Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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65. ESERCIZI SPIRITUALI: SGUARDO AL PASSATO
(Introduzione)

Esercizi Spirituali (23-31 ottobre 1965) alle Pie Discepole del Divin Maestro professe perpetue.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 23 ottobre 19651

Cominciando gli Esercizi Spirituali ringraziare il Signore di questo dono che è il corso di Esercizi. Ed è bene cominciar dal ringraziare perché questo ottiene le grazie. La nostra riconoscenza attira le benedizioni di Dio, e quando noi ringraziamo, egli aggiungerà altri doni e altre grazie.
Gli Esercizi Spirituali sono un gran dono; un dono: si viene a scancellare tutto quello che nella vita passata abbia spiaciuto al Signore, tutto; così bene che dopo, ci trovassimo anche in punto di morte, non abbiam bisogno - diciamo - di rivedere la vita nostra; d'altra parte, durante le malattie non vi è sempre la calma e la disposizione e la condizione di salute da poter pensare per il passato. Con gli Esercizi fare quello che serve a noi per mettere in tutta la pace l'anima nostra, ecco. E poi, scancellato tutto quel che potrebbe essere di debito con Dio per il passato, rimangono sempre tutti i beni che ci sono, i meriti guadagnati dall'uso di ragione, fanciullezza, gioventù; e poi vita religiosa, e il noviziato, la Professione perpetua, la vita religiosa già condotta. Così rimane soltanto da portare al di là quello che è il bene fatto, il bene che è fatto. E poi, con la grazia di Dio, l'impegno di volere aumentare la nostra santità.
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Gli Esercizi Spirituali si possono considerare in due parti: la prima parte riguarda il passato; la seconda parte riguarda il futuro; e tuttavia, in tutti i giorni degli Esercizi c'è sempre l'impegno di pregare. Pregare facendo bene le pratiche di pietà; e poi aumentare la pietà in questi giorni, con rosari, con riflessioni, con meditazioni, sì, ecco, così che si esce dagli Esercizi con una ricchezza di meriti e di grazie. Il dono degli Esercizi.
Perciò la prima parte degli Esercizi riguarda il passato. Un occhio al passato: come è stata la nostra vita? Ecco, siamo soddisfatti della vita condotta? Oppure noi avremmo voluto aver progredito man mano che passavano gli anni, e la fanciullezza e la gioventù e la vita religiosa iniziata, e poi le Professioni fatte, e gli anni di Professione già passati? Ecco, uno sguardo al passato. E sempre abbiamo da pensare che, se non ci sono propriamente peccati, ci saranno delle debolezze, e ci saranno anche delle abitudini non buone, sì. Quindi, questi due, tre primi giorni, esaminare noi medesimi per il passato che ci riguarda.
Oh! Allora, l'esame di coscienza, ecco, prima parte; secondo, il dolore; e terzo, il proposito. E dopo aver detestato tutto il male che abbiamo commesso o del tempo perduto, la confessione sacramentale la quale purifica l'anima quando è disposta, ecco.
Quanto al passato, è da esaminare il nostro essere, quello che sono le potenze che in noi sono: prima, l'intelligenza, la mente; e poi la volontà; e poi il sentimento, il cuore. Queste son potenze interiori.
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[Primo,] l'intelligenza, la mente, quello che il Signore ci ha dato; l'intelligenza, ecco. Noi abbiamo sempre usato l'intelligenza, la nostra mente, la nostra ragione, per quel che piace a Dio? Oppure qualche volta la nostra mente, intelligenza, è stato, o tempo perduto, quindi non impiegato bene l'intelligenza? Per esempio, studiare quello che c'è da studiare, da conoscere. E poi se ci fossero stati pensieri cattivi.
La nostra mente, la nostra intelligenza, la nostra ragione, è un gran dono di Dio. Infelici quelli che non hanno la mente a posto, e forse anche, sono nati e non sono arrivati all'uso di ragione. La mente. La mente va impiegata per le cose di Dio, nella preghiera, nella meditazione; la mente, per imparare a scuola gli insegnamenti; gli avvisi del confessore; le spiegazioni che vengono date per la vita religiosa, l'apostolato e tutti gli articoli delle Costituzioni. L'intelligenza. Comprendere bene l'apostolato e perfezionarlo con l'applicazione della mente a progredire. E così l'uso della mente: e si ascoltano le prediche? e si ascoltano i consigli che ci danno? E come, quando abbiamo tempo, noi sappiamo leggere la Bibbia? Altre cose? E chiedere [di] essere istruite in un ufficio, in un altro? Capire. L'intelligenza. E non basta saper fare soltanto un ufficio, eh! Ma bisogna, nell'Istituto, cercare più ampia conoscenza, un po' di tutto: e quello che serve per l'apostolato liturgico, l'apostolato dell'Eucaristia, e poi quello che è servizio, apostolato, servizio religioso, servizio sacerdotale. E quanti pensieri inutili, sterili, quanto fantasticare, ecc. Certamente non si son letti... e non si son sentiti discorsi non buoni, certamente; ma purtroppo, qualche volta, la perdita del tempo.
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Secondo, la nostra volontà, esaminare. La volontà deve prestarsi all'obbedienza. E poi l'obbedienza, quando è fatta, questa obbedienza, con amore, con intelligenza, con cuore, ecco, quanti meriti! L'obbedienza. La vita è sempre obbedienza: i comandamenti di Dio; e poi quelli della Chiesa; per esempio, sulla liturgia; e poi quello che sono le Costituzioni, i 500 e più articoli delle Costituzioni; e poi le disposizioni di chi guida l'Istituto; o [di] chi si trova in un ufficio particolare, dove vi è sempre chi guida l'ufficio particolare; e tante cose, e quello che il Signore permette, supponiamo la malattia. Quello che il Signore permette, non sempre sono le cose che piacciono a noi, no. Oh! E trovarti in un ufficio, in un altro e compierlo bene, ecco. Santificare la volontà.
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Terzo, i sentimenti, il cuore; il cuore il quale deve essere tutto ordinato verso Dio. Fare quello che il Signore vuole, farlo con amore, ecco. È l'Atto di carità: «Mio Dio vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, Voi, Bene infinito, eterna felicità». E qualche volta, tuttavia, il cuore non è ancor tutto verso Dio, ci sono ancora degli affetti, e affetti che, alle volte, non si possono neppure dominare e, qualche volta, anche affetti che riguardano la famiglia, o interessi, o i desideri vani o altro. Ecco, l'amore a Dio soltanto. Il cuore è tutto di Dio? o ci sono attaccamenti vuoti?
E poi, dopo l'amore a Dio, l'amore al prossimo. E l'amore al prossimo, nel vostro caso, particolarmente vivere bene in comunità, voler bene a tutti, voler bene all'Istituto, voler bene a chi guida, a chi si accompagna nella vita, e alle vocazioni che devono arrivare e che devono esser formate. L'amore al Signore. E poi questo amore al Signore e al prossimo; servizio liturgico, servizio sacerdotale e servizio all'Eucaristia, e quindi il culto, tutto quel che si fa come funzioni; come funzioni con solennità, ecc.
Ecco, esaminare la mente, cioè l'intelligenza, la ragione, e poi la volontà, e poi il cuore.
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Inoltre c'è da esaminare i sensi interni, ricordando soltanto i due: la memoria e la fantasia.
La memoria. Che ricordi bene, la memoria; tutto quello che è utile imparare e ricordare: e quello che sono stati i consigli, gli avvisi, le conferenze, le prediche, l'insegnamento ricevuto in tutte le cose che si ha da fare. E poi, la memoria: non stare a ricordare dei fatti o dei discorsi sentiti, o altre cose; e anche quello che è ancora, che si ha un po' il cuore al mondo, e l'affezione a persone a cui bisogna soltanto portare aiuto con la preghiera, e non con affetti, mentre che deve essere dato il cuore tutto a Dio, ecc. Quindi, dimenticare quello che avete veduto di male, solo ricordare quel che è sempre utile in ogni senso.
Poi la fantasia. La fantasia è la pazza di casa; e stranezze, la fantasia, che può riprodurre tante immagini e tanti fatti veduti e altre cose. La fantasia non seguirla, tanto meno la memoria, in questo. E poi fantasia: immaginarsi Gesù nel tabernacolo, pensarlo Gesù sotto le specie del pane e del vino. Poi ricordare i misteri gaudiosi, le figure, i fatti; e i misteri dolorosi e i misteri gloriosi; ecco, presentarceli un poco nella fantasia; e così un po' in tutto quello che alla fantasia giova, sì, giova a fare le cose buone.
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Poi vi sono da esaminare i cinque sensi esterni.
La vista. Gli occhi hanno fatto sempre bene il loro dovere? Si son fermati, gli occhi, su cose che non bisogna guardare, né come persone, né come letture? Neppure con figure, non, con gli occhi; neppure quello che può portare scoraggiamento. Eh, la vista! E gli occhi li abbiamo usati sempre bene? a leggere le cose buone, a leggere quello che riguarda lo spirito, quello che riguarda l'intelligenza? Sì, usare gli occhi, sì, perché abbiamo da trattare con le persone, con l'apostolato. E poi gli occhi, vedere tutto quello che può portarci... leggere la Bibbia, ecco, leggere con attenzione, parola per parola, quando si tratta della meditazione personale.
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E l'udito? L'udito può aver sentito cose molto buone, come sono stati i discorsi, le prediche, come sono stati gli avvisi del confessore, di chi guida l'Istituto, le maestre, le incaricate. E poi tutto quello che si può ascoltare nella scuola; e tutto quanto viene spiegato, l'apostolato. Ma questi orecchi, non si aprono mai a discorsi di stranezze, di cose che portano più la dissipazione che non il raccoglimento? Non ascoltare mormorazioni e non farle. Non ascoltare consigli e pensieri e discorsi di mondo; alle volte son le stesse persone, che pensano diversamente, anche delle famiglie stesse. L'udito! E l'udito si apra alla predica, si apra alla scuola, si apra a tutte le esortazioni, agli aiuti, ai consigli; [a] ciò che è buono. E poi l'udito, perché si deve trattare anche col mondo; ci vuole la lingua e ci vuole l'udito.
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E allora, quanto alla lingua. La lingua è un membro tanto utile e fa tanto del bene; ma è anche un membro che ci porta tante conseguenze e tanti mali. Le parole sante, che si devono dire, le preghiere, il canto sacro. La lingua. Parlare con le persone con cui si deve trattare, o che c'è l'insegnamento o che c'è altra cosa, come sarebbe istruire, aiutare; e usar bene la lingua in confessionale, esser sinceri, ecc., anche ammettere tutti gli sbagli fatti, le correzioni. Ma la lingua è causa di tante mancanze. Quanti danni! Usarla in bene, questa lingua, in tutto quello che è necessario e conveniente, utile e secondo la virtù. Oh! Allora, sempre attenti. Prima di parlare, riflettere; prima di parlare riflettere che cosa diciamo: se è giusto, se è bene, se non è bene, se porta la dissipazione o porta il bene.
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E il gusto. Non dev'essere regola del gusto: prendo di più, prendo di meno secondo mi piace o secondo non mi piace. Non il gusto, ma quel che è utile e quel che è necessario per la vita; ad esempio, la medicina; e quello che è necessario per nutrirsi nella maniera ragionevole, ecco. Quindi anche lo stesso gusto da governare.
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E poi ancora esaminarci sul tatto. Il tatto è un senso che è esteso in tutto il corpo. L'occhio, l'udito, la lingua il gusto, l'odorato, sono sempre nella testa, ma il tatto è diffuso in tutto il corpo, il quale bisogna che sia ben regolato, disciplinato. Prendere sempre le stesse posizioni rette, dignitose, della suora; e non soltanto quando si è con le altre persone, ma anche quando si è da soli; o perché si sta lavorando in un luogo riservato, oppure a letto; sempre la posizione. Il tatto, per cui, alle volte, c'è la pigrizia e, qualche volta, invece, si vorrebbe esagerare fino all'eccesso il lavoro. Quindi, regolare. Oh! Così, l'esame.
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Poi, come esame, ancora: Come si è fatto quello che è stato l'ufficio? Il compito che è stato assegnato, come è fatto? Con quali intenzioni? Con quale perfezione? Con quale retta intenzione? Qui si può esaminare parecchio: e che uso si è fatto del tempo e non si sia perduto; e impiegato le forze in quante abbiamo; altro è il malato e altro è il sano; quel che ha una forza modesta e un altro ha forza più robusta, ecc.; ma come usato?
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Altra domanda che facciamo a noi stessi: in che stato sono? di fervore o di tiepidezza? o in stato non buono, che vorrei dir cattivo, quando non si progredisce nella vita religiosa, che è il dovere fondamentale della vita religiosa, il perfezionamento. C'è questo? Se manca il perfezionamento, il lavoro di progredire, non siamo in stato buono. Bisogna fare una scossa e dire: Voglio camminare in maniera tale da riguadagnare il tempo perduto, i meriti perduti, ecco. Dunque, questo è l'esame di coscienza.
Poi ho già detto, preso a punto il dolore. Eccitarsi al dolore in questo tempo, proprio il dolore vivo. E il dolore: son pentito, di conseguenza non voglio più fare; e quindi c'è il dolore e il proposito. Sono del tutto uniti dolore e proposito.
Poi la confessione: che sia fatta bene l'accusa; non cadere negli scrupoli e neppure essere persone che passano su molte cose; ma se si passa con molte cose, cioè di negligenze e varie, e nella obbedienza o nella carità, ecc. dopo non abbiamo da temere un po', ci sia anche il purgatorio? Ecco, esaminare questo. E allora avrete compiuto, con la confessione e la soddisfazione.
Ecco, adesso devo fare i miei propositi e organizzare la mia santificazione, il mio lavoro di santificazione individuale, cioè spirituale. E poi in ultimo avete poi anche quello che riguarda il futuro, cioè gli apostolati e tutto quello che nelle conferenze sentirete dalle madri.
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Il Signore vi benedica tanto. Siate liete. Gesù vi ha preparato molta grazia. Rivolgetevi bene, sempre, con fiducia, a Maria. E sotto la protezione di san Paolo, il quale era sempre teso verso Dio, verso il ministero: portare il Vangelo alle anime e crescere sempre in santità: Vivit vero in me Christus1.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 84/c (= cassetta 198/a). Per la datazione, cf PM: «Cominciando gli Esercizi...». - dAS, 23 ottobre 1965 (sabato): «...pomeriggio, ad Ariccia [il PM] per l'introduzione agli Esercizi delle PD». - VV: «Esercizi, Ariccia, 23-31 ottobre 1965». 23 ottobre 1965: PM: «La santificazione dei sensi».

1 Gal 2,20.