Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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21. LA NOSTRA VITA È SEGNATA DAL VOLERE AMOROSO DEL PADRE

Esercizi Spirituali (21-29 aprile 1966) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 25 aprile 19661

Il primo pensiero è stato questo, all'inizio degli Esercizi: gli Esercizi, primo luogo, sono un tempo di preghiera; in secondo luogo, sono la purificazione dell'anima per quello che c'è stato nel passato; poi la santificazione; la terza parte degli Esercizi, la santificazione.
[La] santificazione, in fondo in fondo, sta nell'unione con Dio, cioè uniformare la nostra vita alla volontà del Signore. Come il Figlio di Dio, secondo la volontà del Padre, si è incarnato, e poi ha compita tutta la parte, la missione che il Padre celeste ha dato al suo Figlio: incarnazione, la vita, la predicazione e la redenzione, [la] risurrezione, e, l'ultima volontà, l'ascensione al cielo alla destra del Padre.
Sopra di noi, ciascheduno di noi, c'è stata la volontà di Dio. La volontà di Dio: Dio ha creato l'anima nostra e allora siamo nati e siamo arrivati alla vita cristiana, alla vita religiosa e quindi alla vita quotidiana. E poi, l'ultima volontà del Padre celeste su di noi: «entra nel gaudio del tuo Signore»2. Appunto quello che ha detto ed è scritto nella Scrittura, e cioè: compiere totalmente la volontà di Dio3. Da lì, dal momento che noi siamo stati creati, allora arrivare a quello che il Padre celeste voleva e vuole, cioè l'ingresso in paradiso.
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Il Signore ci ha preparati e ci ha segnata una strada, una via, e questa via è secondo la vocazione; e poi al termine della vita, della via, ecco, l'ingresso: «entra nel gaudio del tuo Signore»1. E così: vir oboediens loquetur victorias2. L'uomo obbediente porterà vittoria. E in che senso? Vittoria per l'ultimo volere di Dio: «entra nel gaudio del tuo Signore».
Quindi parliamo dell'obbedienza. E quindi, compire, seguire totalmente la volontà del Signore sopra di noi, dal momento in cui siamo stati creati, e per tutta la vita. E per l'ultima volontà di Dio, l'accettazione della morte, la volontà di Dio: «entra nel gaudio del tuo Signore». Così è stato per il Figlio di Dio incarnato, e così la volontà ultima del Padre: Siedi alla destra del Padre3, ecco.
Ora, abbiamo da considerare se noi abbiamo seguita questa via segnata da Dio. E allora vi è l'obbedienza complessa, cioè che riguarda tutta la volontà di Dio per la nostra vita; e poi quello che sarà il premio. Ora bisogna dire ciò che ci assicura il paradiso, ecco. E quello che per noi è pericoloso: evitare la volontà di Dio. Dalla volontà di Dio c'è tutto il bene, e dalla volontà nostra c'è tutto il male. Perché l'umanità si trova in queste condizioni di miserie? Perché c'è stato la disobbedienza dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, che avevano ricevuto il comando e l'obbedienza di non nutrirsi di quel frutto riservato4. E allora tutto il male che c'è stato e che c'è attualmente, procede dalla disobbedienza. Così in ogni stato; così in ogni vita; così in ogni istituzione; così in ogni vita, ecco.
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E invece che Adamo ha disobbedito, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, ha segnato con l'obbedienza sua, ha segnato la strada per la gloria, per la santificazione, per la felicità eterna. Il contrasto fra Adamo e Gesù Cristo: il disobbediente e l'Obbediente: Factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis1. Il Figlio di Dio si fece uomo, compì tutta la volontà del Padre: oboediens usque ad mortem, mortem [autem] crucis, propter quod Deus exaltavit illum2. E cioè, egli fu esaltato perché ha obbedito. E ha concesso a noi, ha dato a noi la salvezza perché abbiamo fatto la volontà di Dio, la volontà di Dio come espressa in Gesù Cristo, secondo la volontà di Gesù Cristo.
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Ora, questo è il principio: o vi è la disobbedienza, si fa la volontà propria, ecco il disordine. Si fa la volontà di Dio in tutto, è la felicità eterna, ecco.
E dovremmo obbedire a noi stessi, e cioè secondo la nostra volontà? E allora non è più la volontà di Dio, è il nostro volere. Ora, il comandare a noi stessi, il fare le nostre volontà, i nostri desideri, ciò che ci piace, questo, quell'altro, ecc., è la nostra volontà. E allora non incontriamo la volontà di Dio che ci vuole in paradiso; ci vuole su quella strada che conduce al paradiso, ecco, la quale assicura e dà il premio: propter quod Deus exaltavit illum1.
Se l'anima si presenta al Signore nel giudizio: Ho fatto quello che volevi - dice a Gesù, al Giudice -. Se qualche cosa fosse anche sbagliato e l'abbiano sbagliato coloro che hanno disposto, sono responsabili di aver disposto, io ho fatto quel che voleva il Signore. E allora, l'ultima volontà: Veni, sponsa Christi. «Vieni, sposa di Cristo, entra nel gaudio del tuo Signore»2. Così, la volontà di Dio che ci ha messi al mondo; la volontà di Dio che ci fa entrare nel gaudio eterno.
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Però bisogna considerare tutto l'insieme, non è vero? E cioè, aver presa la via che il Signore ha assegnato. Quindi si fa la via segnata da Dio corrispondente alla vocazione. E così, giunto all'uso di ragione, conoscendo il volere di Dio comunicato per i genitori, per il parroco, per chi ci ha guidato, e poi il confessore; e poi l'entrata nell'Istituto, e poi questo ufficio, quell'altro. E poi la vita sarà di tanti anni, pochi anni, molti anni; in un ufficio, in un altro, e allora si segue la linea segnata dal Padre celeste, dalla volontà di Dio.
In generale, che noi camminiamo secondo il volere di Dio. E il volere di Dio è che ci vuole in paradiso. E allora noi conformiamo la volontà nostra alla volontà di Dio. Lui ci vuole in paradiso, dunque seguiamo la via del paradiso segnata dal Figlio di Dio incarnato. Perché ce l'ha segnata, la via, Gesù Cristo, secondo l'esempio [che] ci ha dato, e secondo la volontà [che] è stata sopra di noi, in generale.
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Poi, quanto alla volontà: l'osservanza dei dieci comandamenti; secondo, sono i voti della vita religiosa; sono gli articoli delle Costituzioni; sono le disposizioni che vengono fatte per l'orario, per l'ufficio, nella condizione di salute più o meno; in una casa, in un'altra, in un ufficio, in un altro; e poi quello che è la nostra salute che può essere buona e può essere non tanto buona; possiamo trovarci in tribulazioni interiori, di tentazioni, di disagi spirituali; poi tutto quello che è nella giornata, e quindi, gli orari che ci sono, e l'ufficio che è segnato; e poi quello che è la vita di comunità, se ci si trova bene, se ci si trova meno bene, con una persona, con un'altra; e poi tutto quello che può essere maggiore forza di salute, quello che può essere minore [forza] di salute; e questa è l'ora di parlare, questa è l'ora di tacere. Tutto questo che forma la volontà del Signore. E noi abbiamo soltanto da conoscere questa volontà del Signore nelle ispirazioni nostre da parte di Dio, e seguire, e seguire, e seguire. Allora poi vi è tutta l'obbedienza.
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Ma per l'obbedienza, in primo luogo, avere la disposizione di fede; e cioè: ti mandi per questo; l'orario è per questo. Abbi fede, che questo piace a Dio e procede da Dio; e allora, secondo è il volere di Dio. Può essere anche che questa volontà proceda da un'assistente, procede dal confessore, può essere da chi stabilisce gli orari. Vedere in tutto Dio, Dio. Fede! Ma avesse anche sbagliato, chi ha disposto, anche lo sbaglio è secondo Dio. E cioè, se fosse una cosa cattiva, no; ma secondo son le cose ordinarie, buone, allora vedere Dio, la volontà del Signore.
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Secondo, la speranza; perché facendo quel che dobbiamo, in ordine a Dio, facciamo la volontà di Dio, [allora] il premio; sperare il premio, il premio che ci aspetta. Tutti i giorni, dalla mattina alla sera, anche alla notte, c'è la volontà di Dio; e quindi le 24 ore sono compite, seguite secondo il volere di Dio; 24 ore di fiducia; e cioè, si avrà premio di tutto. Speranza.
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E quanto più poi, questa volontà di Dio si fa con amore, tanto più il merito è grande; perché, alle volte, [ci] si adatta un po' all'obbedienza, ma con una certa diversità, difficoltà. Immolazione della nostra volontà, offrire al Signore l'immolazione della nostra volontà: Padre, non secondo voglio io - diceva Gesù al Padre - non secondo il volere mio, ma secondo [la tua] volontà1. Non secondo la nostra volontà. Allora c'è veramente l'amore a Dio, uniformando anche lietamente la volontà al Padre celeste, e quindi, l'immolazione. Non si tratta soltanto di fare un'offerta, supponiamo alla Madonna, con i fiori o con un'offerta di soldi. L'immolazione della volontà! Ci sarà anche l'immolazione un po' più difficile: l'accettazione del male e della morte; ma è immolazione della volontà1.
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Quanto poi all'obbedienza, quanto più si è pronti... o chi fa lagnanze, e chi si strascina con difficoltà e fa le cose con quasi disgusto, e allora la prontezza dove se ne va? Ma ci sarà difficoltà. Allora pregare il Signore per la prontezza, come Gesù ha pregato nel Getsemani. E allora, se poi c'è la volontà spontanea, in umiltà e perseveranza, allora vi è una universalità di obbedienza continua, universalità di tutto.
Abbiamo questa disposizione? Ecco, universalità, tutto quel che piace al Signore, tutto. Certo, in certi momenti il nostro intimo, il nostro io sembra che si ribelli, ma infine pieghiamo: il volere del Signore. E quindi il premio che ci aspetta.
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Adesso possiamo anche considerare: la obbedienza sia soprannaturale: non per contentare la superiora; non per contentare un nostro gusto; perché quel cibo mi piace, quell'altro non mi piace; perché questo ufficio mi va e quell'altro non mi fa. Allora si guarda quello che è la volontà del Signore. Che sia soprannaturale, non naturale. Oh! Mi han dato questo ufficio, proprio mi piace. Perché a me piacerebbe fare gli studi; a me piacerebbe, invece, fare un apostolato che può essere più gradito; o che può essere stare in questa casa o in quell'altra; o con una superiora la quale è benigna, buona; e quella invece è un po' difficile. La volontà di Dio soprannaturale, guardare sopra, non il naturale; cioè sopra: Dio! è Dio! E non pensiamo che non troviamo difficoltà. Davanti a certe giornate, a certe lotte interiori [da parte] del diavolo, che pare non voglia lasciarci in pace: e questa tentazione carnale, o della superbia. [Con occhio] soprannaturale, guardare. C'è il naturale che procede dal demonio e dal nostro intimo e dal mondo; ma noi, guardare sopra. Sopra cosa vuol dire? Iddio: è il suo volere. Ciò che è naturale non merita, non guadagna. Se poi una cosa è disposta da chi guida, e se c'è quella disposizione interiore, ci son le qualità, e allora [ciò] che viene ordinato, segnato da chi guida, si deve fare quella via; e quindi c'è l'intimo di Dio che ha voluto dare quei doni, quelle grazie, quelle disposizioni. E poi il Signore ispira chi guida perché si faccia realmente quello che è secondo Dio, cioè secondo i doni di Dio.
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Bisognerà poi, quanto all'obbedienza, essere generosi; non strascinare, non fare i passi con fatica; e poi quando ci fossero delle difficoltà, e superate, e superate! Sì. La Teologia della Perfezione Cristiana porta un esempio che una suora aveva faticato tanto, e ormai era esausta di forze, e aveva guidato una comunità. Finito gli Esercizi la superiora dice: Adesso parti per l'Argentina. La poveretta dentro di sé si è un po' sentito che... e ha preso subito il biglietto - che le era [stato] preparato - di partenza, e lietamente ha salutato1. Quando c'è... dopo tante scuse. E che ci sia l'umiltà!
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E poi ci vuole questo, non solamente la volontà, ma anche l'intelligenza; non per disputare: questo è comandato bene, questo non è comandato bene. L'intelligenza si deve impegnare. Questa obbedienza è soggetta alla volontà di Dio, alla volontà di chi ha disposto, ma poi capire quello che è disposto, e che noi ci mettiamo tutta l'intelligenza per fare bene quello che è disposto; non per mormorare e fare contraddizioni, l'intelligenza, la ragione, ma per trovare le vie per fare meglio; non per discuterlo o farlo, ma per farlo bene. Quindi tutta la nostra intelligenza, perché la cosa sia fatta bene. Come adesso: far degli studi, e allora occorre che faccia gli studi e che ci impegni tutta l'intelligenza a capire nelle scuole e nei libri, ecc.; ci sia l'applicazione non solo della volontà, ma la intelligenza.
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E quindi poi metterci il cuore; cioè volontà, voler fare le cose volentieri e quindi il merito è pieno, è pieno, sì. Allora abbiamo da fare una confessione? Tobia faceva la sua confessione: non oboedivimus... traditi sumus1. Non abbiamo obbedito e il Signore ci ha castigato. E poi quella figliuola ha voluto scegliere di sua preferenza: quella via o quell'ufficio, quell'impegno. E quanto c'è stato di merito?. Si è serviti a noi, ai nostri gusti, alle nostre tendenze, ai nostri voleri. E Dio premia quel che si fa per Dio, secondo Dio, nella volontà di Dio. Così che nella giornata noi possiamo sempre dire: ho fatto il volere di Dio.
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Quanto poi alla vita in generale: leggere e rileggere le Costituzioni. Il Vangelo da una parte del... e dall'altra parte le Costituzioni. E quando la nostra salma sarà messa nella cassa, a destra del capo, il Vangelo; a sinistra, le Costituzioni. Sempre così. Allora abbiamo fatto quel che dice il Vangelo; quindi la vita di Cristo, e quello che è applicato dal Vangelo nelle Costituzioni secondo la volontà di Dio. Figliuoli, obbedite ai vostri superiori1, obbedite secondo la volontà di Dio.
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E come vi è la disobbedienza, vi è anche il pericolo di sprecare la vita, e sprecare la vita e degli anni: ho voluto per anni, ho voluto questo ufficio, ho voluto questa casa, ecc. Sono degli anni che son secondo la mia volontà. Ma il Signore premia quel che è fatto nella sua volontà. Guardiamoci molto dalla nostra volontà e dai nostri gusti e dalle nostre tendenze e preferenze. Guardiamoci che sono il nemico. E quello che è poi il demonio che... come entra il demonio? E si avvicina a Eva: «E perché non mangiate quel frutto?». «Perché - risponde - perché il Signore non vuole che mangiamo quel frutto». «Il Signore non vuole perché diventereste come Dio, conoscereste il bene ed il male». Sì, così Eva si è persuasa e ha obbedito a chi? Al demonio. E poi ha guardato il frutto, era bello a vedersi e pensava che fosse anche buono, saporito, ecco1. E allora così, la disobbedienza. Guardiamoci da questo.
Maria: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum2. Sia fatto come tu hai detto, sia fatta la volontà di Dio. E allora, la redenzione. Come da Eva è venuta la disobbedienza, così è venuta l'obbedienza da Maria. E poi come è venuta la rovina [da] Adamo, così è venuta la salvezza, la redenzione da Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato.
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Ora, fare un po' di esame su questo punto. E c'è sempre l'amor di Dio quando c'è l'obbedienza vera. Non pensar tanto a sentimentalità, ma pensare di fare il volere di Dio; anche se al cuore ripugna, in certe occasioni, perché abbiamo ricevuto ordini, disposizioni per qualche cosa che ci dispiace: c'è la volontà di Dio e c'è la volontà nostra che si conforma alla volontà di Dio: fiat mihi secundum verbum tuum1.
Attente, tutti attenti, noi. La terza domanda del Padre nostro: «Sia fatta la volontà di Dio come in cielo, così in terra»2. Fare la volontà di Dio qui, come la fanno gli angeli gloriosi, gaudiosi in cielo. E quelli che hanno disobbedito sono nell'inferno, il demonio; e quelli che hanno obbedito sono felici in cielo. Quindi in questo termine di Esercizi, considerar molto questo complesso della volontà di Dio, in tutto.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 85/d (= cassetta 213/b). Per la datazione, cf PM: «Il primo pensiero... all'inizio degli Esercizi ...sono un tempo di preghiera... di purificazione e santificazione (cf PM in c175). - dAS, 25 aprile 1966: «Andato [il PM] ad Ariccia per predicare alle PD in Esercizi Spirituali». - VV (cf c175).

2 Mt 25,21.23.

3 Cf Eb 10,7.

1 Mt 25,21.23.

2 Pr 21,28. Il testo latino è: victoriam.

3 Cf Sal 109,1.

4 Cf Gn 3,1ss.

1 Fil 2,8.

2 Fil 2,8-9.

1 Fil 2,8-9.

2 Cf Mt 25,2l-23.

1 Cf Mt 26,39 e par.

1 Cf A. ROYO MARIN, op. cit. pagg. 691-692.

1 Tb 3,4.

1 Cf Eb 13,17.

1 Cf Gn 3,1ss.

2 Lc 1,38.

1 Lc 1,38.

2 Mt 6,10.