Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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47. OGNI UOMO È IMMAGINE DI DIO (Domenica XII dopo Pentecoste)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 21 agosto 19661

Dal Vangelo secondo Luca. In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico, infatti, che molti profeti e re desiderarono vedere ciò che voi vedete e non lo videro; udire ciò che voi udite e non lo udirono». Ed ecco si levò a parlare un dottore della legge per metterlo alla prova: «Maestro, cosa devo fare per possedere la vita eterna?». E Gesù gli disse: «Nella legge cosa sta scritto? Che vi leggi?». Egli rispose: «Amerai il Signore, Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze, con tutto il tuo spirito, e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto bene, fa' questo e vivrai». Quello, però, volendosi giustificare chiese a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese a dire: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e s'imbatté nei briganti, i quali lo spogliarono e percossero a sangue e se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Ora, per caso, un sacerdote scendeva per la stessa via e, vedutolo, passò oltre. Così pure sopraggiunse un levita e, vedutolo, passò oltre. Un samaritano, invece, che era in viaggio, passò vicino a lui e, a vederlo, ne fu mosso a pietà e, accostandosi, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi caricatolo sulla sua cavalcatura lo portò in un albergo, e si prese cura di lui; il giorno dopo prese due denari, li diede all'albergatore dicendo: Abbi cura di lui, quanto spenderai in più, lo rimborserò al mio ritorno. Quali di questi tre ti sembra che sia stato prossimo per colui che cadde nelle mani dei briganti?». Ed egli rispose: «Quello che gli usò misericordia». E Gesù gli disse: « Va' e anche tu fa' altrettanto»2.
Ecco come si pratica la carità. La legge si riassume nelle parole che disse quell'uomo - era un dottore della legge -: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutto il tuo spirito». L'amore a Dio. E, secondo: «il tuo prossimo come te stesso». Cioè, amare il prossimo come noi stessi. E Gesù lodò quell'uomo perché aveva risposto bene.
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Ma colui cercava ancora, in qualche maniera, di mettere alla prova il Signore, [e chiese]: «Chi è il mio prossimo?». E il Signore espose questa parabola: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e s'imbatté nei briganti, i quali lo spogliarono e percossero a sangue; se ne andarono lasciandolo mezzo morto. E passò un sacerdote, e non ebbe pietà; passò un levita, e non ebbe pietà. Passò, invece un samaritano, quelli che erano giudicati peccatori dagli Ebrei1, i samaritani. E invece il samaritano ebbe pietà di quell'uomo mezzo morto, e lo curò, per quanto era possibile a quel tempo, con olio e vino, lavando le piaghe; e poi lo mise sopra il suo cavallo e lo portò, questo ferito, lo portò a un albergo, quegli ne ebbe cura, e volle che l'albergatore ne avesse massima cura, e al ritorno, dopo già che aveva dato del denaro, avrebbe rimborsato [il di più], al suo ritorno.
E allora: «Chi è il prossimo?». Il prossimo sarebbe ognuno. Ma chi è vero prossimo? Chi è? Non quel sacerdote, né quel levita, ma colui che ebbe pietà, quello che gli usò misericordia; quello è veramente prossimo.
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Ora, si devono considerare due cose in questa parabola: chi non ha carità, e chi ha carità.
Bisogna, allora, considerare, [primo:] chi non ha carità? Chi pensa in male del prossimo; chi parla in male del prossimo; chi ha sentimenti contrari alla carità rispetto al prossimo; e chi opera contro al prossimo. Allora è mancanza di carità. E quindi, se si domanda: che cosa è la carità? La carità positiva. Ma contro la carità, i peccati che sono così accennati nei pensieri e nei sentimenti e nelle parole e nelle azioni; specialmente i cattivi esempi, le cattive parole, i cattivi scandali, quelli che avviano, o con l'esempio o con la parola o coi fatti, al male; sì, questo riguarda la carità, l'offesa contro la carità. E non sempre sono sante le parole e neppure santi i pensieri e i sentimenti; per esempio, l'invidia contro la carità. E quello che facciamo contro il prossimo lo facciamo contro Dio. Perché? Perché il prossimo, l'uomo, è immagine di Dio. E chi offende l'immagine di Dio, offende Dio, sì. Se c'è un quadro, supponiamo, della Santissima Trinità, e si disprezza? È un peccato grave. E questo è ancora più grave rispetto al prossimo, perché la tela è una tela, ma il prossimo è un'immagine viva della Trinità, con la mente, con la volontà, e col cuore; c'è la Trinità in noi, con la mente, con la volontà e col cuore, sì. Noi siamo immagine di Dio, immagine più viva che non la tela. E se si disprezza una tela che rappresenta la Santissima Trinità? È, certo, un'offesa. Ma contro il prossimo, il disprezzo o maldicenze, ecc., è cosa più grave che l'offesa della Trinità nella immagine, nella figura, nella pittura. Quindi, che vigiliamo! Se amiamo Iddio, non offendiamo il prossimo perché c'è [la sua] immagine nel prossimo.
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Secondo: non soltanto offendere il Signore come quei due tali che non ebbero compassione del povero ferito. Ma vi è stato il buon esempio, l'esempio di quel samaritano. I samaritani erano giudicati peccatori dagli Ebrei e quindi non volevano neppure avvicinarli. Intanto il samaritano ha fatto opera, grande opera di carità per quel ferito, spogliato dei beni. Oh! Questo è la carità positiva.
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La carità positiva si espande, si dimostra in tante maniere: primo luogo, pensare bene; secondo luogo, desiderare il bene; e, terzo luogo, parlarne in bene; e poi, opere a favore del prossimo. Sì, la carità positiva, la carità positiva si dimostra in molte maniere.
In primo luogo, la preghiera. Pregare per tutti, pregare per tutti, come sono le orazioni e come è la stessa Messa che è il sacrificio della croce per tutti. Pregare per tutto il mondo, non restringersi a qualche persona. Ma nel mondo sono tre miliardi e mezzo di persone, di creature, dobbiamo comprenderle tutte; cioè pregando per tutti e non solamente, quindi, [per] i cristiani, ma anche [per] tutti i pagani e tutti quelli che sono atei; pregare perché siano illuminati e così che possano mettersi sulla via della salvezza. Oh, ora, tre miliardi e mezzo di uomini! Fra cento anni sono tutti all'eternità. E come saranno? Che noi preghiamo per tutti, che si salvino! Il Signore ha la sua grazia, la sua misericordia per tutti, sì. Quindi, per tutti. E pregare per gli eretici, scismatici, che sono tanti. E pregare per tutti i cattolici; e pregare per le famiglie; le persone che sono vicine a noi, particolarmente quelli che appartengono all'Istituto; le anime che hanno più bisogno; la preghiera per le vocazioni, per la formazione buona di quelli che son chiamati e che sono nell'Istituto per santificarsi sempre di più. E che non si commetta l'offesa di Dio negli Istituti religiosi. Eh, quante preghiere si possono fare! Mettere tutte le intenzioni. Del resto, dicendo il «Cuore divino di Gesù» comprendiamo tutti, quel che mettiamo le intenzioni con cui Gesù si immola sugli altari. Ora, Gesù si immola per tutti. Allora metter le stesse intenzioni di Gesù. Avere il cuore di Gesù in noi, quindi la mente e il cuore e i desideri...
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1 Nastro 140/d (= cassetta 224/b). - Voce incisa: “Domenica XII dopo Pentecoste: meditazione del PM”. In PM, nessun accenno cronologico. Questa meditazione è registrata sullo stesso nastro delle meditazioni nn. 44. 45 (cf PM in c398 e in c403). - dAS, 21 agosto 1966 (domenica): «Celebra [il PM] verso le ore 5,30; tiene la meditazione alle PD della comunità CGSSP».

2 Lc 10,23-37.

1 Cf il n. marginale 420 dove è espresso meglio il suo pensiero a questo proposito.