Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. GESÙ L'UNICO MAESTRO (Domenica III dopo l'Epifania)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 23 gennaio 19661

Nell'Epistola, Paolo istruisce i Romani con la sua grande Lettera:
Fratelli, non riputatevi sapienti da voi stessi. A nessuno rendete male per male avendo cura di operare il bene, non soltanto davanti a Dio, ma anche davanti a tutti gli uomini. Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fatevi giustizia da voi stessi, o carissimi, ma lasciate che intervenga l'ira di Dio2.
E tutti gli altri insegnamenti che seguono nella stessa Lettera.
Poi ricordiamo il Vangelo, che già è stato letto nella Messa. Tuttavia, ripetiamolo.
Le nazioni temeranno il tuo Nome, o Signore, la tua gloria tutti i re della terra3.
Il Vangelo secondo san Matteo: In quel tempo: Disceso Gesù dal monte, una gran folla lo seguì - Gesù aveva fatto quel celebre sermone,quel grande sermone che comincia con: «Beati i poveri, ecc.»4 -. Dunque, disceso poi dal monte un lebbroso andò a prostrarsi davanti a lui dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi salvarmi». E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii mondato». E subito fu mondato dalla lebbra. Gli disse, allora, Gesù: «Guarda di non dirlo a nessuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e fa' l'offerta prescritta da Mosé in testimonianza per loro. Entrato, poi, in Cafarnao, gli si accostò un centurione che lo implorava dicendo: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». E Gesù gli disse: «Verrò e lo guarirò». Rispose il centurione: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma soltanto di' una parola e il mio servò sarà guarito. Io pure, infatti, sebbene sottoposto ad altri ho sotto di me dei soldati e dico a uno: va', ed egli va; e a un altro: vieni, ed egli viene; ed al mio servo: fa' questo, e lo fa». Udendolo, Gesù ne rimase ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico: non ho trovato tanta fede in Israele. E vi dico che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e siederanno a mensa nel regno dei cieli con Abramo, Isacco e Giacobbe, mentre i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: « Va', e ti sia fatto secondo la tua fede». Ed in quell'istante il servo fu guarito4.
Noi otteniamo le grazie dopo che abbiamo fatto atti di umiltà e di fede. Il lebbroso che ricorre a Gesù si sente tanto povero e tanto infermo; lebbroso; quindi l'umiltà. E poi: «Se vuoi, puoi mondarmi», ecco. Allora: «Se vuoi, tu puoi mondarmi», ci sono le due disposizioni per ottenere.
L'umiltà: quanto è la nostra povertà! E il Signore è ricco, è onnipotente, e lui può tutto. Ecco le due disposizioni.E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii mondato». E subito fu mondato dalla lebbra.
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Poi un altro miracolo, un'altra grazia, ma c'è stato anche l'umiltà e la fede.
Entrato in Cafarnao gli si accostò un centurione che lo implorava dicendo: «Signore, il mio servo giace in casa paralitico e soffre terribilmente». Ecco l'umiltà. E Gesù gli risponde: «Verrò e lo guarirò». Rispose il centurione: «Non son degno che entri in casa mia». L'umiltà. Ma vieni, cioè, tu puoi guarirlo da lontano senza venire a casa mia. Ecco la fede.
L'umiltà: che non è degno di entrare in quella casa. E sono le parole che noi diciamo prima della comunione: Domine, non sum dignus...1. E poi la fede: Non è necessario che entri in casa mia, ma dì anche una parola di qua, da lontano puoi guarirlo. E voleva dire: siccome tu sei il padrone di tutto, ecco, puoi tutto. E anch'io ho dei poteri, cioè, di comandare a quelli che sono soggetti a me. E quindi, tu sei il padrone di tutto e tutto è soggetto a te. E tu puoi comandare a tutto, compreso il male. Quindi il comando sul male, sulla malattia. E allora il Signore Gesù compie una meraviglia.
Costui era un pagano e molti invece non avevano creduto. «E vi dico che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e siederanno a mensa, nel regno dei cieli, con Abramo, Isacco e Giacobbe». E cioè, un giorno si predicherà il Vangelo da un mare ad un altro mare, cioè, nel mondo intiero, e molti che son pagani diventeranno cristiani e entreranno in paradiso, e molti ostinati, tra gli Ebrei, saranno espulsi dal paradiso. E Gesù disse al centurione: «Va' e ti sia fatto secondo la tua fede». In quell'istante il servo fu guarito.
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Guardiamo che noi misuriamo le grazie a Dio. E in che modo? Secondo la nostra fede se è poca o molta; così, operiamo, otteniamo poco o molto secondo la nostra fede. E fede vera non ce n'è molta, non ce n'è molta, fede. Vedete che nel mondo ce n'è ben poca. Ma noi stessi, e dopo tanta grazia, dopo tante istruzioni, dopo tante pratiche di pietà, non abbiamo ancora quella fede che fa i santi. E si fa ognuno [santo] nella misura che ha fede. Se si dice: fateci santi1, ma quando è detto a fior di labbra, e non si comprende bene che cosa si dice, e quale è la disposizione interiore
Quindi ci sono questi due grandi ammaestramenti: il lebbroso umile e pieno di fede; il centurione umile e pieno di fede. E ottenne. Quindi, i due miracoli. Oh! Allora, ricavare questo insegnamento dell'umiltà e della fede. Ma bisogna dire che, queste disposizioni, bisogna che siano nell'intimo; e dolorosamente, spesso e anzi sempre, non abbiamo ancora fatto l'atto di umiltà vera, profonda, quella che piace a Dio; e la fede profonda, quella che piace a Dio. Allora: fateci santi; e si farà, ognuno, santo.
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Siamo nella novena del Maestro Gesù. E allora leggere bene la traduzione1. E allora, come dobbiamo pensare?
Il Maestro Divino è uno, Gesù Cristo, venite, adoriamolo2. E cioè: egli solo è il vero Maestro. Che cosa insegna il Maestro? Primo, insegna con l'esempio: la sua santissima vita privata, e la sua santissima vita pubblica, e la sua santissima vita dolorosa, e la sua santissima vita eucaristica sotto le specie di pane; è presente nell'ostia e si fa mangiare da noi. Si può arrivare a questo atto di umiltà così? È il Maestro, quindi il suo esempio.
Ma poi vi è tutto ciò che Gesù ha insegnato a parole. E lì c'è da considerare i tre capitoli del discorso della montagna: «Beati i poveri, ecc.»3. Ma sono pochi quelli che sanno osservare bene la povertà; quelli che hanno amato la pena, le sofferenze, ecc. Come siamo lontani dal capire tutto quello che è nel discorso della montagna, le Otto Beatitudini, in modo speciale.
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1. Ego sum Via, Veritas et Vita. Allora: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Chi segue me non camminerà nelle tenebre1. Cioè, chi segue, chi cerca di seguire, imitare Gesù, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. Cioè, seguendo Gesù, si avrà la vita eterna.
2. Voi mi chiamate il Maestro e il Signore - e lo chiamavano, in realtà, il Maestro - e dite bene perché lo sono Maestro e Signore2. Cioè: il Maestro che insegna, e il Signore che è il Dio della terra e del cielo, il Creatore.
Io infatti vi ho dato l'esempio3 - ecco il primo insegnamento, l'esempio - affinché come ho fatto io facciate anche voi3. Umiliarsi come Gesù.
3.Non fatevi chiamare Dottori - come volevano chiamarsi i capi del popolo ebreo - non fatevi chiamare Dottori, perché uno solo è il vostro Dottore: il Cristo; il vero insegnante della via del cielo. Voi siete tutti fratelli4; non maestri.
4. Il discepolo non è più del Maestro, ogni allievo, compiuta la sua formazione, sarà come il suo maestro5. E cioè, se noi seguiamo il Maestro con gli esempi che ha lasciato, allora anche noi saremo come lui, uguali al Maestro; cioè vivremo come viveva Gesù.
5. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto6. E cioè: la grazia di Dio che è nell'anima buona; la vite e i tralci, i rami; vi è la stessa linfa in Gesù Cristo, cioè la grazia, e che passa a noi membri come la linfa nutre la pianta e nutre i tralci. «Chi rimane in me e io in lui, questi porta molto frutto». E cioè, avendo in noi la grazia, quel che facciamo porta molto frutto, cioè, meriti.
6. Io sono il pane della vita. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, ed il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo7. La sua immolazione.
E allora: Multifaria multisque modis; cioè, il Signore insegnò in molte maniere nei tempi antichi: i Profeti, i Patriarchi. Ma adesso, in questi ultimi tempi è Gesù che parla: locutus est nobis in Filios8.
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Poi si dovrebbe, dalle Pie Discepole, cantare queste cose di preferenza: l'antifona: «Iddio che anticamente aveva parlato più volte in diverse maniere ai Padri per mezzo dei Profeti, in questi ultimi tempi ha parlato anche a noi per mezzo del Figlio»1; questi inni che son tradotti: Ego sum via2, primo. Ego sum veritas3, secondo. Ego sum vita4, terzo. Se non cantate voi che siete le Discepole del Maestro, chi canterà? Mi pare che ci voglia molto di più di divozione al Maestro Divino, il quale è la Via, la Verità e la Vita. Ho impegnato parecchio tempo a preparare queste cose, e col consiglio che ho ricevuto, e poi lo studio, e quel che ho sottoposto alla santa Sede, come la Messa del Maestro Divino; e ci vuole tre, quattro anni (...). E adesso sarebbe bene che proprio le Discepole cantino al Maestro. Perché? Perché non si considera abbastanza il Vangelo dove il Maestro insegna, in cui insegna.
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E noi dobbiamo, e voi dovete dare divozione particolare al Divino Maestro. E siamo nella novena. Ma non dev'essere solo qui. Questo per il mese di gennaio, per la novena. Ma quale è la vostra divozione? La vostra divozione è il Maestro. E le lodi?. E come sono le preghiere al Divin Maestro nel libro delle Preghiere? Il diavolo tenta sempre di sviare un poco la spiritualità, la pietà dell'uno, dell'altro. Neppure si capiscono, neppure si sente Gesù, alle volte, nella comunione stessa, che è il Maestro (...) che orienta la mente, il cuore, la volontà, per essere lui, in lui. Delle comunioni che sono così, così. Ma sono veramente quelle che piacciono del tutto a Gesù Maestro? Prendete questo impegno, di considerare e di insegnare questo, cominciando dalla casa del noviziato, passare quindi alle suore e poi passare alle altre Case. Ci vuole di più divozione al Divin Maestro. E quando si sta inginocchiati facendo l'Adorazione, ecco il Maestro che allora parla a noi. Preghiere vaghe (...) di leggere questo e quello. Ma che si preghi davvero, e si preghi proprio il Maestro che è la nostra divozione, e che è la vostra divozione in particolare.
Domando al Signore questa grazia: che la divozione al Divin Maestro domini tutti.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 134/b (= cassetta 206/a). Per la datazione, cf PM: «Siamo nella novena del Maestro Gesù (festa 30 gennaio nel 1966) (cf PM in c41). In base a questo dato sicuro, la datazione delle altre meditazioni nn. 3 e 8, registrate sullo stesso nastro e di seguito, è stata ritenuta molto probabile. - dAS, 23 gennaio 1966 (domenica): «Verso le ore 5, Messa e meditazione alle PD (cappella). Ore 15, ad Ariccia, per una meditazione alle PD in Esercizi». - VV (cf c20).

2 Epistola: Rm 12,16-21.

3 Graduale: Sal 101,16-17.

3 Cf Mt 5,3-10.

4 Vangelo: Mt 8,1-13.

1 Cf Missale Romanum, Canon Missae, Domine, non sum dignus...

1 Riferimento all'uso tradizionale della coroncina: “Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi” da recitarsi all'ora della levata e del riposo.

1 Novena a Gesù Maestro, in Le Preghiere della Famiglia Paolina, ed 1965, pp. 350-352.

2 Invitatorio della novena, cf Mt 23,8.

3 Cf t 5,3-10.

1 Gv 14,6; 8,12.

2 Gv 13,13.

3 Gv 13,15.

4 Mt 23,8.

5 Lc 6,40.

6 Gv 15,5.

7 Gv 6,48.51.

8 Eb 1,1-2.

1 Cf Liber Usualis Missae et Officii, in Circumcisione Domini et Octavam Nativitatis, ad Missam, Alleluia. Cf anche Eb 1,1-2.

2 Cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, op. cit. (1965), p. 234.

3 Ib. p. 232.

4 Ib., p. 236.