Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. PER CRISTO AL PADRE (Domenica V dopo Pasqua)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 15 maggio 19661

L'Epistola2 è chiarissima: perché possiamo condurre la nostra vita sempre migliore.
«Carissimi, siate operatori della parola e non uditori soltanto ingannando voi stessi». E cioè, vivere la parola di Dio e non soltanto far delle parole, perché sarebbe un ingannare noi stessi; e cioè, sapere quello che il Signore ha insegnato, e poi non metterlo in pratica.
«Infatti, se uno ascolta la parola e non la mette in pratica assomiglia ad un uomo che osserva nello specchio la sua fisionomia, egli contempla se stesso, ma poi se ne va e subito dimentica (...) com'era». Se, cioè, nella faccia c'è una macchia bisogna toglierla, non solamente vedere che c'è, ma poi (...) si toglie.
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Il Vangelo: «In verità vi dico: ciò che voi chiederete al Padre nel mio nome, egli ve lo darà. Finora non avete chiesto nulla nel nome mio. Chiedete ed otterrete perché la vostra gioia sia piena. Vi dissi queste cose in parabola e viene l'ora in cui non vi parlerò più in parabole, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non dico che io pregherò il Padre per voi, poiché il Padre stesso vi ama. Infatti mi avete amato e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo, di nuovo lascio il mondo e torno al Padre». E gli dissero i suoi discepoli: «Ecco, adesso parli apertamente e non dici alcuna parabola. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Perciò noi crediamo che sei uscito da Dio»1.
E quindi, leggere il Vangelo, ma metterlo in pratica.
«In verità, in verità vi dico: ciò che voi chiederete al Padre nel mio nome, egli ve lo darà». E poi il Vangelo spiega. E cioè, il Padre celeste ama noi perché amiamo Gesù Cristo. E cioè, bisogna che noi viviamo in Gesù Cristo, e allora il Padre celeste amerà noi. Quindi, l'amore a Gesù Cristo.
«Vi dissi queste cose in parabole. In quel giorno chiederete nel mio nome, e non dico che io pregherò il Padre per voi, poiché il Padre stesso vi ama. Infatti mi avete amato e avete creduto che io sono uscito da Dio». Perciò per arrivare al Padre bisogna passare attraverso al Figlio: per Christum Dominum nostrum; tutto attraverso Gesù Cristo. Tutte le domande che vogliamo fare al Padre, facciamole passare attraverso Gesù Cristo. Il Padre nostro che recitiamo ce lo [ha] insegnato Gesù Cristo. Allora Gesù Cristo ci ha insegnato il Padre nostro e col Padre nostro noi arriviamo, attraverso al Figlio, arriviamo al Padre e glorifichiamo il Padre. Questo è tutta la salvezza, è tutta la grazia, la remissione dei peccati. E poi tutti i doni dei sacramenti, dal battesimo fino all'Estrema Unzione, tutto attraverso Gesù Cristo, perché sempre gli Oremus sono: «per Cristo». Cioè domandiamo queste grazie per mezzo di Gesù Cristo. E allora, perché noi ci appoggiamo a Gesù Cristo, allora la preghiera sarà gradita al Padre celeste. E il Padre celeste ci ama se noi amiamo Gesù Cristo.
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Che cosa vuol dire? Qui parla della Parola, e cioè, capire bene il Vangelo e praticarlo; e poi pregare, e, attraverso Gesù Cristo, lodare il Padre celeste: (...) in adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica. Tutto: per Christum Dominum nostrum. Le nostre preghiere valgono in quanto sono appoggiate alla passione di Gesù Cristo, ai meriti di Gesù Cristo. E poi la Chiesa conchiude sempre i suoi Oremus con: per Christum Dominum nostrum. E sì, bisogna che noi non ci appoggiamo alle nostre preghiere, alle nostre parole, ma ci appoggiamo ai meriti di Gesù Cristo, alla passione e morte di Gesù Cristo. Bisogna che noi, allora, mettiamo in attività, e cioè, fare quello che Gesù Cristo ha predicato, quello che Gesù Cristo ha portato attraverso la parola di Dio. Attraverso a Gesù Cristo.
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Oh! «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo, e di nuovo lascio il mondo e torno al Padre». Ecco la vita che dobbiamo avere e che è la nostra vita. Il giorno in cui il Padre creò la nostra anima, siamo venuti nel mondo. Come è venuto nel mondo il Figlio di Dio incarnandosi: «Son venuto nel mondo»; e cioè, ho una missione, ho una vocazione da seguire.
Il dovere nostro: quello che abbiamo nella nostra missione, quello che è nella nostra vita cristiana e nella vita religiosa, per seguire più profondamente il Vangelo, l'esempio che ci ha lasciato Gesù Cristo. «Son venuto in questo mondo». La nostra vita in Cristo; cioè, abbiamo la nostra vita cristiana; cristiana vuol dire farla secondo Gesù Cristo. E, poi, perché sia più completa: lasciar tutto, seguire e obbedire nella vita religiosa che ci porta alla perfetta carità, perfetta carità che vuol dire: l'amore più perfetto; l'amore di Dio più perfetto distaccandosi dalle cose umane, quindi: la povertà, la castità e l'obbedienza; noi stessi. E quindi il Signore, nella sua misericordia, ci volle portare alla vita cristiana cominciando dal battesimo, e poi la vocazione che c'è stata. «Sono venuto in questo mondo».
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E poi: «Lascio di nuovo il mondo». E allora andiamo a rendere conto al Signore se noi abbiamo vissuto in Cristo, in Gesù Cristo; cioè ascoltar la sua Parola; ottenere la grazia di Gesù Cristo; quindi, la nostra salvezza e la nostra santificazione. Carità perfetta, come il Decreto della vita religiosa.
Oh! Adesso quindi il nostro pensiero: credere quel che Gesù Cristo ci ha insegnato; seguire la vita che ha condotto Gesù Cristo dal presepio al calvario, alla morte; vivere e appoggiarsi e ottenere tutte le grazie di cui abbiam bisogno: per Christum Dominum nostrum, tutto (...).
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«Il Padre vi ama perché voi avete amato me», disse Gesù Cristo agli Apostoli. Tutto in Cristo, per Christo. Non è solamente una buona espressione, ma per ipsum, et cum ipso, et in ipso1, è proprio così. E quando noi ci eleviamo con l'ostia e col calice, perché vogliamo fare quello che dice l'espressione. Vi è un po' di superficialità adesso, dire delle parole... E bisogna sentire il pensiero, e veramente che noi capiamo quello che diciamo; non solamente belle parole, ma che sia una bella vita, una santa vita: per ipsum, con Cristo, e in Cristo.
Quindi fissarsi nella mente e meditare quella espressione: «Il Padre vi ha amato - dice Gesù agli Apostoli - il Padre vi ha amato perché voi avete amato me». E cioè, mi avete seguito: la mia Parola, gli esempi. Come gli Apostoli seguivano Gesù Cristo. E quello che è stato poi compiuto, e cioè la crocifissione e morte, quindi la redenzione.
«Il Padre vi ama perché voi avete amato me». Il centro dell'amore è il Cristo. Attraverso Gesù Cristo si glorifica Dio: seguendo Gesù Cristo, imitando Gesù Cristo. E poi sempre, solo, ci appoggiamo [in lui].
Troppe parole, alle volte, sì; ma occorre che noi penetriamo il senso del Vangelo e che lo viviamo, sì, lo viviamo veramente. E poi, le nostre opere varrebbero nulla se non c'è il Cristo, cioè la grazia di Dio; e offerte attraverso a Gesù Cristo, le nostre domande. E quindi, nella Messa c'è il Padre nostro che ci ha insegnato Gesù Cristo e lo recitiamo, quel Padre nostro, guardando l'Ostia, cioè guardando Gesù Cristo nell'Ostia santissima che abbiamo davanti a noi dopo la consacrazione.
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E allora, adesso, quali conclusioni? Conclusione questa: tutto in Cristo. Per ipsum, et cum ipso, et in ipso. Approfondire il senso del Vangelo, le parole del Vangelo cominciando dalle Beatitudini; e poi l'imitazione di Cristo; e poi la grazia, per Cristo. Lui che l'ha ottenuta tutta la grazia, nella sua vita, nella sua passione e morte.
Adesso facciamo i nostri propositi. E poi, quello che è nell'Epistola: non soltanto sentir delle belle parole o leggere delle sante parole, e poi se non facessimo quelle cose che noi leggiamo nella Sacra Scrittura, quello che insegna la Chiesa. Propositi adesso. In questa fede: per ipsum, et cum ipso, et in ipso, tutto; ripetendolo in lingua latina o in lingua italiana, è la stessa cosa, il senso è quello. Ed è la Chiesa che ci insegna e vuole appunto che, avendo Gesù Cristo davanti, e allora noi: per ipsum, per quest'Ostia; et cum ipso, Gesù Cristo nell'Ostia; per ipsum, et cum ipso, et in ipso; e sia [la] nostra preghiera in ipso, in Cristo, cioè ci appoggiamo a tutti i meriti di Gesù Cristo per avere le grazie. Ci sono tante superficialità nelle preghiere. Va bene che si recitino, ma quello che importa è che nell'intimo noi comprendiamo e vogliamo fare quello che le parole stesse indicano.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 136/c (= cassetta 215/a.2). - Voce incisa: “Domenica V dopo Pasqua: meditazione del PM”. In PM, nessun indizio cronologico. Questa meditazione è registrata sullo stesso nastro della meditazione n. 23 (cf c212 in PM). - dAS, 15 maggio 1966 (domenica): «Celebra [il PM] verso le ore 5 e tiene la meditazione alle PD della comunità CGSSP».

2 Gc 1,22-27.

1 Gv 16,23-30.

1 Cf Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...