Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. INTRODUZIONE AGLI ESERCIZI SPIRITUALI: PURIFICAZIONE (II)

Esercizi Spirituali (9-17 marzo 1966) al gruppo di formazione delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 9 marzo 19661

... per questa grande grazia degli Esercizi Spirituali. Una delle più grandi grazie nel corso dell'anno, gli Esercizi Spirituali. Se noi desideriamo che il Signore ci esaudisca, ci dia le grazie nel corso degli Esercizi, per volere le grazie, ottenere le grazie, sempre bisogna cominciare dal ringraziamento, dal lodare il Signore per le sue misericordie. Quando noi vogliamo ottenere un favore, in primo luogo lodiamo la persona da cui chiediamo il favore. Così nel Padre nostro, in primo luogo ci sono tre domande che riguardano Dio, la gloria di Dio, e poi dopo seguono le quattro domande che interessano noi, ottenere noi. Così il Vi adoro comincia con quattro formule di ringraziamento: «mi avete creato, fatto cristiano, ecc.», e dopo si recita l'altra parte del Vi adoro. Ringraziare il Signore.
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Dal momento in cui il Padre celeste ha creato l'anima nostra, ecco è partita di lì quello che è la catena delle grazie che poi sono seguite nel corso della vita. Perché: «Vi adoro e vi ringrazio di avermi creato»; e poi dopo, quando il bambino è nato, ecco c'è una persona, ecco c'è la vita umana. Ma subito, secondo le famiglie cristiane, dopo la vita umana, la vita di grazia, la vita cristiana, la seconda vita. È necessario nascere due volte1 - disse il Maestro Divino - e quindi il battesimo e la vita, allora, non soltanto umana, ma cristiana, di grazia. E poi, successivamente, tutte le grazie ricevute, sia perché abbiamo avuto continui favori e aiuti dai genitori; sono state grazie che vengono da Dio, ma passano attraverso ai parenti; poi l'ammissione alla comunione, l'istruzione religiosa, l'educazione in famiglia, l'educazione nella vita parrocchiale, nella formazione, nella scuola, la vita sociale; la cresima che ci ha portato una nuova forza e ci ha ispirato l'apostolato per le anime; perché la cresima comporta, cioè dà, aggiunge al battesimo, e poi infonde lo spirito di apostolato. E poi la vocazione. E in quante maniere si è arrivate ad entrare, formarsi; e poi il noviziato; e poi la Professione, secondo che già voi avete di grazie, e anche per chi ha già una certa quantità di giorni vissuta a vita cristiana.
Ecco, adesso il ringraziamento a Gesù che vi ha aspettate; è lì l'incontro. E cominciare il dialogo, il discorso fra Gesù e voi, l'anima vostra: il salutarlo, nel domandargli perdono, nel chiedergli subito quel che vogliamo, e ricordargli quanto lui è buono, come è stato misericordioso coi peccatori. E poi il saluto a Maria, il saluto a san Paolo. Le grazie che intanto già adesso avete ricevuto entrando qui, incominciando gli Esercizi Spirituali.
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Quanto agli Esercizi Spirituali, si può dire che consistono in tre parti, ma specialmente due. La prima parte sono otto giorni di preghiera, in varie forme, ma è sempre preghiera; preghiera per noi, ma in particolare lodare Iddio, ringraziar Dio, sì. Oh! Gli otto giorni sono, in varie forme, sono giorni di preghiera. Ma poi la seconda parte, la terza parte. Seconda parte: purificazione; altra: santificazione. I primi giorni, specialmente per la purificazione. I giorni seguenti, più per la santificazione, ecco.
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La purificazione, è chiaro, consiste nel togliere quello che è dispiaciuto al Signore: o ci sia stato di peccato, o ci siano stati di difetti, o ci siano state negligenze; e poi tutte le nostre debolezze passate. E che ci sentiamo come stiamo davanti a Dio. Che progresso abbiamo fatto? Come abbiamo utilizzate le grazie ricevute? Ci è entrata nell'intimo la luce di Dio, le verità che il Signore ci ha comunicato nel Vangelo, e poi quello che è l'esempio, gli esempi che ci ha lasciato il Signore? E come abbiamo vissuto la vita religiosa? La purificazione.
La purificazione richiede la preghiera - sempre ci vuole la preghiera -, e poi gli esami di coscienza; e la parte principale, il dolore, e quella che è assolutamente necessaria, la confessione; il dolore, la confessione. Quindi, in questi primi giorni, invocare lo Spirito Santo perché, egli che è luce, illumini la nostra mente, illumini la nostra intelligenza a conoscere noi stessi: nosce teipsum1. Il conoscere noi stessi è l'apogeo della sapienza, e quindi: nosce teipsum: conosci te stesso. Tante volte conosciamo più tante altre cose esterne e, magari, anche si notano i difetti altrui. E noi? Conosci te stesso. Ecco, questa è la sapienza. Quindi, invocare il Signore perché ci faccia conoscere noi stessi. Conoscere il nostro intimo. Che non ci sia [soltanto] una pietà esteriore di canti, di esercizi vari, di comportamento; proprio dobbiamo entrare in noi stessi; entra in te stesso, ecco. Molte volte gli esami sono superficiali, o nella giornata, o nella settimana, o nel mese; ma questi Esercizi, nella prima parte hanno questa funzione: conoscere l'intimo, l'intimo di noi stessi.
Per fare qualche avanzamento, esaminarci sopra le facoltà interiori, sì; in secondo luogo, i sensi interiori e i sensi esteriori; poi quello che segue, specialmente la vita esteriore, l'attualità.
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Esaminarci sopra la mente. La mente, quanto a dono di natura, è il principale dono. E quando uno è folle, o nato, ma non ha raggiunto l'uso della ragione, ecc... I pensieri tutti buoni? I pensieri tutti santi? Sempre abbiamo usato dell'intelligenza per progredire? Progredire nel sapere e nell'aumento di fede. Mente, ecco. Vi sono pensieri che sono contrari alla fede, alla speranza, alla carità, alla purezza; e poi quello che è inutile, quello che si va pensando di altri, e i difetti degli altri. E tutto questo è abuso della intelligenza, della mente, sì. E quante distrazioni! E quante volte non approfondiamo le cose che ci son messe davanti, nel capire il Vangelo, le Costituzioni, l'ufficio che si ha. S'impegna la mente per questo servizio di Dio? Oppure il primo dono di Dio, se lo sprechiamo un po'? o lo usiamo in male?
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Secondo, vi è il cuore. Questo cuore è tutto orientato verso Dio? Questo cuore cerca proprio la gloria di Dio? Questo cuore com'è? Quanto si ama il Signore? Quanto si ama Gesù crocifisso? Quanto si ama l'Ostia Santa? Quanto si amano le funzioni, le Adorazioni, le preghiere?
E come amiamo il prossimo? E quindi, l'esercizio dell'apostolato: l'apostolato del servizio sacerdotale, del servizio liturgico, del servizio eucaristico? Oh! Il nostro cuore può essere pieno di orgoglio, pieno di invidia; può essere con sentimenti contrari alla carità, vedere il male negli altri, e poi... Ora, il nostro cuore è santo? Signore, vi dono tutto il mio cuore. Ma c'è proprio veramente tutto? Tutto deve essere [donato] a Dio. E poi, in secondo luogo, amare il prossimo come noi stessi1. La carità.
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Poi ancora si ha da fare l'esame per l'interno, ciò che riguarda la volontà. Obbediamo sempre o disobbediamo, qualche volta? Ecco, dare al Signore la volontà nostra. Dopo aver dato la mente, il cuore, dare la volontà, e cioè, compiere la volontà di Dio: i comandamenti da osservare, e poi le Costituzioni da osservare, e poi gli uffici da osservare, cioè da compierli; osservare quello che ci viene disposto nella giornata come ufficio, o altro; oppure che il Signore ci permette delle malattie, ci permetta delle occasioni da esercitar la pazienza, ecc. C'è veramente la volontà ordinata a Dio? E fra questi punti, i tre voti: la povertà si esercita per l'obbedienza; e la castità si osserva per l'obbedienza; e poi l'obbedienza per sé stessa. Come abbiamo usato la volontà?.
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Poi vi sono i sensi interiori, specialmente la fantasia e la memoria. Non lasciarci dominare dalle fantasie che fanno perdere tempo persin nella preghiera e nelle varie cose e negli uffici che si devono fare. E tuttavia la fantasia può servirci molto; esempio, quando si meditano i misteri si pensa la scena dell'annunziazione dell'arcangelo a Maria; si può con la fantasia, pensare o richiamare Gesù nel primo mistero doloroso, là nella notte, che prega e poi torna a pregare e poi a pregare, e poi accetta la passione, e poi prega per tutti1. Egli ha presente tutti i peccati dell'umanità; sudare fino a sangue, sì. Quindi la fantasia può aiutarci. Ma quello che è inutile o quello che è dannoso, cacciarlo.
E poi, un altro punto, la memoria. [Non] ricordare i cattivi esempi; le cattive parole che si sono sentite; cose che si son vedute; quello che ci ha degradato un po'; quello per cui, nel cammino della nostra vita, abbiamo, alle volte... sì, alle volte veramente più portati a quello che non è buono. E noi dobbiamo, invece, ricordare quello che è buono e santo, sì.
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Poi vi sono i sensi esterni. L'udito si è adoperato sempre bene? nell'ascoltar le prediche? nell'ascoltare nella scuola? nell'ascoltare i consigli o in confessionale o esterni? Ecco, si è servito, l'uomo, si è servito dell'udito per tutto ciò che è stato la scuola, l'insegnamento, la predicazione, e poi le relazioni dell'una con l'altra. E poi in tutta la giornata vi è l'occasione di usare santamente l'udito. E si sta a sentire mormorazioni con l'udito? o discorsi non convenienti? o chiacchiere che fan perdere tempo? E poi cose che si infiltrano in noi a divagarci.
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E gli occhi. Dopo l'udito, gli occhi. E gli occhi sono sempre stati usati in bene? la nostra vista? Sì, contemplare la natura; vedere le persone care; vedere quel che c'è scritto nel libro; vedere quello che è necessario per fare l'apostolato. Gli occhi, sì, l'uso degli occhi. Ma chiuderli davanti al male: ciò che non si può leggere, ciò che non si può guardare, o persone o cose. Santificata, quindi, la vista? o c'è stato abuso della vista, degli occhi? Il Signore ti ha dato l'udito e la vista. E quanti sono infelici! Chi non ha l'udito, e altri che non hanno la vista. Conservare il dono della vista e usarlo santamente.
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Cosa si deve poi dire della gola? Quello che è regola: prendere ciò che giova, o piace o non piace, o fosse anche la cucina mal fatta, o una medicina che non piace. E poi nutrirsi di quello che è necessario; non la golosità, no, ma il necessario per mantenersi nel servizio di Dio, sì. Vi è la gola, quindi.
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Ma, e la parola, la lingua? Nella Lettera di san Giacomo si dice che dalla lingua viene ogni male, e dalla lingua viene ogni bene1. Viene ogni bene; supponiamo che la maestra fa scuola, come uno fa il catechismo, la predicazione, e tutte quelle cose che sono da sapersi, e quindi, specialmente, le predicazioni. Oh! Nello stesso tempo la lingua è sorgente di tanti mali. Quanti scandali dipendono dalla parola! Quante mancanze di carità per la parola! ecc. Come parlare? A tempo, e a suo tempo; evitare di parlare quando non è tempo e non serve. Oh! L'esame, quindi, dei sensi esterni.
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Ma poi c'è il senso del tatto. Nella nostra testa c'è: il senso della vista, il senso dell'udito, il senso della gola, il senso della parola, la lingua, [il senso] dell'odorato. Ma il senso, invece, che è più esposto è il senso che si diffonde in tutto il corpo, sì, e perciò il senso del tatto. Governare il corpo; fare lavorare quel che è da lavorare, e prendere il riposo quando è necessario. E può essere la pigrizia, e può essere esagerare nel lavorare; qualche volta può anche succedere questo. Perché bisogna sempre mantenere il nostro corpo per [il] servizio di Dio nel prendere il cibo e nel riposare. E prendere il cibo, facendolo per ordine, per volere di Dio, si fa merito. E se si dorme perché c'è bisogno del riposo, si fa il merito. Sempre compiere la volontà di Dio, come Gesù quando dormiva, quando prendeva il cibo; e sì. Quindi, santificare tutto.
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Altra domanda: senti di essere fervorosa? Ti senti di essere tiepida? Ti senti di non essere sulla strada buona? o invece sei sulla buona strada? O se qualche volta entra la tiepidezza, ti scuoti? Ecco, qual è lo stato dell'anima? Parlarne subito a Gesù, lui guarda i nostri cuori, sa che cosa c'è nell'intimo nostro, ecco. Allora lo stato della nostra anima, e secondo lo stato della nostra anima, bisogna orientare un po' gli Esercizi. Se va bene, confermare; se c'è tiepidezza, scuoterci; e se non va bene, muoversi, riprendersi con maggiore energia.
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Un altro punto importante per cui [si] riempie la giornata di tante cose buone, quindi di tanti meriti. Si fa bene l'ufficio affidato? Ecco, a ciascheduno il Signore ha dato una vocazione e a ciascheduna suora ha assegnato un ufficio; oppure deve compiere quello che è il dovere, come sarebbe lo studio o altra cosa. Ma pensare: l'ufficio o lo stato in cui [ci] si trova, come ci troviamo? Anche se fosse il più umile ufficio, bisogna farlo con intelligenza quanto si può; con la generosità quanto si può; bene, sempre meglio, quanto si può. Ma se son già cinque, dieci anni che si fa la stessa cosa e non si progredisce nel migliorare, questa è tiepidezza. Ma questo lo so già fare. Ma si può fare anche molto meglio. Ogni cosa è perfettibile. Insieme all'ufficio ci sia l'uso del tempo. Il tempo si può santificare usando[lo] in bene; e si può sprecare, e si può anche, qualche volta, non solamente perderlo, ma usarlo in non bene.
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Quale è il grado di pietà, attualmente? Oh! E poi, i propri talenti, ognuno deve usarli. E chi ha cinque talenti, il Signore esige altri cinque talenti. E se invece se ne hanno due, talenti, Gesù ne chiede due. E chi ne avesse anche solo uno e lo spende bene, avrà il premio. Ma se uno spreca quell'unico talento? Quale sarà la sentenza del Signore, allora?1 Bisogna che noi usiamo i talenti. Se c'è uno che ha più salute, deve fare di più, e viceversa; e così tanti [altri] talenti, l'intelligenza o altro.
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Poi si può anche considerare il nostro carattere nella vita sociale che si conduce nella comunità. Vi è un buon carattere? O il carattere è da migliorare? Ecco. Vi sono caratteri che sono così pesanti nella comunità, e vi sono caratteri che sono felici, e sono, questi caratteri, tanto graditi, e poi importano un incoraggiamento. Quando si importa la mestizia o qualche cosa anche di peggio, la malinconia, la tristezza, l'interpretare sempre in male, giudicare le cose nel senso peggiore... Il carattere, il carattere! Eh, ma questo è il mio carattere! Tutti i caratteri possono diventar buoni, ma bisogna lavorarli. E si è lavorato il proprio carattere? Perché la vita sia bene ordinata e serva per il progresso nostro e rendere più lieta la vita di comunità. Carattere buono, allora.
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Ora, dopo l'esame, bisogna passare al dolore. Il dolore nella confessione è la parte principale perché [da esso] dipende il valore dell'assoluzione. Se non c'è il dolore, eh! l'assoluzione non vale, non vale l'assoluzione. E se poi uno si accorgesse e va a confessarsi e sa di non avere il dolore, fa un sacrilegio; almeno almeno se non c'è il dolore di quel che si è commesso nella settimana, e non si tratta di cose gravi, almeno accusare qualche cosa del passato che abbiam detestato e che vogliamo continuare a detestare; e quindi allora, avendo accusato un vero peccato del passato e se ne ha il pentimento, anche già perdonato in altre confessioni, tuttavia il sacramento vale e porta di nuovo un aumento di grazia e di conforto. Ora, così.
Bisognerebbe poi aggiungere, ci sarà forse tempo, la virtù della penitenza di cui si parla così raramente. Però adesso siamo nella Quaresima e tutti un po', certamente, tutti un po' praticano la penitenza, virtù della penitenza. Perché il sacramento della confessione è di un valore infinito, ma il frutto è in proporzione delle...
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1 Nastro 86/c (= cassetta 210/a). Per la datazione, cf PM: «Quanto agli Esercizi Spirituali, si può dire che consistono in tre parti, ma specialmente due: purificazione e santificazione» (cf PM in c122). «E quella che è assolutamente necessaria, la confessione» (cf PM in c137). - dAS, 9 marzo 1966: «Verso le ore 17 va [il PM] ad Ariccia per l'introduzione degli Esercizi delle PD». - VV: «Esercizi (novizie...), Ariccia, 10-18 marzo 1966».

1 Cf Gv 3,7.

1 Massima scritta, a lettere d'oro, nel tempio di Apollo a Delfi, attribuita ai Sette Savi, o Sette Sapienti, che sono così elencati: Talete, Biante, Pittaco, Solone, Cleobulo, Chilone, Mirone.

1 Cf Mt 22,37-39.

1 Cf Mt 26,36-46.

1 Cf Gc 3,1-10.

1 Cf Mt 25,14-30.