Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1949
MEDITAZIONI VARIE 1949

2 Meditazioni varie.

Sigla: FSP49

Come si è già detto nella introduzione generale, la predicazione del 1949 è molto scarsa. Don Alberione a Roma si ferma pochissimo, è impegnato a visitare le comunità dell'estero che sono ancora agli inizi. Non sono stati conservati interventi rivolti esclusivamente alle FSP.
Oltre alle preziose relazioni, pubblicate sul San Paolo, sono pervenuti solo due testi: la meditazione tenuta ad Alba per la commemorazione del primo anniversario della morte del beato Timoteo Giaccardo; la meditazione tenuta a Roma al ritorno dal viaggio in oriente, inserita nella raccolta Haec Meditare, prima serie, volume 4. È rivolta alla FP.
Nel primo intervento il Fondatore tratteggia la figura del beato Giaccardo e invita a imitarlo nella pietà, nello studio, nell'apostolato.
Di notevole rilievo è la seconda meditazione dal tema: Il divin Maestro Via, Verità e Vita. È un testo riflettuto a lungo nellelinee teologiche, spirituali e nelle applicazioni pratiche. È da considerarsi fondamentale per l'approfondimento della devozione a Gesù Maestro, nell'ottica trinitaria e spirituale, paolina.
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1. COMMEMORAZIONE DEL MAESTRO GIACCARDO*

Oggi ricorre l'anniversario della morte del Maestro Giaccardo, avvenuta nello stesso giorno del suo onomastico. Mentre noi facciamo una funzione di suffragio per l'anima sua, dobbiamo anche ricordare qualche cosa della sua vita, degli esempi che egli ci ha lasciati.
Tutto può essere raccolto in questa parola: «Gratia eius in me vacua non fuit: la grazia di Dio in me non è stata vana»1. Nel Maestro Giaccardo la grazia di Dio non fu vuota, vana. Egli corrispose. Per quanto si può intuire corrispose nella maniera degna secondo le sue forze. Nell'Istituto nostro, nella Famiglia Paolina, vi è una provvidenza di grazie: una provvidenza larghissima, la quale si mostra nella elargizione delle vocazioni e nella corrispondenza, nella formazione di queste vocazioni.
Nella Famiglia Paolina i mezzi di santificazione sono abbondantissimi non solo per le pratiche di pietà, ma per lo spirito particolare che deve guidare in queste pratiche, particolarmente nella pietà verso il Maestro divino, verso la Regina degli Apostoli e verso l'apostolo Paolo. Vi è una provvidenza abbondantissima riguardo allo studio. Chi si applica e si mette nelle disposizioni giuste di fiducia in Dio, poco per volta, crescendo ogni giorno, arriverà a possedere quella scienza che è necessaria nell'esercizio della nostra missione. Nulla mancherà. La provvidenza nella Famiglia Paolina è abbondantissima anche per quello che riguarda l'apostolato. Ecco che il nostro apostolato ha dei mezzi efficaci, dei mezzi larghissimi, moderni perché esso tende ad utilizzare i risultati della scienza e metterli a servizio del Vangelo, del Maestro divino. Inoltre vi è una provvidenza anche nelle cose materiali, nei mezzi di verità e apostolato. L'apostolato
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diviene ogni giorno più esigente perché gli avversari del bene, gli avversari della Chiesa di Gesù Cristo si moltiplicano e sono forniti di grandi mezzi per il male. Allora bisogna che si moltiplichino i mezzi del bene e nello stesso tempo che diventiamo sempre più saggi nell'adoperarli.
Il Maestro Giaccardo nella Società San Paolo trovò questa larghezza di provvidenza, di grazia, di doni sia per lo spirito che per l'apostolato e per quanto è necessario alla vita e all'attività nostra. Corrispose largamente, potremmo dire, pienamente. Quale lavoro interiore! Quale spirito di preghiera, quale attenzione perché il Signore non fosse offeso e tutti seguissero la loro vocazione e tutti fossero delicati, ferventi, osservanti dei santi voti!
Attorno a lui fiorivano veramente i gigli e le rose e le viole. Inoltre approfittò della provvidenza riguardo allo studio, alla scienza: i suoi testi adoperati nelle scuole sono tutti annotati, perché egli nella scuola prestava la massima attenzione e sapeva poi ricavare da ogni osservazione molto frutto per aumentare le sue cognizioni. Egli non fu solo un gran cuore, fu anche una larga mente.
Quando entrò nella Società San Paolo e gli venne aggiunto come titolo ordinario: Maestro egli si orientò verso il divino Maestro e capì quale doveva essere la sua parte da compiere nella Società San Paolo. E la compì fedelmente. Anche la scultura, come vi è nella chiesa di S. Paolo ad Alba, mostra qual era il suo intendimento, quali erano le sue aspirazioni2. Corrispose largamente alla provvidenza circa l'apostolato: sarebbe molto edificante leggere gli articoli che egli compose per la Gazzetta d'Alba, di cui fu per qualche tempo direttore3, le sue osservazioni acutissime in quel tempo in cui le cose non erano ancora chiarite su alcuni punti; egli seppe tenere la via giusta. Senza depressioni e senza eccessivi entusiasmi, equilibrato.
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Corrispose alla provvidenza circa le cose materiali. Attenzione scrupolosa quasi per tener da conto dei ritagli di tempo e delle minime cose che dovevano servire all'Istituto e all'apostolato. Fu per qualche tempo come amministratore; godeva la massima fiducia per la sua precisione, puntualità ed esattezza, dentro e fuori dell'Istituto. Tanto che in quel tempo l'Istituto, provando speciali difficoltà, era ricorso al mezzo di costituire una Cassa Rurale, un Piccolo Credito4. Ed egli sapeva così conciliare la fiducia verso di esso che l'Istituto ebbe subito larghezza di mezzi per svilupparsi.
E tutti sapevano che egli era precisissimo nel dare i conti, potevano fidarsi di lui. E si fidavano. E il Piccolo Credito rimase in piedi finché fu necessario. Quando ebbe compita la sua missione egli stesso corrispose pienamente ai bisogni e agli interessi dei creditori e si fece una funzione di ringraziamento alla provvidenza che si era servita di questi buoni cooperatori per l'Istituto, ed essi intesero anche di ringraziare e di dare una dimostrazione di affetto e di riconoscenza al Maestro Giaccardo.
Ora i nostri suffragi per la sua benedetta anima. Voi sapete quanto egli amava i suoi fratelli, quanto amava santamente le suore e noi pensiamo che il suo desiderio dall'eternità sia quello della santificazione di ognuno. Corrispondere alle grazie, alla provvidenza larghissima di mezzi che vi sono nella Famiglia Paolina, per la santificazione e per l'apostolato.
Nel suo affetto per tutti i fratelli e per tutte le sorelle certamente egli prega dall'eternità per noi. Ma questa Messa e questa funzione di suffragio noi intendiamo che sia, oltreché per la sua anima, anche per tutti i fratelli e per tutte le sorelle che sono già passati all'eternità. Che tutti si riuniscano in Paradiso, che tutti di là preghino per noi, che tutti intercedano perché sia allontanato il peccato e tutti corrispondano alla propria vocazione.
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2. IL DIVIN MAESTRO*

Consideriamo la formazione del cristiano come la formazione di un «alter Christus», cioè formazione completa, nel senso della Chiesa, secondo i Padri, secondo l'Enciclica Divini Illius Magistri1 e le frequenti affermazioni di Pio XII2.
Maestro non è colui che fa solo scuola. Da tutti i pedagogisti cattolici si insiste che la scuola è ben fatta quando si unisce all'istruzione l'educazione. «È chiaro che come non può darsi vera educazione che non sia tutta ordinata al fine ultimo, così, nel presente ordine della Provvidenza, dopo cioè che Dio si è rivelato col Figlio suo unigenito che è Via, Verità e Vita, non può darsi adeguata e perfetta educazione se non l'educazione cristiana»3(Pio XI). Perciò non è ben formato il cristiano se non quando ha insieme la fede, la condotta secondo la morale evangelica e vive di vita soprannaturale. Non si tratta di formare il buon cittadino di una nazione, ma il cristiano, l'alter Christus, il futuro cittadino del cielo. Solo Gesù Cristo è il vero Maestro, solo la Chiesa è la vera Maestra.
La formazione del cristiano non è una cognizione, ma una vera costituzione; è un nuovo essere quello che ne risulta. «Nella
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Chiesa l'uomo nasce mediante il Battesimo alla vita divina della grazia…»4. La Chiesa ha una «maternità soprannaturale, per cui, come Sposa immacolata del Cristo, genera, nutre ed educa le anime nella vita divina della grazia con i suoi sacramenti e con il suo insegnamento»5.
Dalla generazione si ha il figlio dell'uomo composto di anima e di corpo; dalla formazione cristiana risulta il cristiano composto di anima, corpo, grazia, cioè il figlio di Dio.
«Fine proprio e immediato dell'educazione cristiana è cooperare con la grazia divina nel formare il vero e perfetto cristiano: cioè Cristo stesso nei rigenerati col Battesimo, secondo la viva espressione dell'Apostolo: Figliuolini miei, che io nuovamente porto in seno fino a tanto che sia formato in voi Cristo (Gal 4, 19). Giacché il vero cristiano deve vivere la vita soprannaturale in Cristo: Cristo che è la Vita vostra (Col 3, 4), e manifestarla in tutte le sue operazioni: affinché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale (2Cor 4, 11).
Perciò appunto l'educazione cristiana comprende tutto l'ambito della vita umana, sensibile, spirituale, intellettuale e morale: individuale, domestica e sociale, non per menomarla comecchessia, ma per elevarla, regolarla e perfezionarla secondo gli esempi e la dottrina di Cristo.
Onde il vero cristiano, frutto dell'educazione cristiana, è l'uomo soprannaturale, che pensa, giudica, ed opera costantemente e coerentemente, secondo la retta ragione illuminata dalla luce soprannaturale degli esempi e della dottrina di Cristo: ovvero, per dirla con linguaggio ora in uso, il vero e compìto uomo di carattere»6.

Gesù Maestro secondo la teologia

Gesù è il Maestro divino, Via, Verità e Vita! Comincio da un pensiero teologico (un po' alto in sé, ma lo Spirito Santo può rivelare alle anime la sua luce e farlo penetrare). Gesù diceva al Padre celeste: «Ti ringrazio, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai prudenti, e le hai rivelate ai piccoli»7.
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Dio è uno nella natura e trino nelle Persone. Come in uno stesso frutto vi sono il colore, il sapore, l'odore, così in Dio vi sono tre Persone. Quando Dio creò l'uomo non fece come aveva fatto per creare il mondo: allora si era rivelato Uno nella natura: «In principio Deus creavit coelum et terram»8. Trattandosi dell'uomo, le tre divine Persone si radunarono, per così dire, a consiglio: «Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram»9. Abbiamo così la rivelazione di Dio trino. L'uomo riflette in se stesso la Trinità di Dio: Dio Padre ha impresso la propria orma nella volontà dell'uomo, Dio Figlio nell'intelligenza, e Dio Spirito Santo nel cuore. Dio Padre, infatti, è onnipotente, Dio Figlio è la sapienza eterna e Dio Spirito Santo è l'amore infinito. E tutto ciò le divine Persone lo fecero contemporaneamente, sicché l'uomo ebbe assieme alla natura una sapienza soprannaturale, un amore soprannaturale, per cui può raggiungere il Paradiso, suo fine soprannaturale.
Ma l'uomo decadde dal suo stato privilegiato col peccato originale che si trasmette agli uomini tutti nella loro origine. Nell'uomo tutto fu deturpato dal peccato, «in deterius commutatus»10, intelligenza, volontà e cuore. Il Figlio di Dio ebbe compassione dell'uomo e s'incarnò per redimerlo. Nella sua vita pubblica si proclamò: «Io sono la Via, la Verità e la Vita»11.
La deturpazione e lo sconvolgimento della intelligenza avevano portato gli uomini, anche i migliori, a tutto quel complesso di errori di cui parla la storia antica. La deturpazione e lo sconvolgimento della volontà avevano portato l'uomo a quei vizi che S. Paolo enumera nella Lettera ai Romani12. La deturpazione e lo sconvolgimento del sentimento si mostrarono in ogni specie di idolatria, quali anche oggi si incontrano nei popoli pagani. Ma Gesù Cristo è verità per la nostra intelligenza, via per la nostra volontà e vita per il nostro sentimento. Quanto più l'uomo vivrà in Gesù Cristo Via, Verità e Vita, tanto più sarà santo. Vi è una sola via da seguire: Gesù Cristo. Se nella creazione dell'uomo concorsero le tre divine Persone e ne risultò l'immagine di Dio,
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la redenzione restaura e fa rivivere nell'uomo, in una maniera superiore, l'immagine della SS. Trinità. Il peccato sconvolse tutto, ma la redenzione restaurò tutto: «Instaurare omnia in Christo»13.
Dio è l'offeso, l'uomo è l'offensore: distanza immensa! Ma interviene il mediatore Gesù Cristo, che è Dio come il Padre e uomo come il peccatore: Dio e l'uomo s'incontrano e rinnovano l'unione in Gesù Cristo. Il quadro della SS. Trinità, prima deturpato dall'uomo, viene ripulito e rinnovato da mano divina, da Gesù Cristo: «Reconcilians omnia in ipso»14. Anzi è migliore di prima: «O felix culpa quae talem ac tantum meruit habere redemptorem!»15. Ove era stato grande il delitto, fu più grande la misericordia. Il Battesimo appunto si ha nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. In quell'atto viene applicata la redenzione alle singole anime; viene restaurato il quadro della SS. Trinità.

Principale devozione dell'Istituto

La principale devozione nell'Istituto nostro è questa: Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Guardiamo a lui e contempliamo la sua figura completa. Egli diede varie definizioni di sé: «Ego sum lux mundi»16, «Ego sum vitis»17, «Ego sum pastor bonus»18. Ma questi sono aspetti particolari di Gesù. Quando volle darsi una definizione completa, disse: «Ego sum Via, Veritas et Vita».
«La mia vita è Cristo»19, diceva S. Paolo; ed ancora: «Vivo ego, jam non ego: vivit vero in me Christus»20. Viva in noi Cristo Via, Verità e Vita! Allora non sarà più l'uomo che vuole, che pensa, che ama, ma sarà Gesù Cristo che penserà, agirà e amerà nell'uomo. Lo sbaglio sta nel sezionare Gesù Cristo. Vi fu chi ne ammirò le sublimi verità, come Rousseau21, ma senza accettarne
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la morale e senza vivere unito a Gesù Cristo; vi è chi ne ammira le alte virtù, e vi è chi riduce il cristianesimo ad una sentimentalità. Occorre invece che si accolga con fede la sua parola e se ne imitino i santi esempi e si abbia in noi la vita soprannaturale della grazia.
In India ho visto un Istituto di Gandhi22: costui aveva raccolto circa ottocento fanciulli tra i più abbandonati della classe infima degli intoccabili, che chiamò i figli di Dio, per farli crescere educati. L'opera richiama l'Istituto del Cottolengo per i minorati di intelligenza, dal Santo chiamati i buoni figli. Ma Gandhi mancava di fede e di grazia. Vi sono cristiani che pregano, ma non hanno abbastanza fede, non vivono i comandamenti e non s'accostano ai sacramenti: hanno del cristianesimo solo una sentimentalità.
La grazia divina produce una nuova vita nell'uomo, e lo mette in uno stato soprannaturale. Ecco il cristiano. La grazia, riflettendosi nelle varie facoltà le eleva: nella mente produce la fede, nella volontà le virtù soprannaturali, nel cuore l'amor di Dio e l'amore al prossimo. E questo è l'esercizio del cristiano: vivere sempre meglio in Cristo, crescere nella grazia. La grazia è la vita di Dio in noi: per essa diventiamo figli adottivi di Dio, eredi del suo regno e coeredi del Cristo.
Cristo non è soltanto la via legale, ma è la via unica per arrivare a Dio. Come riprodurre tutto Gesù in noi? Credere alla sua parola, copiare i suoi esempi, vivere la sua vita. Oggi Gesù Cristo continua il suo ufficio di Maestro divino nella Chiesa, suo corpo mistico. «Sicut misit me Pater, ego mitto vos»23; come Gesù venne al mondo Via, Verità e Vita, così mandò gli Apostoli perché fossero nella Chiesa via, verità e vita. Perciò la Chiesa ha l'infallibilità nell'insegnare: è verità; la Chiesa ha l'autorità nel governo delle anime: è via; la Chiesa ha potere di conferire la grazia coi sacramenti: è vita.
Niente quindi di più santo e vantaggioso che il farci figli devoti e discepoli docili di questa Chiesa divina, per imparare tutto ciò che essa insegna, per lasciarci sempre guidare, per accettare tutti i mezzi di santificazione.
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Spiegazione: Gesù Cristo si è mostrato via con i suoi santi esempi dall'incarnazione all'ascensione. L'incarnazione è umiliazione: «Exinanivit semetipsum»24 dice S. Paolo. Esempi: nel presepio, a Nazaret, nel ministero pubblico, nella passione e morte. Chi vuole imitare Gesù Cristo, studi il Maestro e lo ricopi in ogni tratto della sua vita e in ogni virtù. «Qui sequitur me, non ambulat in tenebris»25. Gesù è lume che guida alla vita eterna.
Gesù si è manifestato verità nel meraviglioso discorso della montagna, quando annunziò le Beatitudini e fece il riassunto della perfetta morale; quando rivelò i misteri della Trinità, dell'Eucaristia, della redenzione, del suo corpo mistico, della risurrezione della carne, ecc. Oh, i bei Vangeli che abbiamo! I migliori libri dei più grandi autori non valgono un capitolo del Vangelo! I Dottori e gli Scrittori sacri ben potrebbero dare tutte le loro opere per un solo versetto del Vangelo!
Gesù Cristo, poi, è la vita: ce la riconquistò con la sua morte in croce. Essa ci viene comunicata nel Battesimo, nella Penitenza, nell'Eucaristia e negli altri sacramenti. In cielo questa vita produrrà in noi la visione, il possesso, il gaudio di Dio.
La visione di Dio si merita con l'esercizio della fede. Il possesso di Dio si merita con la pratica delle virtù che Gesù Cristo insegnò con l'esempio e con la parola. Il gaudio di Dio si merita con l'unione a Gesù Cristo mediante la grazia e la partecipazione ai meriti della croce. Chi non crede è già condannato. Ognuno sarà rimunerato secondo le opere. Il gaudio è frutto della vita soprannaturale mediante la grazia in Gesù Cristo. Quando l'anima si presenterà a Gesù giudice, egli scorgerà in essa come un altro se stesso: «conformes fieri imagini Filii sui»26, la presenterà a Dio che vi vedrà la somiglianza con l'augusta Trinità. E l'anima beata canterà in eterno: «Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto».
Vi sono nelle Costituzioni nostre tre articoli che danno lo spirito proprio dell'Istituto. In essi è detto: Tutta la pietà e la formazione interiore si componga e si sostanzi in Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. Tutto lo studio si svolga e si completi con la conoscenza di Gesù Cristo Maestro, Via, Verità e Vita.
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Tutto l'apostolato si indirizzi a dare agli uomini Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita27.

Alcuni mezzi pratici

1) Istruirsi nelle cose di fede; chiedere aumento di fede; amare e servire Dio con tutta la mente. In primo luogo Dio ci ha creati per conoscerlo durante questa vita. Non stanchiamoci di studiare il nostro Dio. S. Agostino passava lungo tempo dinanzi al tabernacolo pensando a Dio, poi scriveva. E scrisse tanto di Dio, che non basta un'intera vita per meditare bene tutte le sue opere: eppure non esaurì Dio. Lo studio di Dio comincia dal catechismo, che è il più semplice e il più completo trattato su Dio: Unità e Trinità, Incarnazione, Redenzione, Chiesa, Grazia. Ogni anno si approfondiranno e si allargheranno sempre più le verità fondamentali. La teologia non è altro che il catechismo ampliato. Conoscere la Scrittura, particolarmente il Vangelo, la morale, l'ascetica, la mistica, la vita religiosa.
2) Fare la meditazione secondo il modo detto Via, Verità e Vita. Ugualmente la Visita al SS. Sacramento e l'esame di coscienza. Nello stesso modo formulare i propositi, assistere alla S. Messa, compiere la preparazione e il ringraziamento alla Comunione.
3) Quali frutti si devono ricavare dai Ritiri mensili e dagli Esercizi spirituali? Due frutti: la distruzione dell'uomo vecchio e la sostituzione dell'uomo nuovo, Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. Vivere di fede, ricopiare Gesù Cristo, unirsi a lui.
4) Seguire devotamente la liturgia della Chiesa nel corso dell'anno. La Chiesa attraverso la liturgia, che si può anche chiamare: Il libro dello Spirito Santo, continua a compiere la missione assegnatale da Gesù Cristo: «Euntes, docete omnes gentes... docentes servare omnia quaecumque mandavi vobis»28.
5) Chi è il religioso perfetto? Il religioso che si distingue per la più completa riproduzione della vita di Gesù Cristo in sé; che avrà una fede più pura, più sentita, più pratica; che imiterà Gesù
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Cristo non solo nei comandamenti, ma ancora nei consigli evangelici, che vivrà davvero il «Vivit in me Christus».
6) L'Istituto nostro è Istituto docente. Esso mira a dare al mondo Gesù Cristo, cioè la sua dottrina, la sua morale, il suo culto. Come Maria, Regina degli Apostoli, che presenta Gesù ai pastori, ai Magi, al mondo.
Ricordiamo l'episodio del Vangelo quando Gesù dice ai suoi discepoli: «Non si turbi il vostro cuore; voi avete fede in Dio, abbiate anche fede in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte mansioni. Se così non fosse, non vi avrei detto: Vado a preparare il posto per voi. E quando sarò andato e avrò preparato il luogo, verrò di nuovo e vi prenderò con me, affinché dove sono io siate anche voi. E dove io vado lo sapete e conoscete anche la via. Tommaso gli disse: Signore, non sappiamo dove tu vai: ora come possiamo sapere la via? Risponde Gesù: Io sono la Via, la Verità e la Vita: nessuno va al Padre se non attraverso a me. Se aveste conosciuto me, certo conoscereste anche il Padre mio: ora lo conoscete e lo avete visto. Gli dice Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci è sufficiente. Gesù gli fa osservare: Da tempo sono con voi e non mi avete conosciuto? Filippo, chi vede me, vede anche il Padre»29.
La creazione, la promessa del redentore, l'incarnazione, la vita di Gesù Cristo, l'opera della Chiesa, la nostra santificazione e la vita futura in cielo, hanno tutto un filo di guida: al centro sta Gesù Cristo Via, Verità e Vita, al termine la glorificazione di Dio, uno nella natura e trino nelle persone. Dice il Bossuet: «Cristiano, di chi sei immagine?... Dio ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. Tu sei in noi, o Signore, come in un tempio, o Padre, o Figlio, o Spirito Santo. Siamo stati battezzati nel vostro nome, la vostra impronta è in noi; la vostra immagine che avete impressa in noi nella creazione è stata rinnovata nel Battesimo». Conoscere Dio, amarlo, vivere uniti a lui per mezzo di Gesù Cristo è la dottrina di S. Paolo. Uniamoci alla conoscenza, alla vita, all'amore che Dio ha di se stesso. Dio per farsi conoscere in modo proporzionato alla nostra natura, ci ha mandato il suo Figlio. Il suo esempio è la nostra regola; uniti a Gesù vivremo nella vita divina e progrediremo, in quanto ci è possibile, nella conoscenza di Dio.
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* Dattiloscritto, carta vergata, fogli 3 (22x28). Non è indicato il luogo. Si tratta della predica tenuta durante la Messa di suffragio, celebrata ad Alba con la partecipazione di tutta la Famiglia Paolina, in occasione del primo anniversario della morte del Maestro Giaccardo. A mano, con calligrafia di Maestra Antonietta Marazza, è scritto: “1949” e “Primo Maestro”. Dal contesto si può precisare che è stata tenuta il 24 gennaio 1949.

1 1Cor 15,10.

2 Sembra fare riferimento alla “Gloria di san Paolo”, ossia alla pala dell'altare maggiore. Nella scultura, di Virgilio Audagna, domina la figura dell'Apostolo, che con la mano sinistra indica ai discepoli il Tabernacolo e con la destra la figura di Cristo Maestro. Quest'opera fu seguita con particolare attenzione dal M. Giaccardo (cf Il tempio di San Paolo in Alba, Edizioni Paoline 1988, p. 47).

3 Il M. Giaccardo ebbe particolare cura della Gazzetta d'Alba tra il 1920 e il 1926. La direzione del settimanale diocesano, fondato dal vescovo mons. Lorenzo Pampirio nel 1882, era stata affidata a don Alberione da mons. Francesco Re il 12 settembre 1913.

4 Piccolo Credito , istituto di credito a carattere locale, fondato nel 1922 a Benevello (Cuneo), per sostenere l'opera della buona stampa e in particolare le opere della Pia Società San Paolo.

* Stampato in sedicesimo, pp. 1-11; segue un'altra meditazione dal titolo “San Paolo”, di altro autore non identificato. Fa parte dei fascicoli che formano HM I/4, sedicesimo 3. L'autore è indicato in calce. Non sono indicati il luogo, i destinatari, la data di stampa e chi l'ha stampato. Su una copia del sedicesimo, a mano, è scritto: “Novembre 1948”, ma sembra inesatto, perché nel testo c'è un riferimento all'India, prima tappa del viaggio in Oriente di don Alberione, iniziato il 3 aprile 1949. Il contenuto è quasi tutto presente, anche nella forma redazionale, in un dattiloscritto che riporta una meditazione tenuta a Tokio ai sacerdoti della PSSP durante gli Esercizi spirituali del giugno 1949 (cf Archivio storico). Uno stralcio del testo stampato è riportato in RA, 6 [1951] 1, in cui è indicata come fonte: “Ritiro - agosto 1949”. Nelle cronache del 1949 non ci sono riferimenti a questo Ritiro. Il testo, si ritrova anche, in parte, nell'introduzione al libro: S. Lamera, Gesù Maestro Via, Verità e Vita , Alba 1949. Nel libro, l'introduzione porta la data del 6 agosto 1949. Il testo è ancora ristampato con molti adattamenti in Spiritualità Paolina, pp. 149-154.

1 Pio XI, Divini illius Magistri, 31 Dicembre 1929. Il testo citato è quello riportato in CivCatt 1930, vol. I, quad. 1911.

2 Sono molteplici i messaggi di Pio XII sulla formazione cristiana. Si richiamano solo quelli recenti rispetto al Ritiro: Esortazioni ai Maestri Cattolici, in CivCatt, vol. IV, quad. 2359, p. 93; Messaggio al Congresso internazionale di Educazione Cattolica, in CivCatt, vol IV, quad. 2361, p. 316.

3 Divini illius Magistri, in CivCatt., quad. cit., p. 195.

4 Divini illius Magistri, in CivCatt., p. 196.

5 Ibid ., p. 197.

6 Ibid., pp. 225-226.

7 Mt 11,25.

8 Gen 1,1: «In principio Dio creò il cielo e la terra».

9 Gen 1,26: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza».

10 «Fu mutato in peggio».

11 Gv 14,6.

12 Cf Rm 1,18-32.

13 Ef 1,10: «Ricapitolare in Cristo tutte le cose».

14 Col 1,20: «...riconciliare a sé tutte le cose».

15 Preconio pasquale: «O felice colpa, perché ha meritato di avere un tale redentore».

16 Gv 8,12: «Io sono la luce del mondo».

17 Gv 15,1: «Io sono la vera vite».

18 Gv 10,11: «Io sono il buon pastore».

19 Cf Fil 1,21.

20 Gal 2,20: «Non son più io che vivo, ma Cristo vive in me».

21 Jean Jacques Rousseau (1712-1778). Scrittore e filosofo francese.

22 Gandhi, detto il Mahatma (1869-1948), è il grande apostolo della non violenza, con la quale ottenne l'indipendenza dell'India dall'Inghilterra.

23 Gv 20,21: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».

24 Fil 2,7: «Spogliò se stesso».

25 Gv 8,12: «Chi segue me, non cammina nelle tenebre».

26 Rm 8,29: «...ad essere conformi all'immagine del Figlio suo».

27 Cf Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo , Roma 1944, artt. 154,180,188.

28 Mt 28,19-20: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato».

29 Gv 14,1-9.