Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. FEDE NELLA CHIAMATA DIVINA
(Domenica III dopo l'Epifania)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 24 gennaio 19651

La lettura del santo Vangelo secondo san Matteo.
Gesù, disceso dalla montagna, fu seguito da una grande folla. All'improvviso si presentò un lebbroso che si prostrò ai suoi piedi dicendo. «Signore, se vuoi, tu puoi guarirmi». Gesù stese la mano e lo toccò: «Lo voglio, sii guarito». E subito sparì la lebbra. E Gesù aggiunse. «Mi raccomando, non dirlo a nessuno, ma va' a presentarti al sacerdote e fa' l'offerta prescritta da Mosé per avere il certificato di guarigione». Poi Gesù entrò in Cafarnao. Gli si presentò un centurione che lo pregò: «Signore, il mio servo giace paralizzato in casa e soffre terribilmente». E Gesù a lui: «Io verrò e lo guarirò». Il centurione soggiunse: «Signore, non sono degno che tu entri nella mia casa, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, sebbene subalterno, ho dei soldati ai miei ordini e non ho che da dire a uno. Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; al mio servo: Fa' questo, e lo fa». Gesù, all'udire queste parole, restò ammirato e disse: «In verità vi dico, non ho mai trovato una fede così grande in Israele. Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e parteciperanno con Abramo, Isacco e Giacobbe al regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno gettati nelle tenebre più fitte, ove sarà pianto e stridor di denti». E disse al centurione: «Va', e ti avvenga come hai creduto». Sull'istante il servo si trovò guarito2.
Anche utilissimo leggere l'Epistola presa dalla Lettera di san Paolo ai Romani:
Non lasciatevi guidare dal vostro parere. Non ricambiate mai il male per il male. Industriatevi a fare il bene non solo dinanzi a Dio ma anche davanti a tutti gli uomini. Fate l'impossibile per vivere in pace con tutti. Non vendicatevi da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare alla giustizia di Dio perché sta scritto: «A me la vendetta, a me l'incarico di fare giustizia». Anzi, se il tuo nemico ha fame dagli da mangiare; e se ha sete, dagli da bere; e, così facendo, radunerai nella sua anima le scottature del rimorso. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci col bene il male3.
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Ora, che cosa si ha da ricavare? Il Signore Gesù è venuto a predicare il Vangelo e quindi [a] compiere tutta la sua missione. Ma il popolo aveva bisogno delle prove per credere che egli fosse il Figlio di Dio, il Messia venuto secondo che era atteso da secoli. Allora operava i prodigi e attirava così le turbe le quali ricevevano poi quello che egli predicava e insegnava, e lo seguivano. I miracoli.
Ora, anche ai nostri tempi vi sono i miracoli, ma meno perché intanto è già provato quello che Gesù Cristo ha insegnato per mezzo dei prodigi e, particolarmente, il prodigio della risurrezione di Gesù Cristo. Quindi è confermata la missione, la dottrina, e la redenzione compìta da Gesù Cristo, e la fondazione della Chiesa. Non aspettare cose particolari, ci sono stati i miracoli e basta. Tuttavia [questi] continuano nella Chiesa, perché, se viene beatificato, se viene canonizzato un servo di Dio, è sempre perché ci sono quattro miracoli: due per la beatificazione e due per la canonizzazione. Ora in questi giorni si è provato uno dei miracoli chiarissimi [compiuto da don] Giaccardo1: una guarigione straordinaria avvenuta tempo fa, ma che adesso è tutta provata.
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Oh, ci vuole la fede, però, in tutto quel che Gesù Cristo ha predicato. E qui guarisce il lebbroso: «Signore, se vuoi, tu puoi guarirmi». E Gesù stese la mano e lo toccò: «Lo voglio, sii guarito»1. E così la lebbra scomparve. E bisognava presentarsi al sacerdote il quale costatava se c'era [stata] veramente la guarigione e allora il lebbroso guarito rientrava nella società, in famiglia, perché non portava più la lebbra agli altri; non c'era più.
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E poi un centurione che pregò Gesù: «Signore, il mio servo giace paralizzato in casa e soffre terribilmente». Allora Gesù, subito: «Io verrò e lo guarirò». Ma il centurione aveva una fede molto grande, e cioè, [credeva] che non era necessario che Gesù venisse a visitare e benedire l'infermo, ma che poteva essere guarito, l'infermo, da Gesù anche da lontano, perché egli, il centurione, confessava: Come io comando ai soldati miei, ai servi miei, così tu che sei padrone - voleva dire - e quindi se tu dai ordine alla malattia, e siccome la malattia dipende da te, basta che tu dia quest'ordine anche da lontano e il malato sarà guarito. E Gesù restò ammirato: «In verità vi dico, non ho mai trovato una fede così grande in Israele». E allora dice: Molti non han creduto; verranno, invece, dall'Oriente e dall'Occidente... Cioè, molti d'Israele non avrebbero creduto, ma molti verranno ad abbracciare la fede, la dottrina di Gesù Cristo [ed] entreranno nel regno dei cieli. E gli altri? E allora Gesù disse: «Va' e ti avvenga come hai creduto». Cioè che non è necessario che io vada fino a casa tua perché «non son degno». Allora va' e sarà fatto secondo la tua fede. E cioè, che il servo sarebbe stato guarito anche da lontano, da Gesù.
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La fede ci vuole perché noi dobbiamo poggiarci sempre sulla fede: Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam1. Signore - diceva il padre di quel certo infelice - sì, io credo, ma ho una fede debole, ecco; cioè, tu, o Gesù, aumenta la mia fede. Questo è da dirsi ogni giorno: che io creda sempre di più, sempre di più. Ma che cosa credere? Credere tutto quel che c'è nel Credo e tutto ciò che c'è nel catechismo; sì, quello che la Chiesa insegna sia quanto alle verità, come quanto alla santità, sì.
Ma vi sono i bisogni individuali, e cioè che noi abbiamo le grazie necessarie per corrispondere a tutta la vocazione e avere le grazie necessarie per la santificazione. E se noi vogliamo arrivare alla santificazione, santità, se vogliamo compiere del tutto quello che è nella nostra vocazione, allora certamente le grazie ci son concesse purché noi preghiamo con fede; con fede, ecco.
Anime che disperano, cioè: "Tanto non mi faccio santo". Oppure non credono neppure che siano chiamate, queste anime, a una santità particolare e quasi quasi penserebbero che sia superbia pensare ad essere veramente sante. Oh! È il Signore che ci ha dato la vocazione, quindi bisogna ammetterla, crederla, e credere che non solo c'è la vocazione, ma ci sono i mezzi, le grazie e gli aiuti per corrispondere. Certo bisogna che noi crediamo, crediamo che il Signore ci ha voluto chiamare alla santità.
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Ora, in che maniera? Le grazie fondamentali son per tutti, e cioè: fede, speranza e carità. Ma la fede, negli articoli delle Costituzioni. Credere che quello che è nell'Istituto, e quindi nelle Costituzioni, credere che quelli sono i mezzi; l'osservanza delle Costituzioni, sono i mezzi particolari per noi. Una madre di famiglia deve compiere i doveri nella sua condizione: verso il marito, verso i figli, sì; e lì, facendo il suo dovere si santifica. Noi, dobbiamo, per arrivare alla santità religiosa, la docilità a chi guida, ma l'osservanza quotidiana, minuta. E qualche volta si stimano poco certe disposizioni, certi consigli, certi punti delle Costituzioni: supponiamo il silenzio, supponiamo quello che riguarda la vita quotidiana, la carità vicendevole, l'ufficio che abbiamo, la posizione che abbiamo, ecc. Ora, sono quelli i mezzi, e quelle le virtù, e quelli gli ossequi a Dio secondo la vocazione. In generale ci sono le vocazioni religiose: «Se vuoi essere perfetto...»1. Ecco, quello è generale - ma per ogni anima non è generale soltanto -, quello vale per tutti [i chiamati], ma poi ognuno riceve una vocazione particolare secondo il carisma di un Istituto. E quindi i consigli e quindi le Costituzioni e l'osservanza accumula, momento per momento, meriti.
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Sì, bisogna che abbiamo questa fede, e cioè, che il Signore ci ha comunicato la sua volontà, e noi, abbracciando l'Istituto, la vocazione... Ecco, o che noi siamo santi religiosi o non lo saremo mai santi, non lo saremo mai. Perché? E perché c'è la volontà di Dio momento per momento che ci guida. Quindi fede. E alle volte: "È solamente una cosa così, solamente quello, quest'altro...". Ma sono le piccole cose che costituiscono la santità! Perché delle virtù eroiche raramente abbiamo da esercitarle, raramente. Ma quello che è la disposizione di volontà di osservare bene tutto; ecco allora, giorno per giorno, momento per momento si accumulano meriti. E nella Congregazione, [osservare] le Costituzioni. E vi sono persone che non le rileggono e non le meditano e vanno a fare, alle volte, delle aspirazioni generali, così come sembra secondo le loro menti, la fantasia. Né sono le cose particolari, [ma] queste piccole cose, queste piccole osservanze che confermano la grazia di Dio e la santificazione nostra. Il Direttorio dell'anima religiosa, in primo luogo, è il libro delle Costituzioni. Andare in cerca di libri e in cerca di direzione, direttore spirituale: "Ho tanta fiducia". E direzione, voler tanti consigli dal confessore e tante cose. E se c'è già (...) la volontà di Dio chiara, scritta, stampata, spiegata, abbracciata! Vivere la propria vita religiosa: in generale, la vita religiosa; in particolare, le Costituzioni di ogni Istituto. Vanno a cercare letture vaghe più o meno, e adatte per noi più o meno. E intanto abbiamo già tutto quello che occorre [per la santificazione]. Ci sono quei 500 articoli circa che sono il Direttorio! E quindi non troppi pareri, non troppi consigli e non troppe fantasie. Vita pratica santa.
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E l'ultima suora che è stata canonizzata, nella sua semplicità, nella sua docilità, nella sua osservanza; nessuno ne faceva conto perché non c'erano cose particolari nella sua vita, ma dopo la sua morte ci sono stati i miracoli e la canonizzazione1.
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Ora, bisogna che siamo gente positiva. Come uno non sogna di mangiare o questo o quello, intanto deve cibarsi di quello che c'è e quello che il Signore manda.
Dunque fede nelle disposizioni e fede nelle Costituzioni, via della santità particolare. E non pensare: "Ma questi fan così, quegli altri fan così". Noi facciamo così, come son le Costituzioni. È così per noi, per ciaschedun'anima. Fede, allora, e fede, fede che [le Costituzioni] sono i mezzi di santificazione; e fede che [il Signore] ci dà le grazie proprio da quello. Se invece andiamo a cercare cose che non sono nostre, e allora perdiamo il tempo; e non essendo nostre non ci santificano. "Ma sarebbe meglio così". È meglio che facciamo la volontà di Dio. Fiat voluntas tua. Come? Sicut in coelo et in terra1.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 124/a (= cassetta 173/b). Voce incisa: "Domenica III dopo l'Epifania: meditazione del PM". In PM, nessun accenno cronologico (cf nostra nota in c84). - dAS, 24 gennaio 1965 (domenica): «Celebra [il PM] alle 5 e tiene meditazione alle PD».

2 Cf Mt 8,1-13.

3 Cf Rm 12,16-21.

1 Si tratta del Beato Don Timoteo Giaccardo (1896-1948). L'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione porta la data del 10 dicembre 1964. Seguì l'iter prescritto per arrivare al Decreto "sull'accertato esercizio della virtù eroica", 2 maggio 1985. Per raggiungere la Beatificazione, oggi, è richiesto un solo miracolo, riconosciuto tale dopo rigorosi esami scientifici, morali, dottrinali.
Nel luglio 1954, in Giappone, nei pressi di Tokyo, per l'intercessione di Don Timoteo Giaccardo, invocato con fede nella preghiera, si ottenne la guarigione istantanea e duratura della Pia Discepola Sr. M. Luciana Lazzarini. Il 13 maggio 1989 S.S. Giovanni Paolo II promulgò il decreto riguardante il miracolo. Il 22 ottobre 1989, nella Basilica di S. Pietro a Roma, Don Timoteo Giaccardo sacerdote, fu solennemente proclamato Beato.

1 Mt 8,2-3.

1 Mc 9,23.

1 Mt 19,21.

1 L'ultima suora dichiarata Santa è Maria Bertilla Boscardin (+ 1922), e canonizzata l'11 maggio 1961, da papa Giovanni XXIII.

1 Mt 6,10.