Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11. AFFRONTARE LE TENTAZIONI CON LA PAROLA DI DIO
(Domenica I di Quaresima)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 27 febbraio 19661

L'Epistola di questa Messa è per impetrare dal Signore la grazia di vincere le tentazioni, le tentazioni che sono da parte della carne, cioè la tentazione che viene da noi stessi; e poi quelle che sono le tentazioni da parte del mondo; e le tentazioni da parte del diavolo. Allora nel Vangelo il Signore ci insegna a superare le tentazioni.
In quel tempo: Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore, allora, gli si accostò e disse: «Se sei il Figlio di Dio, ordina che queste pietre divengano pane». Ma Gesù rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: Egli, per te, ha dato ordine ai suoi angeli ed essi ti sosterranno con le loro mani perché non inciampi in un sasso il tuo piede». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tenterai il Signore, Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e mostrandogli tutti i regni del mondo e il loro splendore, gli disse: «Ti darò tutto questo, se ti prostrerai ad adorarmi». Gli disse, allora, Gesù: «Vattene, Satana, perché sta scritto: Adorerai il Signore, Dio tuo, e a lui solo servirai». Allora il diavolo lo lasciò ed ecco degli angeli si avvicinarono e lo servivano1. E quindi dobbiamo dire: lode a Gesù Cristo, vincitore sopra il demonio.
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Vi sono tre classi di tentazioni, e vi sono tre vittorie sopra le tentazioni.
Il tentatore gli si accostò e disse: «Se sei il Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pane». E cioè, tentazione della carne, tentazioni che procedono dalle nostre passioni. E come si risponde? Si risponde con la parola di Dio: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». E cioè, noi dobbiamo vincere le tentazioni che procedono dalla nostra carne. Perché in noi vi è l'anima, ma vi è anche il corpo e, tra il corpo e l'anima, vi è una lotta1. Lo spirito vorrebbe che tutto sia santo e tutto sia elevato verso Dio; e invece la carne tenta e tenta, e con gli occhi, e con l'udito, e con la lingua, e col gusto, e col tatto; e con la carne, in sostanza. Allora la vittoria deve essere verso Dio, verso l'anima. «Tu sei il Figlio di Dio, ordina che queste pietre divengano pane». Era la tentazione. Ma Gesù risponde con la parola della Scrittura: «Non di solo pane vive l'uomo». E quindi elevarsi: «ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Non la parola della carne, ma la parola di Dio abbiamo da ascoltare. Il che ci insegna a leggere la Scrittura, meditare la parola di Dio. Quindi la lettura del Vangelo e la lettura, in generale, di tutta la Bibbia. Meditare sempre la parola di Dio.
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La seconda tentazione. «Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se tu sei Figlio di Dio gettati giù, perché sta scritto: Egli per te ha dato ordine ai suoi angeli ed essi ti sosterranno con le loro mani, ecc.». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo».
Ora, oltre la carne, vi è lo stesso spirito nostro, cioè l'inganno. Noi vogliamo tentar Dio, cioè mettere a prova il Signore. E come vorremmo noi tentare il Signore? Il Signore concede e dà quello che è necessario, quello che è utile. Ma non fare di queste prove contro Dio. Oh, questo orgoglio, tentar Dio stesso! Dio ci dà le grazie che son necessarie per la vita presente e per la vita dello spirito, ma non pretendere di provare Dio. No. Questo sarebbe una tale superbia e un tale orgoglio! Sì. Perché abbiamo avuto delle grazie e possiamo allora rischiare come se fossimo già sicuri della santità! La santità dobbiamo raggiungerla, ma col lavoro quotidiano, e cioè: compiere il volere di Dio momento per momento, ora per ora. E anche se uno fosse già santo e avesse già anche fatto dei miracoli, ma se non ricorre più alla preghiera e se non vigila, e allora si può cadere nei più orribili peccati. Quindi essere umili, e tutti i momenti chiedere la misericordia di Dio e la sua grazia; l'aiuto della sua grazia, sempre. Quante volte l'orgoglio domina nel nostro io!
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La terza tentazione. «Il diavolo lò portò sopra un monte altissimo e mostrandogli tutti i regni del mondo e il loro splendore, gli disse: Ti darò tutto questo se ti prostrerai ad adorarmi».
Il diavolo arriva fino a questo: egli, il diavolo, pretende di essere adorato da Gesù Cristo. L'insipienza, e anche un po' la stranezza: pretendere che il Signore si prostri ad adorare satana. Oh! Le tentazioni sono anche sull'orgoglio, ecco, quando «mostrandogli tutti i regni del mondo e lo splendore, gli disse: Ti darò tutto questo se ti prostrerai ad adorarmi». Allora la tentazione di orgoglio, di vanità, di ambizione umana. È necessario che noi vinciamo la nostra superbia, la nostra vanità. E meno di tutto, cercare tutto quel che è soddisfazione umana.
Oh! Sì, vanno in cerca della felicità e di godere il mondo, cercando la felicità del mondo, le soddisfazioni, i piaceri. E con questo? Questo è un inganno. Si cerca la felicità, ma la felicità non si può trovare sulla terra, si troverà in cielo, se noi ci prepariamo. Quanto è l'inganno del mondo! Quasi: cercate, seguiteci [- dice -] il mondo; così pensa di essere soddisfatto l'uomo o per i piaceri o per gli onori, ecc. E quanti si lasciano trascinare dal mondo, dai piaceri! Illusione! Illusione! Perché infine il mondo ci abbandona e ci lascia sopra un letto a trovarci fra la morte e la vita. Ecco, che cosa ci darebbe il mondo? Ci accompagnerà qualcheduno al camposanto.
Non guardiamo quello che il mondo promette; il mondo è bugiardo, inganna. E invece è santo colui che sta lontano dal mondo, e serve Dio, e sempre più ama il Signore, e cerca sempre di più la gloria di Dio e la felicità eterna. Questa è la realtà, se noi viviamo bene, se facciamo il distacco dal mondo, dalle lodi del mondo, dai piaceri del mondo. Ma lì può essere un'ora che soddisfa un poco la carne, ma è una soddisfazione che passa, e al fondo del piacere c'è poi sempre l'amaro. Invece, se noi beviamo ciò che è amaro, e allora si cambia in gaudio.
«Vattene, satana, perché sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo ed a lui solo servirai». E poi il paradiso eterno. Perché, quando noi facciamo l'immolazione di noi, del nostro amor proprio, allora, arriviamo a quello che è necessario e [a] quello che vogliamo: un eterno gaudio, l'ingresso in cielo. Quelli sono i beni che avremo al di là; cioè avremo Dio, ottimo e massimo, lui; canteremo in eterno le lodi di Dio. Allora bisogna che noi vinciamo le tentazioni di satana, le tentazioni della carne, le tentazioni del mondo.
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Oh! Guardare sempre a Dio; guardare quello che il Signore ci ha insegnato, quello che insegna nella Bibbia, nel Vangelo: «Con le sue penne egli ti copre, sotto le sue ali ti rifugi, la sua fedeltà è difesa a scudo»1. E cioè, per vincere bisogna che siamo protetti, e cioè che noi chiediamo le grazie necessarie per vincere.
La vita è una lotta: militia est vita hominis super terram2. La vita nostra contro i tre nemici: la carne, il mondo e satana. Ma con la grazia vinciamo. E non lasciarci attirare dai piaceri umani; dobbiamo cercare il piacere eterno, la gloria eterna di Dio, la quale sarà la felicità nostra lassù. Quindi essere sempre illuminati. Vanno cercando il mondo e si ingannano. E noi cerchiamo Dio e siamo salvati e saremo felici. Siamo in una lotta continuata contro il mondo, contro satana, contro la carne. E chi ci difende? Dio solo, la sua grazia. Sempre in umiltà. Quindi, al mattino: Signore, tenetemi la vostra mano sul capo perché altrimenti vado a perdermi, ecco. E diceva quel santo: Signore, difendimi oggi perché altrimenti vado a finire col diavolo.
E sì, bisogna che ogni giorno chiediamo per avere le grazie per il giorno; e ogni giorno, sempre, al mattino domandar le grazie per la giornata. E alle volte lo sappiamo quello che sono le nostre tentazioni che nascono dal corpo e dallo spirito; dalla carne e da satana e dal mondo, sì. Quindi: Signore, tenetemi la vostra santa mano sul capo... perché non si commetta mai il peccato3. E che vinciamo, e che ci orientiamo sempre verso il paradiso.Quello che piace a Dio, se lo facciamo, e allora egli, il Signore: intra in gaudium Domini tui4, al giudizio; «entra nel gaudio del tuo Signore». La stessa felicità che ha Dio; e sarà partecipata, questa gloria, questa felicità, a noi stessi.
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Bisogna che ci sia questa sapienza divina; mai della sapienza umana, carnale, ma la sapienza di Dio. Noi diventiamo sapienti nella misura che consideriamo le cose divine. L'uomo non vive solo di pane, ma di parola che procede dalla bocca di Dio. Queste vittorie di satana vorrebbero essere invece le vittorie di Dio. E come? Gesù adopera sempre le parole della Scrittura per vincere. Le tre risposte. È la sapienza che sta nel Vangelo e nella Scrittura in generale. Si cercano tante cose! Della carta se ne stampa tanta (...) ma la parola di Dio è chiara ed è parola che ci salva. Sempre ricorrere alla luce di Dio; sempre rispondere alle tentazioni, rispondere con la parola stessa di Dio. Questo bisogna che noi lo crediamo e che lo facciamo: leggere la parola di Dio, essere illuminati sempre dalla parola di Dio che viene dallo Spirito Santo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 135/b (= cassetta 209/a). In PM, nessun accenno cronologico (cf nostra nota in c71). - dAS, 27 febbraio 1966 (domenica): «m.s. dopo la Messa in cappella, tiene la meditazione alle PD».

2 Mt 4,1-11.

1 Cf Gal 5,17 et passim.

1 Sal 90,4.5.

2 Gb 7,1.

3 Parole tratte dalla preghiera a Maria SS.: «Cara e tenera mia Madre Maria...» [cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, (1965), pag. 27].

4 Mt 25,21.23.