Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. «ASCOLTATELO!» (Domenica II di Quaresima)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 6 marzo 19661

In quel tempo: Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse in disparte su un alto monte. E davanti a loro si trasfigurò; il suo volto si fece splendente come il sole e le sue vesti divennero candide come la neve. Ed ecco, apparvero Mosé ed Elia in colloquio con lui. Pietro, allora, prendendo la parola disse a Gesù: «Signore, è bene per noi stare qui; se vuoi facciamo qui tre tende: una per te, una per Mosé e una per Elia». Mentre egli ancora parlava, ecco una nube luminosa li avvolse e una voce dalla nube disse: «Questi è il mio Figlio diletto nel quale ho riposto la mia compiacenza. Ascoltatelo!». A questa voce i discepoli caddero.faccia a terra e furono presi da grande spavento. Ma Gesù si accostò a loro, li toccò e disse: «Alzatevi e non abbiate timore». Ed essi, alzati gli occhi non videro più alcuno all'infuori di Gesù. Mentre scendevano dal monte, Gesù diede loro quest'ordine: «Non fate parola ad alcuno di questa visione prima che il Figlio dell'uomo sia risorto dai morti»2.
Dobbiamo meditare prima l'Epistola3 la quale è tanto pratica per la vita.
«Fratelli, vi preghiamo ed esortiamo nel Signore Gesù, voi avete appreso da noi come comportarvi per piacere a Dio e così già vi comportate; progredite ancora». Già così vi comportate, progredite ancora. Ecco, da una parte san Paolo elogia i Tessalonicesi che già si comportano bene, ma insiste san Paolo: progredite ancora. Ecco, progredite ogni giorno; per noi.
«Voi sapete infatti quali precetti vi ho dato in nome di Gesù Cristo». E cioè quello che noi abbiamo imparato per i comandamenti, per le virtù, per i voti professati.
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Ora il Vangelo. Volle il Signore Gesù prendere con sé tre discepoli, apostoli.
[Primo,] Pietro, il quale era destinato ad essere il maestro, e cioè colui che un giorno sarebbe stato capo della Chiesa, e quindi insegnare secondo le verità rivelate da Gesù Cristo. Quindi, in primo luogo Pietro rappresenta la fede.
Secondo, Giacomo, il quale rappresenta la speranza; e, in particolare, vivere santamente; cioè, l'osservanza dei comandamenti e l'osservanza degli insegnamenti di Gesù Cristo nel Vangelo; quindi la pratica, la vita, la speranza.
E terzo, Giovanni, suo fratello, il quale rappresenta la carità, cioè l'amore a Dio.
Quindi eran rappresentate: la fede, la speranza, la carità. Oh! Queste sono le virtù essenziali per la salvezza.
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Su un alto monte, ecco, davanti a loro si trasfigurò: splendente il volto, e bianche le vesti. Ed ecco apparvero Mosé ed Elia in colloquio con lui. Mosé rappresentava la Legge ed Elia, la Profezia. Quello che Mosé aveva appreso da Dio, i comandamenti. E poi la profezia di Elia, il quale rappresentava i Profeti, quelli che un giorno [predissero che] si sarebbe fatta la redenzione, come di fatti... Quindi rappresentavano la Legge e la Profezia.
Pietro allora prendendo la parola disse a Gesù: «Signore, è bene per noi stare qui». Sì, san Pietro era sempre pronto in queste occasioni simili. «Signore, è bene per noi stare qui». E quindi fermarsi e costruire tre tende. Mentre egli ancora parlava, ecco una nube luminosa li avvolse e una voce, che era Dio, disse - ecco annunziato, quindi, il Vangelo -: «Questo è il mio Figlio diletto». Questo dobbiamo capire: che è il Figlio di Dio che dobbiamo sentire, ascoltare e vivere, predicare. « È il mio Figlio diletto - [disse] il Padre celeste - nel quale ho riposto la mia compiacenza». E cioè, Gesù Cristo piaceva al Padre: «nel quale ho riposto la mia compiacenza». E poi la grande parola: «Ascoltatelo!». E cioè, il Figlio di Dio incarnato [è il] Maestro. «Ascoltatelo!». A questa voce i discepoli caddero faccia a terra e furono presi da grande spavento. Ma Gesù si accostò a loro e li toccò, e disse: «Alzatevi e non abbiate più timore». Perché non dovevano spaventarsi. Però essi non comprendevano subito tutto. Ed essi alzati gli occhi non videro più alcuno all'infuori di Gesù. E Gesù li avvertì che non parlassero di questa trasfigurazione finché non sarebbe, il Figlio di Dio incarnato... dopo la morte, dopo la risurrezione. «Non fate parola ad alcuno di questa visione prima che il Figlio dell'uomo sia risorto dai morti». Fino allora, dopo la risurrezione. Allora capiranno.
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Sì, il Signore Gesù volle elevare questi tre in modo particolare, perché rappresentassero le tre virtù teologali, e come bisogna vivere le virtù fondamentali, essenziali: fede, e speranza, e carità. La santità dipende, in particolare, dalla fede, dalla speranza, e dalla carità. Allora poi seguono le altre virtù cardinali, e le virtù che sono, in particolare, per la vita religiosa: povertà, castità e obbedienza.
Oh! Che cosa bisogna, allora, conchiudere? «Ascoltatelo!». Non ci sia altro libro che valga il Vangelo; nessun libro del mondo che valga il Vangelo. È, il Vangelo, l'insegnamento di Gesù Cristo, quindi onorare il Maestro Divino. Il Padre ha mandato il Figlio sulla terra perché predicasse la dottrina della santificazione e della salvezza: «Ascoltatelo!» È una miseria grande quando uno non legga il Vangelo; una grande miseria. E come si trova poi al fine della vita? Certamente col rimorso.
Se vogliamo veramente arrivare alla santità, bisogna che noi seguiamo il Vangelo meditando gli insegnamenti di Gesù. E allora con fede: credo a ogni parola di Gesù Cristo. E considerare gli esempi che Gesù Cristo ci ha dato. E Gesù Cristo ha pagato per noi i peccati. La speranza. E poi, l'amore a Dio. L'amore a Dio quando l'anima si orienta non solo a vivere in Gesù Cristo, ma attraverso Gesù Cristo, cercare la gloria di Dio. Altro è arrivare a un certo punto di virtù religiosa, e [altro] poi quello che è più elevato per cui si è preparati al paradiso: quando si cerca la gloria di Dio. Molte anime arrivano fino a un certo punto, e altre anime più avanti, e quelle poi che sono più elevate ancora, e quindi preparate all'ingresso in cielo, quando ci siamo già abituati a fare tutto per la gloria di Dio: omnia in gloriam Dei facite1.
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Sì, è necessario che noi mettiamo in pratica quello che dice san Paolo: «progredite ancora». E c'è il progresso? C'è il progresso? Da una confessione a un'altra? Da un mese all'altro? E da anno ad anno? Progredite? Ecco. Troppe anime si fermano alla Professione; ma lì è l'inizio, è come mettersi a fare qualche passo. Ma la Professione religiosa segna... il momento in cui si è fatta la Professione, si è fatto un passo, si è avviati per la via buona della santificazione. Ora, proprio comincia dalla Professione il progredire. E vi sono coloro che progrediscono quotidianamente, con impegno, riflettendo sopra se stessi; e poi vi sono coloro i quali si fermano; e quando, qualche volta, indietreggiano. Sono meno delicati, e allora, quando si è così meno delicati, la preparazione al cielo diretta non vi è ancora, l'ingresso in cielo [immediato]. Portare, quindi, la purezza, la bellezza, l'innocenza, le osservanze varie. Allora domandiamo al Signore la grazia.
L'avvertimento del Padre: «Ascoltatelo!». Ascoltatelo, che egli predicava. E leggetelo, adesso che sta scritto.
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Oh! Come noi ci comportiamo riguardo al Vangelo? Noi abbiamo questo culto particolare, e cioè: Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. È quello che segna la Congregazione. E cioè, la Famiglia Paolina è per insegnare, ripetendo e spiegando la parola di Gesù Cristo. Il Vangelo è il libro più semplice e chiaro. E poi vi sono libri che vorrebbero spiegare il Vangelo, e invece di spiegarlo intralciano ancora quello che il Vangelo presenta. Il Signore ha parlato con più chiarezza, per tutti, poco, semplice. Come noi leggiamo il Vangelo?
1. Dobbiamo fare un atto di fede: «Questo è il mio Figlio diletto. Ascoltatelo!». Quindi questo atto di fede.
2. Dopo questo atto di fede, guardare a Gesù, i suoi esempi, come è vissuto dal momento in cui il Figlio di Dio incarnato, il bambino Gesù, nella grotta, e nella vita privata, e nella vita pubblica e nella vita dolorosa.
3. L'ammonimento: amare il Signore Dio con tutta l'anima, con tutto il cuore, con tutta la volontà, e il prossimo come [noi stessi]1. Questo è il Maestro Divino.
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Sì, adesso noi interroghiamo noi medesimi a che punto siamo riguardo alla fede. Non solamente i misteri dell'unità e trinità di Dio, la presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento, ma credere: «Beati i poveri, beati quei che soffrono, ecc.»1; credere a tutte le parole di Gesù; e secondo, quello che Gesù Cristo ha predicato; Gesù Cristo aveva già predicato dal presepio all'ingresso della vita pubblica; e terzo, meditare la passione e morte di Gesù Cristo e la sua risurrezione e l'ascensione al cielo.
Coi misteri gloriosi noi pensiamo al di là, quello che c'è al di là, dopo la vita presente, l'ingresso in cielo: la risurrezione, l'ascensione, la discesa dello Spirito Santo, e l'assunzione di Maria al cielo e l'incoronazione di Maria, Regina del cielo e della terra e dispensiera delle grazie. Oh! Allora i misteri gloriosi ci fanno pensare che cos'è al di là, ecco, che cos'è al di là. E se noi meditiamo quel che c'è al di là, ci orientiamo nella vita, ci orientiamo nella vita [presente] verso la vita eterna. Questi sono innumerevoli insegnamenti.
Però se vogliamo, possiamo anche fermarci a considerare le tre virtù teologali: fede, speranza e carità - come erano rappresentate, queste tre virtù dai tre Apostoli [davanti] ai quali Gesù si è trasfigurato - come esame di coscienza.
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La meditazione, come viene data, è un inizio di meditazione; la sostanza della meditazione sta, poi, nel formarsi una persuasione di quello che è letto o detto; e poi l'esame di coscienza a che punto si è; e poi i propositi; e poi abbondare in preghiera per osservare i propositi. Il sentire o il leggere è un punto della meditazione. Abbiam fatto la meditazione. Cioè, abbiamo fatto un inizio di meditazione. Ora, questo bisogna considerare. Ora, cioè, ciò che ci dà il Vangelo; e poi, nella seconda Messa, o quando si fa l'Adorazione, si completi la meditazione, e quindi riflettere su di noi; quindi l'esame di coscienza; e poi domandare il perdono se ci sono le mancanze; e poi i propositi pratici; e poi dopo rinnovare i propositi o nella confessione o nel ritiro mensile, o annualmente; e poi la pratica. Ma soprattutto pregare per l'aumento di grazia. E se abbiamo ancora tanti difetti, ricorriamo al Signore. Aumento di grazia. La preghiera.
Meditazioni che non son meditazioni, tante volte, e sono solamente un inizio di meditazione. Quindi completare la meditazione individualmente. E la meditazione richiede virtù e sforzo. E molti hanno piacere che venga a predicare, così non fanno fatica, stare solamente a sentire; a sentire, la mente, perché sentono; ma con la mente non si è ancora fatto la meditazione; ci vuole la meditazione e ci vuole la preghiera. Riflettere e pregare. Quindi essere veramente preparati ed avere maggior forza per seguire i propositi fatti, propositi fatti nelle varie occasioni.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 135/c (= cassetta 209/b). - Voce incisa: “Domenica II di Quaresima: meditazione del PM”. In PM, nessun accenno cronologico (cf nostra nota in c71). - dAS, 6 marzo 1966 (domenica): «m.s. Messa ore 5 e meditazione PD».

2 Mt 17,1-9.

3 1Ts 4,1-7.

1 1Cor 10,31.

1 Cf Lc 10,27 e par.

1 Cf Mt 5,3-10.