Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE II
LA CASTITÀ

[108] Il Signore volle unire sopra la terra tre gigli purissimi come in un solo mazzo, il quale mandasse il suo profumo al cielo ed espandesse sulla terra, tanto corrotta, un profumo di soavità. Tre gigli purissimi nella casetta di Nazaret: Gesù, Giuseppe e Maria. Accostiamoci a quella casetta per sentire quello che S. Paolo chiama il «bonus odor Christi», il buon profumo di Cristo1, e chiediamo questa virtù alla santissima Vergine: «Mater purissima, Mater castissima, Virgo Virginum, ora pro nobis!»2.
Questa meditazione deve servire non solo di esame, ma anche di norma, di regola per la vita futura3.
La purezza. Singolare ornamento dell'anima religiosa, perché la persona che si consacra a Dio non solo vuole praticare questa virtù, ma | [109] vuole farne un voto, in modo che l'intera sua vita sia consacrata a Gesù. Infatti l'anima che professa i santi voti consacra la sua vita intera al solo amor di Dio, vuole cioè che la sua mente, il suo cuore, cerchino unicamente Gesù, siano di Gesù. Quest'anima non vuole essere divisa tra due cose, tra l'amore di una famiglia e l'amor di Dio, ma vuole amare il Signore totalmente, vuole adempiere il precetto divino fino all'eroismo.
La religiosa deve pensare solo a Dio ed alle cose del suo servizio. Deve amare Dio con tutta la mente, con tutto il cuore, perciò deve compiere tutti i suoi uffici con maggiore intensità di amore. Deve consacrare tutte le sue forze a Dio. «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la tua mente, con tutta la tua volontà, con tutto il tuo cuore»4.
La vita della religiosa è una professione di amore santo. Nella carità vi sono molti gradi, ma se adempiamo esattamente il precetto divino con tutta la mente, con tutta la volontà e con tutto il cuore, allora si ascende ad un grado molto elevato.
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Eppure questa è la professione religiosa: voler ascendere ad un amore molto puro, santo, ardente verso Gesù e riservare a lui tutte le forze della mente, della volontà, del cuore e di tutto il corpo.
La virtù della purezza è un singolare ornamento dell'anima religiosa, perché la rende cara a Dio. La religiosa deve compiere no tutti i suoi atti in servizio a Dio, deve trattare da vicino con | [110] Dio purissimo e deve occuparsi tutti i giorni del servizio di lui, è quindi ben conveniente che anch'essa si presenti a Dio immacolata, vestita con l'abito del candore. È ben conveniente che la religiosa, la quale deve tutti i giorni accostarsi all'altare, dove è l'Agnello immacolato, sia monda, poiché come potrebbe Gesù riposare in un cuore il quale non è mondo? Egli sta volentieri in un cuore che è tutto mondo, tutto consacrato a lui!
Si sa che se la religiosa ha l'ufficio di pregare per la salvezza del mondo, degli uomini, deve essere accetta a Dio. Se deve chiedere luce, misericordia, grazia e salvezza per gli uomini, non deve presentarsi macchiata, altrimenti dovrebbe prima chiedere misericordia e grazia per sé. Ed ecco che la Chiesa fra le più belle gemme che la rendono venerabile agli occhi degli uomini, possiede una schiera di anime vergini che il mondo ammira ma di cui non è degno. Quant'è bella questa generazione di anime monde, che portano al cospetto degli uomini il loro candore, la loro innocenza!
E mentre sono di ornamento alla Chiesa sulla terra, formeranno in cielo una schiera distinta, che seguirà l'Agnello senza macchia5.
Per consacrare a Dio tutto il nostro cuore è necessario che ci assoggettiamo ad una certa disciplina, ad una moderazione, ad una castigatezza nel modo del vivere. Una certa castigatezza e disciplina dei pensieri: bisogna frenare certe fantasie. Una certa disciplina nei sentimenti del cuore perché esso, consacrato a Dio, | [111] non si occupi della terra o della famiglia come coloro che sono chiamati alla famiglia. Avendo una vocazione, bisogna viverla veramente ed essendo consacrati a Dio, occorre vivere al servizio di Dio, e non al servizio né della famiglia né degli interessi umani. Una certa castigatezza nella fantasia, che dobbiamo sempre
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frenare, una certa castigatezza in tutti i sensi del corpo, perciò negli occhi: la santa modestia; nell'udito: la riservatezza, e assolutamente negare alla nostra curiosità tutto quello che ci potrebbe mettere nell'occasione di peccare. Molte persone imprudenti sono tentazioni a se stesse, perché si mettono nei pericoli.
Moderazione in tutti gli atti della nostra vita. Se siamo moderati nel cibo e nel riposo, se amiamo la mortificazione della gola e della pigrizia, assicuriamo la virtù della purezza, perché queste tre virtù sono sorelle: mortificazione della gola, del riposo e dei sensi. Sono tre virtù sorelle, come sono fratelli i tre vizi contrari: gola, pigrizia e lussuria. Quando un'anima ha già modellato la sua vita secondo un orario, che serve ad assicurare le forze, e modera la sua golosità, ha già messo due siepi attorno al suo giglio, perciò è difficile che il serpe riesca ad avvicinarsi e a toccarlo con la sua bava velenosa.
Non bisogna tenere certe relazioni, guardare di tutto, lasciare che il cuore vada a certi eccessi. Moderare le lettere, le espressioni, i trattamenti che usiamo con le persone anche care e congiunte coi vincoli del sangue e tanto più | [112] coi vincoli della religione. Ecco i mezzi negativi.
I mezzi positivi sono: grande amore a Gesù ed alla SS. Vergine. Sì, poiché noi non mortifichiamo gli affetti del cuore soltanto per rimpicciolire il nostro cuore, ma per dilatarlo nell'amore soprannaturale.
L'amore a Gesù dev'essere più intenso, più vivo, più ardente di quello che hanno i mondani, i quali conservano tutti gli affetti famigliari.
Bisogna quindi avere gran fervore nella Comunione, nella Visita, nell'ascoltare la Messa, nell'amore a Gesù crocifisso, nell'amore al S. Vangelo, all'apostolato e una divozione filiale alla Vergine, la quale è regina dei vergini, che procede e incede biancovestita e ha dietro di sé una schiera di vergini: Regina virginum!
Ella ha portato nel mondo questa virtù e la conserva a tutte le anime che si rivolgono a lei e sono sue divote.
Altro mezzo positivo è questo: essere affezionate alla famiglia religiosa, all'apostolato, all'orario, alle persone; avere gli interessi stessi della Congregazione e vivere per essa, e questo è il gran patto contratto nella professione.
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S. Agostino dice che nel giorno del giudizio il diavolo reciterà davanti al giudice le parole della tua professione e poi le confronterà con la vita che hai condotta. E guai se il diavolo potrà dire: La tua professione ha detto una cosa e la tua vita ne ha fatta un'altra.
Procuriamo invece che la reciti l'angelo | [113] custode, il quale possa poi aggiungere: Nella vita vi fu fedele. E allora Gesù pronunzierà la sentenza: «Veni, sponsa Christi, accipe coronam»6. «Vitam aeternam habebis»7. «Entra nella schiera delle anime monde che seguono l'Agnello ovunque ei vada»8.
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1 2Cor 2,15.

2 «Madre purissima, madre castissima, Vergine delle vergini, prega per noi»: invocazioni delle Litanie lauretane.

3 Don Alberione presenta i voti in chiave positiva (cf anche HM II/1, XII, 74).

4 Mt 22,37.

5 Cf Ap 14,4.

6 Dalla liturgia del Comune per una vergine: «Vieni, sposa di Cristo, vieni, ricevi la corona».

7 Mt 19,29 : «Avrai in eredità la vita eterna».

8 Cf Ap 14,4.