bianca la nostra stola? Oh, umiliamoci davanti a Gesù con un esame ben profondo e un dolore sentito e fermiamoci molto sul dolore; poi stabiliamo i mezzi per conservare sempre la innocenza della vita. E cercate di avere un dolore vivo che vi cancelli anche la pena di tutta la vita.

2. Lavoro per una vita nuova e ripresa dell'apostolato . Ognuna riveda i propositi che si era prefissi l'anno scorso; troverete cose in cui siete migliorate e cose che dovrete perfezionare. E allora la ripresa: Quest'anno farò questo lavoro... e determinare bene i punti.
[110] Agli Esercizi si arriva quasi sempre col proposito fatto: le anime che stanno sempre attente su di sé entrano negli Esercizi con un buon lavoro già fatto, e molte vengono solo per confermare ciò che già hanno proposto. Tutto questo è opera di Dio: lasciatevi condurre dallo Spirito Santo, andate avanti, ottenete grazia, irrobustite la volontà. Vi suggerisco poi altre tre grazie che farete bene a chiedere al Signore:
a) un grande odio al peccato, odio profondo e totale. Che possiamo avere un odio al peccato come quello che aveva la SS. Vergine. Odio al peccato, direi, come lo odia lo stesso Iddio, in modo che si possa dire: Quella persona è disposta a tutto pur di non commettere la minima colpa. Avrà difetti, commetterà mancanze, ma li detesta e non ne vuole commettere nessuna volontariamente. Si è tanto santi quanto si odia il peccato. Si ama tanto il Signore quanto si odia il peccato. Si è veramente tanto religiosi quanto si odia il peccato. Vi sono persone che hanno quasi paura di nominare il peccato.
b) Chiedere la grazia di saper pregare: «Doce nos orare!»5. Quando un'anima ha imparato a pregare, ha imparato a farsi santa. E cioè: chiediamo la grazia di saper far bene l'esame di coscienza, la Comunione, la meditazione, di assistere bene alla Messa,
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di fare tante comunioni spirituali lungo il giorno, di saper recitare bene il rosario e le preghiere mattino e sera, che ci possiamo addormentare e svegliare con buoni pensieri e con palpiti di amor di Dio. Saper pregare bene è il desiderio di molte anime. Orbene, questa grazia la possiamo | [111] ottenere con l'aiuto di Dio e continuando, quasi ostinandoci a voler riuscire a pregare senza troppe distrazioni.
c) Abbracciare la volontà di Dio con generosità, sull'esempio del divino Maestro che disse: «Quae placita sunt ei facio semper»6. E così il Padre celeste guarderà quest'anima con compiacenza: Questa è la mia figlia diletta, perché compie il mio beneplacito. Noi ripetiamo tutti i giorni: «Fiat voluntas tua!»7. Impariamo a farla bene: come la fanno gli angeli e i santi in cielo. Non importa che siano bellissime o importantissime le cose che facciamo: basta che le facciamo per amor di Dio, nella sua santa volontà. Sulla terra e in cielo non c'è cosa più bella che fare la volontà di Dio.
Vi benedica il Signore e vi conceda in questi santi giorni la grazia e la gioia del suo Spirito.
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II
LA VITA INTERIORE

[112] Il Signore vuole salvare gli uomini per mezzo degli uomini, e cioè vuole che vi siano sacerdoti, apostoli, anime e cuori ardenti che lavorano per la salute dei fratelli; e tutto questo costituisce l'apostolato.
Il Figlio di Dio scese dal cielo per far conoscere il Padre, i suoi doni, la sua volontà e i segreti stessi della divinità: egli fu l'apostolo del Padre. La nostra religione ha un apostolo che è anche un pontefice: Gesù Cristo.
Le parole apostolo e apostolato oggi si adoperano facilmente, e talora abusivamente ed erroneamente. Noi le usiamo in senso vero, ricordando il fatto del Vangelo: Gesù, dopo una notte di preghiera, scese dal monte e scelse dodici uomini «quos et apostolos vocavit»1.

Vi sono tre specie di apostoli: 1) Gesù, che è l'apostolo per essenza, per missione. Per ciò stesso che egli è stato mandato dal Padre, è l'apostolo per eccellenza. 2) L'apostola per vocazione: Maria che, come è corredentrice, così è l'apostola, o meglio, la coapostola. Come Maria non è possibile essere apostoli, perché ella è la Regina e sta immensamente sopra di noi. 3) Apostoli per partecipazione, e sono i dodici, i sacerdoti di tutti i tempi e coloro che collaborano con i sacerdoti ed hanno il loro medesimo fine. L'apostolato di Gesù è unico come quello di Maria; noi siamo apostoli per partecipazione.
[113] Ecco quindi che cosa è l'apostolato: irradiazione di Gesù: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Andate e battezzate tutte le genti…»2. Tre apostolati sono compresi in queste parole: la predicazione, il governo delle anime e i sacramenti. Però tutti gli altri apostolati si connettono con questi.
Consideriamo prima gli apostolati individuali: della vita interiore, dei buoni desideri, del buon esempio, della preghiera e della sofferenza. Qualunque cristiano può esercitare questi
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apostolati, perché nel sacramento della Cresima viene infuso il dono di zelare la gloria di Dio nell'apostolato.
Dopo questi apostolati privati e di tutti, vengono quelli delle opere: scuola, edizioni, missioni, ecc. Hanno tutti diverse forme, ma il fine è unico, e cioè far conoscere Iddio e condurre le anime a salvezza.

L'apostolato è irradiazione di Cristo

L'apostolato dunque, è irradiazione di Cristo, imitazione di lui; è il fiore della carità, anzi il frutto di essa: più si ama e più si cerca il volere dell'amato. Nella Chiesa ci furono sempre gli apostoli e gli apostolati; però sono cambiati i mezzi. Nel 1200 i giovani prendevano la croce e partivano per le crociate. Oggi invece si usa, per es., l'apostolato delle edizioni nelle sue tre forme.
La vostra Congregazione non deve invecchiare: invecchieremo noi, ma la Congregazione sarà sempre giovane. Nella Chiesa di Dio molti istituti sono diventati vecchi e sono stati sciolti per mancanza di membri. Perché ciò non succeda alle Figlie di San Paolo è stato dato a loro l'apostolato delle edizioni; infatti la stampa sarà sempre necessaria, e poi la Congregazione si deve | [114] sempre servire dei mezzi moderni e più efficaci, perciò sarà sempre attuale e giovane: «Charitas Christi urget nos!»3. Se si sentirà la carità verso Dio e verso le anime si sentirà sempre l'apostolato che verrà legittimamente moderato da chi governa secondo le necessità e le circostanze.
Una madre che educa bene i suoi bambini, esercita l'apostolato nella sua famiglia, tra il piccolo gruppo dei suoi figli; ma vi sono anime che danno tutto, che spendono tutto, anche la vita per il bene dei fratelli e per l'apostolato. Guardiamo S. Gemma; osserviamo S. Teresina, vero tipo di anima missionaria, e accendiamo la nostra fiamma d'apostolato in questi santi giorni. Il primo fine degli Esercizi è quello stesso delle Costituzioni, ma il secondo è anche l'apostolato, come quello delle Costituzioni. Il Signore accenda dunque la fiamma in noi. S. Ignazio diceva ai suoi religiosi:
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«Ite, incendite, inflammate omnia»4, affinché per la luce della vostra predicazione gli uomini camminino nella via della salvezza.

Apostolato della vita interiore

Sovente questo apostolato non viene elencato con gli altri, si va un po' dietro all'americanismo5, cioè all'azione esterna soltanto, con danno dello spirito.
Questo apostolato è la nostra santificazione e il lavoro che compiamo per emendarci e per acquistare le virtù. È il lavoro dell'esame preventivo e particolare, è lo sforzo per dire di no alla natura e di sì a Dio. Il lavoro della vita interiore esige che passando gli anni ci informiamo maggiormente agli uffici e alle occupazioni dell'Istituto. Ed è ancora l'apostolato della vita interiore che ci prepara alla vita eterna, affinché non | [115] abbiamo a sfigurare tra gli angeli e i santi del Paradiso. L'anima di vita interiore prende consiglio, accetta correzioni, fa risoluzioni e vigila; in tal modo essa compie il più grande degli apostolati, perché questo è un lavoro essenziale e necessario in colui che si dedica alle anime. Si dirà che questo apostolato è troppo personale ed egoista; sì, l'anima ammucchia per sé, però fa come la stufa che ingoia legna e carbone e poi spande il suo benefico calore attorno a sé.
Domandiamo la grazia di capire bene la dottrina del Corpo mistico, dottrina del nostro padre S. Paolo6. Siamo membri del Corpo mistico, e se un membro è sano, tutte le membra risentono il suo benefico influsso. Chi nel corpo mistico è sano ha un raggio molto largo di influenza sugli altri, anche se gli altri sono persone sconosciute o lontane. E attira grazie alla Chiesa, al Papa, ai fedeli. Forse sulla terra non avrà avuto tempo di spendersi per le anime, ma in Paradiso attira vocazioni, prepara la via alle edizioni, compie conversioni, ecc. L'apostolato della vita interiore è inoltre importantissimo. Chi lavora spiritualmente nel suo interno,
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compie il più vantaggioso degli apostolati, perché si unisce a Dio e poi lo comunica alle anime.
Ognuna si domandi: io per parte mia procuro di santificarmi? Oppure lascio mancare tante grazie ai miei, alla Chiesa, alla Congregazione, per causa delle mie mancanze? Quando saremo arrivati al giudizio, Dio getterà sulla nostra anima una potente luce, e noi vedremo quali anime abbiamo salvate e quali non abbiamo salvate mentre lo potevamo. | [116] Chi si dà alla vita paolina, deve possedere prima una vita interiore piena. L'abbiamo noi? Prendiamo bene le nostre croci? Rinneghiamo noi stessi? Seguiamo Gesù nell'obbedienza, nella povertà e nella delicatezza?
Se una persona fosse anche la più ignorante, la più sconosciuta, la più incompresa, ma avesse molta vita interiore, farebbe certamente un grande apostolato. Così fece Maria che era senza peccato, che progrediva di virtù in virtù fino ad essere consumata dall'amore. È cresciuta in noi la fiamma del santo amore? Oh, preghiamo Gesù che ricopra la nostra debolezza, che ci tolga dall'anima le mancanze e ci corregga i nostri cattivi desideri, infondendoci invece una grande vita interiore.
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III
IL BUON ESEMPIO

[117] La nostra Madre, Maestra e Regina ci precede sempre nell'apostolato, e sebbene non possiamo camminare propriamente nelle sue vie, tuttavia possiamo collaborare e partecipare al suo apostolato, e da lei ricevere e con lei operare: da lei, cioè dietro il suo esempio; con lei, cioè col suo spirito; per lei, cioè con la sua grazia ed assistenza; in lei, cioè con le sue intenzioni. Basterebbe questo per formare un intero programma di vita per una Figlia di San Paolo.
Sempre da Maria, non solo la vita spirituale, ma anche l'apostolato nelle sue tre forme: redazionale, tecnico e di propaganda. Maria ha portato al mondo il maggior bene; da lei impariamo come si fa il bene al mondo. Da Maria Dio ebbe la gloria maggiore di ogni creatura, e da noi Dio attende uguale gloria attraverso Maria. Ella interpretò molto bene le intenzioni di Gesù, ebbe grazia per essere sempre illuminata; voi sarete veramente sue figlie se lavorerete con lei non solo nello spirito, ma anche nell'apostolato.

Consideriamo ora l'apostolato del buon esempio. Apostolato vuol dire fare del bene, e far del bene con la vita. Chi vive bene dà esempio agli altri e fa apostolato. Questo apostolato però non può essere oggetto di un proposito; bisogna fare il bene e poi l'esempio viene da sé. Infatti volersi porre come esempio agli altri potrebbe essere una vanità. L'esempio si esercita da tutti, perché | [118] le nostre azioni fanno sempre impressione sugli altri, o in bene o in male; e vi può essere una vita che sia di scandalo e una invece che sia edificante; una che porta alla demolizione spirituale e un'altra che aiuti a servire meglio il Signore. Tutti facciamo impressione.
Anche se lavoriamo da soli diamo l'impressione di chi attende alla salvezza dell'anima. E se ci chiudessimo in un convento remoto e bene sprangato, l'esempio si dà lo stesso; infatti chi passa innanzi a un convento pensa che lì dentro vi sono anime che tendono alla maggior gloria di Dio. Il fiore manda egualmente il suo profumo, anche se è nascosto tra le foglie. Dice il Vangelo: «Videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in
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coelis est»1; siate cioè di buon esempio e date una forma di imitazione nel vostro operare. Non solo dobbiamo ricevere l'esempio, ma dobbiamo darlo, anche se fossimo i più piccoli o i più giovani della casa.

Facciamo un ragionamento. Dobbiamo vivere come Dio «sicut filii carissimi»2, dice S. Pietro. Ma chi ha mai veduto Dio? «Deum nemo vidit unquam»3. Come fare ad imitare, ad es., il Padre? Ecco, è venuto Gesù per darcene la forma e indicarcene il modo; egli infatti disse: «Fate come ho fatto io»4. Ecco il grande esempio: leggendo la sua vita, meditando il Vangelo, considerando le sue virtù troviamo in lui il grande mezzo per andare fino all'imitazione del Padre. Siccome Gesù piacque al Padre, chi fa come Gesù piacerà al Padre. Tre volte Gesù ebbe la testimonianza favorevole del Padre: nel battesimo, nella trasfigurazione, in prossimità della passione; ma sempre il Padre diceva: «Questo è il Figlio che mi piace»5. Anche Maria piacque al | [119] Padre e ne fu la figlia primogenita. S. Paolo va più avanti e dice ancora: «Imitate me come io imito Gesù Cristo»6. Gesù è Dio; noi siamo piccoli e abbiamo quasi paura di avvicinarci alla sua perfezione infinita, ma ecco che S. Paolo si è fatto più vicino a noi coll'esempio della sua vita; e chi imita S. Paolo imita Cristo e piace al Padre. Noi sappiamo che la vita del Padre è resa sensibile nel Figlio e pratica in S. Paolo che imitò Cristo; ora, sia che voi imitiate S. Paolo, sia che imitiate Cristo, è la stessa cosa; si piace senz'altro al Padre. E se una è malata e non può più fare niente dia ancora buon esempio con la pazienza, la pietà e la conformità al volere del Signore. Vi sono delle Figlie che, dopo essere passate all'eternità, non possono venire ricordate solo con un breve scritto, tanto è stato pio il loro vivere, modesta la loro condotta. Ma vi sono anime di cui bisogna fare un atto di buona volontà per scrivere qualche cosa dopo la morte. A volte le parole provocano la reazione, ma l'esempio si insinua e penetra come l'olio.
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La Vergine è l'apostola dell'esempio. Chi fu più buona di lei? Per fare apostolato è necessario avere innocenza di cuore: chi fu più innocente della Vergine? Bisogna avere parecchie virtù: chi ne ebbe tante quante lei? Chi fu più prudente, umile, dignitosa, buona con tutti, anche coi crocifissori del suo Figlio? Chi fu più paziente di lei, quando i Betlemiti non la volevano7, quando dovette fuggire in Egitto? Chi fu di buon esempio come lei, quando era al tempio con le altre fanciulle? E poi con le pie donne alla sequela del suo divin Figlio?

Applicazioni

1. Prendere il buon esempio. Dice S. Bernardo: | [120] «Da uno impara lo spirito di preghiera, da un altro l'umiltà, da questo l'obbedienza, dall'altro lo spirito dell'apostolato...». Veramente anche voi avete tanti buoni esempi dalle vostre sorelle: imparateli! Per parlare solo delle Figlie di San Paolo che sono passate all'eternità, di quante si potrebbe già scrivere la biografia, perché sono passate sulla terra profumandola con il profumo della viola, della rosa, del giglio! Facciano esse sorgere nella Congregazione una bella piantagione di gigli, di rose e di viole, affinché il Maestro divino si delizi tra di voi.
La cura che hanno le superiore di allontanare quelle che non fanno bene, è segno che in Casa si cerca e si desidera di essere sempre di buon esempio e di edificazione. Di un bravo uomo si diceva: Dopo la sua morte non si può fare migliore elogio che dire di lui che ha lasciato a noi tanti buoni esempi. Quando parte una figliola da una casa, spesso rincresce, perché è di tanto buon esempio. Domandiamoci: Che impressione faccio io? Se tutti facessero come me, andrebbe bene la comunità? Sarebbe fervorosa, diligente, virtuosa? Gesù ci si troverebbe bene? Durante gli Esercizi si consiglia di leggere le vite dei santi, specialmente le più imitabili, perché esse insegnano a vivere bene e a prendere e a dare buon esempio.

2. Dare buon esempio. In che modo? Bisogna darlo come lo ha dato Gesù, specialmente in due virtù: l'umiltà e la mansuetudine.
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a) L'umiltà. Con tutti: superiori, uguali, inferiori, affinché i superiori possano sempre disporre e i sudditi siano sempre docili e pronti. Gesù ci ha richiamato molto bene su questo punto della | [121] umiltà. A volte si parla con una persona e ci si accorge che dentro ha tanto orgoglio e vanità. Altre persone hanno fatto ogni sorta di bene e sono modeste e stanno sempre all'ultimo posto. Ecco Maria: chiamata Madre di Dio dall'angelo, si dichiara la serva del Signore; recatasi a servire S. Elisabetta, ne ascolta le lodi, ma risponde col Magnificat. Le persone umili a cui si può dire tutto, che sentono bassamente di sé e sanno parlare con moderazione e adattarsi a tutto, oh, quanto bene fanno e quanto buon esempio spargono attorno a sé! Non tutti possono portare un contributo materiale alla Congregazione, ma quelle che sono umili le recano un immenso vantaggio, sia davanti a Dio come davanti agli uomini. Umiltà non di esteriorità, ma di cuore che fa stare al proprio posto, che fa attribuire tutto a Dio, che fa anche proporre di emendarsi dei difetti.
b) Mansuetudine o bontà di cuore. Trattare e comportarsi con tanta bontà con tutti. Siate buone, pensate bene, scusate i difetti, giudicate favorevolmente tutti, coprite gli errori col velo del silenzio, siate servizievoli, senza però cadere in sdolcinature. Ho sentito molte volte questa osservazione: le suore nella parrocchia hanno fatto più bene col loro esempio che coi libri e chissà quante figliole seguiranno le loro orme.
Ognuna pensi: Che impressione faccio io in strada, in casa, in camerata, coi forestieri, colla comunità? Le mie parole servono ad attirare le anime? Allorché la nostra vita verrà giudicata, vedremo che impressione ha fatto negli altri la nostra condotta. Il buon esempio verrà premiato, ma il cattivo verrà punito severamente.
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IV
L'APOSTOLATO DEI DESIDERI E DELLA PREGHIERA

[122] La SS. Vergine esercitò pure l'apostolato dei desideri santi. Questo apostolato sembrerebbe non avere nessuna importanza mentre esso sta alla radice. Solo quando abbiamo veramente desideri santi, di gloria di Dio e di salvezza delle anime, allora ci mettiamo in moto per lavorare e soffrire. I desideri precedono le azioni: stanno alla radice, e tutti gli altri apostolati sono frutti di questo.
Il profeta dice: «Deus, Deus meus, ad te de luce vigilo»1: fin dal mattino presto sono qui ai piedi del santo altare per chiedere grazie e santità. Gesù disse: «Desiderio desideravi hoc Pascha manducare vobiscum»2. Egli aveva gran desiderio di istituire la santa Eucaristia. E disse ancora: «Baptismo habeo baptizari...: Io devo essere battezzato con un battesimo di sangue e soffro fino a che esso non si compia»3.
Ci sono desideri strani e cattivi come quello della vendetta; e altri santi come quello di Paolo: «Cupio dissolvi et esse cum Christo»4. Che cosa desiderano le anime nostre? La beata Vergine, concepita senza peccato, subito dotata dell'uso di ragione, comprendeva fin dai primordi della sua vita che il Salvatore doveva venire al mondo per salvare l'umanità, e nella sua anima cominciarono le preghiere e le suppliche | [123] perché il Signore lo mandasse presto. I santi Padri dicono che i suoi desideri affrettarono l'ora della redenzione. Del resto questo desiderio l'accompagnò anche per tutta la vita.
Quali sono i desideri della nostra anima? Vi sono persone che gemono al sentire tante bestemmie, e nel vedere quanti popoli adorano i falsi dei invece del vero Dio; gemono nel vedere la Chiesa, il Papa e i sacerdoti calunniati, condannati, messi a morte dai nemici della fede: queste persone sentono in sé una santa tristezza che rassomiglia a quella che sentì il cuore del Signore
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nella sua agonia nell'orto. Vorrebbero consumarsi e struggersi per riparare, e supplicano il Signore: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra»; e offrono a Dio suppliche, pene e riparazioni per affrettare il regno di Dio. Anime che sono ardenti di zelo prima per sé e poi per gli altri. Se leggono vite di santi si sentono accese dal desiderio di imitarli; nella Comunione hanno sete di stare in unione continua con Dio, sete di compiere tutta la volontà di Dio su di loro. Quali sono i sospiri e i desideri della nostra anima? Alcune persone pensano solo di stare bene, a essere stimate, ben giudicate, a vivere senza fastidi e hanno in orrore solo il patire.
Vi sono desideri che non sono buoni e altri che sono peccaminosi. Il nostro cuore rassomiglia a quello di Maria? Escono dai nostri animi desideri e le aspirazioni che uscivano dal cuore di Maria? Esaminiamoci fino al fondo, perché il desiderio, ad es., della vita religiosa, è cosa buona ma bisogna vedere per quale motivo la si desidera. Se la si ama per salvarsi l'anima o per fare del bene, allora è segno di vocazione, ma se la si ama | [124] solo per trovare un posto nella vita o per sfuggire la sofferenza, allora è vanità o desiderio peccaminoso.

Apostolato della preghiera. Si chiama apostolato perché procura la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Esso consiste nel pregare Iddio e supplicarlo per tutta l'umanità. Chi prega per le anime del Purgatorio, per i moribondi, per le missioni, per le vocazioni, per le edizioni e in generale per riparare i peccati degli uomini e promuovere le opere di salvezza e di religione, fa apostolato di preghiera. Vi sono persone che si consacrano alla salvezza delle anime, anche di un piccolo gruppo soltanto, come le madri che si offrono per la conversione dei figli traviati o le spose che pregano per i mariti lontani da Dio. S. Paolo raccomanda a tutti di far preghiere per tutta l'umanità: e noi dobbiamo seguire il comando del padre.
L'apostolato della preghiera, preso da sé, sarebbe isolato, privato, pur tuttavia è molto meritorio; quando poi questo apostolato è collettivo, ottiene di più, è più meritorio e dà maggiormente l'idea dell'unione del corpo mistico. E c'è precisamente l'Associazione dell'Apostolato della Preghiera, cioè l'unione delle anime oranti per l'umanità. Se siamo figli di S. Paolo, dobbiamo possedere il suo cuore che era pieno di tutte le anime, forgiato
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sul cuore del Maestro divino. «Deus vult omnes homines salvos fieri et ad agnitionem veritatis pervenire»5: questa deve essere l'aspirazione della Figlia di San Paolo che tende a moltiplicare la parola di Dio colla penna, la macchina, la libreria o la propaganda, affinché tutti i fratelli lontani, protestanti, scismatici, in fedeli, | [125] vengano alla luce del Vangelo. Questa Associazione ha un centro a Roma, in ogni diocesi ha il direttore, in ogni parrocchia, comunità o istituto ha le sue sezioni. Dal giorno che uno ha dato il suo nome, partecipa alle indulgenze, ai meriti e al bene di quaranta milioni di fedeli iscritti. Quattrocentoventi istituti hanno dato il loro nome.
La condizione per appartenervi consiste nell'unire le proprie intenzioni a quelle di Gesù mentre moriva sulla croce e mentre s'immola ora sugli altari. Il cuore di Gesù ha intenzioni santissime; mettere le sue è sempre più saggio che mettere le nostre. Però anche all'iscritto non è proibito mettere le proprie con più intensità. In questa associazione si offrono le azioni, le preghiere, i patimenti, insomma tutta la vita, anche il respiro e il movimento del sangue, al cuore di Gesù: con questa offerta uno si pone nello stato di vittima e aumenta i suoi meriti e il valore impetratorio delle sue azioni ed orazioni. Gesù associa le nostre preghiere al suo sangue e fa salire tutto in offerta gradita al Padre. Ora, dicendo: «... con le intenzioni con cui continuamente vi immolate sugli altari», quale offerta facciamo noi! Ogni minuto vi sono circa quattro consacrazioni e noi siamo continuamente offerti con Cristo. Ed offriamo tutto con il cuore immacolato di Maria, affinché il Padre celeste si commuova e perdoni l'umanità.
Le intenzioni del cuore di Gesù riguardano la salvezza di tutti gli uomini e non potrebbero essere più larghe; riguardano la gloria di Dio e non potrebbero essere più sante. Quanto è nobilitata la nostra vita! Il cuore di Gesù ha tanti desideri e noi possiamo aiutarlo a raggiungerne l'adempimento. | [126] Se egli desidera la conversione di un peccatore, noi, pregando, lo aiutiamo a raggiungere il suo fine. Noi nella Chiesa siamo molto attivi, siamo parte di un corpo operante, ed estendiamo la nostra offerta di bene a
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tutta l'umanità. Si ripeta dunque spesso la preghiera: Cuore divino di Gesù... rettificando sempre più l'intenzione e offrendoci con Cristo al Padre.
È certissimo che la persona consacrata a Gesù è sposa di Gesù; e essere sposa vuol dire essere tutta dello Sposo e prenderne i pensieri, i desideri, gli affetti. Quanto alla pratica non c'è altro da fare che iscriversi e recitare la preghiera: Cuore divino di Gesù.... Per le indulgenze basta mettere l'intenzione generale di guadagnarle tutte.
L'apostolato della preghiera compie il gran precetto di Gesù: «Oportet semper orare»6. In chiesa non ci possiamo stare sempre, ma con l'apostolato della preghiera il lavoro, la fatica e le pene diventano preghiera. Non c'è modo migliore di questo per impreziosire l'anima di meriti e di grazie.
Ed ora domandiamoci: Con quale fervore si compie la preghiera? Parte essa da un turibolo d'oro pieno di brace ardente? Il turibolo d'oro è l'anima innocente, la brace ardente è l'amore di Dio. Oh, salga l'incenso e profumi l'altare dell'Agnello; e scenda sull'umanità ad aiutare, a consolare, a benedire le anime!
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V
L'APOSTOLATO DELLA SOFFERENZA

[127] Il Signore è provvido, cioè in Dio vi è provvidenza. La provvidenza è un attributo massimo di Dio che noi dobbiamo sempre adorare. Essa si estende ai gigli del campo, agli uccelli dell'aria e a tutti i figli usciti dalla mano di Dio. Dice il Salmista: «Sono vecchio, la giovinezza è trascorsa, ma non ho mai visto nella mia lunga vita che l'umile sia stato abbandonato, né che il figlio del giusto abbia tesa la sua mano»1.
Ma la provvidenza di Dio si estende di più ai bisogni spirituali. Dio provvede alle nostre anime più che ai nostri corpi e a ogni anima concede i mezzi per farsi santa. Non v'è dubbio che corrispondendo alle grazie possiamo arrivare al cielo, e pregando possiamo salvarci. Ma Dio provvede anche a tutto il mondo, e vuole che tutti gli uomini arrivino alla conoscenza della verità e alla salvezza2. Sta a noi pregare il padrone della messe affinché susciti, assista, soccorra e aiuti le vocazioni nel loro ministero, e che per i chiamati vi siano i mezzi materiali necessari e i suffragi dopo la morte. Vi sono nella Chiesa le vocazioni sufficienti per i bisogni dell'umanità. Chi ha occhi perspicaci a scoprire i segni della vocazione nelle figlie che incontra, potrà fare molto bene alle vocazioni. Questa perspicacia viene anche dallo Spirito Santo e dall'amore all'Istituto. Le vocazioni sono disseminate in numero sufficiente, ma alcune muoiono subito per | [128] causa dell'ambiente o della parrocchia poco fervorosa o per altre cause: fiori caduti sotto la brina o sotto la violenza della tempesta. Siccome voi arrivate a conoscerle già grandi, spesso il fiore è già realmente caduto. Però possiamo fare la nostra parte per scegliere le vocazioni vere: occhio aperto, anima candida, zelo per le anime, ecc.

Apostolato della sofferenza. Consiste nell'usare la sofferenza per i fini dell'apostolato: la gloria di Dio e la pace delle anime. È mettere la sofferenza a servizio delle vocazioni. Quando si è provveduto un certo numero di anime apostoliche, di religiosi, di suore
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alla Chiesa, non c'è dubbio che il regno di Dio arriverà, che gli interessi di Dio saranno portati a compimento. Chi fa salire a Dio la lode, la supplica, la propiziazione per tutti gli uomini, se non coloro che non hanno interessi per una famiglia naturale, ma prendono per sé tutti gli interessi delle anime? Ora, il patire è proprio delle anime apostoliche. Chi di esse non soffre? Dal mattino, quando si fa il primo sacrificio a Dio colla levata, fino al riposo della sera, è un continuo sacrificio.
Vi sono poi le sofferenze fisiche e morali che affliggono il corpo e l'anima: il caldo, il freddo, la fatica, le malattie; gli scrupoli, i dubbi, la pena di vedersi sempre pieni di difetti, l'ansietà per l'avvenire, l'assillo: mi salverò?, il ricordo dei peccati, le sofferenze che ci vengono dagli altri, anche dalle persone che desiderano solo il nostro bene. Siamo di peso agli altri e dobbiamo aiutare gli altri; vi sono persone da consigliare, indirizzare, istruire, correggere, ecc. E poi noi stessi siamo per noi la più gran croce, e dovunque andiamo portiamo noi stessi3. A volte siamo | [129] messi in un angolo o siamo male interpretati. Sono tante le sofferenze che ci manda il Signore o che ci vengono dai nostri difetti; tutte le pene hanno la loro scaturigine dal peccato, e il Battesimo non ce lo toglie, ci dà solo la grazia e la giustificazione interna. Non è possibile trovare un posto senza croci, se ne buttiamo via una ce ne capita addosso un'altra più grossa4. Ecco che un'anima aveva una grande croce sulle spalle e non aveva più voglia di portarla. Allora si nasconde dietro a un cespuglio, in modo che Gesù non la veda, e sega alla croce un pezzo davanti e dietro. In quel momento sopraggiunge Gesù e le domanda: Che cosa fai? Allora quell'anima, mortificata, riattacca con i chiodi i pezzi della sua croce e si rimette a camminare.
Gesù è con noi, e ci aiuta lui a portare la croce. Il Signore ha fatto le cose bene, ha preparato le croci e la grazia per portarle. Se uno si sceglie la croce da sé, non avrà l'aiuto sufficiente: prendiamo quella che ci dà Gesù, perché anche Gesù si è presa quella che il Padre gli aveva preparata. E Gesù da buon falegname ha preparato le croci adatte alle spalle di tutti. Gesù poteva morire di una morte meno dolorosa, o poteva lasciarsi precipitare
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dalla rupe o morire lapidato dai giudei; no, volle morire sulla croce, perché quella era la volontà del Padre. Ed egli affrettava nel suo desiderio il momento di morire in croce. Quante volte ne parlò e quasi con voluttà, anche sul monte della trasfigurazione.

L'apostolato della sofferenza è sommamente utile. Noi contempliamo Gesù: egli ci appare salvatore nella sua passione e morte. Quando Pilato lo condannò a morte accettò la condanna per dare a noi la vita. E ci ha dato la vita tra le | [130] umiliazioni dell'orto, della flagellazione, della incoronazione di spine, della posposizione a Barabba e della croce. E come Gesù ci ha salvato veramente colla sua passione, così noi ci dobbiamo salvare con la nostra passione. E come Gesù esercitò il suo più grande apostolato con la sua passione, così il più grande ed utile apostolato è quello della sofferenza. Chi soffre, talora non può lavorare; ma ricordiamo che non basta seminare, bisogna preparare il terreno e concimarlo: la sofferenza lo fa fecondare.
Voi non dovete aspirare a questo apostolato, però accettate bene le sofferenze che sono inerenti al vostro apostolato. Per es. chi studia per prepararsi alla redazione, deve studiare realmente, faticare, mandare a memoria le verità; chi deve comporre, o preparare le pagine o disporre la composizione, o tagliare la carta, o legare, o brossurare, o tenere i conti in regola, o perfezionare la propaganda, deve realmente faticare: questa è una sofferenza migliore di tutti i cilici. Altre sono le croci di un operaio, di una madre di famiglia, di una Figlia di San Paolo: a ognuno le proprie, e sono quelle che ci santificano.
L'anno scorso fu fatta una relazione delle difficoltà che si incontrano in un determinato posto di propaganda: queste sofferenze sono le vostre croci!
Vi sono poi le croci che nascono dal lavoro spirituale. La pietà richiede fatica; prima che uno abbia imparato a fare bene e utilmente l'esame di coscienza e la meditazione, deve fare molti sforzi. La pazienza costa, l'umiltà costa, la purezza costa: offrite a Dio queste sofferenze che sono santissime. La vita religiosa poi importa una serie di | [131] mortificazioni quasi continue: il vitto, l'orario, le pratiche comuni, ecc. Può essere che nascano dalle piccole cose, che si oppongono ai nostri desideri di bene: non si può fare tutto il bene che si vuole. Molte opere di bene vengono in mente alla Figlia di San Paolo, ma non perché le faccia, ma
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perché le sappia consigliare e le pubblichi sui periodici e si possano fare dagli altri. La Figlia di San Paolo ha un grande senso materno; ma non può, ad es. fare il catechismo a tutti i bambini di tutte le parrocchie; però può provvedere i testi di catechismo per i bambini e per le insegnanti, ecc.

Conclusione: accettiamo bene le nostre croci, quelle che ci vengono dall'apostolato, dal lavoro spirituale, dall'ufficio, ecc. Vi sono poi le croci volontarie: chiudere gli occhi davanti alle vanità, chiudere il cuore agli affetti umani, affrettare i passi per arrivare presto, mortificarsi nelle facoltà dell'anima, ecc. Vi sono poi le pene che vengono direttamente da Dio come le malattie e i dolori fisici. Sappia mo cambiarle in meriti per l'eternità e in mezzo di apostolato: la sofferenza sarà la salvezza di tante anime.
Se uno soffre poco, offra il suo poco, se uno soffre molto, offra il suo molto, per la gloria di Dio e per la pace degli uomini. Quanti meriti si guadagnano le anime che sanno soffrire bene! Il Signore non vuole che andiamo in Purgatorio: se ci andremo, è solo perché non avremo saputo portare bene le croci che dovevano liberarci da tutta la pena fin da questa vita.
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VI
L'APOSTOLATO DELLE EDIZIONI

[132] Tutte le grazie hanno la loro origine dal Calvario. Il Calvario è la sorgente, la fonte da cui scaturiscono tutte le grazie, tutti i sacramenti. Maria è il canale attraverso il quale le grazie giungono a noi. Ella per prima ne fu ripiena. E come l'adunanza delle acque si chiama mare, così l'adunanza delle grazie si chiama Maria.
Somma attenzione quindi a mettere tutta la fiducia nella Messa, specie nella consacrazione. Le grazie vengono concesse lì, lì si attinge acqua alla sorgente. Il Calvario non è stato solo a Gerusalemme, ma per misericordia di Dio viene portato sui nostri altari ogni giorno. Per far conoscere la Messa è stato stampato Il più gran tesoro del Chiavarino1. In realtà non è altro che un rifacimento aggiornato del libro anonimo di S. Leonardo da Porto Maurizio2. Contiene dottrina soda presentata con molti esempi, e indica dove si attinge l'acqua salutare che vale più della farmaceutica, come vale più che tutte le devozioni prese assieme.
Quando il sacerdote dice: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue», lì c'è proprio la scaturigine della salvezza per tutta l'umanità. Diffondete molto questo libro: gli uomini hanno dimenticato la via della Messa, o se non l'hanno dimenticata vi assistono senza spirito. La Messa sia sempre sentita volentieri, con | [133] pietà e spirito. Voi progredite e perfezionate il vostro metodo entrando nello spirito e nel cuore di Gesù Sacerdote e Ostia: più vi immedesimate in Gesù e più la Messa sarà ben sentita. Essa è veramente il più gran tesoro.

Apostolato delle edizioni. Consiste nel far conoscere le grandi verità, le grandi virtù e le grandi devozioni cristiane: verità dogmatiche che Cristo ha predicato e che la Chiesa espone; verità che si studiano sui libri e vengono date dai trattati di religione; poi le virtù cristiane, le teologali, le morali, le virtù religiose, le virtù praticate dal Signore e dalla Madonna, l'osservanza dei
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comandamenti di Dio e delle leggi della Chiesa; la Messa, la Comunione frequente, le visite eucaristiche, tutti i sacramenti, la devozione a S. Giuseppe, all'angelo custode, ai grandi santi, affinché gli uomini sappiano adorare Iddio, lo preghino, ottengano le grazie e arrivino alla salvezza eterna. Con l'apostolato delle edizioni si soddisfa il desiderio di salvare le anime, la sollecitudine di santificarsi, attraverso il lavoro spirituale e l'apostolato. Non importa che si adoperi un mezzo o un altro; importa che vi siano cuori ardenti e anime che vogliono riversare tutta la loro pienezza nel cuore degli uomini. Ecco l'anima che vuole fare l'apostolato, qualunque sia il mezzo che adopera: stampa, cinema, radio, scuola, parola spicciola, ecc. Essa vorrebbe dire a tutti: Ecco l'acqua che disseta, venite, bevetene tutti, Gesù ve la dà gratuitamente.

Elementi necessari

Nell'apostolato delle edizioni vi è un elemento che sta in noi e uno che sta fuori di noi e un altro che è nei fedeli.

a) Occorre un'anima piena, fervente, che ama Iddio, che è entusiasta delle anime, che geme su | [134] quelle che vanno all'Inferno. Ecco la nostra parte: esaminiamoci davvero, il primo passo lo dobbiamo fare noi. Bisogna avere il cuore che non può più contenere. Il cuore di Gesù è venuto a portare i doni del Padre, e non può più contenerli in sé, deve aprirsi ed espandersi: Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e ha dato la vita per loro... E vede le anime che passano superbamente accanto al suo sangue... E vede tutte le nazioni della terra.
Il cuore di Gesù è aperto a tutti gli uomini mentre la maggior parte di essi vive dimentica di Dio. E l'anima che ha fatte sue le aspirazioni di Gesù, partecipa al suo desiderio di salvezza per l'umanità. Siete voi apostole? Date uno sguardo a Paolo: «Cor Pauli, cor Christi»3. Egli diceva: «Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare tutte le anime»4. Siete Figlie di San Paolo? Se siete così, voi farete la prima parte dell'apostolato, ma se avete il cuore freddo, ciò che costruirete non resiste, farete castelli di carta. La suora è nel corpo mistico come parte viva e operante: non è una persona estranea, messa lì per caso o che non sappia il suo dovere.
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b) Il secondo punto consiste nello scrivere, nello stampare, nel diffondere; oppure nel riprodurre sopra le pellicole o parlare alla radio, affinché gli uomini leggano, o vedano, o sentano. S. Pasquale Baylon5 aveva pochissima istruzione e scrisse opere che sono studiate anche dai dotti; S. Alfonso Rodriguez6 era portinaio e scrisse libri di ascetica che sono letti da tante anime; altri santi avevano pochissima istruzione e scrissero con tanta sapienza; per scrivere occorre più che altro tanta unzione nel cuore e tanto amore a Dio e alle anime. | [135] Anche nella tecnica avete progredito tanto, e si vede il progresso di anno in anno; segno che vi impegnate per far riuscire sempre meglio le edizioni.
Quanto alla propaganda, informatevi a tutto l'indirizzo che vi viene dato o negli Esercizi o in Vita Nostra7 o nei consigli della Prima Maestra. Date molta importanza alla propaganda collettiva.

c) L'apostolato delle edizioni abbraccia i fedeli e i non fedeli. A chi va l'apostolato? A tutti. Finché c'è un'anima che ignora le cose di fede, c'è bisogno dell'apostolato; finché c'è un'anima traviata c'è bisogno dell'apostolato; finché la Chiesa ha bisogno di spargere verità che salvano, vi sarà l'apostolato. Quindi le Figlie di San Paolo faranno sempre il loro apostolato.
Vi sono tanti uomini che non sanno proprio nulla delle verità cristiane, che quasi vi darei un solo consiglio: pregate! Dite a Gesù che siete piccole, che siete servi inutili, che sta a lui innaffiare anche dopo le vostre faticose giornate. Lamentatevi con Gesù che siete poche e che il lavoro è molto. Egli ha molti mezzi per aumentare il numero delle Figlie di San Paolo; ma bisogna dirlo al padrone della messe; non solo alla Prima Maestra! Gesù disse: «Rogate Dominum messis»8! Portate in cuore il desiderio che si moltiplichino le vocazioni e ognuna si domandi: Ne procuro io? Faccio opere per le vocazioni?
Vedendoci così piccoli e così indietro, ci viene spontaneo l'Oremus a S. Paolo: «O Dio che vedi come noi non possiamo nulla per le nostre forze concedici di essere sempre sostenuti dalla protezione di S. Paolo».
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VII
MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

[136] La Vergine viene onorata, invocata e venerata sotto questo titolo. E noi intendiamo imitarla in quel suo grande e unico apostolato, il quale forma un grado a sé. Nessuno infatti poté mai esercitare un apostolato come lo esercitò la Vergine. Una tale apostola è così grande, che Dio non potrebbe farne una maggiore, perché non potrebbe fare una madre più grande della Madre di Dio.
Rivolgiamoci quindi alla nostra madre: non ci si può mai raccogliere assieme senza chiamare la madre in mezzo a noi. E meditiamo: Perché Maria è chiamata Regina degli Apostoli? Per tre ragioni: 1) Maria ha esercitato l'apostolato in sommo grado; 2) suscita e sostiene le vocazioni; 3) protegge tutti gli apostolati.

Maria esercitò l'apostolato in sommo grado. L'apostolato sta tutto qui: portare il bene agli uomini. Ora, ogni bene che si porta agli uomini è un dare Cristo agli uomini e Maria ci ha dato Cristo interamente e pienamente. Già fin dal Vecchio Testamento Dio, parlando di Maria, ce la fece conoscere come l'apostola, poiché annunciò nel paradiso terrestre: «Inimicitias ponam inter te et mulierem, inter semen tuum et semen illius: ipsa conteret caput tuum»1. Cioè: Tu, demonio, hai fatto cadere la donna, ma io susciterò un'altra donna che ti schiaccerà il capo per mezzo del suo | [137] Figlio. Infatti la Vergine, dando al mondo il Salvatore, schiacciò il capo al serpente, poiché sulla croce Gesù vinse satana e Maria era a lui unita nell'offerta della vita del Redentore. Maria è rappresentata come una verga che sostiene il fiore, oppure come un ramo col frutto Gesù, oppure come una Vergine che genera un Figlio che è grande, unico, Dio. Ci è rappresentata come colei che porta tutto il bene all'umanità, perché ci ha dato Gesù il quale ci ha portato la vita, la redenzione, il sacerdozio, la vita religiosa, il Paradiso. In lui infatti è ogni tesoro: «In quo sunt omnes thesauri sapientiae et scientiae»2. Maria dunque, portò
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il bene massimo all'umanità. Se abbiamo qualche cosa, se siamo salvi, dobbiamo dire grazie a Maria.
Giunto il momento dell'incarnazione, l'angelo mandato da Dio propone alla Vergine il mistero: le propone, ma non le impone nulla. Tutta la salvezza della umanità era nelle mani di Maria, tutto dipendeva dal suo sì o dal suo no. S. Bernardo sollecita Maria a dire di sì3, perché altrimenti noi non saremmo salvi. Infatti se Maria non avesse detto di sì, non avremmo avuto Gesù e senza di lui nessun bene. Ma la Vergine disse di sì. E in quel momento il Figlio di Dio si incarnò: «... et cum hominibus conversatus est»4: si fece figlio di Maria, compagno di nostra vita, prezzo di nostra redenzione, cibo delle nostre anime e premio del nostro Paradiso. Quindi che cosa ha dato Maria al mondo? Ella ci ha dato tutto in Gesù. Si può dare un apostolato maggiore?
Maria è la Madre di Dio, è l'Immacolata, è piena di grazia appunto per essere apostola, per noi, per la nostra salvezza. Osserviamo la | [138] sacrestana che prepara in sacrestia le ostie per il sacrificio: così fece Maria che nel suo seno verginale formò l'ostia della nostra redenzione, formò la vittima per il sacrificio.
La funzione della purificazione aveva per gli ebrei il senso del riscatto dei figli; ma il figlio di Maria non fu riscattato, perché doveva essere immolato: egli è la vittima e il sacerdote eterno. Maria compì quella cerimonia solo esteriormente, per obbedienza, ma le sue intenzioni erano molto più alte. Infatti al venerdì santo ella accompagnò il figlio al Calvario e con lui compì un unico sacrificio. Benedetto XV5 dice che il dolore di Maria era immenso come il mare; però nonostante tutto il suo dolore, ella offriva volentieri, perché quella era la volontà di Dio. Il Figlio di Dio prese carne per poter morire e Maria soffrì acerbamente quella morte volontaria e cruenta. La prima Messa a cui assisté Maria fu veramente di grande vantaggio e interesse per tutta l'umanità.
Maria compì il suo ufficio di madre verso Gesù fino a che egli morì; poi si prese cura della Chiesa, rappresentata da Giovanni
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sotto la croce; da quel momento Maria prese la Chiesa con sé e la Chiesa prese con sé Maria. Ella radunò gli Apostoli, pregò con loro, con loro ottenne lo Spirito Santo e li sostenne nei loro primi passi; ella portò la Chiesa tra le braccia e la Chiesa continuerà a camminare tra le braccia di Maria; ella trionferà di tutti i nemici e di tutte le eresie, qualunque nome essi abbiano: albigesi, turchi, modernisti, o comunisti. «Ipsa conteret caput tuum»6 non una volta sola, ma per sempre.
Ogni volta che gli uomini si adunano per combattere Cristo, ivi è presente Maria | [139] a preparare per loro la sconfitta. Ella illumina i Dottori, moltiplica i sacerdoti e le vocazioni, assiste il Papa, protegge la Chiesa. Ella portò e porta alla Chiesa il massimo frutto di salvezza e sempre nuove effusioni di Spirito Santo. Più che Regina degli Apostoli, dovremmo chiamarla l'Apostola, come la chiamiamo la Corredentrice.
Gesù è l'Apostolo del Padre e Maria è l'Apostola del Figlio. Il termine e l'ufficio di apostola fu per Maria il fine di tutti gli altri titoli e privilegi: Maria è stata fatta per noi, per essere la nostra apostola; da lei è cominciata la redenzione, da lei riceveremo la salvezza finale.
Tra i figli di Maria una categoria attira di più le sue premure e le sue cure particolari: gli apostoli che tendono a salvare le anime e a continuare la sua missione di bene sulla terra. Anche per voi quindi le grazie più grandi di Maria, le sue premure e le sue cure particolari.

La Vergine poi è apostola perché suscita, forma, protegge gli apostoli nel loro ministero, li assiste con la sua grazia e ottiene loro frutti copiosi, riempiendo il loro cuore di gioia e preparando le anime a ricevere la loro parola. Infine Maria consola e rende lieta la morte agli apostoli: «Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt»7.

Maria protegge tutti gli apostoli e tutti gli apostolati. Noi non invidiamo nessuno, né abbiamo gelosia per il bene degli altri, anzi vogliamo pregare Maria per tutte le congregazioni religiose e per le vocazioni di tutti gli Istituti.
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Conclusioni pratiche. Dite la coroncina alla Regina degli Apostoli. Dite i misteri della Regina degli Apostoli: I gaudioso, V doloroso, III, IV, V glorioso. Leggete qualche volta la Messa | [140] della Regina degli Apostoli e i libri che parlano di lei. Ricordate il fioretto del primo sabato in onore della Regina.
Imitare poi le sue virtù: la prudenza, lo zelo, l'amor di Dio e delle anime. Invocarla nei nostri piccoli lavori, siano tecnici che di propaganda. Maria prepara i cuori: molte iniziative si sono cominciate con titubanza e poi si ebbero successi imprevisti: c'era la Madre a benedire. Maria non è un'estranea o una signora che si invita qualche volta in casa, è la Madre che sta sempre con noi. Ella ha salvato le vite nostre materiali e spirituali, ed ha un'assistenza continua che è quasi prodigiosa: vivere in mezzo al mondo senza essere imbrattati, continuare un apostolato che trova tante difficoltà: sono grazie straordinarie che noi non avvertiamo più perché sembrano diventate ordinarie. Ogni giorno si esplica su di noi la sua materna assistenza; ogni giorno quindi salga a lei la lode e la supplica ininterrotta. E voi amate Maria e aiutate a preparare per lei un trono sempre più bello con la nostra Chiesa. Contribuite tutte, come le vostre forze lo permettono, nessuna infatti vorrà essere privata delle grazie della Madre. Poi Maria preparerà un bel trono di gloria per noi in Paradiso accanto al suo cuore.
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VIII
MARIA CI HA DATO GESÙ

[141] Oggi sentiamo il dovere di cantare e di dire con maggiore affetto e cognizione le parole dell'Ave Maria: «Benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù»1. Questo frutto benedetto è qui nel santo tabernacolo, è l'Ostia, è Gesù. Maria lo aveva preparato per divina disposizione, assecondando la volontà del Padre. Eccola nella grotta di Betlemme, prima adoratrice di Gesù; quella grotta divenne il primo tabernacolo di Cristo, il primo tempio della Chiesa: primo tempio una grotta squallida, prima pisside un po' di paglia grossolana, primo corteo i bianchi panni che la Vergine aveva preparato con tanto amore. Maria era là per presentare Gesù e attendeva che le genti venissero ad adorare: gli angeli annunziarono la lieta novella ai pastori ed essi andarono. Ecco la prima volta che Maria diede Gesù agli uomini visibilmente, perché invisibilmente lo aveva già dato nella casa di Elisabetta ove Giovanni fu santificato, la madre fu ripiena di Spirito Santo, e Zaccaria riacquistò la parola. Il fatto privato in casa di Elisabetta era una conferma delle parole dell'angelo, ma qui Maria adempie ufficialmente il primo ufficio di Regina degli Apostoli. Ella a Betlemme diede al mondo Gesù Via, Verità e Vita. Maria compì il suo apostolato dando colui che doveva glorificare il Padre e redimere gli uomini; lo presentò a Simeone prima del suo «Nunc dimittis»2 e lo dà a tutti coloro che glielo chiedono.

Maria presenta a noi Gesù perché lo adoriamo. I pastori adorarono: [142] che bella ora di adorazione nella stalla di Betlemme! Maria e Giuseppe adorarono: sulla terra non vi saranno più due adoratori così degni! Oggi si celebra il Corpus Domini3, ma il prefazio della Messa è quello della natività, tanta è la relazione tra il tabernacolo e il presepio! Maria ci dà Gesù come cibo: ella ha preparato l'Ostia e la porge alle anime; andando alla Comunione dite pure: «Benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù». Maria
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è anche presente al sacrificio della Messa come lo fu sul Calvario; e come allora, ella offre il sangue del Figlio suo, vera apostola di Cristo.
È ancora utile che noi ci fermiamo sopra questo pensiero. Per la costruzione del duomo di Colonia, tutta la popolazione ne sentì un grande vantaggio, perché vi fu un grande risveglio di fervore; e tutti cooperarono come poterono, anche solo con un sacchetto di sabbia o con pochi mattoni.
Se vogliamo costruire la chiesa alla Regina degli Apostoli4, dobbiamo pensare: la chiesa dobbiamo prima costruirla nel nostro cuore: cioè dobbiamo mettere in noi una grande devozione a Maria con una conoscenza sempre più profonda del titolo «Regina degli Apostoli». Questo titolo non è ancora abbastanza conosciuto dal popolo cristiano, ma dopo che il Signore Gesù scomparve dalla terra, tutta la Chiesa e tutti gli Apostoli furono presi tra le mani di Maria: ecco la prima devozione a Maria Regina degli Apostoli, titolo che ora è un po' dimenticato.
E ciò produce tanti errori, perché si crede di onorare questo titolo come ad es. si onora la Madonna degli aviatori a Loreto; invece qui si | [143] onora essenzialmente l'ufficio di Maria, cioè che attraverso di lei noi abbiamo avuto tutti i beni, perché con lei abbiamo avuto Gesù.
Se le Figlie di San Paolo comprenderanno questo, si sentiranno molto nobilitate nel loro lavoro e otterranno molte grazie sopra il loro capo! Stabiliamoci bene in questa devozione: che non siano poi gli altri i primi a capirla! Facciamo bene tutto l'apostolato con Maria; noi partecipiamo all'apostolato stesso di Maria e perciò dobbiamo essere altre Marie. Badiamo bene che si possa dire di noi: Tu sei un'altra Maria, nei pensieri, nelle parole, nella vita e nelle disposizioni interiori.
Quest'anno dev'essere per noi il periodo in cui facciamo entrare nelle anime e nel mondo questa devozione. Cantare, predicare e far conoscere Maria, perché sia stabilito e diffuso il frutto del suo seno: Gesù. Dalla promessa che Dio fece nel paradiso terrestre fino alla fine del mondo e per tutta l'eternità Maria mostrerà il frutto del suo seno Gesù. Messa Maria in una casa, si
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è messa la Madre: ci penserà lei a fare buoni i figli. Il popolo e il mondo saranno santi quando ameranno Maria. Se noi approfittiamo di questo tempo per far conoscere questa devozione, prepareremo la strada per far conoscere presto Gesù.
Cerchiamo noi di far conoscere la devozione alla nostra madre? Maria è stata messa come protettrice dell'Azione cattolica, delle missioni, delle vocazioni. Ciò indica che i pastori di anime comprendono che bisogna mettere Maria nel mondo per poter far entrare Gesù. Adempiamo noi al dolcissimo ufficio di far conoscere la nostra Madre? Si è già fatto un po': cercate di fare sempre di più e sempre meglio.
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1 Cf Col 3,9-10.

2 Dal calendario risulta che l'ottava di Pentecoste nel 1947 va da lunedì 26 a sabato 31 maggio. Dallo Stato personale della SSP risulta che effettivamente in USA vi furono ordinazioni sacerdotali il 31 maggio 1947. Quindi gli Esercizi iniziarono il 30 maggio.

3 Cf Mt 22, 11-13.

4 Cf Mc 1,25-26: «Esci da lei, spirito immondo, e lascia che entri lo Spirito Santo».

5 Lc 11,1: «Insegnaci a pregare».

6 Gv 8,29: «Io faccio sempre le cose che gli sono gradite».

7 Mt 6,10: «Sia fatta la tua volontà».

1 Lc 6,12-13: «...ai quali diede il nome di apostoli».

2 Cf Mt 28,19.

3 2Cor 5,14: «L'amore di Cristo ci spinge».

4 «Andate, incendiate, infiammate ogni cosa».

5 Corrente spirituale sorta negli Stati Uniti alla fine del secolo XIX.

6 Cf 1Cor 12,12-27. La dottrina del Corpo mistico era stata magistralmente presentata da Pio XII nell'enciclica Mystici Corporis Christi, emanata il 29 giugno 1943.

1 Mt 5,16: «...perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».

2 Cf 1Pt 1,14: «Come figli obbedienti». In realtà l'espressione citata corrisponde a Ef 5,1.

3 Gv 1,18: «Dio nessuno l'ha mai visto».

4 Cf Gv 13,15.

5 Cf Mt 3,17.

6 1Cor 11,1.

7 Cf Lc 2,7.

1 Sal 63,2: «O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco».

2 Lc 22,15: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi».

3 Lc 12,50.

4 Fil 1,23: «Desidero di essere sciolto dal corpo e di essere con Cristo».

5 1Tm 2,4: «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità».

6 Lc 18,1: «Occorre pregare sempre».

1 Cf Sal 37,25.

2 Cf 1Tm 2,4.

3 Cf Imitazione di Cristo, II, XII, 4.

4 Cf Ibid., II, XII, 5.

1 L. Chiavarino, Il più gran tesoro , FSP, Roma 1947.

2 Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751), frate minore francescano, predicatore efficacissimo, famoso per aver ravvivato la pratica della Via crucis.

3 S. Giovanni Crisostomo: «Il cuore di Paolo era il cuore di Cristo».

4 Cf 1Cor 9,22.

5 Pasquale Baylon (1540-1592), francescano, patrono delle opere eucaristiche.

6 Alfonso Rodriguez (1531-1617), gesuita, autore di Esercizio di perfezione e di virtù cristiane.

7 Circolare interna delle Figlie di San Paolo, che riprese la pubblicazione, dopo la guerra, nell'ottobre 1945, con il nuovo titolo: Vita Nostra.

8 Lc 10,2: «Pregate il padrone della messe...».

1 Gen 3,15: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa».

2 Col 2,3: «...nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza».

3 S. Bernardo, Omelie sulla Madonna, 4,8-9, testo riportato in Liturgia delle Ore, vol. I, 20 dicembre.

4 Bar 3,38: «...e ha vissuto tra gli uomini».

5 Benedetto XV (1854-1922), papa dal 1914.

6 Cf Gen 3,15: «...questa ti schiaccerà la testa».

7 Sir 24,31: «Coloro che mi illustrano avranno la vita eterna» (Volgata).

1 Cf Lc 1,42.

2 Lc 2,29: «Ora lascia...».

3 Nel 1947 la solennità cadeva il 5 giugno.

4 La costruzione del santuario Regina Apostolorum ebbe inizio al termine della seconda guerra mondiale, nel maggio 1945 (cf FSP45, 674-675).