Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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294.
LA TEMPESTA SEDATA130

«Tu invece mi hai seguito da vicino nell’insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell’amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiochia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo» (2Tm 3,10-13).

1° Vi sono tempeste sul mare per il soffiare dei venti; vi sono tempeste nella Chiesa per le persecuzioni cui va esposta; vi sono tempeste nell’anima per le tentazioni che si ripetono. Sempre il ricorso umile e costante a Gesù Cristo è conforto, aiuto, apportatore di pace. La tempesta sedata, come vien raccontato nel Vangelo odierno, ce ne persuade. «Essendo Gesù montato in una barca, lo seguirono i suoi discepoli. Ed ecco sollevarsi in mare una burrasca tale che la barca era coperta dalle onde. Ma Gesù dormiva. E gli si accostarono i discepoli e lo svegliarono gridando: Signore, salvaci: siamo perduti. E Gesù disse loro: Perché temete, gente di poca fede? E alzatosi, comandò ai venti e al mare e si fece gran bonaccia. E quella gente ne restò ammirata, e diceva: Chi è mai costui cui ubbidiscono il vento e il mare?».131

2° Gesù mostra il suo potere divino e la sua bontà con i discepoli. Egli comanda ad elementi potenti ed indocili come sono le acque sconvolte ed i venti scatenati. L’evangelista dà risalto al prodigio opponendo alla grande agitazione delle | onde la totale bonaccia che ne seguì. Dice S. Girolamo: «Gesù sgridi le creature o dia loro ordini, tutte sentono il suo potere e lo riconoscono come Creatore; perché le stesse creature insensibili risentono la Maestà del Creatore». Comandare ai flutti è considerato nella Scrittura come proprio della potenza divina «che mitiga l’agitarsi dei flutti» (Sal 89/88,10).
Questa barca è figura della Chiesa che attraversa il burrascoso mare di questo mondo agitato da continue tempeste. Si deve riconoscere che solo la forza del Divino suo Istitutore impedisce che essa venga sommersa «malgrado la sua fragilità». Gesù Cristo sembra che dorma; ma veglia sempre. Vegliava su la Chiesa anche dal sepolcro e preparava alla Chiesa i primi meravigliosi trionfi sui suoi nemici. Nessuna persecuzione ha sommerso la Chiesa; nessuna scuola filosofica ha potuto mostrare falso un iota132 del vangelo; nessuna eresia come nessuna potenza di regnanti o di partiti ha prevalso né prevarrà: «Le porte dell’inferno non prevarranno contro di lei» (Mt 16,18).
E le tempeste vi sono pure per ogni cristiano, dentro e fuori. I Santi Padri hanno visto in questi venti che soffiano e suscitano la tempesta un simbolo dei demoni, il cui orgoglio suscita le persecuzioni contro i santi; e nel mare tumultuoso le passioni del cuore umano, causa del peccato e della lotta interiore tra il senso e la ragione. Ma i santi vinsero: trovarono la pace per la buona volontà.

3° Uno è sempre il rimedio: ricorrere a Gesù Cristo gridando: «Salvaci, periamo» (Mt 8,25). Siamo fragili; è vero che, come gli apostoli sul lago, noi dobbiamo fare ogni sforzo per combattere il male; ma la vittoria è assicurata a chi prega il Salvatore, a colui cui il Salvatore porge la mano. Uomo di poca fede, perché tentenni? La preghiera è la forza onnipotente della estrema debolezza dell’uomo. La giaculatoria: «Salva nos, perimus»133 (Mt 8,25) vale più di un esercito potentissimo. Essa porta l’aiuto soprannaturale che vale più di tutta la natura.

Esame. –
Ho fede nelle difficoltà materiali? Conosco e credo bene alla forza soprannaturale della Chiesa? Nelle tentazioni e negli smarrimenti della vita confido in Gesù Cristo e prego?

Proposito. –
Mia sicurezza sarà la promessa: Non temere, io sono con voi.

Preghiera. – «O Dio, che sai che non possiamo, per l’umana fragilità, sussistere fra tanti pericoli, concedici la salute dell’anima e del corpo affinché col tuo aiuto superiamo quanto per i nostri peccati dobbiamo soffrire». «Concedi, Te ne preghiamo, o Signore, che l’Ostia Divina dell’Altare sempre liberi e difenda la nostra fragilità da ogni male».
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130 Titolo originale: “Domenica IV dopo l’Epifania”.

131 Mt 8,23-27.

132 Letteralmente, una i dell’alfabeto greco: cioè una inezia.

133 «Salvaci, siamo perduti».