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S. MARCO EVANGELISTA
(25 aprile)
«I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedeltà nell’assemblea dei santi. Chi sulle nubi è uguale al Signore, chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio? Dio è tremendo nell’assemblea dei santi, grande e terribile tra quanti lo circondano» (Sal 89/88,6-8).
1° S. Marco, detto pure Giovanni Marco, cugino di Barnaba, fu battezzato da S. Pietro, che lo amava come figlio. Dopo aver per qualche tempo accompagnato S. Paolo, seguì San Pietro come discepolo fedele. S. Girolamo dice che «Marco, discepolo ed interprete di Pietro, essendone a Roma pregato dai fratelli, scrisse un breve Vangelo, secondo quanto aveva sentito da Pietro. Il quale Vangelo venne da Pietro | esaminato, approvato e dato alla Chiesa perché venisse letto».
S. Marco fondò la Chiesa di Alessandria, ove morì. Il suo corpo fu portato a Venezia.
2° Lo scopo del Vangelo di S. Marco è di dimostrare che Gesù Cristo è figlio di Dio: «Principio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1). Questa tesi viene dimostrata con argomenti molto persuasivi per i Romani: cioè la potenza meravigliosa di Gesù Cristo, che operava miracoli e dominava il mondo visibile ed invisibile degli spiriti. Narra perciò molti miracoli; fra i quali, un certo numero racconta la liberazione di ossessi dal demonio.
Nel Vangelo di S. Marco è evidente l’impronta di S. Pietro. La divisione è semplice: dopo il preambolo, passa a narrare il ministero di Galilea, con diverse escursioni missionarie anche altrove. Poi racconta l’ultimo viaggio a Gerusalemme e l’ultima Pasqua, quindi la Passione e gloriosa Risurrezione di Gesù Cristo; conchiude con la missione degli Apostoli.
La divinità di Gesù è la verità fondamentale per il Cristianesimo. Se Gesù Cristo è Dio, ogni suo insegnamento è verità cui dobbiamo credere; ogni suo esempio traccia una maniera perfetta di operare e vivere; ogni sua istituzione, come il Primato di Pietro, la Chiesa, i Sacramenti, sono da accettarsi con venerazione e sicurezza di salute eterna.
3° Leggendo il Vangelo di S. Marco, | ravviverò la mia fede in Gesù Cristo, Dio-Uomo; farò atti di adorazione conoscendone la onnipotenza, cui nessuna cosa ha potuto resistere; ammirerò specialmente l’impero di Gesù Cristo sopra gli spiriti malvagi e sopra la morte; lo supplicherò a piegare con la sua grazia le menti di tutti gli uomini, affinché tutti lo adorino e lo seguano con cuore di figli e discepoli. «Lo adorino tutti gli angeli» (Eb 1,6). Anzi, «nel nome di Gesù si deve piegare ogni ginocchio in cielo, in terra e nell’inferno, e ogni lingua deve confessare che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre» (Fil 2,10-11).
Esame. – Ho ricavato dalla lettura del Vangelo questo fondamentale insegnamento della divinità di Gesù Cristo? Lo sento? Ne traggo le dovute conseguenze, di adorazione e di amore?
Proposito. – Leggerò il Vangelo di S. Marco.
Preghiera. – Pietro confessò la divinità di Gesù Cristo: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo». Ed altrove: «Maestro, tu hai parole di vita eterna». Recitiamo, perciò, di cuore con la Chiesa: «Credo in Gesù Cristo, unico Figlio di Dio, Signore nostro; il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato; fu crocifisso, morto e seppellito; discese all’inferno; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo; siede alla destra di Dio Padre Onnipotente; di là ha da venire a giudicare i vivi ed i morti».
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