Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ESERCIZI SPIRITUALI - AGOSTO 1947

Il corso di Esercizi inizia il 20 agosto dopo la benedizione della prima pietra del Santuario Regina Apostolorum (19 agosto) da parte del card. Carlo Salotti (1870-1947) ed è rivolto alle superiore d'Italia e dell'estero, venute per la circostanza1. L'evento giustifica anche la tematica mariana e apostolica degli Esercizi. Don Alberione vi ha tenuto l'introduzione e 15 istruzioni, pubblicate l'anno seguente in Haec Meditare, serie seconda, volume 8, pp. 5-112.
Ritornano nella predicazione i temi trattati nel corso di giugno e più ampiamente sviluppati nel libro Maria Regina degli Apostoli, di cui è già stato detto. Riportiamo in sinossi i titoli dei capitoli del libro e delle meditazioni in cui è evidente la corrispondenza dei temi, anche se la trattazione e, a volte, gli stessi contenuti sono distinti.

Maria Regina degli Apostoli - maggio 1947

Esercizi spirituali - giugno 1947

Esercizi spirituali - agosto 1947

Apostolato della vita interiore

La vita interiore

Apostolato della vita interiore e dei desideri

Apostolato dei desideri Apostolato della preghiera

Apostolato dei desideri e della preghiera

Apostolato della preghiera

Apostolato dell'esempio

Il buon esempio

Apostolato del buon esempio

Apostolato della sofferenza

L'apostolato della sofferenza

Apostolato della sofferenza

Apostolato dell'azione

L'apostolato delle edizioni

Apostolato delle edizioni: redazione e propaganda

Maria apostola

Maria Regina degli Apostoli

Maria Regina degli Apostoli nel piano creativo e redentivo di Dio

Vocazione di Maria all'apostolato

Maria ci ha dato Gesù

La Regina degli Apostoli nel piano santificatore

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La cronaca afferma che questo corso fu predicato con «tanta unzione», ma don Alberione sembra dimostrare una certa stanchezza. Dice nell'introduzione: «Non vorrei predicarvi gli Esercizi; e, se stesse da me, proprio non li predicherei, perché so di ripetervi sempre le stesse cose; ma li predico per le molte insistenze della Prima Maestra. Sono tanti anni ormai che mi ripeto... Sappiate però che non faccio molta fatica a parlarvi né mi occorre molta preparazione: vi dico quello che medito per me stesso durante l'anno» (Introduzione, p. 7).

Sottolineature significative sono:
Vivere l'apostolato in modo integrale. L'apostolato è tale quando coinvolge tutta la persona nel suo essere ed agire: interiorità, sofferenza, preghiera, testimonianza, azione (IV - VIII).
Modellare la propria vita sulle Costituzioni, penetrandone lo spirito (I, II).
La ripresa della redazione, come compito specifico dell'Istituto delle FSP che è istituto docente (VIII, 59).
La profonda comunione con la Chiesa: «Non dobbiamo fare né insegnare di più né di meno di quello che insegna la Chiesa […]. Stare nella Chiesa quasi nascoste, per assimilare quanto ha la Chiesa nei suoi tesori di dottrina, di santità, di grazia. Dissetarci e dissetare» (VIII, 60-61).
Le giornate mariane; il ruolo vocazionale del santuario che si sta erigendo (Ibid.).
La centralità di Maria nel piano creativo, redentivo e santificatore (IX, X). «In Maria si raccolgono tutti gli apostolati. Ella è l'apostola: ella sola ha dato Gesù Cristo intero» (X, 78); e la centralità di Maria nella vocazione paolina: «Maria nell'Istituto è tutto» (XII, 97).
Letizia e retta intenzione sono il segreto dell'apostolato. La letizia è la qualità che sgorga dalla semplicità e dalla rettitudine del cuore (XIV, 104).
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IL SEME DELLA PAROLA
Introduzione

[7] Stanotte ho sognato che vi avrei fatto la predica di introduzione agli Esercizi e che vi avrei detto così: Non vorrei predicarvi gli Esercizi; e, se stesse da me, proprio non li predicherei, perché so di ripetervi sempre le stesse cose; ma li predico per le molte insistenze della Prima Maestra. Sono tanti anni ormai che mi ripeto. Sappiate però che non faccio molta fatica a parlarvi né mi occorre molta preparazione: vi dico quello che medito per me stesso durante l'anno.
La predica non è la parte più importante negli Esercizi, perché chi fa gli Esercizi non è il predicatore: egli li detta soltanto, cioè suggerisce; tuttavia la parola di Dio è sempre importante. Ciò che però maggiormente importa è meditarla, farla propria, per riformare la vita. Alcune desiderano fare gli Esercizi da sole: ognuno si regoli secondo le ispirazioni di Dio e il consiglio del confessore e dei superiori. In generale si consiglia: ogni cinque o sei anni fare una volta gli Esercizi da soli, per leggere e meditare le cose più necessarie per l'anima propria, dopo aver sentite per tanti anni le cose comuni.
In questi Esercizi Gesù vi parlerà per mezzo del sacerdote, e [8] voi lo ascolterete come parola sua. La dottrina che vi insegniamo non è nostra, ma di Gesù Cristo.

La parabola del seme

Ricordiamo la parabola della parola di Dio. Dice Gesù: «Uscì il seminatore a seminare e mentre spargeva il seme, parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli dell'aria a beccarlo. Parte cadde in luoghi sassosi, dove non aveva molta terra, e subito spuntò perché il terreno era poco profondo. Ma, levatosi il sole lo riarse e, non avendo radice, seccò. Un'altra parte cadde tra le spine e le spine, crescendo, lo soffocarono. Un'altra, poi, cadde in terra buona e portò frutto dando dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi da intendere, intenda»1.
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Gli Apostoli allora erano ai primi passi e non intesero subito il significato della parabola. Ma Gesù ne diede loro la spiegazione: «Semen est verbum Dei: il seme è la parola di Dio»2. La parola è di Dio: quello che è contenuto nella S. Scrittura, quello che ci insegna la Chiesa. Le belle conferenze suscitano forse più interesse umano; però le anime che cercano davvero la santità e la grazia, non cercano l'uomo, ma Dio.
Semente: vuol dire che la parola agisce nelle anime come il seme nel campo. Il seme non basta buttarlo, pensando: domattina si mieterà. Il seme deve restare ben sotterrato nel campo; ha bisogno di umidità per svilupparsi, rompere la crosta del terreno, crescere in pianticella; e poi dare il frutto.
[9] La parola di Dio dev'essere raccolta nel cuore e meditata come faceva la Vergine benedetta che tutto ascoltava, conservava e meditava nel suo cuore3. Quelle figliuole che si pascolano di notizie vane e inutili, di curiosità, di leggerezze e di letture pericolose, faranno poi una vita umana, mondana. Sono mondani i discorsi? Saranno frutti mondani le anime. Chi desidera nel suo cuore desideri e sentimenti buoni e la sua mente è nutrita di santi pensieri, senta e mediti la parola di Dio: «Dimmi che cosa leggi, o che cosa senti; e ti dirò chi sei».
Il seme che cadde lungo la strada rappresenta quelle persone che ascoltano la parola di Dio solo per curiosità, o con leggerezza; ma non ne fanno alcun frutto, poiché viene il diavolo e porta via la semente. Si dimentica tutto.
La semente che cadde sul sasso e terreno sabbioso rappresenta coloro che, sentendo la parola di Dio, l'accolgono con gioia, ne provano gusto, ma non hanno pietà; e credono quindi e vogliono il bene per un certo tempo, ma poi, al tempo della tentazione cedono e si tirano indietro.
Seme caduto tra le spine sono coloro che ascoltano, ma poiché il loro cuore è pieno di attaccamenti umani, di preoccupazioni di sé e della famiglia, delle cure, ricchezze e piaceri della vita, la parola resta soffocata e non riesce a maturare. I buoni propositi cadono. Seme, poi, caduto in buon terreno sono coloro che ritengono la parola ascoltata in un cuore buono e perfetto: e, perseverando, portano frutto.
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Quale constatazione desolante! Di quattro parti, tre sono senza frutto. | [10] Vedete un po' se la coscienza non parla, non fa sentire la sua voce di rimprovero anche per noi, nel passato. I semi che caddero in buon terreno sono quelli ben preparati e disposti ad ascoltare la parola di Dio; che la meditano e concepiscono i più bei propositi; perseverano in essi: e perciò producono frutti abbondanti. Può produrre il trenta, il sessanta e anche il cento per uno. La parola di Dio in S. Paolo produsse il cento per uno. Generalmente nelle anime non produce cambiamenti rapidi, improvvisi, miracolosi; ma si sviluppa, nasce e cresce come si sviluppa, nasce e cresce il seme fino a produrre il grano che diventerà pane.

Applichiamo a noi la parabola. Giacché Gesù l'ha spiegata, non è difficile capire e trarre le conseguenze.
Qual è la parola di Dio? La Bibbia, gli scritti dei santi Padri, la predicazione dei sacerdoti, il catechismo, ogni libro scritto con spirito buono e che può servire di meditazione o istruzione religiosa, morale. Il cuore nostro è preparato? È da noi stimata veramente questa parola di Dio? Qualche volta noi ci facciamo un gran torto: amiamo molto le notizie vane, le curiosità, le mormorazioni, le lunghe conversazioni con gli uomini, che si prolungano in discorsi non sempre buoni. Vi sono persone che leggono libri o giornali che non dovrebbero leggere; vedono films non buoni; sentono conferenze sconvenienti. | [11] La parola di Dio, i libri spirituali, le Costituzioni, le lettere dei superiori sono sempre amate e stimate? Si preferisce la Scrittura agli altri libri comuni?
La prima condizione per ricavare frutto dalla parola di Dio è stimarla come la voce del Padre celeste per mezzo di Gesù Cristo; come la voce che lo Spirito Santo ispira ai sacerdoti per santificare l'anima nostra.
La seconda condizione è di non essere come la strada, o un terreno ghiaioso o spinoso; ossia non avere il cuore arido, l'animo divagato, aperto a tutto, buono o cattivo che sia. La pace di Dio si diffonde nelle anime di buona volontà.
Quando si entra negli Esercizi con la ostinazione di non esser toccati su certi punti, o non si ascolta volentieri la parola di Dio, o il miglior punto della predica è quello in cui il predicatore scende dal pulpito, o espone cose per altre persone. Vi sono uditori che
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spesso fanno la distribuzione della predica: se sono superiori la applicano agli inferiori; se sono inferiori la applicano ai superiori. Sarebbe minor male non fare gli Esercizi! Spesso si cade nello sbaglio di pensare troppo a quello che si dovrà poi fare riguardo all'apostolato. Negli Esercizi dobbiamo pensare alla nostra anima; all'apostolato solo in quanto è nostro dovere: Vivo secondo lo spirito del mio apostolato? Dobbiamo esaminarci e confessarci se lo abbiamo esercitato secondo lo spirito delle nostre Costituzioni.
Il terreno ghiaioso e sabbioso indica l'anima che prega poco o molto svogliatamente e che tramanda la pietà all'ultima ora. La pietà deve | [12] stare sempre in primo luogo, come l'acqua e gli alimenti si danno alla radice. Le altre opere devono essere il frutto dell'amor di Dio. Nelle persone che non spendono tutte le energie per il servizio di Dio, non si ha il frutto spirituale della parola di Dio.
Il seme che non portò frutto perché caduto fra le spine, ricorda quelle anime coperte da molte mire umane, desideri mondani, intenzioni di amor proprio. Come può fruttificare la parola di Dio nell'anima piena di vedute personali? Sono come la gramigna che cresce a scapito dei frutti buoni, o come le spine che soffocano la pianticella appena spuntata.
Perché il seme produca il trenta o il sessanta o il cento per uno, bisogna che il terreno sia buono, ottimo. Negli Esercizi si ha il terreno buono e ottimo quando si hanno due fini.

Volontà di purificarsi: esaminare se vi sono nel cuore attaccamenti e difetti. Se il terreno è occupato da zizzania, da spine, bisogna sradicare, tagliare, zappare. Non mi riferisco tanto alla purificazione dal peccato, perché questo lo si cancella facilmente con una buona Confessione. Parlo specialmente di purificazione dalle viste e tendenze umane, dagli attaccamenti, dall'amor proprio. Se si entra negli Esercizi con cuore umile, vuoto di sé, lo Spirito Santo manderà tanta luce. Se il vaso è pieno di terra, non può essere più ripieno della grazia di Dio! S. Paolo era un vaso eletto4, cioè pieno di luce, grazia, virtù di Gesù Cristo.
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In secondo luogo si porta il terreno | [13] preparato agli Esercizi, quando l'anima desidera e si dispone e cerca la volontà di Dio, sempre e nel modo con cui Gesù faceva la volontà del Padre celeste. Vuole davvero la propria santificazione.
Due disposizioni dunque: odiare il peccato quanto lo odia Gesù Cristo; fare la volontà di Dio come la faceva Gesù. Per assicurarci queste due disposizioni, bisogna pregare. Noi siamo oppressi da mali, tentazioni, tendenze cattive: muniamoci dell'aiuto di Dio per intercessione del nostro padre S. Paolo.
Gesù, lo sposo delle anime nostre, ci invita e aspetta: «Venite in un luogo solitario ed io parlerò al vostro cuore»5.
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I
SPIRITO DI FORTEZZA NELLA VITA RELIGIOSA

[14] La vita religiosa richiede una dedizione totale al Signore: dedizione che deve essere anche la base della stabilità. La vita religiosa non ammette persone mediocri, che si appigliano ai mezzi termini, persone che servono a due padroni: a Dio e all'io.
La religiosa deve sempre chiedere a Dio la fortezza, il coraggio: fortezza e coraggio, non tanto per vincere il mondo e il demonio, quanto per vincere se stessi. Il nostro nemico più pericoloso siamo noi stessi. Il ladro che è fuori di casa è sempre meno forte del ladro che è dentro. L'io è interno: lo portiamo sempre con noi ed è perciò pericolosissimo. Il diavolo, poi, e il mondo danno spinte a cadere. Spirito di fortezza, coraggio ci vuole nella vita religiosa se si vuol progredire, altrimenti la separazione dal mondo si compie solo per metà, la separazione poi dall'io non si compie affatto. | [15] Per diventare buoni religiosi bisogna togliere la propria testa e sostituirla con quella dei superiori; ammazzare l'io per far vivere solo Dio. Fortezza per una totale dedizione e per la stabilità nel continuo progresso.
Nell'Oremus della Messa di S. Giovanna Francesca di Chantal1 si dice: «O Dio onnipotente e misericordioso, che infiammando la Beata Giovanna Francesca del tuo amore, le donasti un'ammirabile fortezza di spirito attraverso tutti i sentieri della vita di perfezione, e che volesti per suo mezzo illustrare la tua Chiesa di una nuova famiglia, concedici, per i suoi meriti e le sue preghiere che, consci della nostra infermità, confidando nella tua possanza, vinciamo con l'aiuto della grazia celeste tutte le avversità».
Questa santa passò in tutti gli stati per cui può trovarsi la donna e in tutti si mostrò di ammirabile fortezza. La sua vita è ricca di episodi; ne ricordo soltanto due. Venne ucciso suo marito; ella non solo perdonò l'uccisore, ma volle anche far da madrina al figlio di lui. Quando col consiglio di S. Francesco di Sales decise di farsi religiosa, tutta la parentela si mostrò contraria,
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ma ella non si lasciò smuovere. Stava già per partire ed i suoi per impedirglielo fecero distendere sulla soglia il figlio minore; ma essa passò sul corpo del fanciullo e partì ugualmente, con supremo sforzo del suo cuore. Successivamente superò con ammirabile fortezza le difficoltà che incontrò nella istituzione e nella convivenza con le prime sorelle.
La Secreta2 della Messa ci rivela la sorgente da cui ella attingeva questa sua fortezza: la Comunione, | [16] la Messa, la Visita a Gesù sacramentato. Il Postcommunio ci mostra come ella fu forte perché fin dall'inizio fu generosa nel disprezzare le cose terrene e nel cercare Dio solo con purità di cuore.
Allora veniamo a considerare le parole che leggiamo nell'epistola della Messa: «La donna forte chi potrà trovarla?»3. Si dice che la donna è il sesso debole. È tale quando è sola, quando non ha Dio con sé; ma quando ha Dio con sé può diventare forte come la Vergine benedetta. Fortezza in tutte le circostanze più piccole della vita. Ci vuole molto di più a essere pazientemente forti tutti i giorni, che essere forti in una circostanza appariscente. Il pregio della donna forte, dice la Sacra Scrittura, è incalcolabile.
Vediamo se il nostro primo atto, se il nostro principio della vita religiosa fu contrassegnato da questa fortezza; se siamo stati pronti e generosi nel corrispondere alle grazie della giovinezza: agli inviti, alle ispirazioni, nelle rinunce. Come ci siamo comportati? Nel probandato, nel dare l'addio al mondo e nel prendere il nostro io e buttarlo dalla finestra: siamo stati generosi? Oppure nella vita religiosa cerchiamo solo il nostro comodo?
Il Vangelo poi della Messa di S. Francesca di Chantal, ci parla di un uomo che, scoperto un gran tesoro in un campo, vendé tutto il suo per acquistare quel terreno4. Scoperto il gran tesoro che è l'amor di Dio, la vita religiosa, il Paradiso, abbiamo rinunciato a noi medesimi, al mondo, alle comodità, a tutto per acquistare il tesoro? «Dedit omnia sua»5: finché vi è un piccolo | [17] attaccamento a ciò che non è Dio, non si può vivere intera la vita religiosa.
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S. Sebastiano6 promise la guarigione del figlio di quel pagano, a patto però che egli avesse distrutti tutti gli idoli che aveva in casa e nel giardino. Gli idoli furono abbattuti, ma il figlio non guariva. Chiestane la spiegazione, S. Sebastiano andò a verificare se veramente tutte le statue erano state distrutte, e ne trovò una piccolissima, nascosta, da cui il pagano non aveva il coraggio di separarsi; quel piccolo idolo era l'impedimento alla guarigione; abbattuto quello, il miracolo fu compiuto.
«Dedit omnia sua»: coraggio, se il Signore oggi vi chiede una rinuncia, non vogliate far le sorde all'invito, non vogliate indurire il vostro cuore. Il Vangelo va avanti: «Il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di belle perle: e, trovatane una di gran pregio, va a vendere quanto ha e la compera» 7.
Domandiamoci: quando il Signore ci ha fatto conoscere la vita religiosa, il suo amore di predilezione, ci ha fatto gustare le dolcezze del suo sposalizio celeste, abbiamo venduto tutto? Oppure abbiamo fatto poco o nulla per avere questa perla preziosa? Generosità ci vuole! Non solo nel probandato, ma tanto più nella professione. Se ieri ho amato la ricchezza, l'ambizione, la vanità, la mondanità, oggi devo rinunciare a tutto e amare la povertà, l'umiliazione, il nascondimento, l'unione con Dio. A che punto siamo arrivati?
Consideriamo l'esempio di S. Chiara che rinuncia decisamente a tutte le sue cose preziose per vivere | [18] nella povertà estrema; di S. Francesca di Chantal che, nobile e ricca, dà l'addio ad ogni cosa per dedicarsi completamente a una vita di distacco e di rinuncia, e a servizio degli infermi. Tagliamo senza timori quello che è da tagliare; sradichiamo con generosità quello che è da sradicare. Finché vogliamo che il nostro io sia salvo, che sia salvo il nostro amor proprio e la nostra comodità, non riusciremo mai ad acquistare la perla preziosa.
Il Vangelo prosegue: «Il regno dei cieli è simile ad una rete gettata in mare, con cui è presa ogni sorta di pesci. Allorché fu piena, tirarono a riva e, sedutisi, misero i buoni nei canestri e gettarono via i cattivi»8. È possibile che nella vita religiosa vi
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siano, assieme ai pesci buoni, anche i pesci non buoni? È possibile, sì. Non cadiamo nella presunzione di essere certi della nostra salvezza eterna. E si salvano tutti i religiosi? Purtroppo non tutti si salvano! Perché quando non si vive la vera vita religiosa mentre tutti gli anni si rinnovano i voti, è un burlarsi di Dio. Vi sono religiosi che introducono nelle comunità degli abusi e finiscono col rompere tanto di ciò che è regolare osservanza e vita religiosa. Fare il voto di castità vuol dire dedicare tutte le forze al Signore.
Notate che Gesù parla di persone che appartengono al regno dei cieli, ossia di persone consacrate a Dio. E vi può essere benissimo nella comunità chi attira mille grazie e benedizioni; e vi può essere invece chi produce rovine quotidiane nella pietà e nell'osservanza! Peggior cosa poi, [19] se queste persone si trovano in case di formazione: guai agli scandalosi!
Alla fine del mondo, poi, verranno gli angeli e toglieranno i cattivi di mezzo ai giusti e li getteranno nella fornace di fuoco9. Quale umiliazione allora per la persona religiosa che, pur facendo i voti, non visse in conformità degli impegni assunti, quando saranno pubblicate tutte le sue infedeltà! E quale gloria, invece, per la religiosa fedele ai suoi voti, che seppe donarsi completamente senza ritenere nulla per sé!
Diciamo al Signore, con S. Agostino: «Signore, qui brucia, qui taglia, qui sega, qui non aver pietà, purché possa ottenere misericordia in eterno!».
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II
OSSERVANZA DELLE COSTITUZIONI

[20] Abbiamo celebrato la funzione della benedizione della prima pietra della chiesa alla Regina degli Apostoli1. La funzione è stata suggestiva. Ma sarà più bello e soddisfacente celebrare la benedizione dell'ultima tegola, ossia la benedizione della chiesa già completa. Così per una religiosa è bello e consolante celebrare la solennità dei suoi primi voti; ma sarà assai più bella l'entrata in Paradiso. Noi invece facciamo un po' il contrario: ci rattristiamo e piangiamo quando una persona muore, senza pensare che va incontro alla vera vita!
Impegniamo la Madonna che per ogni milioncino che offriamo per la costruzione della sua chiesa ci conceda una vocazione. Anzi, meglio ancora, che anzitutto faccia più belle le vocazioni che già ci sono. Che ella prepari un'aiuola di viole, di gigli, di rose profumate: fiori che si trasformino in frutti: «Flores mei fructus»2. Nelle piante i fiori si | [21] cambiano in frutti. Vi sono delle piante in cui i fiori quasi non compaiono e fanno molti frutti. Altre piante, invece, mostrano molti fiori, e producono pochi o nessun frutto.
Più frutti che fiori! Non molti propositi! Pochi e semplici, ma ben osservati! Le Figlie di San Paolo devono portare dappertutto, col loro apostolato, frutti abbondanti di molte Comunioni, belle Messe, Visite fervorose al SS. Sacramento. Vediamo se sono diventati frutti i fiori del probandato, del noviziato, degli Esercizi, dei Ritiri, delle Confessioni.
Si dice: fervorosa come una novizia! Sarebbe assai meglio dire: fervorosa come un'anziana! Perché mentre il fervore della novizia è piuttosto superficiale, appariscente, fatto di entusiasmi, come i fiori, simile alla lampada che illumina soltanto; il fervore dell'anziana, invece, è più forte, più robusto, più provato. Ella non è solo una lampada che illumina: ma è come la corrente
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elettrica che dà luce alla lampada, forza al motore e fa camminare le macchine. Tanto più voi che siete in un Istituto di continuo progresso, dovete crescere nel fervore man mano che andate avanti negli anni. Venendo in Casa Madre voi trovate molte cose nuove da apprendere, imparare. Da fuori dovete portare solo la memoria delle cose che edificano.
Noi siamo fatti così: vediamo sempre i difetti negli altri e poco i nostri. In una casa mi dicevano di un'altra casa: in quella casa non vi è pulizia. Sono poi stato nella casa che mi avevano criticata e mi hanno detto la stessa cosa della prima. Esaminiamo bene i nostri difetti, non quelli degli altri. Guardatevi nello specchio e poi pulitevi | [22] le macchie che riscontrate sul viso. Il vostro specchio è la Casa Madre, sono le persone più ferventi, è l'esame di coscienza.

L'argomento della predica è la Confessione. Ma non vi parlo della Confessione al modo solito, vi parlo invece della Confessione che dev'essere: conversione settimanale, conversione mensile, conversione annuale, conversione generale.
Conversione per noi vuol dire: vivere le Costituzioni; viverela vera vita religiosa; essere osservanti. È prescritto di leggere almeno una volta all'anno le Costituzioni. Il tempo più opportuno è quello degli Esercizi. Tu che hai fatto i voti, devi seguire i doveri dello stato che hai abbracciato. Su questo sarai giudicata: se sarai stata buona religiosa.
Non facciamoci una vita di fantasie: l'anziana è fervente quand'è più osservante. Nelle Costituzioni vi è tutto il segreto per farsi santi; vi sono i mezzi. Se non fosse così, la S. Sede non avrebbe approvato le vostre Regole. Vivendo, dunque, secondo le Costituzioni vi farete sante. Alla fine di esse infatti si legge: «Voi che mi avete seguito riceverete il centuplo e possederete la vita eterna»3. Non avete altro mezzo: quello però che avete, è sicuro. Faceste pur miracoli, non è quello che vi farà sante. Fervore di anziane è osservanza religiosa. Osservanza religiosa è parlare poco e operare molto.
(Mi avete domandato che cosa sono le Oblate. | [23] Sono persone che imitano la vita della religiosa paolina. Ve ne sono di due
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specie: quelle che vivono in famiglia e sono le migliori cooperatrici che vi aiutano nelle varie opere. Le Oblate più strettamente dette sono le persone che per qualche ragione non potete ammettere ai voti, o perché illegittime, o per l'età, ecc., ma che vivono insieme alle Figlie di San Paolo con l'abito civile. Potranno prestarvi molti servizi: fare la spesa, la cucina, le spedizioni, o anche accompagnare la suora in propaganda. Queste sono Oblate verso le quali si prendono degli impegni: per cui se, per esempio venissero ammalate, bisogna curarle. Si possono più facilmente mandar via non avendo i voti, ma ciò si deve fare sempre con molta carità).

La vita religiosa quando è ben vissuta riesce un culto di adorazione, di soddisfazione, di penitenza e di amore. Osservare scrupolosamente le Costituzioni è un adorare continuamente il Signore. Poiché non diciamo solo con le parole: «Vi adoro, mio Dio», ma lo proclamiamo con la vita interna. Con la vita dimostriamo di riconoscere Dio come il padrone assoluto, come il nostro supremo legislatore: si adora la sua volontà, la sua provvidenza.
In questo primo settennio dell'approvazione pontificia4 il primo frutto da coltivarsi è: perfezionarsi nell'osservanza. L'Istituto, dopo l'approvazione pontificia, ha tutti gli elementi: in tutti questi elementi noi presentiamo a Dio una continua adorazione. Prima era un darsi al Signore quasi di nostra scelta, ora è un darsi liberamente, ma con spirito di obbedienza, secondo la volontà di Dio nel modo determinato dalla Chiesa.
[24] Quando si consigliano le figliuole a scegliere lo stato, bisogna badare a far capire che la verginità e la castità è uno stato migliore, più elevato del matrimonio. E se si conosce che una figliuola è capace di osservare la verginità, consigliare a seguirla.

L'osservanza delle Costituzioni è, in secondo luogo, una continua riconoscenza e una continua lode a Dio. La riconoscenza sta soprattutto in questo: adoperare tutti i doni ricevuti da Dio per lui, per la sua gloria. Chi ha ricevuto buona salute, per essere riconoscente deve spendere e consumare tutta la sua salute al
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servizio di Dio. Chi ha intelligenza ed istruzione deve usarla per il Signore, non basta che faccia quello che può fare anche un demente o una persona ignorante. Chi ha la vista, per riconoscenza deve impiegarla per Dio. Così la lingua, così tutti i sensi interni ed esterni, così il cuore. Più il cuore è sensibile e più è atto ad amare il Signore. Se la suora ogni giorno osserva le sue Costituzioni, è in un continuo atto di riconoscenza.

L'osservanza delle Costituzioni in terzo luogo è una soddisfazione per i propri ed altrui peccati. Vi sono tanti mezzi per scontare i peccati, ma per voi il migliore e più efficace è l'osservanza delle Costituzioni. Chi osserva perfettamente le sue Costituzioni non farà il Purgatorio, perseverando sino alla | [25] fine. Ogni giorno facciamo la penitenza per i peccati che commettiamo ogni giorno.

L'osservanza delle vostre Costituzioni è in quarto luogo una continua preghiera che si fa al Signore per ottenere il perfezionamento e la santità. Non vi pare che se si continua così per anni e anni, si possa poi alla fine dire: È vero, non siete santi da miracoli, ma avete acquistata ugualmente una santità eroica nelle cose comuni? Eroismo nella pratica fedele delle Costituzioni.
Siamo riconoscenti al Signore per la vocazione che ci ha dato e viviamo in continua adorazione, riconoscenza, penitenza, preghiera, per la nostra fedeltà. Con tale osservanza, ci si libera da molte tentazioni, da molti scoraggiamenti. Rimanga ben impresso: prima si insisteva più sulle virtù comuni anche ai cristiani. Ora avuta l'approvazione dalla Chiesa, si insiste sulla osservanza delle Costituzioni che hanno il suggello dell'autorità e sono la fonte della santità per voi.
E poi, coraggio! Alla fine il Paradiso. Il Signore può chiamarci molto presto; e se ci troverà fedeli nel poco, ci darà un premio infinitamente grande: «Vieni, servo buono e fedele... entra nel gaudio del tuo Signore!»5.
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III
PROGRESSO NELLA VITA PAOLINA: ISTRUZIONE, PIETÀ, VIRTÙ

Gli Esercizi devono fruttare una conversione totale, generale. Già abbiamo considerato un punto importante che riguarda l'osservanza religiosa; l'osservanza cioè delle Costituzioni che sono la vostra via per il Paradiso. Come ogni anima ha una missione speciale da compiere sulla terra, così ogni comunità, ogni istituto, ha la sua strada segnata. La Chiesa, madre sollecita e premurosa, studia con sapienza ed amore la strada che il Signore assegna ai suoi figli; poi la indica con carità: «Fa' questo e sarai salvo»1. I grandi santi erano attaccatissimi a quella via particolare, alla strada segnata loro dal Signore.
Già abbiamo considerato l'esempio di S. Giovanna Francesca di Chantal. Ma la Chiesa è ricca di esempi. Ricordiamo ora quello di S. Chiara d'Assisi. S. Chiara considerando gli esempi di S. Francesco d'Assisi e sentendo le sue esortazioni alla | [27] povertà, ne fece il voto. Una povertà senza altro possesso che le cose indispensabili alla vita. Al modo con cui la indicava S. Francesco che insegnava il distacco totale dalla terra.
S. Francesco povero e umile, fu maestro a tutti e portava lapratica della povertà fino a limiti estremi; fino a vivere di elemosina. La sua povertà andava sempre unita alla carità; poiché dell'elemosina che chiedeva, ne riteneva soltanto la parte indispensabile e donava il resto ai poveri. Vedete, dice fra Cristoforo nel libro del Manzoni, «i nostri conventi sono come il mare che riceve acqua da tutti i fiumi» e poi, col vapore acqueo alimenta a sua volta le nubi e i fiumi2. I conventi di S. Francesco sono il domicilio dei poveri, la dimora della povertà. Sono la casa in cui avviene lo scambio di beni: si riceve dal ricco e si distribuisce ai poveri pane, grazia e pace.
S. Chiara fece il voto di povertà al modo di S. Francescod'Assisi. Quando il Papa3 visitò il suo convento e vide l'estrema
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povertà di quelle suore, offrì loro dei beni. S. Chiara pregò e supplicò il Papa, di lasciarla vivere nella povertà che aveva professato. Solamente S. Gaetano4 ha superato la povertà di S. Francesco d'Assisi poiché egli si tratteneva anche dal chiedere; ma accettava soltanto l'elemosina che spontaneamente facevano i fedeli. S. Chiara era attaccatissima alle sue regole.
Bisogna tenere bene quel libro delle Costituzioni; amarlo come si ama la strada del Paradiso: lì è segnata la vostra via. Stimarlo, leggerlo, non solo qualche volta, ma spesso; studiarlo, meditarlo, viverlo: «Mediterò la tua legge notte e giorno»5, dice il salmista. | [28] La nostra legge è contenuta nelle Costituzioni che abbracciano pure i comandamenti di Dio, i precetti della Chiesa; poi le determinazioni particolari dell'Istituto, accettate, approvate dalla Chiesa e fatte sue: onde praticare i voti e l'apostolato. Vi è la sentenza che dice essere la Chiesa infallibile nell'approvazione delle regole di un Istituto. Praticamente, nei punti essenziali, la Chiesa è infallibile nell'approvare le regole.
Ne derivano per noi tre conseguenze: Istruzione religiosa paolina; virtù religiose paoline; pietà religiosa paolina.

I. Istruzione religiosa paolina. Che cosa riguarda? Apprendere il catechismo che è la piccola teologia del popolo; che in germe contiene tutte le parti della dottrina teologica. Il catechismo è il Credo; è il complesso dei comandamenti di Dio applicati alla vita pratica; indica le preghiere essenziali per ogni cristiano, la pratica della devozione, e del culto.
Non si può pensare alle Costituzioni se non si presuppone lo studio del catechismo; come non si può pensare ai consigli evangelici se non si praticano già i comandamenti. Catechismo che si deve sviluppare e allargare con lo studio della liturgia, della storia sacra ed ecclesiastica, fino a ottenere una istruzione religiosa completa sebbene elementare.
Come la suora, prima di essere ammessa al noviziato deve aver dato prova, e dimostrato di praticare i comandamenti di Dio, della Chiesa, di possedere fede viva e di amar la preghiera, così per introdursi nello studio delle Costituzioni occorre una buona
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base di istruzione catechistica. | [29] Vi saranno tra le varie figliuole quelle che nell'Istituto avranno mansioni e altre che ne avranno di diverse. Queste verranno distribuite secondo le attitudini e le necessità dai superiori; i quali devono tener sempre presente che ogni anima sia messa in condizioni di potere spendere i talenti ricevuti da Dio.
Presupposta questa istruzione religiosa elementare completa, si può passare allo studio delle Costituzioni e dello stato religioso. Lo stato religioso, ordinariamente, viene spiegato in noviziato; ma viene presentato un po' in generale, ossia in quello che è comune a tutti gli istituti. Nelle Costituzioni, invece, vengono esposte le norme che sono proprie di ciascun istituto, e quindi del vostro. Nello studio delle Costituzioni bisogna distinguere due cose: lo spirito e la lettera.

Lo spirito. Ad esempio: vi sono tre articoli delle Costituzioni, importantissimi; quelli che stabiliscono che la pietà, lo studio e l'apostolato siano ispirati a Gesù Maestro Via, Verità e Vita: ecco lo spirito6. Inoltre, lo spirito che domina nelle Costituzioni è duplice: quello che ci porta alla purificazione e quello che ci porta alla santificazione. Vedete infatti quale importanza si dà all'esame di coscienza! Questa impronta però è data ancor più chiaramente dal Direttorio (finora più orale che scritto)7, ossia dalle conferenze, dagli avvisi, dalle consuetudini, dal modo di fare la Visita col metodo Via, Verità e Vita, in cui, nella parte Via predomina l'esame di coscienza. Se considerate l'indirizzo che sempre avete ricevuto, troverete che si è inculcato assai l'esame di coscienza sia generale che particolare. Il | [30] primo lavoro è quello di ripulire il terreno: «Declina a malo»8. Per schivare il male bisogna che lo scopriamo, e lo si scopre con l'esame di coscienza.
Per la pratica, l'applicazione delle Costituzioni, molto giova quello che viene detto e scritto dai superiori. Vi sono cose del Direttorio che nella vita pratica servono di più che ciò che è
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scritto nelle Costituzioni. Penetrare lo spirito delle Regole! Se non lo si penetra sono aride, fredde come il marmo. Lo spirito è dentro le Costituzioni, negli articoli ben compresi, come il cuore nel petto.
La lettera potrebbe anche uccidere, mentre lo spirito vivifica. In secondo luogo ci vuole però anche la lettera. Mandare a memoria le Costituzioni è un po' duro, ma se lo chiedete al Signore egli ve ne darà la grazia. Se ne può imparare un po' per volta. Il canonico Chiesa si era proposto di studiare a memoria tutta la Bibbia e allora ogni sera si impegnava di apprenderne qualche versetto; al mattino appena finita la pulizia li ripeteva; a colazione provava di nuovo a ricordarli. Se noi adoperiamo qualche industria certamente riusciremo. Contare su le grazie della vocazione; e tra queste vi è certo quella di imparare le Costituzioni. Si capisce che la nostra testa in principio è una tabula rasa9 in cui nulla vi è scritto; ma qualche cosa la scriviamo poco per volta.

II. Le virtù religiose paoline. La virtù è più estesa del voto. Quando una figlia entra come aspirante, avviarla subito alla virtù della povertà, dell'obbedienza, della delicatezza, perché possa prepararsi alla pratica dei voti.
Gesù prima di accettare alla sua sequela il giovane che desiderava [31] seguirlo, gli disse: «Va', vendi tutto quello che hai... poi vieni e seguimi»10. Ma il giovane non si sentì di praticare la povertà e perse la vocazione. Vi sono altri due casi simili nel Vangelo di anime chiamate ad una vita perfetta; ma perdettero la vocazione per non aver avuto la forza di seguire, di compiere il distacco. «E accostatosi uno scriba gli disse: Maestro, io ti seguirò dovunque andrai. E Gesù a lui: Le volpi hanno delle tane e gli uccelli dell'aria dei nidi; ma il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. Un altro dei suoi discepoli gli disse: Signore, prima permettimi di andare a seppellire mio padre. Ma Gesù gli disse: Seguimi e lascia che i morti seppelliscano i loro morti»11.
Quanti perdono la vocazione perché mancano di coraggio a tagliare netto col mondo e con le passioni! Apprendere fin dall'inizio
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la pratica delle virtù religiose. Queste sono essenziali nella vita religiosa perché devono portare l'anima a maturare il voto.
L'umiltà e la carità non sono oggetto di voto, però assicurano l'osservanza dei voti e la pratica della vita religiosa. Quando manca la dedizione e sottomissione completa fino al sacrificio, quando manca la carità nella convivenza con le sorelle, non si può vivere la vita religiosa. L'umiltà mette l'anima in stato di discepola che apprende. Che se invece è orgogliosa, che cosa apprenderà? Vi sono degli orgogliosi della loro scienza umana, e questi fanno pena. Ma vi sono gli ignoranti orgogliosi che fanno ancor più compassione.

[32] III. Pietà religiosa paolina. Non è necessario che ve la descriva. Io sono contento di poter dichiarare che siete fedeli alla vostra pietà: alla Comunione, alla Messa, alla Visita, fedeli alla recita del rosario, all'uso delle giaculatorie, fedeli alla devozione a Gesù Maestro, alla Regina degli Apostoli, a S. Paolo.
Tuttavia questa pietà si può possedere in vari gradi. Apprendere sempre meglio la vita di preghiera come si pratica nell'Istituto. Essa vi garantisce l'osservanza delle virtù in tutto il vostro apostolato. Quella pietà che rende cara, lieta la religiosa e la vita religiosa; quella pietà che ci tiene sempre in comunione con Gesù Ostia, con la nostra madre e Regina, col nostro padre S. Paolo. Quella pietà che da una parte conduce l'anima sempre più in alto, verso Gesù, Maria, S. Paolo e dall'altra ci ottiene dai nostri protettori tante grazie, benedizioni, consolazioni. Si possono anche attraversare difficoltà, periodi oscuri e tenebrosi per l'anima, ma alla fine si arriverà sicuri al porto della salvezza, quando si possiede vera pietà.
Conchiudendo: l'esame di coscienza deve riguardare la conversione generale, ma portata specialmente su questi punti: vivere le Costituzioni; curare l'istruzione religiosa paolina; praticare le virtù religiose paoline; nutrirsi della pietà religiosa paolina.
Il Signore vi concederà queste grazie, perché sono legate alla vostra vocazione: confidate!
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IV
APOSTOLATO DELLA VITA INTERIORE E DEI DESIDERI

[33] Abbiamo considerato la nostra conversione riferendoci in modo particolare a quello che è l'osservanza, la pratica, nello spirito e nella lettera delle Costituzioni, avuto riguardo a quell'indirizzo che man mano è stato dato nell'Istituto. Quanto più si è attaccati all'Istituto, ai superiori dell'Istituto, alle pratiche dell'Istituto, all'apostolato dell'Istituto, tanto più si conserva e sviluppa la vocazione.

Progredire secondo lo spirito dell'Istituto

L'Istituto ha un proprio spirito e indirizzo, dà una propria formazione, propone i propri mezzi, indica i libri da leggersi, il modo della pietà, della Confessione, ecc. Quanto più si asseconda l'indirizzo del proprio Istituto, tanto più si sviluppa la propria vocazione, e se ne ottengono i frutti salutari. Quando si comincia a rilassarsi nell'osservanza dell'indirizzo dato, quando si va in cerca di altri consigli e indirizzi, si desiderano altri apostolati, | [34] allora, pur rimanendo con l'abito paolino, si perde gradatamente lo spirito.
Le suore, di qualunque congregazione siano, una volta emessa la professione, hanno ben poco bisogno di una direzione propriamente detta, poiché hanno già la strada tracciata, e quanto più si segue, tanto meglio si cammina. Libertà di Confessione, sì, ma libertà ragionevole, quella che salva e santifica, non quella che è abuso, pericolo, deviazione. S. Giuseppe Cottolengo diceva: «Confessatevi da altri, ma le prediche e l'indirizzo ve lo do io». Conservatevi attaccatissime alla vostra vocazione. Su questo punto, siccome si tratta di cosa preziosissima, vi saranno molte tentazioni.
Lo spirito di orgoglio spesso ci fa credere di essere giunti ad una certa superiorità per cui si cercano libri speciali, persone speciali, mezzi speciali, spiritualità speciale; forse pieni di sentimentalità. Le tentazioni, sotto aspetto spirituale, sono le più difficili a vincersi. Il diavolo può vestirsi da angelo di luce. Vedete
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come si è insinuato con Eva, e come l'ha persuasa! E notiamo che Eva era ricca di molta grazia ed istruita; e tuttavia fu ingannata dalle insidie di satana, vestito come un vezzoso serpente.

Questa sera vi parlerò dell'apostolato. Vi sono tre ordini di apostoli. Vi è l'apostolo per natura: Gesù Cristo; l'apostolo per vocazione, per missione: Maria. Poi vi sono coloro che partecipano all'apostolato di Gesù e di Maria: sono tutti gli altri apostoli, dai Dodici a tutti quelli | [35] che compiono un ufficio, una missione per diffondere il regno di Cristo. Le Figlie di San Paolo hanno l'apostolato come regola.
L'apostolato è di due specie: vi è l'apostolato spirituale e l'apostolato attivo. Prima vi è l'apostolato spirituale che abbraccia: l'apostolato della vita interiore, con i santi desideri; del buon esempio, della preghiera, della sofferenza.

Apostolato della vita interiore

Il primo è l'apostolato della vita interiore: a cui è unito l'apostolato dei desideri. L'apostolato della vita interiore è laradice di ogni apostolato. È obbligatorio per tutti. Si può compiere da tutti, ed è possibile e sempre. L'apostolato della vita interiore consiste nel nostro lavoro speciale di santificazione; purificazione dal male; unirci a Gesù Cristo. Il quale lavoro e zelo per la nostra anima susciterà il desiderio di salvare altre anime.
L'apostolato della vita interiore è quell'impegno, desiderio, lavoro, sforzo continuato per arrivare alla santità: per dar gloria al Signore e per ottenere benedizioni; quella purificazione del cuore e aumento di meriti che ci farà salire più in alto in Paradiso. È vero e faticoso lavoro: il più nobile, il più necessario con conseguenze eterne. La persona che attende a rendere l'anima sempre più pura, sempre più bella, e si sforza di diminuire ogni giorno il numero delle mancanze e di correggere i suoi difetti, che giorno per giorno ha l'impegno di compiere piccoli passi nella virtù della pazienza, nell'unione con Dio, ecc., compie un vero apostolato.

[36] La vita interiore è apostolato per due ragioni:
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1) Perché l'anima che si sforza di raggiungere la santità ottiene benedizioni in tutto l'ambiente in cui vive e sul mondo intero. Essa aumenta la gloria a Dio, la gioia del Paradiso, libera le anime dal Purgatorio, aiuta i moribondi; è come una calamita che insensibilmente attira i cuori a Dio. Ed ecco anime contemplative che piacciono al Signore e sono potenti presso di lui. Un'anima santa in un ambiente, riscalda l'ambiente. Un'anima santa placa la giustizia di Dio, attira le compiacenze del Padre celeste e lo induce ad aver pietà dei peccatori ed aspettarli a penitenza. Quanto una simile anima contribuisce alla diffusione del regno di Cristo, e suscita apostoli e promuove altri apostolati! È potente presso Dio.
2) In secondo luogo l'anima di vita interiore compie un vero apostolato in virtù della comunione dei santi. La Chiesa è come un organismo, come il nostro corpo: se nel nostro corpo vi è sangue buono, diffondendosi in tutte le parti, questo sangue irrobustisce tutto l'organismo.
L'anima di vita interiore è nella Chiesa come il cuore che manda il sangue in tutte le membra, e perciò tutti attingono il bene dalla sua santità. Un'anima che lavori per la propria santificazione non è un'egoista che si chiude in se stessa, ma è operante, attiva per il bene degli altri; la sua vita non è oziosa, ma efficace, fruttuosa.
Le persone inferme che non hanno attitudini e possibilità di espandersi nell'apostolato dell'azione, si facciano buone, offrano a Dio le loro sofferenze ed eserciteranno un apostolato ugualmente efficace. Consideriamo l'esempio di S. Teresa del | [37] Bambino Gesù: quale apostolato compì nel nascondimento del suo chiostro!

Apostolato dei desideri

Conseguenza e frutto, i desideri santi. È il complesso di aspirazioni che ha un'anima buona per la salvezza del prossimo e per la gloria di Dio.
Vi sono tante specie di desideri: i desideri cattivi che sono peccato; i desideri inutili e folli che sono una perdita di tempo e di energie. Invece, desiderare che il sangue di Gesù venga applicato a tutte le anime del Purgatorio, a tutti i peccatori; che la
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parola di Gesù sia diffusa in tutta la terra: sono i desideri stessi del cuore di Gesù: «Venite a me tutti»1. L'anima che dice di cuore: «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, sia santificato il tuo nome»2, compie l'apostolato dei desideri.
La nostra benedetta madre Maria ebbe desideri ardentissimi. Al vedere l'umanità caduta tanto in basso, nel peccato, ella viveva nel desiderio della venuta del Salvatore e l'affrettò colle sue preghiere: «Rorate coeli desuper et nubes pluant Justum!»3. Dicono i santi Padri che Maria, coi suoi santi desideri, fu come una colomba che geme sulle rovine di un grande edificio; attirò il Riparatore, ne accelerò la venuta. Alle nozze di Cana aveva chiesto il miracolo a Gesù, e Gesù aveva risposto: «Non è ancora giunta la mia ora»4. Maria col suo desiderio accelerò quell'ora e la fece scoccare e i discepoli credettero in Gesù.
S. Teresina del Bambino Gesù desiderava di impiegare la sua eternità a far piovere sulla | [38] terra una pioggia di rose5; il suo desiderio fu appagato: ora continuamente piovono sulla terra le rose delle grazie e delle benedizioni del cielo.
I desideri santi sono meritori, anche se non si realizzano. Abramo aveva un unico figlio e Dio gli ordina di sacrificarlo. Potete immaginare come sanguinava il suo cuore di padre! Eppure dispone tutto per il sacrificio: prepara la legna, prende il coltello, sale sul monte, costruisce l'altare, vi pone il figlio. Già sta per colpire, quando l'angelo, per ordine di Dio, lo ferma. Non ebbe forse egli il merito del sacrificio? Così è dei santi desideri: «Reputatum est ei ad justitiam»6.
Gesù guardando un giorno Gerusalemme ostinata nel rigettare il Messia pianse su di essa, ed esclamò: «Gerusalemme, Gerusalemme che uccidi i Profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho desiderato radunare i tuoi figli come la gallina sotto le ali i piccoli e non hai voluto!»7. Gesù aveva desiderato e non aveva ottenuto, ma il merito vi era ugualmente. Cerchiamo il bene, facciamo tutto il nostro possibile; non sempre
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otterremo il risultato, ma non importa: il Signore ce ne darà la ricompensa come se avessimo ottenuto.
Nella Scrittura leggiamo come Iddio premiava i santi desideri. Daniele, «l'uomo dei desideri, vir desideriorum»8, sospirava ardentemente l'avvento del Messia. Il Signore si compiacque e lo premiò rivelandogli la data della morte di Gesù9. Simeone aveva desiderato ardentemente di vedere il Messia e aspettava il consolatore | [39] d'Israele. Egli ebbe la grazia di ottenere dallo Spirito Santo l'assicurazione che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo. E lo vide e poté esclamare riconoscente: «Or lascia, o Signore, che il tuo servo, secondo la tua parola, se ne vada in pace poiché i miei occhi hanno veduto il Salvatore!»10.
Santi desideri! Si abbia il desiderio di arrivare a gran santità e poi ci si sforzi: certo non otterremo in un sol colpo, ma ogni giorno potremo progredire un tantino. Ed intanto il desiderio è già un cammino, è già un merito. Quella suora che durante il noviziato desiderava ardentemente di esercitare un apostolato lungo e fecondo e poi venne a morire subito dopo la professione, non ebbe forse alcun merito? Oh, sì, i suoi desideri furono premiati come se fossero stati compiuti!
Davide desiderava costruire il più bel tempio al Signore, ma il suo desiderio fu realizzato solo dal figlio Salomone. Egli però ne ebbe ugualmente merito11.
Maria è l'apostola per eccellenza perché è modello della vita più interiore ed esercitò questo apostolato nella maniera più perfetta. È l'apostola dei santi desideri poiché ella più di tutti desiderò che si compisse la redenzione.
Guadagnare tutti i meriti a noi possibili, vivendo la vita religiosa la più intensa e moltiplicando i desideri santi.
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V
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

[40] Desiderate amare molto il Signore? Osservate le Costituzioni. Volete che l'Istituto progredisca? Abbiate un vero culto per le Costituzioni. Volete veramente progredire nello spirito, avanzare nell'amor di Dio e nella santità? Amate e stimate le vostre Costituzioni.

Seguire l'indirizzo dell'Istituto

Vi sono direzioni spirituali che spesso sono vere deviazioni spirituali. In principio del mio sacerdozio, ho avuto occasione di conferire con un religioso molto maturo che aveva visitato diversi istituti. Tra le altre cose egli mi disse: «Distingua e riconosca i sacerdoti predicatori e confessori bravi per istituti, da questo: se inducono all'osservanza fedele delle Costituzioni del proprio istituto».
Subito dopo la guerra, nei lunghi viaggi che si facevano, s'incontravano spesso i ponti rotti per cui si era costretti a fare delle deviazioni; qualche volta si dovevano attraversare i torrenti col pericolo di un bagno poco piacevole o di guastare la | [41] macchina; il minor male era di tornare sulla buona strada dopo aver perso un po' di tempo. Così nella vita spirituale: seguendo altre direzioni spirituali, il meno peggio che vi può capitare è il tornare sulla vostra strada, ma dopo aver perso il vostro tempo.
Bisogna vigilare molto e usare mille piccole attenzioni per conservarvi nel vostro spirito. Mi direte che ci sono delle ragioni per cui spesso dovete dispensarvi dall'osservanza comune. L'osservanza religiosa è sempre superiore: il bene comune è da preferirsi al bene individuale. Difendete lo spirito paolino anche con sacrificio: lo spirito dell'Istituto vostro è il tesoro vostro. Il serpente è prudente: preferisce perdere la coda e mettere in salvo la testa. Mettere in salvo la testa, ossia l'osservanza regolare, gli stessi usi e consuetudini dell'Istituto. Per esempio: andare presto a letto. In quelle case dove non si osserva questa direzione, apoco a poco cade lo spirito e si diventa rilassate. È come lasciar aperta una bottiglia che contiene un buon liquore: dopo un certo
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tempo quel liquore perde tutte le sue buone qualità. Però non basta dire: Andare presto a letto; bisogna aggiungere: Presto fuori di letto. Ma io ho sonno. Anch'io ho sonno! Amate un po' di penitenza! Ma il medico mi ha detto che mi devo riposare. Si può riposare lungo il giorno o più presto la sera. Se avrete fede, le piccole penitenze dell'osservanza comune non vi danneggeranno la salute. Ma ci vuole fede, di quella...1.
Siate sollecite, puntuali, specialmente se vi trovate in una posizione in cui vi è l'obbligo del buon esempio. Al mattino sollecite alla levata e pronte | [42] a dar subito tutto il cuore a Gesù; pronte alla meditazione in comune, alla Messa in comune, alla Comunione in comune; farete molto progresso e ne guadagnerete immensamente nello spirito: voi e le vostre case.

Veniamo ora all'argomento della meditazione: l'apostolato della preghiera. L'apostolato della preghiera è obbligatorio per tutti: non nel senso che tutti debbano iscriversi all'Associazione dell'apostolato della preghiera, ma è obbligatorio per tutti in quanto tutti hanno il dovere di pregare per la salute altrui. Gesù ha insegnato che è necessario pregare: «Bisogna pregare sempre!»2. Ed ha insegnato il Padre nostro, in plurale. E S. Paolo ce lo comanda: «Vi comando che facciate preghiere per tutti»3. L'apostolato della preghiera è l'offerta delle nostre orazioni, azioni, sofferenze per la maggior gloria di Dio e il maggior bene delle anime, nelle intenzioni che Gesù ha durante il sacrificio della Messa.
Il primo fine dell'apostola è la maggior gloria di Dio: difendere, promuovere la gloria di Dio, i diritti di Dio, la sua volontà; che dappertutto si diffonda il suo regno: «Adveniat regnum tuum!»4. In punto di morte, facendo la raccomandazione dell'anima, il sacerdote dice: «Signore, abbi pietà di quest'anima perché ebbe zelo della gloria di Dio».
Secondo fine: la salvezza delle anime. Se si ama davvero il prossimo, sempre, nelle orazioni si includono i bisogni di tutti; e tutte le | [43] opere, anche minime, si offrono pure con la medesima
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intenzione. L'apostolato della preghiera comprende pure l'offerta di tutte le sofferenze interne ed esterne: le sofferenze che vengono dalle stagioni o dal tempo o dalle circostanze; dagli inferiori o dagli eguali o dai superiori o da noi stessi; dai dubbi, dalle ansietà, dalla sensibilità. L'apostolato della preghiera è onnipotente, perché mette Dio in aiuto dell'uomo; l'onnipotenza di Dio a servizio dell'uomo. Questa onnipotenza viene impegnata quando si prega con umiltà di cuore e con vera fiducia.
Nella preghiera entrano sempre tre elementi: Dio onnipotente; l'anima che prega, qualunque essa sia (anche peccatrice, purché abbia la volontà di risorgere dal peccato; anche un ebreo, un protestante, un maomettano, se in buona fede); la preghiera stessa.
L'apostolato della preghiera è possibile a tutti. Quando pure si arriverà a non poter più aprir la bocca si possono ancora offrire le sofferenze a Dio. Anche l'atto di spirare è una preghiera grande: può essere la massima preghiera. Pregate per me, prego per voi..., non sian semplici espressioni. Invece di ripeterla tante volte, fatelo subito. S. Francesco d'Assisi, dopo aver promesso a una persona di pregare per lei, rivolto al compagno disse: Preghiamo subito, affinché non ci avvenga di dimenticarlo. Se noi abbiamo lo spirito di Dio amiamo l'apostolato della preghiera, perché Dio stesso ce l'ha comandato. Dio ha dato ad ognuno l'obbligo di aiutare i propri fratelli; Dio vuole che tutti gli uomini si salvino5.
[44] Di più: l'apostolato della preghiera ci rende attivi nel corpo mistico della Chiesa. Non siamo membra morte o paralitiche ma operanti nella Chiesa di Gesù Cristo.
Inoltre l'apostolato della preghiera è conforme allo spirito religioso. La sposa deve fare gl'interessi dello sposo, per essere un cuor solo con lo sposo. Gli interessi di Gesù Cristo devono stare a cuore alla sposa: essa deve avere un cuor solo, un'anima sola, uno spir ito solo con lui. Prendere l'apostolato della preghiera per le anime come uno dei doveri principali della religiosa.
L'apostolato della preghiera può essere esercitato individualmente e collettivamente. Si esercita individualmente quando, senza essere iscritti ad alcuna associazione, si prega per tutti. Vi sono buone donne che, finito il rosario, aggiungono altre preghiere per intenzioni varie: è la volontà di pregare per tutti. Perché
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la Chiesa ha introdotto, alla fine della Messa, la recita delle tre Ave Maria e Salve Regina, ecc.6? Per i bisogni di tutti. Pregare per i bisogni della Chiesa. Quanti ostacoli all'avvento del regno di Cristo e alla diffusione della Chiesa! Quanti nemici oggi si scagliano contro il Papa e contro la Chiesa! E noi che cosa faremo? Ce ne resteremo inerti, indifferenti? Cristo amò la Chiesa e diede il suo sangue per essa. Gesù Cristo è nostra Via: se egli ha dato tutto il suo sangue, imitiamolo. L'amore ci suggerirà i mezzi.
L'apostolato collettivo si pratica con l'iscriversi all'associazione dell'Apostolato della preghiera, che va sempre più diffondendosi; e cresce, e dà frutti ubertosi. | [45] Unendoci a questa associazione noi abbiamo anche il vantaggio di partecipare al bene che compiono gli altri associati. Quello che si dà agli altri non si perde mai; quando si fa carità si opera nello stesso tempo per noi e per i fratelli.
Due apostolati della preghiera bisogna raccomandare come associazione: il primo è quello dell'Unione Cooperatori7: più lo estendiamo e più meritiamo e diamo robustezza all'Istituto. Aumentando il numero delle persone non si diminuiscono i frutti, per ognuno; ma se ne raccolgono di più: la Messa è di valore infinito. Più numerosi sono i partecipanti, maggior gloria si darà a Dio e più anime cresceranno in merito.
Poi abbiamo l'associazione di S. Giuseppe per i moribondi8. Il morente si trova in grandi bisogni, e d'altra parte, spesso, quasi non può pregare per sé. Dalle disposizioni con cui passa all'eternità dipende la sua salvezza o la sua perdizione.
Prendiamo i mezzi e le pratiche indicate dall'Istituto nel Direttorio e nelle Costituzioni. Questi sono mezzi voluti da Dio. Più li amate e più accumulerete tesori per il cielo. Il bene fatto al prossimo è anche fatto a noi stessi. Nell'apostolato il bene si fa per motivi di carità; la carità è amor di Dio; e l'amor di Dio ci fa santi. Assecondiamo l'Istituto fino a voler essere iscritti alle associazioni e compagnie che l'Istituto consiglia. Più il tralcio è unito alla vite, e più i vostri frutti saranno abbondanti e stabili.
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VI
APOSTOLATO DELLA SOFFERENZA

[46] Quattro sono gli apostolati spirituali: quello della vita interiore che comprende anche l'apostolato dei santi desideri, l'apostolato della preghiera, del buon esempio e della sofferenza.
Parliamo ora dell'apostolato della sofferenza. Molti libri oggi parlano e spiegano l'apostolato della sofferenza: parlano delle anime vittime. La prima grande vittima fu Gesù Cristo, vittima volontaria: «Oblatus est quia ipse voluit»1. Grande vittima perché è l'unica che piacque totalmente al Padre. Vittima innocente; vittima che, mentre era uomo, era anche Dio; mentre soffriva come uomo, dava ai suoi patimenti valore infinito come Dio.

L'apostolato della sofferenza ha delle parti essenziali e necessarie, e delle parti di consiglio.
Le parti essenziali, necessarie sono quel complesso di pene, fatiche, dolori, difficoltà, incomprensioni che incontriamo nella nostra vita. Così l'ultimo dolore: la morte, quando cioè faremo l'offerta di noi medesimi sopra l'altare non della | [47] croce, ma del nostro letto accettando la distruzione del nostro essere, accettando pure il disfacimento del nostro corpo, la dimora nella tomba, le ambasce nel lasciare la terra e presentarci al tribunale di Dio: culmine di tutte le pene.
Le pene nascono in gran parte da noi stessi; altre hanno origine da cose esteriori. Pene che procedono da noi: abbiamo commesso il peccato, ora dobbiamo starcene umili e sopportare il rimorso. Vorremmo imparare tanto, vorremmo riuscire bene nell'apostolato e invece riusciamo solo a metà. Vi sono sofferenze interne che, forse, nessuno conosce e sa comprendere: il cuore, le passioni, le cattive tendenze da mortificare; sono tutte pene che s'incontrano immancabilmente nella vita.
Vi sono poi sofferenze che ci vengono dall'esterno: da persone che vivono con noi, o da persone lontane: una notizia dolorosa della famiglia ci fa soffrire, tanto più perché non abbiamo la
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possibilità di aiutare essendoci ormai separati. Sofferenze che ci vengono dal tempo, dalle malattie, dalla morte dei nostri cari; il distacco dalle persone che amiamo e che ci amano. Sofferenze che ci vengono dai nemici che ci combattono apertamente. Si va in tram: quante ce ne dicono alle volte! Spesso si è stanchi, affaticati, sudati per aver compiuto l'apostolato; si sono consumate tutte le forze, le energie, il tempo per il bene del prossimo; e poi, quale ricompensa?

Sono sofferenze che tutti incontriamo, più o meno. Ad esse si devono aggiungere penitenze e mortificazioni di libera scelta. I santi erano industriosi a cercarle sebbene prima sopportassero con gioia quelle mandate o permesse da Dio.
Quando una religiosa è così osservante da non trasgredire [48] nessuna regola, ed è paziente nelle varie prove che incontra, allora può aggiungere forse qualche penitenza volontaria. Il nostro stato di vittime in primo luogo consiste nell'osservanza della vita comune: «Poenitentia mea maxima vita communis»2. E ne troviamo tante mortificazioni nella vita comune!
Una persona in autorità che non cerca di attirarsi la benevolenza delle sorelle, dei superiori, degli inferiori, ma tende ad amare e a far amare solo Dio, compie una serie di mortificazioni: poiché questo è una continua immolazione del proprio io.
Qualche volta in comunità avviene che si è di tormento l'una all'altra. Vi sono persone che dopo aver lavorato ed aver speso tutte le proprie energie forse nel silenzio e nel nascondimento, non vengono considerate, ma sono accolte male o anche disprezzate. Quando si è giunti ad un punto assai elevato nella mortificazione, si potrà essere capaci di soffrire con gioia anche queste. Tuttavia, bisogna dire che coloro che sono causa di queste sofferenze e non sanno riconoscere la virtù nelle sorelle, compiono un atto di vera ingiustizia. Eppure vi sono e vi saranno sempre queste prove nelle comunità! Non illusioni! Non si vive tra persone perfette né noi lo siamo: le migliori sono coloro che tendono alla perfezione: «Ut discamus alter alterius onera portare»3. Coloro però che sanno di essere di peso, riflettano alla grave
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responsabilità che hanno davanti a Dio e si emendino. «La vita, specialmente nelle case piccole, finisce talvolta col diventare un vero purgatorio, ove non tutte resistono, alcune soccombono», scriveva a una suora il Manzella 4, santo sacerdote che | [49] svolse il suo ministero in Sardegna.
La mania dei cambiamenti non è buona. Ma migliorare è necessario. Si cambi, ma col portare più fervore, più bontà, più osservanza. Si rinnovi la giovinezza, ma in un amore più intenso, più perfetto, nell'accompagnare l'Istituto nelle sue ascensioni, nel suo indirizzo.
Atteggiarsi a vittima mentre appena si hanno le pene comuni è un cercare le apparenze, anziché la vera virtù. Per essere vittima non occorre chiedere malattie o morte. Riflettete se poi non sareste forti a sopportarle. Fate intanto le penitenze comuni nel vostro apostolato, o richieste dalla vita quotidiana. Si potrebbe forse dar retta a tutti i consigli ed esortazioni sparsi in libercoli ripieni di cose teoriche, vane, o sentimentali? Non si è santi perché si è vittime! Si è santi se si ama il Signore con tutto il cuore, tutta la mente, tutte le forze, sopra ogni cosa, sempre.
Lavorate intensamente nell'apostolato vostro chiedendo, anzi, al Signore la salute. Così faceva il canonico Chiesa il quale accettava volentieri ogni ufficio, incarico o fatica, ma chiedeva pure al Signore la salute per poter compiere bene ogni cosa. Dedicatevi all'apostolato vostro con tutte le energie. La vostra offerta di vittime va fatta in questo senso.
L'apostolato della sofferenza compiuto nel silenzio è il timbro, il termometro per distinguere se gli altri apostolati si esercitano con spirito retto, veramente per amor di Dio. Nell'apostolato della vita interiore, della preghiera, vi può essere un po' di soddisfazione | [50] personale. Nell'apostolato dell'esempio e dell'azione può infiltrarsi qualche scoria di amor proprio. Ma quando un'anima è capace di soffrire nel nascondimento e forse sa sorridere benché il cuore sanguini e l'animo è in angosce, allora non c'è dubbio, si tratta di vero amor di Dio.
Gesù Cristo ha redento il mondo soprattutto con la sua passione e morte. «Quia per sanctam crucem et mortem tuam
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redemisti mundum»5. Ogni apostolato è buono, ma la croce e la passione hanno redento il mondo. Quando all'apostolato delle edizioni si sa aggiungere l'apostolato della sofferenza, allora si completa la redenzione: «Compio in me stesso la passione di Cristo»6 per la Chiesa. «Senza l'effusione del sangue non vi è remissione»7.
Ancora: l'amore alla sofferenza è quello che ci rende veramente felici. Da che cosa nasce l'infelicità? Dal dolore, dalle pene. Ma quando l'anima ha acquistato amore alla sofferenza, le accoglie e persino le desidera, più nulla la turba, è sempre nella pace di Dio.
Se due suore, pur non avendone la missione, volessero fare la propaganda delle edizioni per cercare soldi, preferirebbero i centri più comodi e dove maggiori sperano le offerte. Le Figlie di San Paolo a cui compete questa missione, invece, non risparmiano passi né sacrifici, pur di giungere a tutte le anime. Hanno di mira non il denaro, ma in primo luogo le anime. Camminano con coraggio sotto il solleone, sotto la neve, per ogni strada con l'unica mira di portare Gesù Cristo alle anime. Si ottengono veri frutti. Frutti che non sempre si ha la consolazione di vedere, ma che si troveranno il giorno del giudizio, quando al Signore piacerà manifestarli.

Come esercitare questo apostolato. In primo luogo accettare [51] sempre tutte le croci che prepara Iddio. Non andiamo a cercarci noi le croci leggermente. Quando ce le prepara Dio, ci prepara pure la forza necessaria, allora Gesù è daccanto a noi, aiuta a sopportarla, e promette il premio. L'anima le porta con gioia, senza vanità, senza parlarne, o lamentarsene.
In secondo luogo accettarle con umiltà. In isconto dei nostri peccati: ne abbiamo commessi tanti! Siamo lieti di poter soffrire qualche piccola cosa: invece di scontarli nell'altra vita, dove la sofferenza sarà atroce, abbiamo il mezzo di scontarli quaggiù a buon prezzo. E se a primo aspetto sembra di non meritare quella sofferenza, pensiamo così: chissà quale responsabilità ho io davanti
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a Dio per non aver corrisposto a tutte le grazie! Chissà quante imperfezioni che io non conosco, quanto bene che potevo compiere e non ho compiuto!
In terzo luogo accettarle in penitenza dei peccati degli altri, peccati commessi con la stampa cattiva, films immorali, radio oscene...
Infine accettarle con riconoscenza; metterci proprio tutto il cuore. Diceva il padre Manzella che egli si studiava di andare in Paradiso a forza di bugie. Così quando un comando non piaceva subito diceva: Lo farò volentieri, molto volentieri. E intendeva: per amore di Dio, non dava posto alla malinconia. I piagnistei non piacciono al Signore. Invece gradisce il sacrificio offerto generosamente e con la gioia pura dei figli affezionati8.
Piace a Gesù, piace quindi anche a me. E se non piacesse al mio senso, piace tuttavia al mio spirito: oh, il bel merito, il bel premio in cielo!
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VII
APOSTOLATO DEL BUON ESEMPIO

[52] Abbiamo considerato l'apostolato della vita interiore, l'apostolato della preghiera e l'apostolato della sofferenza. Ora l'apostolato del buon esempio. Esso si compie da noi senza di noi, senza averne mira diretta, quasi senza accorgerci. Basta che si conduca vita pia, buona, virtuosa; essa sarà edificante. Ecco il buon esempio. Si può dare in comunità e fuori, in chiesa, in pubblico, in tutti i luoghi, sul tram, sui treni, per istrada.
L'apostolato dell'esempio consiste nell'irradiare Gesù Cristo con la nostra vita. Chi ama Gesù Cristo lo porta in cuore, ne spande il buon odore ovunque1.
L'apostolato dell'esempio è possibile a tutti. Ai sani e ai malati: il sano darà esempio di lavoro, di attività, di fervore, di opere; l'infermo darà esempio di pazienza, di umiltà, di raccoglimento. È possibile ai piccoli e ai grandi: i piccoli esempio di vita innocente, umile, obbediente; i grandi | [53] possono dare esempio di fortezza, di costanza, di spirito soprannaturale, di povertà, dicastità. È possibile ai dotti e agli indotti: tanto chi ha studiato come chi non ha studiato, può dare buon esempio, osservando i doveri del suo stato: di buon operaio, di saggio professionista, di pio religioso, di prudente padre di famiglia, di figlio obbediente, di giudice integro, di soldato fedele, ecc.
Vi sono persone chiamate a dare più esempio di spirito di penitenza e altre piuttosto esempio di obbedienza; chi di delicatezza di coscienza e chi di fortezza nell'intraprendere opere di gloria di Dio. L'esempio buono è più facile e anche più obbligatorio per chi sta più in alto. Impressiona maggiormente. Tuttavia anche la viola, pur restando nascosta tra le erbe, emana il suo profumo gradito.
Di più: è obbligatorio a tutti. Gesù lo ha inculcato: «Che gli uomini vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro celeste»2. Perché è obbligatorio l'esempio? La religione consiste
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nell'imitare Dio. Ma Dio nessuno l'ha visto. Come si fa dunque ad imitarlo? Dio Padre ha mandato sulla terra il suo Figlio unigenito il quale è passato in tutte le fasi della vita, lasciandoci l'esempio della sua vita santa. Bambino, nella mangiatoia, egli ci dà il più bell'esempio di povertà, di semplicità, di umiltà, di nascondimento, di distacco. Fanciullo e giovanetto egli ci dà esempio di obbedienza, di sottomissione, di laboriosità, di preghiera. Adulto, egli ci dà esempio di apostolato, di sacrificio, di rinnegamento, di distacco. In fine della sua vita egli ci lasciò esempio di pazienza con la sua morte in croce.

Seguire Gesù per imitare il Padre

Ecco dunque come si può imitare Dio: seguendo | [54] Gesù Cristo, Dio fatto uomo. Ma egli non è più presente visibilmente su questa terra, tra gli uomini. È vero, è presente realmente, ma è nascosto sotto le specie eucaristiche. E allora, gli uomini di adesso, che non possono vedere come egli sia vissuto, come lo potrebbero imitare? Guardando coloro in cui vive e rivive ogni giorno Gesù Cristo. Il popolo da essi apprende come si deve imitare Dio. Gli uomini, avendo sotto gli occhi i sacerdoti buoni, i religiosi osservanti, cristiani esemplari, apprendono come visse Gesù Cristo. Egli piacque al Padre celeste che disse: «Questi è il mio Figliuolo diletto, in cui mi sono compiaciuto»3. Se noi ci comporteremo come Gesù, anche noi piaceremo al Padre. Gli uomini potranno essere sicuri che, imitando la vita religiosa e davvero cristiana, imiteranno Gesù Cristo. Perciò S. Paolo diceva con santa audacia: «Imitate me come io imito Gesù Cristo»4.
Ogni religiosa, e specialmente voi che siete sempre esposte al pubblico, dovete essere il libro vivente in cui si possa leggere come si imita Gesù Cristo, come si vive secondo Dio, come si traduce in pratica il Vangelo. L'apostolato dell'esempio, dunque, è obbligatorio: non solo perché è dovere vivere bene; ma perché dobbiamo essere un libro aperto agli altri uomini. Il popolo non sa leggere altri libri di teologia, non è impressionato dalle cose astratte, però sa meditare la vita di Gesù, leggere, senza
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neppur rendersene conto, nella condotta dei religiosi, dei cristiani fedeli.
Gesù conchiuse l'episodio della lavanda dei piedi ai suoi Apostoli dicendo: «Vi ho dato l'esempio, | [55] perché come ho fatto io facciate ancora voi»5. Qui sta il riassunto, l'essenza della vita religiosa: l'imitazione di Gesù Cristo.
Gesù nel Vangelo spesso ci esorta a imitare il suo Padre celeste: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro celeste»6; «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»7. Vivere secondo Dio è la massima sapienza. Oggi si dice e si scrive tanto per spiegare metodi e forme di vita; ma la cosa è molto semplice: vivere secondo Dio, ne abbiamo l'esempio in Gesù Cristo.
Non è necessario dire forte che si vuol dare buon esempio. Una religiosa sempre regolare all'orario, darà buon esempio senza bisogno di dirlo. Noi siamo tanto deboli di testa che, quando una persona pensa di essere di buon esempio, si inorgoglisce. Oh, ma non è mica un qualcosa di eccezionale dare buon esempio! Non è altro che un compiere i doveri comuni. Doveri a cui siamo tenuti anche facendo astrazione dall'influenza che la nostra condotta esercita su gli altri. Vi siamo tenuti se vogliamo salvare la nostra anima.
Le Figlie di San Paolo defunte, che in vita avevano dato più buon esempio, sono le più ricordate: sono ancora di incitamento a tutte. E, rovesciando la medaglia, quanti cattivi esempi si danno! I cattivi esempi sono una predica malefica, più dannosa che i discorsi cattivi.

Come si danno i cattivi esempi? Quando si trasgrediscono abitualmente gli orari, quando non si osserva il silenzio all'infuori di quando si è malinconici o sdegnati o nervosi, quando dappertutto e contro tutti si manca alla carità. Una suora potrebbe anche mancare mortalmente | [56] per rilassatezza, quando in una casa introducesse un modo di vivere da donnette e non da religiose: nessun orario, discorsi contro la carità, abusi, relazioni sconvenienti, leggerezze.
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Non so se tutte abbiate ben chiara la distinzione tra cattivo esempio e scandalo. Con la parola cattivo esempio generalmente ci riferiamo alle mancanze leggere. Con la parola scandalo ci riferiamo invece a mancanze più gravi contro i comandamenti e le virtù. «Guai a colui che dà scandalo! Sarebbe meno male che si attaccasse al collo una macina e si buttasse in mare» 8 . Rovinerebbe soltanto se stesso, e non gli altri. Stiamo ben umili davanti a Dio!
Voi sapete però che vi è anche obbligo di riferire ai superiori quelle mancanze che rivestono una certa gravità. Tanto che sipotrebbe anche far peccato se non si riferissero. È per questo che il Diritto Canonico permette che tutte liberamente possano scrivere ai superiori maggiori in lettere chiuse. Più i superiori sono al corrente delle cose e meglio è. Possono regolarsi nel loro modo di agire e disporre meglio nel momento opportuno per il bene di tutte. A questo però bisogna subito aggiungere che è contro carità e giustizia condannare, criticare, e tanto più calunniare il prossimo. Peggior cosa farlo per iscritto.

L'esempio di Maria e dei santi

Solleviamo un momento il nostro cuore e la nostra mente alla benedetta Vergine nostra madre. Pensiamola bambina nel tempio; giovanetta nella | [57] sua casetta di Nazaret. Pensiamola quando si raccoglieva in preghiera, quando passava per le vie di Nazaret. Pensiamola quando seguiva Gesù insieme alle pie donne, pensiamola alle nozze di Cana; pensiamola sul Calvario, pensiamola al cenacolo prima della Pentecoste; tra i fedeli dopo la discesa dello Spirito Santo, quando la Chiesa cominciava a dilatarsi. Ovunque semplice, raccolta, pia, attiva.
Antichi scritti ci dicono come i fedeli si partissero da varie parti per andarla a vedere ed ammirare le sue virtù. Ella irradiava attorno a sé quell'abbondanza di grazia di cui era ripiena. Dalla sua entrata nel mondo alla sua assunzione al cielo, Maria è un esempio continuo delle più belle e più alte virtù. Mai si cesserà di meditarle, e le sue virtù parleranno sempre a tutte le generazioni. Ogni titolo delle litanie ci ricorda una sua virtù.
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Così i santi dei quali si dice: «Sebbene defunto, egli parla ancora»9.
Esaminiamoci: La mia vita fa buona impressione? Quando io prego, qual è il mio comportamento? Nell'apostolato, nelle parole, nel tratto, sono di buon esempio? Nelle ricreazioni, quando esco di casa, nello studio? Al giorno del giudizio potremo forse avere delle grandi sorprese: chi avrà seminato il male vedrà tutte le conseguenze dei suoi atti. Chi avrà seminato il bene, troverà attorno a sé una raccolta di anime da lui edificate. «Chi avrà bene operato e bene insegnato sarà grande nel regno dei cieli» 10 .
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VIII
APOSTOLATO DELLE EDIZIONI: REDAZIONE E PROPAGANDA

[58] Dopo aver considerato gli apostolati spirituali, dobbiamo considerare l'apostolato dell'azione. Gli apostolati dell'azione sono tanti: apostolato missionario, apostolato parrocchiale, apostolato della gioventù, della scuola, della predicazione. Tra i molti apostolati dell'azione, ha un posto importantissimo quello delle edizioni.
Terminate le Crociate, gli istituti nati per esse, hanno pressoché terminata la loro missione, perché sorti per un'opera temporanea. La missione dell'edizione durerà fino alla fine dei secoli, finché ci saranno delle anime da salvare, finché ci sarà bisogno di insegnare la strada del Paradiso. Oggi di certi istituti c'è [solo] più una edificante storia. Istituti che vengono a cessare perché non avendo compiuta bene la loro missione, questa passa ad altri che la compiranno meglio. Se non compiremo bene la nostra missione, il Signore potrà | [59] sostituirci. Vi è sempre il pericolo di deviare dal fine speciale!
La parola di Dio si dovrà sempre predicare; vi saranno sempre delle anime da salvare. Il mezzo può variare, ma la predicazione deve rimanere.
Il Signore parlò nel tempo antico agli uomini direttamente o per mezzo dei profeti1. Egli volle pure scritta la sua parola. Gesù Cristo mandò nel mondo apostoli che predicarono e scrissero.

Predicazione scritta e la donna

Alla donna si adatta molto l'apostolato della predicazione scritta. La donna nella Chiesa di Dio non ha il mandato della parola, ma ne è collaboratrice efficacissima. Quante catechiste, quante conferenziere, quante buone mamme sanno insegnare bene ai bambini! Quante maestre sanno educare in una maniera così
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efficace e penetrante da trasformare gli ambienti! Perché la donna è naturalmente madre; perciò, o in famiglia, o in società ha adattabilità ed efficacia sul cuore di tutti.
La parola scritta ha tre elementi: redazione, tecnica, propaganda.

Redazione. L'Istituto di sua natura è docente, ossia ha la missione di insegnare. In tanto esso ha missione ed approvazione, in quanto diffonde la dottrina cristiana appresa e studiata come insegna la Chiesa. Non facciamo noi la verità. «La mia dottrina non è mia»2. La nostra dottrina è quella di Gesù Cristo, ma la facciamo nostra perché siamo i primi a credere, i primi a praticarla, i primi a prestare a Dio il vero culto. Non abbiamo una divozione particolare come per es. hanno le Suore | [60] del Suffragio o i Passionisti. Noi onoriamo invece Gesù Cristo come lo presentano la Chiesa, il Vangelo, la tradizione. Vogliamo essere i ripetitori della parola di Dio, i postini di Dio. Non devozioni particolari, ma dobbiamo portare tutto il Cristo Verità, tutto il Cristo Via, tutto il Cristo Vita: quello che la Chiesa inculca, di precetti, di consigli, di liturgia, di verità.

Le parole: «In Christo et in Ecclesia»3 sono particolarmente adatte. Non dobbiamo fare né insegnare di più né di meno di quello che insegna la Chiesa. Evitare lavori di punta: dispute, discussioni, pareri, pura indagine.
Un esempio: si è parlato a lungo delle apparizioni di Maria SS. a Bonate4. Orbene: l'Istituto di San Paolo non deve intromettersi a scrivere né pro né contro, prima che l'autorità ecclesiastica abbia parlato.
Apprendere, praticare bene, divulgare, popolarizzare è la vera missione delle Figlie di San Paolo. E allora è necessario un bel gruppo di studenti; e queste si formino bene riguardo la mente, e divengano atte a quella parte dell'apostolato che è la redazione. Edizione significa dire ad altri quello che sentiamo e sappiamo noi. Di qui si capisce la distinzione tra comperare e vendere i
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libri che è un negoziare, e fare l'apostolato vostro. Meditare questo, evitando facili deviazioni.
L'ideale dell'apostolato delle edizioni è stampare e diffondere ciò che produce l'Istituto. Ciò che si diffonde di Case editrici ha lo scopo di rendere un servizio, fornendo o indicando i libri più utili. Stare nella Chiesa quasi nascoste, per | [61] assimilare quanto ha la Chiesa nei suoi tesori di dottrina, di santità, di grazia. Dissetarci e dissetare.
Possono applicarsi le parole di S. Paolo: «Ecco che io vi ho dato ciò che ho ricevuto dal Signore»5. Vivere ed operare e zelare «in Christo et in Ecclesia»: al centro, non ai margini. L'insegnamento della Chiesa prenderlo tutto: dalla questione operaia al modo di amministrare l'Estrema Unzione; tutti i consigli, tutta la liturgia. Non vi sarà pericolo di errare, non si fa che ripetere quello che abbiamo appreso. La Figlia di San Paolo sarà un altoparlante, una fedele eco della Chiesa.
Coltivare gli studi; cercare vocazioni belle, giovanette intelligenti, e di buona salute. Certo, se il Signore chiama a quell'ufficio di redazione darà molte grazie e appianerà molte difficoltà.
L'ufficio di redazione richiede veri sacrifici. Non si può prendere la penna in mano e scrivere tutto quello che passa per la mente. Occorre non solo la preparazione remota dello studio, ma occorre scegliere, meditare la materia, distribuirla, pregare perché sia secondo lo spirito dell'apostolato. Il lavoro morale ed il lavoro intellettuale richiedono fatica.
Occorre tempo, perché molti lavori si devono rifare. Scrivere non è come fare una commissione: andare per es. al mercato a comprare la frutta. Si sa di trovarla e basta portare i soldi per pagarla. Possono occorrere mesi ed anni per preparare un libro! E parrebbe che una persona perda oziosamente il tempo.
Le cose che hanno preso a scrivere le Figlie di San Paolo sono ottime: catechismo, patrologia, libri educativi, periodici buoni, ecc. In altre nazioni | [62] si ripeteranno le stesse cose: dire a tutti ed ovunque quanto abbiamo appreso dalla Chiesa.
Ho detto che vi sono materie a cui la donna ha più attitudini, ma soprattutto si faccia molto conto sulla grazia della vocazione. Chi è chiamata a questo, avrà le grazie per questo.
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Vi sono santi che non avevano una cultura specializzata eppure hanno scritto assai bene: S. Teresa d'Avila, S. Alfonso Rodriguez, S. Pasquale Baylon, ecc. Vi è pure chi sente una vera ripugnanza a scrivere. Quando si sono fatti gli studi, questo non è altro che una tentazione, poiché chi ha studiato, può almeno tradurre! Utilizzare i talenti. In punto di morte ci daranno più pena le grazie non corrisposte che le grazie non ricevute.

Sulla propaganda, accenno la stampa mariana e le Giornate Mariane.
Siamo nell'anno in cui si lavora realmente con assiduità, per la costruzione della chiesa della Regina degli Apostoli. Ognuno è sicuro che, appena avremo intronizzata la Madonna nel suo tempio, otterremo in cambio tante benedizioni e grazie. Includere nelle intenzioni di far vostro tutto il bene che si farà nella chiesa. Lavorando per tale intenzione vi assicurerete i meriti di tutto quello che sarà fatto in quella chiesa finché essa durerà.
Le giornate mariane sono simili alle giornate del Vangelo. Possono durare tre giorni, sette, o anche un giorno solo, secondo le circostanze. Le giornate mariane sono più facili a introdursi che quelle del Vangelo e si possono celebrare con la fiducia che vi parteciperà tutta la popolazione6.

«Si celebrano Congressi mariani, internazionali, nazionali, diocesani.
Si celebrano mesi, novene, settimane, tridui, giornate mariane. [63]
Quale lo scopo?
Triplice: conoscere e lodare Maria; considerare e imitare gli esempi di Maria; penetrare e praticare la devozione ed il culto a Maria.
Maria è la grande creatura: ammirarla! E lodare il Signore che l'ha data e messa al vertice del creato.
Maria risplende per i suoi doni di natura, di grazia, di gloria; l'anima si eleva nel considerarla e seguirla.
Maria è la Madre di Gesù e la Madre nostra: tutto il bene che ci viene concesso è passato e passa per lei.
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Maria è la Madre della Chiesa, delle vocazioni, di tutti i miseri e bisognosi; ogni cuore sussulta di gioia e di speranza nel sentirla ricordare.
La Pia Società San Paolo vorrebbe costruire in ogni cuore ed in ogni anima un bel trono a Maria. Vorrebbe un risveglio largo di apostolato sull'esempio dell'apostolato di Maria. Vorrebbe una bella fioritura di vocazioni, coltivate e portate a maturità da questa Madre del gran Sacerdote.
Per rendere più fruttuosa la celebrazione [delle giornate mariane], nelle predicazioni, conferenze, nei libretti si parli molto della Madonna, dei novissimi, dei sacramenti, della Confessione e della Comunione e Messa.
Si stabilisca qualche pratica o ricordo permanente, che assicuri la continuità del frutto.
L'abbonamento ad un periodico sulla Madonna, La Madre di Dio.
Il rosario in famiglia ogni sera. Fissarsi come punto d'onore ed ossequio a | [64] Maria, di avere in famiglia, nella parentela, nella parrocchia, belle vocazioni maschili e femminili.
Mettere in luogo d'onore, in casa, un bel quadro o una statuetta della Regina degli Apostoli.
Fissare una data per ripetere ogni anno la celebrazione mariana.
Raccolta di offerte per l'erezione della chiesa Regina Apostolorum.
La nota dominante dev'essere un pio entusiasmo. Tutto deve venir usato ad assicurarlo; nessuno sia lasciato in disparte; tutti sono figli di Maria. Canti giulivi, musiche, bandiere, paggetti, illuminazioni, addobbi in chiesa ed alle case. Fiori ovunque: mense familiari più abbondanti; pesche di beneficenza; distribuzione ai poveri ed agli orfani; Comunione agli infermi, secondo le circostanze.
Si conoscerà meglio Maria, si avranno più vocazioni, vi saranno morti più belle, si abbrevierà il Purgatorio; vi sarà un risveglio religioso nelle parrocchie e nelle famiglie».

Chiudere con la lega mariana per le vocazioni7.
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Alcuni pensieri per gli Statuti
della Lega Regina Apostolorum per le Vocazioni


1. Ha fine vocazionario universale: per ogni ministero edapostolato, secondo il motto: tutti i fedeli, con tutte le forze, per tutte le vocazioni.

2. Questo apostolato vocazionario si compie sotto la protezione ed in unione con Maria SS. | [65] Madre del Figlio di Dio incarnato, e di Gesù Maestro degli apostoli.

3. Membri: Può essere membro qualsiasi persona che ne faccia domanda e venga iscritta nel registro generale dell'unione, o nel registro particolare di un gruppo ricevendone la tessera.

4. Mezzi: a) Preghiera. Ogni giorno: «Custodisci, o Maria, Madre e Regina, tutti i tuoi figli e prega il Padrone della messe, Gesù, tuo Figlio, a mandare santi operai alla mietitura». «O Gesù, Pastore eterno delle anime nostre, mandate buoni operai nella vostra messe». «Regina Apostolorum, ora pro nobis». «Cuore immacolato di Maria, confido in voi».
b) Opere. Formare nei membri un cuore modellato sul cuore di Gesù Cristo, sul cuore di Maria, sul cuore di S. Paolo. Ricercare, suscitare, indirizzare i giovani e le giovani che presentano segni di vocazione, adoperando i mezzi più fruttuosi. Attendere alla loro formazione con l'istruzione, l'educazione, la santificazione dei chiamati. Procurare loro aiuti materiali, accompagnarli ed incoraggiarli; cooperare nel loro ministero ed apostolato, secondo il proprio stato.
c) Offerte. Procurare pensioni, Borse di studio, corredo; dare soccorsi per cure fisiche, ecc.

5. L'unione è così organizzata: a) Vi è un Direttore generaleche è il Superiore generale della Pia Società San Paolo, il quale nomina un Segretario generale con quel numero di collaboratori che saranno necessari.
b) Nei luoghi dove è stabilita la Pia Società San Paolo, il Superiore generale delegherà un Direttore nazionale. Nelle nazioni ove non vi sono | [66] case della Congregazione, si pregheranno i singoli Ordinari a nominare un Direttore diocesano.
c) In ogni parrocchia, istituto, associazione, località, vi sarà un capo, detto zelatore o zelatrice, con ufficio di coordinare e zelare tutto il lavoro.
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d) L'azione locale viene concordata e determinata nelle adunanze mensili o quindicinali, in locale pubblico o privato. Le adunanze sono presiedute dallo zelatore o zelatrice.
e) Vi sarà un periodico che avrà lo scopo di illuminare, eccitare lo zelo e coordinare l'attività. Avrà il titolo: Regina Apostolorum.

Parti essenziali del triduo o giornata mariana8

«1. Diffusione di libri, medaglie, corone, immagini e fogli mariani;predicazione fervida e pia su le glorie, virtù e misericordie di Maria; specialmente considerata come Madre di Gesù e Madre delle vocazioni.
2. Accostarsi ai sacramenti della Confessione e Comunione: tutti!Divisi, se così riuscisse meglio, in categorie: prima, tutti i fanciulli e fanciulle; poi le giovani e le madri; la gioventù maschile e gli uomini; oppure in altro ordine, se così sarà più conveniente.
3. Bellissime funzioni ad onore di Maria: altare, statua, quadroben ornati di luci, drappi, fiori; Messe e Vespri solennissimi, con canti ben preparati, col suono giulivo delle campane e dell'organo; la corte a Maria per turno; processione e consacrazione delle famiglie, della parrocchia, dei cuori alla Madonna.
Per la riuscita occorre una preparazione orale, stampata, spirituale, organizzativa.
[67] Orale: il popolo dovrà essere avvertito settimane e mesi prima della celebrazione.
Stampata: diffondendo in tempo, libri, foglietti, opuscoli, manifestini illustrativi e spiranti pietà ed entusiasmo.
Spirituale: facendo inviti speciali alla preghiera per la buona riuscita della iniziativa; chiedendo la collaborazione delle anime pie, degli infermi, dei piccoli, degli istituti, dell'Azione cattolica.
Organizzativa: scegliere il tempo più adatto, possibilmente le grandi solennità di Maria; impegnare una specie di comitato, guidato dal parroco e accompagnato dall'opera delle suore, dall'Azione Cattolica, dalle Compagnie delle Madri, di Maria, della Dottrina cristiana, del SS. Sacramento».
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Appello

«I Figli e le Figlie di San Paolo sentano di possedere il cuore del loro Padre e della loro Madre. S. Paolo e la Madonna ebbero un cuore apostolico, formato sul modello dei cuori; quello di Gesù: «Sono venuto a salvare...9 Venite a me tutti...10 Andate ed ammaestrate tutte le creature...»11. Sentano il problema vocazionario; sentano che la Madre delle vocazioni belle è Maria; sentano che non si può fare alla Chiesa, alle anime ed alla civiltà, maggior servizio di questo: suscitare vocazioni.
Non pensino a far cose grandi, cose belle, formalmente organizzate; ma a far qualcosa. In ogni villaggio, in ogni casolare fioriscano gigli, rose, viole di virtù, anche presso le acque putride e i letamai. Il sistema del Maestro divino è sempre divino: cominciare dal presepio; insegnare dalla | [68] barca, chiamare a capo un Pietro, un Giacomo, un Giovanni, pescatori ignoranti12. I milioni cominciano dall'unità; gli zeri acquistano valore quando ci si premette l'uno, che è Dio, innanzi. Si dice che un raccoglitore di rifiuti di strada divenne capo di grandi aziende di concimi chimici e datore di lavoro a migliaia di senza pane; e che un misero venditore di bibite sulla piazza arrivò a possedere tre grandi hotels. Ma l'amore dei poveri in S. Vincenzo de' Paoli ed in S. Giuseppe Cottolengo fece assai di più; l'amore delle anime in S. Paolo popolò il mondo di Chiese; l'amore ai giovani in S. Giovanni Bosco coprì la terra di una rete di istituzioni educative.
Con un cuore ardente si stabilirà in ogni luogo la divozione ardente alla Regina degli Apostoli. Ciò che non è, confonderà ciò che è13. Sorgeranno vocazioni da ogni parte, anche di là ove si direbbe: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?»14; vocazioni che scuoteranno i cuori, illumineranno le menti, compiranno ogni sorta di opere buone.
Per la celebrazione delle giornate mariane deve sempre intervenire un sacerdote di S. Paolo.
Da S. Paolo ad oggi, sempre ed ovunque, gli apostoli ebbero bisogno di collaboratori e collaboratrici. Ma nelle vocazioni Maria è Madre, Maestra e Regina per la sua stessa, specialissima vocazione. Suscitare una schiera di anime apostoliche e dare per condottiera Maria! Ecco un ideale che è nei disegni di Dio: che è secondo il cuore di Gesù Maestro; che è nelle intenzioni della Chiesa. Maria è associata all'opera
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del Redentore; la donna è associata all'opera del sacerdote. «Raccogliete le briciole!» 15. Dietro ai grandi mietitori anche gli | [69] spigolatori e le spigolatrici radunano per il granaio del Padre celeste. Vi furono, nella storia, degli spigolatori e delle spigolatrici che gareggiarono con i mietitori di professione.
Vi sono nelle parrocchie delle energie da suscitare; cuori disposti cui basta una scintilla per farli divampare; anime dotate di virtù insospettate e che alla prova si rivelano ammirabili e pronte ad ogni apostolato.
Ci conceda lo Spirito Santo la grazia di scoprire queste anime e avviarle secondo i disegni divini; che al giudizio di Dio non abbiamo da vedere numerose vocazioni cadute per mancanza di coltivatori!»

Ora cercate di non fare lavori passivi; ma opere che diano introiti, non perché volete diventare ricche, ma perché dovete innalzare un bel trono a Maria. Perciò eliminare e ridurre, chiedere beneficenze.
Importanza particolare a tutto ciò che riguarda la santa Madonna. Oh, se potessimo far entrare in tutte le famiglie almeno un'immagine o un foglietto! Quante vocazioni susciterebbe Maria. La Madonna è molto più capace di noi a fare la propaganda delle vocazioni!
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IX
MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI NEL PIANO CREATIVO E REDENTIVO DI DIO

[70] Nella S. Messa, il sacerdote recita la preghiera: «Munda cor meum ac labia mea...»1 per annunziare il Vangelo.
Così è bene dire: «Dignare me laudare te, Virgo sacrata»2: fammi degno, o Madre, di parlare delle tue glorie; poiché io non sono degno di pronunziare il tuo nome santissimo! Lo stesso arcangelo Gabriele al primo apparire salutò Maria con una circonlocuzione: «Ave, o piena di grazia, il Signore è con te; tu sei benedetta fra tutte le donne». Successivamente pronunziò il nome santissimo: «Maria».
Preghiamola che ci attiri a sé, perché possiamo imitarla. Diciamole: O Maria, insegnaci a pregarti! Il linguaggio da tenersi con lei è quello del bambino con la mamma: un linguaggio semplice. Semplicità di cuore: il cuore puro e sereno; un cuore umile; e soprattutto confidenza filiale. Al termine della vita, diremo tanti «mea culpa» per la mancanza di fiducia.
Perché onorare tanto Maria? Per imitare Dio; | [71] infatti la religione sta nell'imitazione di Dio. Dio ci ha dato l'esempio. Nel creare il mondo, egli ebbe due fini: la gloria sua e la gloria di Maria. Il centro della creazione è duplice: Gesù Cristo e Maria. La gloria di Dio è fine essenziale ed assoluto. La gloria di Maria, fine accidentale e subordinato, ma sempre fine.

Maria nel piano creativo

Quando il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo si adunarono a consiglio per decidere la creazione, idearono nel creato una scala di esseri vari in perfezione e subordinati l'un l'altro: i minerali, le piante, gli animali, l'uomo, gli angeli; al vertice, Maria. Maria è dotata di tutti i doni naturali e soprannaturali che possiedono assieme tutti gli altri esseri, e li supera tutti. Angeli santi e uomini santi, ma la più santa, colei che doveva contenere la somma
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dei beni di tutti, Maria, la più alta in gloria: in cielo ella ha il trono accanto al Figlio di Dio. Ella è pura creatura, quindi tutto ha ricevuto da Dio; ma la lodiamo come creatura predestinata, e perché l'ha lodata e onorata Dio, prima di noi.
Dio, posando il suo sguardo sopra il creato, si compiace più di questa Vergine che di tutte le altre creature insieme. Così se, per assurdo, Dio venisse nell'alternativa di perdere o tutto il creato o solo Maria, egli preferirebbe perdere tutto il creato, ma non Maria. Ecco perché noi non lodiamo mai troppo questa nostra Madre! Non si diffonde ancora dappertutto la divozione alla Madonna. Arrivare a tutte le regioni. Se in ogni regione portassimo Maria, sarebbe come portare la mamma in mezzo a tanti bambinetti, soli ed abbandonati.
Oh, allora la regione cambierebbe aspetto, perché non si porta solo Maria ma anche | [72] Gesù, che è sempre Via, Verità e Vita! Allora si rinnoverebbero i pensieri; si avrebbe un risveglio e comincerebbe la lotta tra il bene e il male, perché Cristo è posto in segno di contraddizione3, ma per Maria trionferebbe il bene.
Ci fu un altro consiglio in cielo. L'uomo, col peccato, aveva rovinato tutto il piano creativo di Dio. Bisognava riparare. Ed ecco la seconda persona della SS. Trinità, il Figliuolo di Dio si presenta al Padre offrendosi a placare la divina giustizia offesa; assumere umana carne per essere vittima di espiazione: «Corpus autem aptasti mihi»4.
Gesù Cristo riunirà in sé tutta l'umanità riparata in un regno nuovo di cui egli è il capo. Esce così il decreto dell'incarnazione del Figliuolo di Dio; e Maria appare, in questo ordine di cose, la madre della nuova vita soprannaturale.
Eva col peccato uccise i suoi figli prima che nascessero. Maria, invece, ottenne loro la vita soprannaturale prima che nascessero. Nel paradiso terrestre, Dio stesso preannunzia la corredentrice: «Porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme ed il seme di lei: essa ti schiaccerà il capo»5.
La vittoria, dunque, è di Maria.
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Maria nel piano redentivo

Nel piano redentivo, Maria sta quindi a capo accanto al Figlio e subordinatamente a lui. E non è possibile pensare a Gesù Cristo, al Crocifisso, all'Eucaristia, ai sacramenti, allo stato religioso, senza pensare a Maria. E perciò dice bene S. Bernardo: «Fu volontà di Dio che noi tutto ricevessimo da Maria»6.
Maria è nel presepio che presenta Gesù ai pastori, ai magi. Tutto il bene soprannaturale nel mondo, tutto è passato da Maria. Ella non solo sta | [73] nel piano creativo di Dio, ma anche nel piano redentivo.
Come apparve quest'aurora? Immacolata! Unica dopo Adamo, uscì dalle mani di Dio pura, bella, senz'ombra di macchia. Maria è la Madre di Dio e noi siamo i servi. E se i servi ebbero la grazia di diventare figli adottivi di Dio, ciò fu per Maria. Ella sorge come aurora che preannunzia il sole di giustizia: Cristo Signore.
L'arcangelo Gabriele porta a Maria l'annunzio dell'incarnazione: le propone la maternità divina, le dà le debite spiegazioni; le rivela che un gran prodigio si compirà in lei; la stessa SS. Trinità interverrà a compiere l'opera più grande7. Gesù assumerà la natura umana nel suo seno, senza offuscarne il candore verginale.
Maria quindi, a capo del piano redentivo. Prepara l'Ostia, il frutto benedetto del suo seno. Un giorno pendeva dalla croce: ma nell'Eucaristia fu e sarà il cibo di tutti. Maria preparata l'Ostia, ne fa l'offerta il giorno della presentazione al tempio, prima ancora che avvenisse l'immolazione sul Calvario.
Maria possedeva la scienza necessaria per la sua missione; e perciò sapeva bene quello che Gesù Cristo avrebbe fatto un giorno. Sapeva di preparare la Vittima ed il Sacerdote al sacrificio. Sapeva che quelle mani, quei piedi sarebbero stati un giorno trafitti dai chiodi; sapeva che l'Agnello immacolato un giorno sarebbe scannato e offerto al Padre.
Sul Calvario, due altari: il cuore di Gesù e il cuore di Maria; due cuori uniti in un solo sacrificio, ottengono i frutti dolcissimi della redenzione. | [74] Eva colse il frutto velenoso dall'albero8; Maria offrì il frutto vitale dell'albero della croce.
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Nel corso della vita Maria diede Gesù Cristo al mondo come Maestro. Ella accelerò l'ora della manifestazione nelle nozze di Cana. Onnipotente sul cuore di Dio e certa di ottenere, nonostante la risposta apparentemente negativa di Gesù. Allora, per Maria, Gesù Cristo si manifestò e credettero in lui i suoi discepoli9. Fu l'inizio della sua vita taumaturga. La Vergine con questo atto mise Gesù sulla cattedra. E noi gliene siamo riconoscenti.

Conclusione pratica:
1) Grande stima di Maria SS. Non arriveremo mai a lodarla quanto l'ha stimata e lodata il Padre celeste. Seguiamo l'esempio di Dio.
2) Gesù Cristo si è fatto figlio di Maria. Facciamoci figli di Maria anche noi, imitando Gesù Cristo che ce ne diede l'esempio.
3) Lo Spirito Santo ci venne per Maria: fu ella che lo ottenne agli Apostoli nel cenacolo, e che lo impetra continuamente su tutta la Chiesa. Chiediamole che ottenga anche a noi questo divino Spirito con tutti i suoi doni.
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LA REGINA DEGLI APOSTOLI NEL PIANO SANTIFICATORE

[75] La SS. Vergine appare come la creatura più eccelsa nel piano creativo di Dio, nel piano redentivo che si compie in Gesù Cristo, nel piano della distribuzione delle grazie dello Spirito Santo. Nel piano creativo l'opera è attribuita in modo particolare al Padre, nel piano redentivo è attribuita in modo particolare al Figlio, e nel piano santificativo è attribuita in modo particolare allo Spirito Santo.
Siamo soliti ripetere, senza forse considerarne tutta la profondità, l'espressione: «Figlia dell'eterno Padre, Madre del divin Figlio, Sposa dello Spirito Santo»1.

Duplice missione di Maria

Maria ebbe una duplice missione, che si può anche chiamare unica: quella di dare al mondo Gesù Cristo fisico e il compito di formare il Cristo mistico, che è la Chiesa. Come è Madre di Gesù Cristo, così è Madre della Chiesa; e come ha portato tra le sue braccia Gesù Cristo, così porta tra le sue braccia la Chiesa; in proporzione, le medesime cure che ebbe per Gesù Cristo, estende | [76] ora alla Chiesa. Missione sulla terra e missione in cielo. Oh, quale parte ha Maria nella storia delle singole anime e quale parte nella storia della Chiesa!
Quando si trattava di quel gran mistero che Maria dovesse divenire la Madre di Dio, l'eterno Padre mandò l'arcangelo Gabriele a portarle l'annunzio: «L'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazaret, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria»2; ma quando si tratta di farla madre di tutti i redenti, di tutti i santi, non un angelo, ma è Gesù Cristo stesso; dall'alto della croce pronunzia le parole: «Donna, ecco
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tuo figlio»; e rivolto a Giovanni: «Giovanni, ecco tua madre!»3. In Giovanni era rappresentata tutta la Chiesa. Ognuno di noi era indicato.
Con la scienza infusa e la conoscenza più profonda di tutti gli apostoli, Maria capì bene che il suo primo ufficio era terminato, e che ormai doveva iniziare il secondo. Capì bene, senza chiedere questa volta alcuna spiegazione. L'aveva chiesta all'angelo che le annunziava l'incarnazione, perché allora vi erano particolari circostanze. Ora Maria china il capo e accetta: è un altro «Fiat».
E inizia la sua opera. Spirato il Salvatore, ella lo accoglie fra le sue braccia, ne lava le piaghe sanguinanti e, coll'aiuto di Giuseppe d'Arimatea, Nicodemo, le pie donne, Giovanni, accompagna il benedetto corpo alla sepoltura. Poi, in casa, nascosta, incomincia un triduo di preghiere per la Chiesa nascente, per gli Apostoli, affinché la loro fede non venga meno. Era un momento tragico quello! Percosso il Pastore: il gregge sembrava | [77] disperso, sconvolto; ma le preghiere di Maria ottennero forza e grazie.
Il terzo giorno Gesù Cristo risorge; la fede vacillante si risveglia. Nei quaranta giorni in cui Gesù Cristo rimane ancora sulla terra, istruisce gli Apostoli, conferma il suo insegnamento, rivela e compie misteri: grandi cose per la Chiesa. Investe gli Apostoli dell'autorità di rimettere i peccati e soprattutto dà a Pietro il primato su tutta la Chiesa.
A questa, dunque, non manca nulla in quanto al corpo: vi è la moltitudine, vi è l'autorità, vi sono i mezzi, vi è il fine, la vita eterna; manca però l'anima, ossia lo Spirito Santo. Ed ecco: salito Gesù al cielo, gli Apostoli si raccolgono nel cenacolo attorno a Maria; con lei pregano e per mezzo di lei ottengono lo Spirito Santo4; la Chiesa nasce e comincia la sua marcia sulla terra. Gli Apostoli predicano; S. Pietro converte una moltitudine; tutti amministrano il Battesimo.
Maria rimase ancora tra gli Apostoli per assistere la Chiesa bambina; portarla tra le sue braccia. Aveva salvato Gesù Bambino dall'ira di Erode, ora salva la Chiesa dalle prime persecuzioni; anima e conforta, visibilmente presente. Ma quando la Chiesa
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diventa adulta, Maria viene assunta in cielo; di là continua la sua materna assistenza.
Dalla prima fino all'ultima ogni grazia è passata e passerà attraverso Maria. E come ha ottenuto lo Spirito Santo sugli Apostoli, così lo otterrà a tutti, fino alla fine dei secoli. Specialmente alle anime apostoliche.

Maria Regina degli Apostoli

Ora si capisce che cosa voglia dire Regina degli Apostoli. | [78] Colei che portò Gesù fisico al mondo, colei che forma e alimenta il Cristo mistico: la Chiesa.
Ella è la vera Apostola; con Gesù Cristo e in dipendenza da Gesù Cristo. Tutti gli altri apostoli partecipano all'apostolato di Maria e di Gesù. È il grande architetto, come lo fu nel piano creativo. Maria è fatta grande, è scelta fra tutte le creature, ed elevata perché fosse l'Apostola.
Compiamo quello che è il disegno di Gesù Cristo; l'apostolato è triplice: apostolato della verità, della carità, della grazia. In Maria si raccolgono tutti gli apostolati. Ella sola è l'Apostola: ella sola ha dato Gesù Cristo intero; noi possiamo partecipare all'apostolato di Maria, se contribuiamo a dare Gesù Cristo al mondo.
Ancora. Perché il Signore ha fatto Maria così grande? Perché la fece Madre di Dio e della Chiesa? Perché fosse la Regina degli Apostoli e la vera Apostola. Quindi la stessa dignità di Madre di Dio è in relazione all'ufficio di Apostola: dare Gesù Cristo al mondo; e darlo Dio-Uomo, e dare la Chiesa fino alla consumazione dei secoli, perché oggi il Cristo è la Chiesa. Ascoltare la Chiesa significa ascoltare Gesù Cristo.
Maria è l'Apostola. Relativamente a noi, è Regina: in quanto ci chiama a partecipare al suo apostolato; in quanto è più grande di tutti gli apostoli; in quanto raccoglie e istruisce tutti gli apostoli, ad essi prepara e dà le grazie e prepara la gloria.
Chiediamo la scienza teologica mariana in particolare. Imprimiamoci nella mente che tutto ciò che Maria possiede di doni e di grazia, di virtù e di potenza, di grandezza e di dignità, lo ha perché | [79] è Apostola, ossia per donare Gesù Cristo fisico o mistico al mondo.
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Quale è la devozione che bisogna diffondere nel mondo? Date tutti i più bei titoli a Maria: nell'anno se ne celebrano circa una quarantina. Ma il titolo che spiega tutti gli altri, la dignità a cui servono tutti gli altri privilegi, l'ufficio per cui fu adornata delle più alte virtù è: l'essere Apostola.
Maria vinse tutte le eresie che scoppiarono nella Chiesa. Vinse i nemici di ogni tempo e luogo, dal nestorianesimo5 al modernismo6. Vincerà anche il comunismo. Maria compirà sempre l'ufficio di schiacciare la testa al serpente infernale: «Ipsa conteret caput tuum»7.
Salvò il Bambino Gesù e salva la Chiesa. Nutrì il Bambino e lo preparò all'immolazione del Calvario; nella Chiesa ella è la Maestra che insegna. (Chi descrisse a S. Luca la scena della nascita del Redentore se non Maria?). È la luce dei Dottori, scienza per i Padri della Chiesa, lume dei Pontefici e di tutti gli scrittori ecclesiastici. Quando voi, prima della redazione, invocate Maria, compite un vostro dovere.
Maria entra nella Chiesa, nella vita di ogni singola anima, in ogni Istituto, immensamente di più di quanto pensiamo. Al giorno del giudizio vedremo tante cose a cui ora non pensiamo mai; ci riempiranno di stupore; e ci rammaricheremo di non aver meditato abbastanza sulle grandezze di Maria. Tutti i più bei titoli, dunque, a Maria, ma quello che più le compete, è il titolo di Regina degli Apostoli.

[80] Qual è allora la nostra missione mariana? Far conoscere Maria Regina degli Apostoli, farla imitare, farla pregare.
La prima devozione che troviamo nella Chiesa è la devozione alla Regina degli Apostoli come la troviamo nel cenacolo. Si è un po' affievolita e oscurata col trascorrere dei secoli. A noi il dolce incarico di raccogliere i fedeli attorno a Maria Regina degli Apostoli; a voi risvegliare questa devozione; a voi compiere questo dolcissimo ufficio nella Chiesa. Significa risvegliare gli apostolati, eccitare vocazioni.
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Torniamo alle sorgenti. Alle sorgenti troviamo Maria Regina degli Apostoli. E se così è stato all'inizio della Chiesa, niente di più sicuro che attingere all'antica fede. L'acqua è più pura quando è raccolta nella sorgente.
Zelo grande per questo, lavoro instancabile, diffusione continua: dalla piccola medaglia, ai fogli, periodici, libri.
L'Istituto ha una grande missione da compiere. Si capisce che in principio si incontreranno difficoltà. Quando le prime volte si parlava di mettere una suora alle macchine da stampa, molti sorridevano, non perché questo fosse cosa cattiva, ma perché era cosa nuova. Far penetrare la devozione alla Regina degli Apostoli: non capiranno subito, ma poco per volta, con molta pazienza; avrete compiuto una grande missione.
Nel mondo vi sono tanti bisogni. Ma il bisogno più urgente è quello delle vocazioni. Se noi avessimo un milione di sacerdoti in più, e più religiosi, potremmo diffonderci in ogni luogo sulla terra e portare Gesù Cristo a tutti i due miliardi di uomini viventi. | [81] Questo è della massima importanza. Non può essere solo un pensiero che [si] deve richiamare alla mente ogni tanto, ma un pensiero che deve accompagnare la vita, il nostro apostolato. È la vostra missione e la vostra sicurezza di vita.
Gli Esercizi spirituali si possono paragonare ad una buona tavola ben imbandita: gli elementi essenziali di essa sono la minestra e la pietanza, le altre cose sono accidentali. Così negli Esercizi gli elementi essenziali, quelli che servono a darvi la vita, sono: le Costituzioni, il Divino Maestro, la Regina degli Apostoli e S. Paolo.
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XI
BONTÀ DI DIO VERSO I CONVERTITI

[82] Negli Esercizi spirituali non deve mai mancare la meditazione sulla bontà di Dio. Vi sono sì anime che hanno più vantaggio dalle prediche che incutono timore, ma altre anime meglio s'incoraggiano con la meditazione sulla misericordia.
Il Signore è buono, molto buono: è Padre. La speranza intesa come confidenza in questa bontà, non è una semplice virtù di perfezione, ma è obbligatoria per tutti. È di obbligo come virtù teologale, necessaria a salvarsi.
Tre punti: 1) il Signore che richiama il peccatore; 2) l'accoglienza paterna che gli prepara; 3) come il Signore tratta i peccatori convertiti a lui.
Per dir tutto in poche parole: i peccatori convertiti devono avere grande confidenza di potersi far santi; devono confidare nella misericordia di Dio più ancora di chi è stato sempre innocente.

Parabole della misericordia

La bellissima parabola della pecorella smarrita ci rappresenta il buon pastore che, lasciate le novantanove pecorelle al sicuro, va in cerca di quella che si è allontanata e smarrita, fino a quando | [83] l'abbia ritrovata. E trovatala se la mette tutto allegro sulle spalle e la riporta all'ovile. «Si farà più festa in cielo per un peccatore pentito, che per novantanove giusti, i quali non hanno bisogno di penitenza»1. Su questo passo i commentatori si trovano un po' incerti poiché sembrerebbe esagerazione.
Così abbiamo la parabola del figliuol prodigo, egli per un semplice capriccio, vuole abbandonare la casa paterna e insiste col padre perché gli dia la parte che gli spetta. Questi, buono e condiscendente, gli dà quanto chiede e vede con dolore la partenza del figlio. Ma non cessa mai di sperare nel suo ritorno. Lo attende ogni giorno; fino a che dopo molto attendere lo vede ritornare stanco e lacero, umiliato. La bontà del padre diventa
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allora tenerezza. Gli va incontro, lo abbraccia, lo stringe al cuore e non gli permette neanche di finire la domanda del perdono, che egli lo ha già perdonato, ha già capito tutto! E ordina ai servi di preparare i vestiti più belli, di ripulirlo e di mettergli in dito l'anello; e fa uccidere il vitello più grasso: vuol festeggiare il ritorno del figlio perduto.
Se fossimo stati noi, certamente non gli avremmo forse rivolto parole di amaro rimprovero: In questo stato ritorni alla casa di tuo padre dopo aver consumato tutto il tuo, dopo esserti goduta la vita? Hai il coraggio di presentarti ancora? Nel nostro cuore non regna la bontà del cuore di Gesù.
Invece quel padre continua a dar ordini di preparare il più sontuoso banchetto, di invitare gli amici e i vicini, di festeggiare con musiche e danze il ritorno del figliuolo: era perduto ed era stato ritrovato; era morto ed era risuscitato.
A mezzo del festino il figlio maggiore, che era in campagna, [84] avvicinandosi a casa, sente musiche e danze; non sa spiegarsi il motivo dell'accaduto. Chiama uno dei servi e gli domanda che cosa volesse dire quella festa. Quando seppe montò in collera e non voleva entrare in casa. Al padre che lo invitava rispose: Ecco, da tanti anni io ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando, eppure non mi hai dato neppure un capretto da godermelo cogli amici; ma appena è arrivato questo figlio che ha divorato tutto il suo, hai ammazzato per lui il vitello grasso. E il padre gli rispose: Figlio, tu stai sempre con me e tutto il mio è tuo; ma era giusto banchettare e far festa perché questo tuo fratello era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato2.
«Si fa più festa in cielo per un peccatore pentito che per novantanove giusti!». Ci sembra quest'espressione un mistero! Sì, è mistero, ma è il mistero della misericordia. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per venire a cercare la pecorella smarrita, il peccatore pentito. E ogni volta che un peccatore si converte, è una vittoria di Gesù. Egli ha versato tutto il suo sangue e quanto lo consola il vedere che il suo sangue non fu sparso invano!

Un altro esempio mirabile della misericordia di Dio lo abbiamo nella Maddalena. Era stata la più grande peccatrice, ma udendo parlare di Gesù, tocca dalla grazia, aveva abbandonato il peccato
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per darsi ad una vita di penitenza e di amore. E che cosa permette Gesù a quell'anima pentita? Le permette che entri nella sala del convito; che gli lavi i piedi colle sue | [85] lacrime; che glieli asciughi coi suoi capelli; che lo profumi con unguento prezioso. Si lascia trattare come non si era lasciato trattare mai da nessun altro; tanto che Simone, meravigliato a quella vista, pensava: Se costui fosse un profeta, certo saprebbe che donna è costei che lo tocca. Ma Gesù che aveva letto il pensiero del fariseo, prese le difese della peccatrice e, rivolgendosi a lui, disse: «Simone, vedi questa donna? Sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato acqua per i miei piedi, ma essa li ha bagnati colle sue lacrime e li ha asciugati coi suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio, ma lei, da che è venuta non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non hai unto d'olio il mio capo, ma essa con l'unguento ha unto i miei piedi. Per questo ti dico le sono perdonati molti peccati perché molto ha amato»3.
Gesù non le rinfacciò mai il peccato. Anzi, di lei disse poi: «Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta in eterno»4. Non basta: sul Calvario, ai piedi della croce vi è la Maddalena5. E dopo la risurrezione Gesù riserva un'apparizione proprio per lei. Un'apparizione che è un eccesso di bontà: se ci fosse descritta così l'apparizione alla Madre sua, non ci stupiremmo! Le appare e la chiama per nome; le affida una commissione per gli Apostoli; la fa, anzi, apostola della sua risurrezione: «Va' dai miei fratelli e dì loro: Ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro»6.
Non basta: dopo l'ascensione di Gesù al cielo la Maddalena continua a ricevere un cumulo di grazia; conduce una vita ritirata, penitente e contemplativa; raggiunge la più intima unione col Maestro e le vette più alte della perfezione. Diventa una gran santa ed è venerata in | [86] tutta la Chiesa che ricorda la sua conversione e il suo atto di amore verso Gesù7. Il Maestro divino aveva detto: «In tutto il mondo, ovunque sarà predicato questo
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Vangelo, sarà detto in sua memoria ciò che essa ha fatto»8.
I peccatori sperino all'eccesso. Essi si trovano in una felicissima condizione: primo, perché l'esperienza li ha resi umili e attenti; poi essi hanno trovato il segreto per ottenere la benevolenza di Gesù il quale ha applicato loro il suo sangue non una, ma più volte. Il loro dolore, la loro umiltà, la loro fiducia ne ha commosso il cuore, quasi verrebbe la voglia di invidiarli. Gli innocenti avrebbero sulle labbra un lamento? No. Ma leggere sempre meglio nel mistero della misericordia del Signore.

Un altro esempio: Pietro. Egli peccò. Vinto dal rispetto umano, rinnegò il Maestro. Ma ecco, uno sguardo penetrante di Gesù: lo sguardo della misericordia. Pietro capisce; quello sguardo lo trafigge nel cuore; esce fuori e piange amaramente il suo peccato9. È a Pietro la prima apparizione speciale dopo la risurrezione; per lui sempre l'amore preferenziale. Appare Gesù sul lago di Tiberiade; gli Apostoli ne sono spaventati, perché credono di vedere un fantasma10.
Pietro ne dubita e, rivolto al Signore, dice: «Signore, se sei tu, comandami di venire a te sulle acque». Ed egli: «Vieni». E Pietro, sceso di barca cominciò a camminare sulle acque. Ma vedendo il vento gagliardo s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù, stesa la mano, lo prende dicendogli: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»11. Ecco, Gesù e Pietro camminano assieme sulle acque: Cristo e il suo Vicario.
Più tardi, è ancora sul lago di Tiberiade che Gesù manifesta [87] con segni visibili la paterna predilezione verso quel Pietro. Egli tre volte lo aveva rinnegato, ma aveva pure pianto il suo peccato.
Fattosi giorno, Gesù si presentò sulla riva: ma i discepoli non lo riconobbero. Ed egli domandò loro: «Avete niente da mangiare?». Gli risposero: «No». Ed egli a loro: «Gettate le reti a destra, e troverete». Le gettarono e non potevano ritirarle per la gran quantità di pesci. Disse allora a Pietro il discepolo da Gesù prediletto: «È il Signore!».
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E Simon Pietro, sentito che era il Signore, si cinse la veste e si buttò in mare. E gli altri discepoli, tirata la rete piena di pesci, vennero colla barca... E quando furono a terra videro dei carboni accesi sui quali era del pesce e del pane... Gesù aveva fatto il cuoco! Li invitò a mangiare; e lui stesso li servì. Quand'ebbero mangiato, Gesù, rivoltosi a Pietro con sguardo pieno di amore e con la più fine delicatezza materna, gli domandò una triplice attestazione di affetto, quasi a riparazione della triplice negazione: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di questi?». «Certo, Signore, tu lo sai che io ti amo». «Simone di Giovanni, mi ami tu?». «Sì, o Signore, tu lo sai che io ti amo». Per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami tu?». Pietro si contrista: egli ricorda la triplice affermazione: Io non conosco quell'uomo, e risponde: «Signore, tu sai tutto; tu lo sai che io ti amo». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli e le mie pecorelle»12. E voleva dire: Pascerai vescovi e fedeli; sarai capo di tutta la Chiesa. Eccolo confermato nel primato, eletto Vicario di Cristo, primo degli Apostoli e dei successori degli apostoli... Ecco le predilezioni divine per i peccatori...
[88] Quando un'anima si converte e confida pienamente nella misericordia di Dio, avanzerà di virtù in virtù... Gesù non ricorda più i peccati e vuole che su di essi si distenda come un gran velo di silenzio: il segreto della Confessione è il più rigoroso e il più rigorosamente osservato. L'anima del peccatore convertito può giungere alle più alte vette della perfezione e della santità. Mirate S. Agostino, S. Margherita da Cortona13. Questa santa, dopo la sua conversione, ebbe tali comunicazioni col Maestro divino, tale intima unione e tali sublimi elevazioni mistiche, che gli autori non sanno descrivere. E si è tentato di riprodurla sul film questa vita ammirabile, ma le prove sono riuscite sempre molto lontane dalla realtà. Oh, le ammirabili ascensioni delle anime convertite!

Pedagogia di Gesù

Che cosa fa Gesù con le anime che lasciano il peccato e che desiderano di seguirlo e di unirsi a lui?
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1) Concede la persuasione della propria debolezza e le guida sulla via della penitenza e dell'umiltà. Vi sono alcune anime troppo facilmente gonfie di sé; che praticamente non possono farsi sante se non cadono qualche volta in peccati anche gravi. Sono anime che hanno bisogno di umiltà. E il Signore spesso le umilia, permettendo cadute, affinché camminino sempre nell'umiltà, nella confidenza e nella penitenza, col capo chino e l'occhio supplichevole.
Dopo che abbiamo dato della testa contro un pilastro, si fa esperienza! Pietro si ricordò per tutta la vita del suo peccato. Fu Papa, convertì molte anime, diede la sua vita per Cristo; ma non dimenticò quelle parole di Gesù: «Prima che il gallo | [89] canti per la seconda volta, mi rinnegherai per tre volte». Né le sue proteste: «Se anche tutti si scandalizzassero per tua cagione, io mai! Dovessi anche morire con te, non ti rinnegherò»14. Alle volte si è baldanzosi e gonfi; si disprezzano i peccatori... E il Signore umilia. Attenti! Non v'è peccato commesso da uomo che non possiamo commettere anche noi. E chissà che altri siano poi in realtà meno colpevoli di noi. Forse non hanno ricevuto le nostre grazie.
Il pubblicano, ricordando la sua vita di peccato, non osa accostarsi all'altare. Rimane in fondo al tempio e si picchia il petto e chiede misericordia. E ottiene il perdono. Mentre il fariseo, superbo e gonfio di sé, torna a casa con un peccato di più15.
Matteo pentito divenne apostolo ed evangelista. Mentre prima aveva condotto una vita da pubblicano e gabelliere16.
2) Gesù concede al peccatore grande fiducia nella sua misericordia. Sperino i peccatori, pensando che Gesù ritiene una conversione come una grande sua vittoria, il fine della sua redenzione. Quando Gesù fu elevato sulla croce, la sua prima preoccupazione furono i peccatori: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che si fanno!»17. E al buon ladrone pentito disse: «Oggi sarai con me in Paradiso!»18. Cosicché neppure il Purgatorio per
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lui. «Ecco, esclama il S. Cafasso19, pei ladroni e pei condannati amorte, neppure il Purgatorio!». È il pentimento e il cuore umile che piacciono a Gesù!
3) Il peccatore, generalmente, dopo la sua conversione è spinto
ad una vita di riparazione: riparare le proprie e altrui mancanze. Molti peccatori | [90] hanno sentito il bisogno di consacrarsi alle opere di zelo e compirono tanto bene quanto prima avevano fatto di male.
Saulo aveva perseguitato la Chiesa di Cristo, ma quando questo Cristo lo atterrò da cavallo ed egli comprese il suo fallo, si convertì tutto al Signore20. Anzi, in quella stessa Damasco volle cominciare a predicare, e con tanto fervore e zelo, fino ad essere imprudente. Allora il Signore lo avvertì. Ci vuole un periodo di tempo per rendere ferma e stabile la propria conversione. Saulo si ritirò in Arabia ove si preparò a diventare il grande Apostolo.
Capo della famiglia delle Figlie di San Paolo è il più grande convertito, il quale giunse alle più alte vette della santità; egli non ebbe solo alcune ascensioni mistiche, ma toccò le più alte vette della mistica. Fu l'apostolo più ardente e ci lasciò il monumentale lavoro delle sue lettere che sono il più bel commento teologico del Vangelo. Non solo: come cristiani, siamo figli di S. Pietro. Egli è il primo vicario di Cristo, il primo Papa ed è un peccatore convertito!
Ed allora, perché non avere fiducia? E perché voler sempre ripetere: Ma io ho peccato... chissà se riuscirò a farmi santo colle mie mancanze? Una volta bene confessato, il peccato è perdonato. Perché si dovrebbe mancare di fede? Perché camminare sempre con quello sconforto che è poi una vittoria del demonio? Sono state troppo gravi le mie mancanze! Fortunati gli innocenti!. Vi siano, sì, questi pensieri, ma nella giusta misura, e
sopra di essi regni la fiducia.
È gloria di Gesù Cristo cambiare i più grandi | [91] peccatori in grandi santi! Venne sulla terra a cercare i peccatori e mangiò con essi e si intrattenne in conversazione con essi. Fu accusato di
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tale condiscendenza ed egli si difese. Li accolse e li perdonò sempre quando si mostrarono pentiti.
Fiducia! Tutte le ragioni che ci inducono allo scoraggiamento, possono voltarsi in ragioni di confidenza. Sempre umili e pentiti, sì, come S. Pietro che doveva portare un fazzoletto al braccio per asciugare le continue lacrime che gli sgorgavano dagli occhi al ricordo del suo peccato, ma sempre confidenza e amorosa riconoscenza. L'essere stati peccatori è quasi una ragione di più per confidare di poter salire ad alta santità. Purché si abbia illimitata confidenza e umiltà sincera.
Non si onora tanto il Signore col riconoscere la sua giustizia, quanto col riconoscere la sua misericordia. Il Signore è soprattutto buono. Ripetiamo spesso la giaculatoria: «Signore, credo alla tua bontà».
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XII
LA REGINA DEGLI APOSTOLI NELL'ISTITUTO

[92] Abbiamo considerato già come tutto quello che ebbe Maria di doni celesti, di virtù, di grazia, di privilegi, tutto mirava ad un solo scopo: renderla degna apostola. Nessuno prima di Maria ha dato Gesù al mondo; nessuno ha dato Gesù più di lei; nessuno può darlo senza di lei o come lei. Cosicché la devozione alla Regina degli Apostoli è la devozione di coloro che si dedicano all'apostolato.
Maria non aveva compiuto la sua opera sul Calvario, quando ricevette Gesù morto tra le sue braccia. Allora la sua missione da singolare, divenne universale. Da quel giorno, per così dire, cessò di esercitare l'ufficio di madre verso uno per cominciarlo verso una moltitudine. Da quel giorno Maria ci accolse tutti nel suo cuore.

Ragioni per cui Maria è apostola

Maria SS. è apostola per tre ragioni:
1) Perché esercitò l'apostolato universale e cioè esercitò un apostolato che comprende tutti gli altri apostolati. | [93] Tra gli apostoli, chi compie un'opera e chi ne compie un'altra: vi sono perciò l'apostolato della preghiera, dell'esempio, della sofferenza... Maria li compì tutti. Gli uomini praticano qualche versetto del Vangelo; Maria tutti. Ella è la piena di grazia, e dalla sua pienezza noi attingiamo.
2) Perché Maria difende tutti gli apostoli, li protegge e chiama anime a tutti gli apostolati; dà la sua grazia in maniera che non c'è nessuno degli apostoli che non senta il calore e non riceva la luce da questa Vergine.
3) Perché ella diede Gesù in un modo eminente. Il suo apostolato è il più alto; non può essere eguagliato e tanto meno superato. Diede Gesù al mondo e con Gesù tutti gli altri beni. Se abbiamo la Chiesa, è per Maria. Se abbiamo i sacramenti, è per Maria. Se abbiamo il sacerdozio e il papato, è per Maria. Se abbiamo lo stato religioso, è per Maria. Se abbiamo la benedizione,
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è per Maria. Se abbiamo la Confessione e la Comunione, è per Maria. Se possiamo visitare Gesù presente nel sacramento dell'Eucaristia, è per Maria. Se possiamo assistere alla Messa e ricevere il Signore nei nostri cuori, è per Maria. Quale bene non è venuto all'umanità attraverso Maria? «È volontà di Dio che tutto ci venisse per Maria»1. La salvezza di ognuno di noi viene da Maria.
Maria è la speranza dei peccatori, degli esuli, dei prigionieri; è la consolatrice di ogni afflizione. Tutto da Maria, in tutti i tempi: come dal collo passa tutto ciò che dal capo va nel corpo. Il capo è Gesù Cristo, il collo è Maria; il corpo sono i fedeli, siamo noi, membra di Cristo.
Orbene, se questa è la posizione di Maria, quale | [94] bene possiamo portare all'umanità maggiore di questo, di far conoscere, pregare, onorare questa Vergine? Chi diffonde la devozione alla Regina degli Apostoli è gran benefattore dell'umanità.
Maria è l'ispiratrice delle arti e della musica, dei pittori e dei poeti, dei musici e dei letterati. È colei che raddolcisce i costumi, che dà la forza ai martiri, il candore alle vergini.
Le vergini-apostole imparino tutte da Maria, specialmente ottengano da Maria che dappertutto si sparga il profumo dei gigli. Attorno a Maria vi è sempre una fioritura di gigli; dove c'è Maria si formano le schiere di anime che vogliono consacrarsi a Dio. Sono attratte dal celeste suo profumo. Oh, se questa devozione potesse arrivare dovunque sulla terra!
Pensate alla Cina e ai suoi cinquecento milioni di cinesi! Là, dislocate nelle varie parti, immaginate un bel numero di anime che portano Maria, che fanno conoscere e pregare Maria. Vorrebbe dire far rifiorire la nazione; vorrebbe dire far conoscere, pregare, onorare, amare Gesù Cristo e la sua Chiesa. Vorrebbe dire conquistare una porzione, la più numerosa di tutta l'umanità a Cristo.

Ruolo di Maria nella Congregazione

Quale parte ha Maria nella vostra famiglia? Nella vostra Congregazione? Maria è la madre della vostra Congregazione, poiché
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è lei che ha ispirato e ha guidato gli inizi: tutti i passi erano sempre suggeriti e ispirati da lei, nelle sue festività, nelle sue chiese. Siete figlie di Maria non solo nel senso comune, ma nel senso particolare: figlie predilette. È la Vergine che suscita le vocazioni buone; che ha suscitato la vostra vocazione.
Noi spesso diamo tanto peso alle cause umane; sì, questi sono mezzi di cui si serve il Signore. Ma | [95] è Maria che vi ha ottenuto la grazia di intraprendere una vita di perfezione, di scegliere la parte migliore, di poter consacrare tutto il cuore a Dio. E questa è la più grande grazia della vita, a cui seguirà poi quella della buona morte e del Paradiso.
Noi dicevamo, forse senza sapere che cosa chiedevamo, molte Ave Maria, rosari, giaculatorie. Ma al centro del Pater noster si diceva: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra». In quella domanda sono incluse tutte le grazie che noi non sapevamo chiedere ma che sono venute. Ed è volontà di Dio che tutti si salvino2 e che diano a lui la debita gloria, avendo egli creato tutto per sé: «Universa propter semetipsum operatus est Dominus»3. E la sua gloria la ottiene con la nostra salvezza eterna; e perciò, lavorando noi per la nostra salvezza, lavoriamo pure per la sua gloria.
Ma come potremo più facilmente lavorare per la nostra salvezza? In che modo Dio ci darà di raggiungere più facilmente il fine stabilito da lui? Coll'invitarci alla vita religiosa, poiché si è, sì, santi dopo il Battesimo, ma di una santità comune. La santità speciale, eroica, si ottiene più facilmente nella vita religiosa. Saranno sempre più numerose le anime che si consacrano esclusivamente al servizio di Dio.
Alla fine di una predica tenuta da padre Manzella, sullo stato religioso, molti gli fecero osservare: Ma, padre, se tutti si facessero religiosi, il mondo finirebbe! Oh, che bella fine, rispose il padre, che bella fine! Si finirebbe con tutti gigli.

Le vocazioni dipendono da Maria: e noi | [96] l'abbiamo ottenuta da Maria la vocazione. Ecco la volontà di Dio! Al punto centrale del Pater vi è questa domanda e voi l'avete chiesta senza sapere di chiederla, ma il Signore vi ha concesso di far la più bella
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volontà sua: di essere religiose. Dovete ora però, continuare a chiederla, poiché non basta incominciare, ma bisogna perseverare. E sarà la Vergine Regina degli Apostoli colei che vi darà la grazia di corrispondere sino all'ultimo giorno.

Maria interviene nel probandato, nel noviziato, dopo la prima professione; e tanto più interviene quanto meno è sentita. La madre è delicatissima nell'apprestare le sue cure materne ai figli: è capace di mettervi la medicina nella minestra, perché la prendiate senza sentirne il gusto amaro.
Maria assiste particolarmente le professe di voti temporanei delle quali bisogna avere la massima cura. La novizia, al termine del suo noviziato, deve incontrare una seconda maestra buona, dolce, materna, simile a Gesù che educava i suoi apostoli. Egli li mandava in propaganda per un po'; poi li richiamava vicini a sé, voleva sentire il resoconto della loro missione, li faceva riposare, li conduceva in luogo solitario per farli pregare meglio4. Bisogna usare questa carità. Essere superiori in bontà, se davvero vogliamo che l'essere superiori significhi aiutare. Ci vuole una dedizione completa, totale, pia.

La Vergine benedetta ha parte nella redazione: illumina; ha parte nell'apostolato tecnico: dà forza e ispira a cercare sempre nuovi mezzi per far con più precisione e sveltezza. Ha parte nella propaganda: le figliuole che camminano, si mettono sotto il manto benedetto e producono frutti | [97] stabili, per la vita eterna. Maria fa sì che non si lavori per attirarsi l'amore, l'affetto dei superiori o degli inferiori. Guai ad attirare a sé l'affetto dei cuori che devono essere tutti di Dio! Rubare l'onore e rubare l'amore a Dio, sono due cose odiose al suo cospetto. Sarebbero un'offesa, un furto, un latrocinio a Dio! Bisogna dare solo a Dio l'onore e la gloria, ma bisogna anche solo a Dio dare l'amore e il cuore. L'apostola spenderà tutte le sue energie per il Signor e; questa è la verginità: non amare altri che Dio e non voler far amare che lui.
La Vergine benedirà, consolerà anche nelle tristezze e nelle amarezze della vita apostolica. Aiuterà a osservare la vita comune, metterà nella vostra famiglia lo spirito di pietà, di sottomissione, di affetto all'Istituto. Soccorrerà nei momenti delle tentazioni, degli sconforti, nei giorni della malattia e della vecchiaia.
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Finalmente la Vergine benedetta renderà stabile la vostra Congregazione, la estenderà sempre più, la costituirà sulla via giusta. Darà la grazia di compiere un gran bene nella Chiesa secondo la mente della S. Sede ne ll'approvarvi. Infine, sul letto di morte verrà ad assistervi, ricevere l'anima vostra e portarla a Dio.
Maria nell'Istituto è tutto, come tutto è stata per voi la vostra mamma fino all'età in cui siete rimaste a casa; notando però che le mamme terrene non mancano di difetti e non hanno il potere di fare tutto quello che vogliono. La Vergine invece, è la perfetta tra le creature, è l'onnipotenza supplichevole, è un gran cuore. E se questa è la Vergine Regina degli Apostoli per ognuna, per l'apostolato, per l'Istituto, quale conclusione?
Nella città di Genova, ai piedi di una statua | [98] della Madonna è scritto: «Posuerunt me custodem!»5. Mettere la Vergine a custodia dell'Istituto, dell'apostolato, delle vocazioni, delle anime.
Dapprincipio non si è potuto spiegare tutto. Si è cercato di spiegarla con la divozione del S.[Luigi] Grignion de Montfort6; ma ora bisogna fare un passo avanti. Arrivare qui: all'apostola, alla Regina degli Apostoli, in modo che per Maria, in Maria, con Maria, da Maria apostola, non solo nella parte spirituale, ma in tutto l'Istituto, in tutto l'apostolato, in ogni anima.
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XIII
LE QUALITÀ DELLO ZELO APOSTOLICO

[99] Lo zelo ha un triplice fondamento: una fede viva e profonda; una grande innocenza di vita; intenso amore a Dio e agli uomini.
La meditazione presente è come una preghiera per domandare al Signore fede viva, santità di vita, ardente carità. «O Dio onnipotente ed eterno, aumenta in noi la fede, la speranza, la carità, e perché meritiamo di conseguire ciò che prometti, fa' che amiamo quanto comandi»1. La base e il fondamento dello zelo sono le virtù teologali.

1. Aumento di fede: quando la fede è debole, non porta neppure l'anima a lavorare per la propria santificazione. Quei cristiani che hanno fede debolissima, non compiono i più stretti doveri religiosi. La fede viva ci porta a lavorare per la nostra santificazione. La speranza è ferma quando è accompagnata dalle opere. La carità è forte quando ci porta a spendere le proprie energie per Dio e per il prossimo. Può essere una piccola fiamma o un grande incendio; e quando è un grande incendio | [100] porta l'anima a farsi tutta a tutti, come dice S. Paolo di se stesso2, o come dice l'Oremus della Messa di S. Francesco di Sales il quale si mostrava premuroso per ogni categoria di persone3.
Le virtù teologali non sono un semplice consiglio ma sono necessarie per salvarsi; sono indispensabili all'inizio della vita cristiana; sono obbligatorie in vita e più ancora in punto di morte. I consigli evangelici sono molti, ma sono sempre consigli. Qui invece si tratta del fondamento della vita cristiana, di ordinare tutta la vita alla eternità.
Fede viva significa non solo credere, ma credere, ma credere molto bene. Il battezzato ha fede; fede ordinata a farlo vivere cristianamente.
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Il sacramento della Cresima porta un aumento di fede, per cui l'anima arriva allo zelo: la Cresima è il sacramento dell'apostolato. Non solo ci fa figli adottivi di Dio, ma soldati: soldati che difendono l'onore di Dio, il buon costume, soldati che muovono alla conquista. Noi abbiamo da combattere il demonio, il nostro egoismo; abbiamo da conquistare non i beni di questo mondo, ma le anime; ed estendere il regno di Cristo su tutta laterra. Vediamo tante persone nel mondo darsi all'apostolato. È frutto nel loro ambiente del sacramento della Cresima.
Il Signore, però, oltre a questa schiera di cristiani, si sceglie un'accolta di anime che sono guida a questi soldati combattenti. Sono come i capitani nell'esercito di Cristo e della Chiesa. Sono i religiosi, i sacerdoti, le religiose. E dove attingono questo aumento di fede? Dalla vocazione, nel noviziato; e specialmente nella professione, | [101] che è un secondo battesimo. Resta l'anima più bella per questa purificazione, nuova; se essa corrisponde e fa il dono completo di sé al Signore, diventa come il vaso eletto in cui Dio versa i doni dello Spirito Santo e i tesori della sua grazia.
Più penetrata delle verità cristiane, l'anima si sente accesa di zelo di farle [conoscere], di estendere il regno di Gesù Cristo e portare le anime al Paradiso. Nuovi desideri e pensieri e preoccupazioni in quell'anima: pensieri e desideri di apostoli e di apostolato.
Per avere fede viva, da una parte domandarla a Dio: «Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam»4, dall'altra la nostra cooperazione. Cooperazione che consiste nell'innocenza di vita e istruzione sulle verità ed atti frequenti di fede. Non che studiare voglia dire credere, ma vuol dire acquistare conoscenza più profonda che per la grazia diverrà virtù teologale.
L'istruzione catechistica ricevuta nella vostra parrocchia, fu il fondamento della vostra istruzione; ma occorre approfondire man mano le verità già apprese. Appartenere ad un Istituto docente e non voler studiare è contraddizione. Ci può essere chi vorrebbe sempre solo studiare e non mai insegnare: sarebbe un difetto; sempre studiare, sì, ma anche sempre insegnare. E non si creda che studiare sia un perdere tempo; studiando l'anima si
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illumina e si hanno orizzonti sempre più vasti. Nel terzo mistero glorioso chiedere allo Spirito Santo i doni della sapienza celeste.
E perché la Vergine ha compiuto il suo apostolato come nessuna creatura? Perché fu ripiena di fede e ricevette una scienza infusa che supera quella di tutti i santi assieme. A ragione S. Elisabetta, ispirata, le disse: «Beata te che hai | [102] creduto!»5. Perché aveva avuto la fede si compirono in lei tutte quelle cose che le erano state annunziate; per questo si compì l'apostolato di Maria: dare Gesù Cristo al mondo.
Considerate la fede di Maria alle nozze di Cana. Considerate la sua fede nella passione di Gesù: in tutti si era oscurata la fede, solo in Maria rimase accesa. Ella non dubitò mai. Con le pie donne seguì Gesù al Calvario e vi rimase anche alla sepoltura. E poi attese, sicura, la risurrezione e il trionfo di Cristo.
Quanto è grande la nostra fede? Leggere, studiare, ascoltare; praticare, aiutare, in sostanza, il Signore a concederci questa fede. E ogni volta che la nostra fede è messa un po' alla prova, quando dobbiamo credere quasi contro l'evidenza, allora la fede fa forse i migliori passi; perché non si giudica più per ragionamenti umani, ma per ragionamenti soprannaturali.

2. In secondo luogo ci vuole grande innocenza di vita e cioè santità, speranza. Chi non ha cura dell'anima propria, come potrà pensare a santificare gli altri? Chi è pagato, potrà fare qualche cosa, come fanno i pastori protestanti; e cioè chi spera qualche ricompensa e premio sulla terra. Lo zelo cerca in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia, ossia la santità.
Si richiede innocenza di vita; poiché al giorno del giudizio il fuoco proverà le nostre opere se erano veramente soprannaturali o se erano compiute per fine terreno. Oh, quante anime in quel giorno si allieteranno perché il loro zelo per il prossimo era fondato su altro zelo, quello della santificazione propria! E invece molti dovranno rattristarsi perché vedranno come molte loro | [103] opere avranno già ottenuto la mercede su la terra: «Iam recepisti mercedem tuam: Ormai basta, sei già stato pagato!»6.
Esaminiamo bene con quale zelo noi attendiamo alla nostra santificazione: l'osservanza delle Costituzioni, l'impegno per
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progredire, il lavoro per l'acquisto delle virtù e la vita di unione con Dio.

3. Aumento di carità. Quando si ha nel cuore una fiamma viva di carità, si vorrebbe che tutti amassero veramente il Signore. Quando si ama con tutta la mente, con tutte le forze, con tutto il cuore, l'anima comprende bene le parole del Pater: «Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà»; e come lo recita bene il Pater, specialmente in questa prima parte! Alcuni invece, comprendono il Pater solo nelle ultime domande: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, non ci indurre in tentazione, liberaci dal male». Ma le anime che amano veramente il Signore, capiscono e approfondiscono specialmente le prime domande.
Maria fu accesa di amor di Dio nella sua immacolata concezione e andò divampando di giorno in giorno: fino ad accettare di diventare la madre di tutti gli uomini, fino a morire di amore.
Amore verso le anime. Comprendere a quale prezzo Gesù Cristo le ha riscattate dall'Inferno: «Ci amò e diede se stesso per noi»7. L'anima diventa attiva, fervente, zelante nelle opere di Dio; fino a spendersi e sopraspendersi per esse.
E come conclusione rinnoviamo la nostra supplica al Signore: Donaci, o Signore, aumento di fede, di speranza, di amore, affinché il nostro zelo sia secondo il tuo cuore e possiamo portare il tuo nome fino agli estremi confini del mondo.
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XIV
CARATTERISTICHE APOSTOLICHE

[104] Nell'apostolato è utile essere sostenuti da mezzi umani e, più utile, essere sostenuti da mezzi soprannaturali. Ciò per compierlo con minor fatica, con maggior frutto e con più merito per la vita eterna.

La letizia

Sussidio dell'apostolato è la santa letizia; poiché la letizia è la qualità che sgorga dall'innocenza dell'anima, dalla semplicità e dalla rettitudine del cuore. Il fanciullo è quasi il simbolo della letizia: possiede l'innocenza, l'umiltà e la sincerità e le dimostra esternamente. E allora si capisce come egli renda lieta tutta la famiglia e l'ambiente in cui vive.
La letizia viene da Dio: Dio è la stessa beatitudine, e coloro che portano Dio nel loro cuore, partecipano a questa felicità. Certo non potranno raggiungere la felicità perfetta su questa terra, ma possederanno la pace che è possibile su la terra.
Ognuna pensi e cerchi di togliere quelle tristezze, malinconie, nervosità, che peserebbero su di sé, su le persone che convivono. Le cause di esse | [105] possono essere il peccato, gli scrupoli, l'abitudine di vedere tutte le cose sinistramente, di interpretar male, di prevedere disgrazie su disgrazie, il lasciarsi dominare dalle impressioni, e colpire eccessivamente da avvenimenti tristi.
C'è il peccato? Si confessi; e si riacquisterà la pace e la tranquillità. C'è lo scrupolo? Si obbedisca al confessore. Vi è l'abitudine di interpretar male? Fare un vero proposito di dubitare dei nostri giudizi. La facilità a pensar male e giudicare male è un difetto notevole. Invece l'abitudine di interpretare bene e di giudicare bene è la cosa più necessaria in comunità.
Il diavolo niente cerca di più che mettere nelle anime lo scoraggiamento, la sfiducia. Combatterlo cercando ragioni e motivi di incoraggiamento e di fiducia. Avete mai visitato la casa della mestizia? Chi l'ha visitata ce la descrive così: Sulla porta v'era una donna seduta, il corpo abbandonato e la testa fra le mani.
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Nell'interno un'altra donna, scarmigliata, con le braccia cascanti, dal volto scuro: camminando mandava gemiti e sospiri. Più in là seduta a tavola, una terza donna, col cucchiaio in mano e con lo sguardo nel vuoto mandava sospiri. Più innanzi un gruppo di donne in gemiti e discorsi tristi. Abitiamo la casa della letizia che è la casa stessa di Dio!
Bisogna eliminare le cause di scontento e di tristezza, fino al punto che, se un carattere non si corregge, non si ammetta alla professione, perché non è carattere socievole. Nella vita religiosa vi sono sì, molti sacrifici da fare, ma un'anima che sa di farli per Gesù, di vivere con lui, di | [106] essere assistita da Maria, deve compierli sempre con la gioia sul volto e con il sorriso sulle labbra. «State allegri; ve lo ripeto, state allegri»1, dice S. Paolo. Dove non c'è la letizia, o c'è il diavolo o sta per entrarvi.
Letizia individuale e letizia di famiglia. Vi sia in ogni casa chi porti sempre la nota della gioia santa: aiuterà la salute e darà sollievo anche nelle fatiche più dure e prove dolorose. Che la famiglia delle Figlie di San Paolo sia tutta soffusa di letizia santa: si pregherà meglio. Si passerà facilmente su tante cosette che, viste con occhio torbido, sembrerebbero montagne.
Letizia nella libreria e nella propaganda. Intenderla bene questa letizia! Non un'espansione eccessiva per le suore, non un ridere scomposto, non uno scherzare leggero, no. La Vergine non era così. Entrò nella casa di Elisabetta, portò la letizia perché portò la grazia.
Letizia nell'apostolato, specialmente nel vostro apostolato che vi pone in continuo contatto col mondo. Il mondo deve essere convinto che nella casa di Dio si vive contente perché si possiede la grazia di Dio. Non va bene che, per es. la suora in libreria si metta in fondo al banco, con la testa appoggiata fra mani cascanti, senza quasi accorgersi di chi entra e, forse dopo un po' alzando la testa e con volto accigliato, domandare che cosa voglia. Volto sorridente a tutti, animo lieto, saluto cristiano. Mostrare che si è felici di servirli e far del bene. La letizia trasparisce e produce salutari impressioni. Anime liete, famiglia lieta, apostolato lieto. Le anime liete si fanno anche più presto sante. Un santo triste è un tristo santo.
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Ma vi sono occasioni di piangere. Quando si sentono bestem mie [107] e discorsacci, si vedono certi peccati… E tuttavia non è la tristezza che porterà riparo; si porti invece del bene: «Beati i passi di chi evangelizza il bene, di chi porta la pace!»2.

La retta intenzione

Altro sussidio dell'apostolato, che è parte naturale e parte soprannaturale, è la retta intenzione: «Gloria a Dio nei cieli altissimi e pace in terra agli uomini di buona volontà!»3. Quando l'anima si pone nella santa indifferenza per qualunque cosa: piaccia o non piaccia ai suoi gusti, e desidera che le sue azioni siano un incenso che sale profumato al trono di Dio, allora si comincia bene. Vi sarà la prontezza alla volontà di Dio e si inizierà la giornata appoggiata a Cristo.
La retta intenzione porta letizia, perché l'anima sa che così operando, guadagna meriti per il cielo. Ogni passo, ogni parola, ogni sforzo è come una gemma preziosa che si acquista. Ogni parola scritta con inchiostro nero, viene trascritta dagli angeli in oro.
Quando l'operaio sa che la giornata è ben pagata, durante il lavoro esprime la sua gioia nel canto. Si capisce allora come le suore sentono il bisogno di cantare, anche durante l'apostolato.È il Signore che mette nell'anima questa letizia: fa sentire di essere lui stesso la ricompensa oltremodo grande: «Ego ero merces tua, magna nimis»4. E S. Paolo a ragione diceva: «Superabundo gaudio in omni tribulatione mea»5. Quando Paolo e Barnaba furono imprigionati, i carcerieri si stupirono a sentire come quei due condannati, dal fondo della loro prigione, cantassero. Invitavano i passanti ad ascoltare quella cosa insolita6. | [108] Ah, sì, S. Paolo sapeva bene che le giornate non sono mai così piene come quando sono segnate da croci!
È vero: il cuore soffre e qualche volta si sente il bisogno di ripetere con Gesù: «Padre, se è possibile, passi da me questo
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calice»; ma poi subito si soggiunge: «ma non la mia volontà sia fatta, sebbene la tua, o Signore!»7. L'anima è sicura che il buon Padre celeste l'ama, la guarda con occhio compiacente, e l'aspetta nel regno della sua beatitudine; la farà sedere alla sua mensa e l'abbevererà al calice della gioia eterna.
La retta intenzione custodirla con diligenza; facilmente si possono intromettere intenzioni vane o perverse. Per la retta intenzione si ha coraggio anche quando le cose non riescono, anche quando si è stanchi, anche quando si è interpretati male. E giova anche per ottenere le benedizioni di Dio. Che cosa facciamo noi da soli? Siamo uno zero. Ma se davanti allo zero mettiamo l'uno, cioè Dio, allora tutti gli zeri acquistano valore, e quale valore!
Qualche volta si sbaglierà; qualche volta seminiamo e non raccogliamo; non importa: raccoglieremo domani o raccoglieranno altri, ed il merito è di chi lavora, non di chi raccoglie. Specialmente nei princìpi, si semina nel sacrificio e spesso non si ha la consolazione del raccolto.
Alle volte si vede ben poco frutto. Il grano viene seminato nell'autunno. Dopo qualche giorno certamente non lo troverai già cresciuto, ma se andrai nell'estate, troverai le messi biondeggianti. Altre volte invece le cose cominciano con gran successo, ma allora bisogna dubitare. Chi | [109] cammina nella verità non si illude, resta umile sempre, anche nelle prosperità. Sempre nella santa gioia e nella retta intenzione; il Signore farà il resto. La Vergine santissima proteggerà sempre. Quando un'anima cammina sotto il manto di Maria e si nutre di Eucaristia, e tiene fisso il suo sguardo al cielo, che cosa le manca ancora? Paradiso! Che sarà la piena interminabile letizia.
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XV
PENSIERO DEL PARADISO

[110] Camminare sotto il manto di Maria, appoggiarsi a Gesù Eucaristico, volgere l'occhio al cielo dove siamo attesi. Il pensiero del Paradiso dev'essere uno dei primissimi pensieri al mattino; uno dei pensieri che ci guidano costantemente nella giornata; il pensiero del cielo uno dei pensieri con cui si va al riposo. Tutti siamo creati per il Paradiso.
Il fine di questa vita è conoscere, amare e servire Iddio, per andarlo poi a godere in cielo per l'eternità. I religiosi, però, hanno un motivo specialissimo per desiderare il Paradiso. Essi hanno lasciato il mondo, rinunciato non solo al peccato, ma anche a ciò che è lecito; quindi per essi il Paradiso è proprio la parte, l'eredità che si sono scelta.
Quale porzione potremo noi avere sulla terra? Nessuna; volontariamente abbiamo rinunciato a tutto per eleggere la parte migliore che non ci sarà tolta1. Le Costituzioni terminano infatti così: «Voi che avete lasciato tutto e che mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna»2. E questa è la promessa che il sacerdote | [111] ricorda dopo aver ricevuta la professione dei voti religiosi. Gesù ha detto: «Beati i poveri di spirito»3, ma beati perché di essi sarà il regno dei cieli; si lascia il poco per il molto, il temporaneo per l'eterno, il mondo per Dio. Pensarvi spesso; ma quale ne è il mezzo?
La sacra liturgia è uno dei mezzi migliori per pensare sovente al cielo. Nel corso dell'anno celebriamo le feste del Signore: Natale, Pasqua, Epifania, Ascensione, Corpus Domini, SS. Trinità, ecc. Gesù ci è presentato nei tratti principali della sua vita mortale. Lo contempliamo bambino nel presepio; adolescente e giovanotto a Nazaret; quando percorre le strade della Galilea nel suo ministero pubblico; lo contempliamo nella passione e sul Calvario; lo contempliamo nella sua ascensione al cielo. Gesù ci ha tracciato la via e ci ha indicato dove essa finisce: nel gaudio
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eterno di Dio, per Gesù, come per noi. Nell'anno celebriamo ancora le feste della Madonna: la concezione immacolata, la natività, il nome di Maria, la divina maternità, l'Addolorata, ecc.; ma qual è il termine? L'assunzione: il cielo. Ecco la strada: si passa attraverso un gran numero di vicende, or liete or tristi; si incontrano difficoltà di ogni genere; si sopportano tentazioni e sofferenze, ma alfine si raggiunge la meta: il cielo.
Nell'anno celebriamo ancora le feste dei santi. Santi di ogni condizione: santi giovani e vecchi, sante suore, sante madri di famiglia, santi antichi e santi moderni; gli apostoli, i confessori, i martiri, i vergini. Ma qual è stato il termine loro, la conclusione per tutti, il luogo ove tutti sono | [112] adunati? Il Paradiso. E la Chiesa ci fa celebrare le feste dei santi non solo perché li veneriamo, ma per il potere che essi hanno presso Dio. Specialmente però perché non ci rincresca di imitare nella vita quei santi che ora celebriamo nella gloria. Perché seguendoli sulla terra, un giorno ci uniamo a loro in cielo. Ogni giorno, nel celebrare le feste dei santi, pensiamo: Se questi e quelli sono riusciti a farsi santi, perché non vi riuscirò anch'io?4.
Non v'è segno più certo di salvezza che la fedele vita religiosa. Avanti quindi con coraggio e fede. Quando ricordare il Paradiso? Ogni giorno, sì, ma particolarmente quando vi sono difficoltà. Ci conforti il pensiero: È breve il soffrire, eterno il godere. Intanto abbiamo già trascorso molti anni di vita su questa terra e forse già molti meriti ci attendono alle porte dell'eternità. Abbiamo già superato molte difficoltà: superare con coraggio le difficoltà che ancora al Signore piacerà di mandarci.
Ricordare il Paradiso quando si è tentati. Dire di no a satana; egli è bugiardo e ingannatore. Non si può seguire colui che lasciò il cielo, e che ora abita l'Inferno. Ricordare il Paradiso quando l'ufficio pesa. Come un giorno non ci stancheremo di godere, così ora non stancarci di lavorare.
Sulla terra è impossibile farsi un'idea esatta del Paradiso. S. Paolo dice che lassù si proveranno delle cose che nessuno ha mai provato, si udranno delle cose che nessun orecchio ha mai udito, si vedranno delle cose che nessun occhio ha mai visto5. È dunque premio superiore ad ogni nostro intendimento.
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1 Cf VN 9 [1947] 8.

1 Mt 13,3-9.

2 Lc 8,11.

3 Cf Lc 2,19.

4 Cf At 9,15.

1 La memoria liturgica di S. Giovanna Francesca di Chantal (1572-1641) ricorreva il 21 agosto.

2 Nella liturgia precedente il Vaticano II era così chiamata l'orazione recitata a bassa voce sulle offerte.

3 Pr 31,10.

4 Cf Mt 13,44.

5 «Vende tutti i suoi averi».

6 Sebastiano, capitano delle guardie imperiali in Roma, subì il martirio durante la persecuzione di Diocleziano all'inizio del IV secolo.

7 Mt 13,45-46.

8 Mt 13,47-48.

9 Cf Mt 13,49.

1 Roma, 19 agosto 1947 (cf VN, 9 [1947] 7-8). Nel numero di luglio di VN, don Timoteo Giaccardo sviluppa brevemente la storia della teologia mariana nella FP fino alla posa della prima pietra del santuario (cf VN, 7 [1947] 4-5).

2 Sir 24,23.

3 Cf Mt 19,29. Costituzioni, art. 378.

4 Con il Decretum laudis, 13 dicembre 1943, le Costituzioni furono approvate ad experimentum per sette anni.

5 Mt 25,23.

1 Cf Lc 10,28.

2 A. Manzoni, I promessi sposi, capitolo III. L'espressione, veramente, è pronunciata da fra Galdino, mentre racconta ad Agnese il miracolo delle noci.

3 Gregorio IX (1227-1241).

4 Con probabilità si tratta di Gaetano da Thiene (1480-1547), fondatore dei Teatini e apostolo degli incurabili.

5 Cf Sal 1,2.

6 Cf Artt. 154, 180, 188.

7 Proprio in questo tempo si pensa a un Direttorio scritto. M. Nazarena Morando, incaricata della stesura, nel 1947 ne inizia la pubblicazione sulla Circolare interna Vita Nostra. Il testo si ispira al Direttorio della SSP, scritto dal Beato Giaccardo nel 1946 (cf G.T. Giaccardo, Direttorio, Centro di Spiritualità Paolina, Roma 2000).

8 Sal 37,27: «Sta' lontano dal male».

9 Espressione latina che per analogia è affine a “foglio bianco”.

10 Mc 10,21.

11 Mt 8,19-22.

1 Mt 11,28.

2 Mt 6,9-10.

3 Is 45,8: «Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia».

4 Gv 2,4.

5 Cf Breviarium Romanum , 3 ottobre, II Notturno, Lectio VI.

6 Gen 15,6: «...gli fu accreditato come giustizia».

7 Lc 13,34.

8 Dn 9,23.

9 Dn 9,24-26.

10 Lc 2,29.

11 Cf 2Sam 7,13.

1 Risonanza di una espressione molto cara a S. Giuseppe Benedetto Cottolengo: «Fede! Ma di quella...!».

2 Lc 18,1.

3 1Tm 2,1.

4 Lc 11,2.

5 Cf 1Tm 2,4.

6 Con la riforma del Messale romano (1969) queste preghiere che si recitavano al termine della Messa furono omesse (cf Principi e norme, n. 57).

7 Associazione di laici che partecipano all'apostolato e alla spiritualità della FP, fondata da don Alberione nel 1917 e riconosciuta ufficialmente nel settembre 1918.

8 Probabilmente si fa riferimento all'associazione: “Transito di S. Giuseppe” come è accennato in AD 204.

1 Is 53,7: «È stato sacrificato perché ha voluto» (Volgata)

2 «La mia penitenza più grande è la vita comune»: espressione che caratterizzò il cammino spirituale di S. Giovanni Berchmans.

3 Cf Gal 6,2: «Portate i pesi gli uni degli altri».

4 Giovanni Battista Manzella (1855-1937). Religioso Lazzarista, fondò le Suore del Getsemani o “Manzelliane”.

5 «Poiché hai redento il mondo con la santa croce e con la tua morte». Preghiera usata in apertura ad ogni stazione della Via crucis.

6 Cf Col 1,24.

7 Eb 9,22.

8 Cf 2Cor 9,7.

1 Cf 2Cor 2,15.

2 Mt 5,16.

3 Mt 3,17.

4 1Cor 4,16.

5 Gv 13,15.

6 Lc 6,36.

7 Mt 5,48.

8 Cf Mt 18,6-7

9 Cf Eb 11,4.

10 Mt 5,19.

1 Cf Eb 1,1.

2 Gv 7,16.

3 Cf Ef 3,21: «In Cristo e nella Chiesa». Questa espressione è assunta da don Alberione quasi come motto (cf AD 3).

4 Località del bergamasco. Nell'immediato dopo guerra si diceva vi fossero apparizioni della Vergine Maria.

5 1Cor 11,23.

6 A partire da questo punto don Alberione segue quasi alla lettera l'articolo “Giornate Mariane”, pubblicato nel San Paolo , 8-9 [1947] 3-4 senza alcuna firma. Si evidenzia questo testo con il rientro. Il San Paolo non riporta però il punto dal titolo “Alcuni pensieri per gli Statuti della Lega 'Regina Apostolorum' per le Vocazioni'. L'articolo “Giornate Mariane” è stato anche riprodotto in sintesi in VN, 9 [1947] 1, firmato Sac. Alberione (CVV 129).

7 Qui incomincia il passo, non riportato nel San Paolo. Sulla Lega Regina Apostolorum non si sono trovate altre fonti. Quasi certamente questo statuto è la prima formulazione di “Preghiera, sofferenza e carità per tutte le vocazioni”. Il Sodalizio fu approvato nella diocesi di Porto e S. Rufina e accolto in molte altre diocesi; fu poi eretto in Pia Unione Primaria con Breve, dato a Roma il 19 febbraio 1963 dal Card. A. G. Cicognani, Segretario di Stato (cf Associazioni della Famiglia Paolina, Roma 1963, pp. 86-88).

8 Viene ripreso alla lettera l'articolo del San Paolo.

9 Cf Lc 9,56.

10 Mt 11,28.

11 Mt 28,19.

12 Cf Mc 1,17.

13 Cf 1Cor 1,27.

14 Gv 1,46.

15 Gv 6,12.

1 «Purifica il mio cuore e le mie labbra...».

2 Antifona mariana: «Fammi degno di lodarti, o santa Vergine...».

3 Cf Lc 2,34.

4 Eb 10,5: «Un corpo invece mi hai preparato».

5 Gen 3,15.

6 S. Bernardo, Nella natività di Maria, n. 7, in SBO, V.

7 Cf Lc 1,26-38.

8 Cf Gen 3,1-6.

9 Cf Gv 2,1-12.

1 È l'inizio della coroncina a Maria Regina degli Apostoli.

2 Cf Lc 1,26-27.

3 Cf Gv 19,26-27.

4 Cf At 1,12-14.

5 Eresia cristologica che sosteneva l'esistenza di due nature distinte in Cristo; fu condannata nel Concilio di Efeso (431).

6 Movimento complesso, sorto alla fine del secolo XIX all'interno della Chiesa e condannato da Pio X con l'enciclica Pascendi (1907).

7 Gen 3,15: «Questa ti schiaccerà la testa».

1 Lc 15, 7.

2 Cf Lc 15,22-32.

3 Lc 7,44-47.

4 Lc 10,42. Viene unito l'episodio di Maria di Betania, sorella di Lazzaro, con l'episodio della peccatrice.

5 Cf Mt 27,56.

6 Gv 20,17.

7 La memoria liturgica di S. Maria Maddalena, già diffusa in oriente, viene celebrata in occidente dal secolo XII il 22 luglio.

8 Mc 14,9.

9 Cf Mt 26,69-75.

10 Cf Lc 24,37.

11 Mt 14,22-33. Vengono uniti i due episodi evangelici: la tempesta sedata e la pesca miracolosa.

12 Gv 21,4-18.

13 Margherita da Cortona (1247-1297). Entrata nel Terz'Ordine Francescano; si dedicò alla preghiera e alle opere di carità.

14 Mt 26,33-35.

15 Cf Lc 18,9-14.

16 Cf Mt 9,9.

17 Lc 23,34.

18 Lc 23,43.

19 Giuseppe Cafasso (1811-1860), sacerdote della diocesi di Torino, insigne direttore spirituale. Si dedicò all'insegnamento, specialmente della morale alfonsiana. È uno degli autori letti e seguiti da don Alberione (cf AD 133).

20 Cf At 9,1-9.

1 S. Bernardo, Nella natività di Maria, n. 7, SBO, V.

2 Cf 1Tm 2,4.

3 Pr 16,4.

4 Cf Mc 6,30-32.

5 «Mi hanno messo a guardia».

6 Luigi Grignion de Montfort (1673-1716) fondatore delle Figlie della Divina Sapienza e dei Missionari della Compagnia di Maria, detti Monfortani. Considerava la vita spirituale come consacrazione a Gesù per mezzo di Maria.

1 Dalla liturgia, Orazione, Domenica XIII dopo Pentecoste.

2 Cf 1Cor 9,22.

3 «O Dio, che per la salvezza delle anime, hai voluto che il santo confessore e vescovo Francesco si facesse tutto a tutti…».

4 Mc 9,24: «Credo, Signore, aiutami nella mia incredulità».

5 Lc 1,45.

6 Cf Mt 6,2.

7 Ef 5,2.

1 Fil 4,4.

2 Cf Rm 10,15.

3 Lc 2,14.

4 Gn 15,1: «Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande».

5 Cf 2Cor 7,4: «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni mia tribolazio ne».

6 In realtà, secondo At 16,25, si tratta di Paolo e Sila nella prigione di Filippi.

7 Cf Mt 26,39.

1 Cf Lc 10,42.

2 Cf Costituzioni, ed. cit., art. 379. La citazione è tratta da Mt 19,29.

3 Mt 5,3.

4 S. Agostino, Le Confessioni, 8,11.

5 Cf 1Cor 2,9.