Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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129.
MORTIFICAZIONE - III

«Così dunque, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete» (Rm 8,12-13).

1° È necessaria sempre, ovunque, per tutti.
Ogni buon risultato richiede sacrificio. Lo studente per imparare, ogni giovane per farsi una posizione, ogni operaio per ottenere la mercede, ogni contadino per raccogliere frutti, ogni commerciante per i suoi guadagni; ogni professionista, ogni soldato, ogni artista per i rispettivi compiti devono faticare, superare ostacoli, vincere sconforti, sopportare delusioni. Chi abbandona il suo lavoro sarà un fallito nella vita; chi persevera arriverà alla meta, sarà stimato, godrà la giusta soddisfazione di chi ha compiuto il suo | dovere. Così, e tanto più, si dica ciò del sacerdote e del religioso.

2° Ma la mortificazione è assai più necessaria nel compito massimo e più delicato: l’eterna salvezza.
Chi non sa mortificarsi cadrà in peccato: «Se vivrete secondo la carne morrete; se poi per mezzo dello Spirito, mortificherete la carne, vivrete» (Rm 8,13). I desideri della carne sono rivolti al male: ai beni ed ai piaceri della terra. Eppure il Vangelo dice chiaramente di non guardare ciò che è pericoloso; di non desiderare cose vietate; di fuggire le occasioni del peccato. Ciò significa che si devono sempre frenare gli occhi, l’udito, la lingua, il tatto, la fantasia, il cuore; lasciare compagnie che piacerebbero, divertimenti immorali, letture cattive.
Solo chi si mortifica si fa migliore e santo. Distaccando il cuore da le creature, l’uomo si unisce a Dio. Mortificando il desiderio della stima, l’orgoglio, l’ambizione e frenando l’amore alle ricchezze, l’anima si unisce di più a Dio, si conforma a Gesù Cristo, aspira e acquista i beni spirituali ed eterni. «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, porti ogni giorno la sua croce e mi segua» (Mt 16,24), dice Gesù Cristo.
Ed ancora: la perfezione richiede lotta: «progredirai tanto quanto farai violenza a te stesso».116 Molte anime hanno desiderio e fanno propositi di santificarsi: ma si arrestano innanzi | alle difficoltà, al combattimento, al rinnegamento. Ora occorre operare contro il senso, dice S. Ignazio: «Combattendo contro la sensualità e l’amor proprio». Allora l’amore di Dio prende possesso dell’anima e la penetra in tutte le sue facoltà.

3° Io vi contemplo sulla croce, o Gesù, mio maestro e mio conforto. Come sarei vostro discepolo se rinunziassi alla mortificazione? Devo padroneggiare il mio orgoglio, la mia sensibilità, il mio cuore, l’ira, l’amore alle comodità per essere vostro discepolo. Voi me lo predicate, anche tacendo, dalla vostra croce. Deh! soccorrete la mia infermità, rendetemi paziente, dolce, temperante, puro. «Nella croce salvezza, nella croce vita, nella croce protezione dai nemici, nella croce infusione di soprannaturale soavità, nella croce forza della mente, nella croce gaudio dello spirito, nella croce tutte le virtù, nella croce la perfezione della santità» (Imitazione di Cristo).117

Esame. –
Ho compreso la santità e la necessità della mortificazione? Vi ho messo amore? In che cosa mi mortifico?

Proposito. –
Considererò le parole di un grande scrittore: «Come la immortificazione è l’origine dei vizi e la causa di tutti i nostri mali; così la mortificazione è il fondamento delle virtù e la fonte di tutti i nostri beni».

Preghiera. – Signore, infondetemi coraggio | e costanza col pensiero della ricompensa: Chi rinunzia... possederà la vita eterna. Molti sacrifici fanno i mondani per qualche vantaggio terreno, ma io sono uomo di eternità. Un po’ di paradiso pagherà ogni pena, anche la più dolorosa. Paradiso! Paradiso!
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116 Così l’Imitazione di Cristo: «Tantum proficies quantum tibi ipsi vim intuleris» (L. I, c. 25).

117 L. II, cap. 12.