Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

3. IL SIGNIFICATO DEI DONI OFFERTI DAI MAGI (Epifania del Signore)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 6 gennaio 19661

Lettura del Vangelo secondo san Matteo. Considerare subito questo: che i Magi vennero da lontano, dall'Oriente per trovare Gesù e adorarlo. E noi abbiamo soltanto da far pochi passi per arrivare a Gesù. Se loro han fatto tanto sacrificio di cammino, e noi come dobbiamo arrivare, venire a trovare Gesù? Anche qualche visitina, di tanto in tanto, piacerà molto a Gesù nell'Ostia, guardando sempre il tabernacolo; perché ci sono le figure. [le] pitture, le sculture, ma quello che è vero, la realtà, è Gesù Cristo.
Nato Gesù in Betlem di Giudea al tempo del re Erode, ecco i Magi giunsero dall'Oriente a Gerusalemme e chiesero: «Dov'è il nato re dei Giudei? Perché abbiamo veduto la sua stella in Oriente e siamo venuti ad adorarlo». Udendo questo, il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme. E radunati tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo s'informava da essi in quale luogo doveva nascere il Cristo. E quelli gli risposero: «In Betlem di Giudea; così infatti è stato scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giudea, non sei la più piccola tra le città di Giuda, perché da te nascerà un capo che sarà il pastore d'Israele, mio popolo». Allora Erode, chiamati di nascosto i Magi, si fece precisare il tempo in cui era apparsa la stella e inviandoli a Betlemme disse: «Andate ed informatevi con ogni cura del Bambino, e quando l'avrete trovato datemene l'annuncio perché io pure venga ad adorarlo». Udito il re, partirono. Ed ecco la stella, che avevano veduta in Oriente, li precedeva, finché arrestò il suo corso sul luogo in cui si trovava il Bambino. Vedendo la stella provarono grandissima gioia; ed entrati nella casa, trovarono il Bambino con Maria, sua madre, e si prostrarono ad adorarlo; ed aperti i loro scrigni, gli offrirono in dono l'oro, l'incenso e la mirra. Poi, avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, per altra via tornarono al loro paese2.
Ora noi abbiamo da prostrarci innanzi al Bambino, e prostrarci non soltanto fino alla figura, ma dietro la figura noi guardiamo l'Ostia, ecco allora, nello spirito che ebbero questi Magi. [Essi] offrirono dei doni e questi doni rappresentavano i loro sentimenti. E cioè, come erano questi doni? Oro, incenso e mirra.
16
[Primo.] l'incenso indica specialmente la preghiera. Difatti nella Messa si incensa l'altare, si incensano le oblate, s'incensa per la benedizione [eucaristica]. L'incenso. Dirigatur, Domine, oratio mea sicut incensum in conspectu tuo1. Questa preghiera che la liturgia fa recitare al sacerdote.
Le preghiere, che non siano solamente delle recitazioni, ma che siano in adorazione, in ringraziamento, in soddisfazione e supplica. Con questo noi abbiamo da offrire tutto il nostro essere, ma specialmente la preghiera.
17
In secondo luogo: l'oro. L'oro indica la vita; la vita nostra: oro. Se l'incenso indica la preghiera, l'oro indica la vita. Cioè, tutta la giornata e tutti i movimenti nelle 24 ore, tutto sia offerto a Dio: Tutto io vi offro secondo i miei pensieri, secondo i desideri, secondo le azioni. Niente sia escluso. Cominciando dal lavarsi la faccia fino alle cose più importanti della giornata: oro, tutto oro, oro puro. Che non ci siano delle intenzioni segrete, ambizioni; perché mostrando che siamo buoni, bisogna che sia il nostro cuore, il quale sia tutto orientato verso Dio, e quindi, anche le minime cose: tutto per il Signore. E se è offerto per il Signore, nell'intimo nostro, nelle intenzioni, tutto, anche [il] minimo di quello che facciamo nella giornata, diviene oro soprannaturale. E guadagni tanti meriti, tanto in chiesa quanto a lavarti la faccia o altra minima cosa. Tutto diventa oro perché tutto è volontà di Dio. Tutto è volontà di Dio e allora è oro per sé, in sé; ma diventa oro in noi se c'è la rettitudine d'intenzione (...). E fare tutto in offerta, tutto per il Signore, nella sua volontà.
Oh! Troppo si pensa che basti la preghiera. Ma la preghiera è perché noi facciamo la vita santa, ecco. Bisogna pensare così: che i meriti ci sono nella preghiera, ma queste nostre attività, se sono offerte al Signore, è oro. La preghiera ci serve a fare tutto nella giornata secondo la preghiera. E allora c'è tutto il nostro essere, cioè: se fai una cosa, comprendi che è la volontà di Dio; e far tutto per il volere di Dio, e far tutto bene, in quanto è possibile, allora diviene oro; cioè, e far la volontà di Dio e far le cose bene, anche minime, senza scrupoli, ma diligenza, sì: diviene tutto oro.
18
Terzo: la mirra, la mortificazione. Mirra. È stato ossequio al Bambino, ed era simbolo [di] quel che sarà per quel Bambino, quando Gesù Cristo berrà mirra, quando verrà spogliato sul calvario prima di esser crocifisso. È stata una grande mirra, quella; ma è stata simbolo quella che i Magi hanno offerto. Mirra.
Noi abbiamo da sacrificare tutto, tutto: la salute, e tutte le pene che ci sono, le lotte interiori, i sacrifici che bisogna fare nella nostra vita giorno per giorno, momento per momento. Alle volte cerchiamo quello che ci piace di più; vorremmo lasciar da parte, lasciare il lavoro agli altri. O mortificare gli occhi, o mortificare l'udito e la lingua e il gusto, il tatto, tutto è mirra. Dobbiamo fare l'immolazione del corpo, perché quando si fa il voto di verginità, ecco, tutto diviene di Gesù, e quindi gli occhi nostri non son più nostri, son di Gesù, e bisogna guardare solo quel che guarderebbe Gesù. Così la lingua: usare la lingua come Gesù l'adopererebbe e come l'ha adoperata, la lingua; come erano le sue parole, come sono state le sue parole cominciando da 12 anni quando: «E perché mi cercavate?»1, fino all'ultima parola: «Nelle tue mani rimetto il mio spirito»2. La mirra. Dobbiamo l'immolazione del nostro essere. Non mettersi a flagellarsi, ma però tenere a freno il cuore e anche il cervello; cioè, i pensieri, il cuore.
Oh! Allora nella giornata, migliorare la preghiera: l'incenso; l'oro: la vita; la mirra: la mortificazione, mortificazione fino a quel momento in cui Gesù: «Nelle tue mani rimetto il mio spirito». Quando saremo per spirare: «Signore, nelle tue mani rimetto il mio spirito».
Bisogna che la vita cristiana sia compresa molto di più. Che sia compresa molto di più la vita religiosa. Provarsi oggi a offrire l'incenso bene, l'oro bene e la mirra bene. Così si celebra l'Epifania.
Sia lodato Gesù Cristo.
19

1 Nastro 134/a (= cassetta 205/a). - Voce incisa: dice qualche parola incomprensibile, si coglie soltanto 1966. In PM, nessun accenno cronologico (cf nostra nota in c34). - dAS, 6 gennaio 1966 (Epifania): «Celebra [il PM] verso le ore 5, cappella CGSSP e tiene la meditazione».

1 Mt 2,1-12.

2 Sal 140,2.

1 Cf Lc 2,49.

2 Lc 23,46.