Roma, 20 dicembre 1963
MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRO3Siamo agli inizi di un nuovo anno: 1964. Preghiamo il Signore perché l'anno nuovo 1964 sia ben cominciato e ci sia poi, giorno per giorno, il progresso.
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In questi giorni c'è l'uso di scambiarsi gli auguri e l'augurio se parte dal cuore è un atto di carità meritoria. Se poi è accompagnato dalle preghiere è ancora più meritorio.
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Tra le preghiere in cui ricordate tanto le persone care, sempre le preghiere per la Prima Maestra.
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Quale augurio faccio ora per voi, per il nuovo anno? Questo: Conoscere un po' di più Gesù Maestro, per amarlo di più e imitarlo sempre fedelmente. La conoscenza è la prima parte della divozione. Perché siamo creati? Per conoscere Gesù Cristo, per amare Gesù Cristo, per imitare Gesù Cristo.
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Negli ultimi "San Paolo", che sono stati stampati e riportati anche nella vostra circolare, si è cercato di indirizzare meglio ancora la vita spirituale (già buona) e il lavoro spirituale. Mirare alla gloria di Dio e passare per la via che abbiamo segnata. La via è Gesù Cristo: "Io sono la Via" e l'unica via.
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Orientare sempre meglio la pietà, e tutto il lavoro spirituale, nella divozione a Gesù Maestro.
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In primo luogo: conoscere Gesù Maestro.
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Domenica scorsa nel vangelo avete notato che diceva S. Giovanni Battista a coloro che lo interrogavano: "Vi è uno in mezzo a voi che non conoscete, al quale io non sono degno di sciogliere i calzari. Egli è prima di me". Già stava per manifestarsi Gesù Cristo come Messia: il Salvatore e Maestro. Conoscere meglio Gesù Cristo. Egli è la verità, tutta la verità e quando potremo conoscerla? Siamo sempre finiti noi, nella nostra piccola intelligenza, e in Paradiso si conoscerà secondo il grado dei meriti con cui si arriva all'eternità.
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Conoscere Gesù Cristo dal "In principio era il Verbo" che leggiamo nel Vangelo di San Giovanni, fino a quando Egli introdurrà nel Regno del Padre Celeste le anime da Lui salvate; e quando presenterà tutte queste anime al Padre Celeste come conquista sua: conquista mediante la Redenzione; la salvezza viene dalla Redenzione.
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Tutti quelli che si salvano, in Gesù Cristo, e quelli che si son salvati, nell'Antico Testamento, si son salvati per la fede nel Messia. E quelli che ricevono grazie, adesso, le ricevono tutte da Gesù Cristo. E' l'unica fonte. Tutte le altre devozioni sono per ottenere la grazia di una maggior fede in Gesù Cristo, di una maggior fedeltà nel seguire gli esempi di Gesù Cristo e di una maggior cura nell'accrescere la vita della grazia in noi: quella che procede da Gesù Cristo.
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Egli ha meritato e ha dato per noi i suoi meriti infiniti; e ha preparato per noi le soddisfazioni infinite. Per cui nessuna anima deve scoraggiarsi.
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Accresciamo la fede in Gesù Cristo e ricordiamoci che noi abbiamo il diritto di ricevere e di partecipare alla Redenzione e ai meriti di Gesù Cristo. Il Signore vuole che noi acquistiamo questi diritti, e che abbiamo questa fiducia nella soddisfazione di Gesù Cristo: questo Gli dà gloria.
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I meriti di Gesù Cristo e le soddisfazioni compiute da Gesù Cristo, sono per noi, perché Gesù Cristo aveva un doppio ordine di meriti: la sua santificazione e la nostra santificazione; la grazia per noi che si chiama la grazia fondamentale4.
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Quindi: fiducia in Gesù Cristo e nei suoi meriti. Sono a nostra disposizione, se vogliamo. Come avviene per l'Eucaristia: Gesù Cristo ha istituito l'Eucaristia; la Comunione è per noi, ma c'è chi la riceve e chi la rifiuta. E quanti non vanno alla Comunione! Quanti si accontentano di andarci solo qualche volta, solo una volta all'anno! E' disgustare Gesù Cristo che ha detto: "prendete e mangiate": non si riceve l'invito, e non si prende il cibo divino.
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Così avviene se noi non approfittiamo, se non arriviamo a partecipare ai meriti che Gesù Cristo ha messo a nostra disposizione.
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L'augurio pratico, concreto che vi faccio per il 1964, è quindi questo: nel 1964, se il Signore vorrà darcelo, leggere il Vangelo concordato. Tutti i giorni leggerne un tratto. Se avesse circa 365 pagine leggerne una pagina al giorno. Se invece i commenti fossero più ampi, si potrebbe anche leggerne una pagina e mezza. In sostanza dividere il libro in 365 parti e non lasciare giorno senza leggerlo, per ricevere da esso la luce divina. Gesù ha detto: "Io sono la luce del mondo".
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Se non avete il Vangelo concordato, acquistatelo, e portatelo alla visita. Siccome la prima parte della visita è specialmente per l'esercizio della fede, ci sia in essa la lettura del Libro sacro e ci si ecciti a pensieri di fede. Fede in Gesù Cristo, nelle sue parole, nei suoi esempi, nella sua grazia. Se conosciamo una cosa, la desideriamo; ,ma se non la conosciamo, non la desideriamo. E noi desidereremo vivere di Gesù Cristo in misura che Lo conosceremo.
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Questa è la prima parte della pietà e da questa bisogna partire, perché la pianta in primo luogo ha le radici, poi c'è il fusto, poi ci sono i rami, e i frutti. Leggere il Vangelo e baciarlo come lo bacia il Sacerdote alla Messa, perché è il Vangelo della salvezza, che contiene la sapienza di Gesù Cristo, la sapienza di Dio.
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Il Vangelo concordato è migliore per noi. Vi è un solo Vangelo, ma sono quattro gli Evangelisti: e ciascuno vedeva ciò che era più necessario per i fedeli a cui indirizzava il suo Vangelo. Altro è S. Matteo il quale scrive per gli Ebrei; altro è S. Marco che scrive per i pagani.
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Con il Vangelo concordato si ha una ricostruzione, non completa ma migliore della vita, delle opere, della redenzione, dell'insegnamento di Gesù Cristo. Facciamo un paragone: Se c'è il processo canonico per la beatificazione di un Servo di Dio, sono tanti i testimoni che vengono chiamati ad attestare, e un testimonio potrà parlare specialmente dello studio che faceva, un altro della pietà che aveva, un terzo dell'apostolato che compiva, ecc. Alla fine, raccolte in un libro le varie testimonianze, si ricostruisce la biografia, la vita di quel servo di Dio. Così deve avvenire e avviene per il Vangelo: fusi i quattro Vengeli formano l'unico Vangelo.
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Leggerlo bene, il Vangelo.
In primo luogo con umiltà. Voi siete la luce - dire al Divino Maestro - io sono l'ignorante. Quanto poco vi conosco! Non conosco neppure me stesso: quanto meno conoscerò Dio! Alle volte negli esami di coscienza ci accorgiamo che non conosciamo noi stessi, e chi procede un po' di virtù, a poco a poco trova sempre più imperfezioni in sé. Allora: l'umiltà sia la prima nostra disposizione nella lettura del Vangelo! Chiedere la luce a Gesù Cristo, che è la verità, che è tutta la verità, perché ci partecipi un po' della sua sapienza: "Io sono la verità".
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Poi leggere il Vangelo con fede. Qui non è un Maestro qualunque che parla: è il Maestro divino e tutti dobbiamo tenerci onoratissimi di essere discepoli di un tale maestro.
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Credere alle verità che sono state rivelate; credere profondamente a ogni versetto del Vangelo. Non cadrà una sillaba della parola di Dio, della parola di Gesù Cristo: tutto si realizzerà!
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E ringraziare anche il Signore che ci ha dato la grazia di comunicare alle anime per mezzo dell'apostolato, le verità che salvano. Far conoscere Gesù Cristo, la sua dottrina, la sua santità, la sua grazia. Ringraziare Dio per quanto ci dà modo di fare per il Vangelo, per la Bibbia.
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In terzo luogo: leggere con devozione il Vangelo. Non è un libro umano, di geografia, di aritmetica, di grammatica, ecc. E' il libro di Dio, è il libro dell'umanità, è il libro della sapienza.
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Quindi leggerlo devotamente, considerando parola per parola, o almeno versetto per versetto: fare atti di fede in quello che leggiamo. Atti di fede in quelle parole, in quell'insegnamento, in quegli esempi. Se Gesù ha vissuto così: se è nato umilmente in una grotta, è segno che io devo stare umile; lo devo seguire.
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Se poi leggete le parole: "Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore" trovate che oltre l'esempio c'è anche la parola, l'insegnamento esplicito. Certamente occorre la grazia per praticare l'umiltà: quindi implorare da Gesù che è la vita, quelle grazie che ci sono necessarie.
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Sarà una grande cosa, quest'anno per noi, se lo passeremo così alla scuola del Divin Maestro.
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La prima scienza del mondo è conoscere Dio, è conoscere Gesù. "Questa è la vita eterna: che conoscano Te" - dice Gesù al Padre - "e conoscano colui che è stato mandato, cioè Gesù Cristo".
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Conoscere Dio e conoscere Gesù Cristo. Conoscere Gesù Cristo per andare al Padre Celeste, quindi alla beatitudine. Chi usa bene l'intelligenza e cerca di capire ed esercitare la fede, nelle parole di Gesù Cristo, merita la visione beatifica. E quanto più c'è di conoscenza e di fede in Gesù Cristo, tanto più sarà profondamente beatifica la visione nostra.
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Questa la prima parte della pietà: conoscere.
Qualcuna dirà: "Ma io so poco". Parlerà lo Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è mandato da Gesù Cristo. "Lo Spirito Santo prende da me - dice Gesù - e lo darà a Voi".
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Stimare e accrescere la scienza di Gesù Cristo che viene comunicata dallo Spirito Santo alle nostre anime.
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Vi sono persone che sanno poco delle scienze umane, ma quanto alla conoscenza di Dio, hanno una conoscenza profonda!
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Il Signore si fa Maestro alle anime che sono umili e che hanno fede; esse non sanno le scienze umane, ma sanno la scienza divina, la scienza della santità.
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Ecco il mio augurio per il 1964. Credo che farete quanto vi ho detto. E se in qualche giorno non si avrà il Vangelo, o non ci sarà la possibilità di leggere perché infermi, si cercherà di compensare nei giorni successivi, abbondando un po' di più in esse.
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Se conosceremo Gesù Cristo, Lo vivremo, Lo seguiremo.
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La pietà parte sempre dalla conoscenza, come tutta l'attività di un uomo parte sempre dalla testa, da quello che conosce. Quello che vuole e quello che farà, partirà sempre dalla mente, cioè da quello che egli conosce.
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Ciò che guida l'uomo è la ragione: ciò che guida il cristiano è la fede.
Tip.: Figlie di S. Paolo - Roma - Febbraio 1964
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3 Ottavo. Nell'ultima pagina porta il tipo: "Tip.: Figlie di S. Paolo - Roma - Febbraio 1964". Lo stampato corregge l'introduzione. In realtà la meditazione fu tenuta il 20 dicembre 1963 (cf registrazione). Ai primi di gennaio il Fondatore era in Africa. C'è la registrazione.
4 Cf il volume del can Chiesa sulla "grazia fondamentale".