Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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54. VIVERE NEL FERVORE
(Chiusura degli Esercizi Spirituali)

Esercizi Spirituali (22-30 agosto 1965) al gruppo di formazione
delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 30 agosto 19651

Ringraziare il Signore per questo felice corso di Esercizi Spirituali. Veramente tutto l'anno per voi è un raccoglimento, per cui sembrerebbe che sia un corso continuato di Esercizi. Quale grazia di stare così a lungo giornalmente innanzi a Gesù! Gesù il quale forma la vostra gioia. Questo è come una predilezione oppure come un preanunzio. Qui, secondo la fede, e poi, secondo la visione beatifica, in cielo. Allora riconoscere il privilegio della vostra vocazione. È un prevenire il paradiso. Quando il cuore è svuotato da quello che è l'amor proprio, allora il cuore si orienta tutto in Gesù Cristo, Maestro Divino.
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Ora, l'ultima parte degli Esercizi Spirituali riguarda la santificazione, la santificazione secondo i propositi che già avete fatti e che rinnoverete specialmente questa sera prima della benedizione. La santificazione.
Per tutte, secondo la vostra posizione, per tutte serve: vivere in fervore, il che significa: progredire; quello che sta secondo il primo articolo delle Costituzioni.
Vivere in fervore, che cosa significa? Significa vivere in una atmosfera di caldo spirituale, ecco. Oh! Fervore. Praticamente, come bisogna considerarlo? Una generosità, una dedizione, un adoperare tutte le facoltà che si hanno e fisicamente e, specialmente, spiritualmente. Fervore. Spesso si pensa che il fervore sia soltanto in chiesa, quando si entra nella intimità con Gesù. No, fervore comprende tutte le 24 ore della giornata. E perché? E perché il fervore va compreso come l'applicazione a quello che dobbiamo fare ora per ora, momento per momento, secondo il volere di Dio; cioè, che facciamo bene ogni minuto, quello è fervore, e tanto è fervore in chiesa come è fervore all'ufficio a cui ognuno deve tendere e di cui deve occuparsi. E tutte le 24 ore, anche il riposo stesso, quando tutto è fatto nel santo volere di Dio. E compiere quello che è il volere di Dio ora per ora, anzi, momento per momento; impiegare le forze, e tanto per far la pulizia come è per attendere alla scuola, supponiamo, al canto. E sempre, ogni momento, si guadagna il merito, e si guadagna il merito secondo l'applicazione del nostro interiore; la mente, la volontà e il cuore impegnati; la mente, la volontà, e il cuore, e il fisico, e le mani, e quel che è necessario in un ufficio, in una azione o in altra. Il fervore sta nel dedicarsi a quello che è il volere di Dio, e compiere il volere di Dio con le intenzioni più alte, soprannaturali; e poi, mettere tutta l'intelligenza perché riesca al massimo, vuol dire farlo in miglior modo, e quindi, generosità, sollecitudine; compiere tutto quello che... anzi sarebbe da... la cosa che serve, che si penserebbe che valesse un nulla, e invece? Invece le ore della giornata, tutte le ore, tutti i minuti, tutto che abbiamo da fare da un giorno all'altro, ma sempre impegnato quello che abbiamo in noi: la mente e la volontà e il cuore, sì.
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Questo dunque: sia che mangiate, sia che beviate, sia qualsiasi altra cosa che facciate, omnia in gloriam Dei facite1. Tutto offrire alla gloria di Dio: e sia lavarsi la faccia, e sia venire alla comunione. Certo il sacramento ha un valore suo proprio, ma eccetto il sacramento in cui interviene direttamente il Signore. In ogni sacramento opera Gesù Cristo e, parlando dell'Eucaristia, c'è la presenza reale, oltre la grazia.
Se l'anima si eleva verso Dio, se l'anima si orienta verso Dio in tutto, la sua gloria... Ecco, è necessario tener presente che la gloria che l'anima darà in paradiso al Signore è in proporzione di quanto noi già sulla terra abbiamo cercato la gloria di Dio. Al di là, si glorifica Dio per visione, e di qua si glorifica Dio secondo la fede. Ma nella misura in cui l'anima si orienta e compie sempre meglio le cose a gloria di Dio, quella gloria corrisponderà, la gloria del cielo, corrisponderà alla gloria che noi abbiam cercato di dare a Dio. Allora daremo a Dio una gloria più grande in cielo.
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La felicità è la conseguenza. Quindi, quanto noi sulla terra abbiamo orientato l'anima nostra verso la gloria di Dio, allora, a misura e all'intensità in cui si è cercato la gloria di Dio sulla terra, si ha una gloria eterna lassù in cielo; nella misura e nella corrispondenza e come premio della gloria che si è cercato sulla terra a Dio. Ora, quanto più sarà la nostra gloria che daremo in cielo, corrisponde la felicità dell'anima. È la glorificazione di Dio che dà la felicità all'anima in cielo, la misura. Quello è il grado di felicità eterna: secondo la misura in cui noi abbiamo cercato la gloria di Dio sulla terra, elevazione e la più alta gloria a Dio in cielo, e quindi la più profonda felicità, la gioia, l'intimità, la visione di Dio, il gaudio eterno, lassù dove tutto è amore.
Oh! Quindi, come allora si santificano le cose, quelle cose che son disposte nella giornata. Quindi: sia che beviate, o sia che si riposi, o si faccia ricreazione, o si venga in chiesa, o si vada a scuola o si faccia scuola, o fare un apostolato o un altro, un'altra occupazione che può essere la cucina o può essere l'insegnamento della scuola, se c'è la misura di disposizioni uguale in tutte le cose, o un ufficio più alto o un ufficio meno alto. È, la misura: l'intensità come noi cerchiamo la gloria di Dio.
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San Giuseppe - bisognerà sempre ricordare questo - il quale in cielo è il più grande santo, supera in gloria e quindi in felicità, supera i martiri, i confessori, i vergini, gli apostoli, i vescovi, i papi.
Anche l'anima più semplice, anche la persona che aveva poca cultura, poca istruzione o che aveva sempre compiuto un ufficio umile (san Giuseppe, falegname, ecco); ma è il cercare la gloria di Dio e il compiere il volere di Dio.
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Allora sappiamo giudicare del valore delle nostre opere non tanto dalla nobiltà o da un ufficio diverso, più elevato, ecc., ma da quello che c'è dentro, il fervore, di mettere tutta l'intenzione: la gloria di Dio; e impegnarci la mente, e il corpo fisico; e poi tutto quello che si ha da fare, per compiere quello che è disposto.
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Oggi è santa Rosa da Lima1. Quale vergine! E quale altezza deve aver raggiunto, in cielo, di gloria. Questo risulta dalla moltitudine di miracoli che ha compito dopo la morte.
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Oh! Quindi, vivere in fervore, ecco, questa è la santificazione; se il cuore è concentrato lì e non si orienta verso altre cose; e se le intenzioni son concentrate lì e non altre intenzioni e impegno. E può essere che una persona passi la vita a letto, sempre malata; e può essere che compia dei ministeri e degli apostolati molto elevati.
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Ora, quindi, tre pensieri, adesso. Primo luogo, ricordare il battesimo; secondo, ricordare la Professione, se già c'è stata; e poi i propositi da rinnovarsi.
Ora, primo pensiero, quindi, i voti battesimali, cioè le promesse battesimali. Il Signore ci ha creati, e dopo la nostra vita umana, il Signore ci ha dato un'altra vita, la vita soprannaturale per mezzo del battesimo, la seconda nascita, come Gesù diceva a Nicodemo: «È necessario che di nuovo [si] rinasca»1; cioè la nascita spirituale, della vita spirituale, la vita soprannaturale della grazia. Quindi due vite in noi: la vita umana e la vita di grazia. E poi, dopo questo gran dono del battesimo, se gradatamente si è corrisposto alle grazie anno per anno, a 7 anni, a 10 anni, a 20 anni, ecc., se sempre si è sviluppata questa vita interiore, questa vita di grazia in noi... sì. E si può paragonare a una semente che è piccola piccola, questa semente; ma poi si va a sviluppare in una grande pianta2 che poi dà foglie, i fiori, i frutti. Crescere in santità, in grazia, giorno per giorno, ecco. (Perciò adesso, il libro delle preghiere; mi pare che sia a pag. 32 in questa edizione qui).
Allora riflettete un po' sopra le promesse del battesimo fatte dai nostri padrini. Nel complesso è aumento di fede, è aumento di speranza nei meriti di Gesù Cristo e nell'imitazione di Gesù Cristo, e nell'amore a Dio; e amore a Dio, al prossimo. Quindi nel complesso si chiede aumento di fede e di speranza e di carità.
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Oltre il gran dono del battesimo, il Signore ci ha chiamati alla vita di perfezione, quindi l'impegno che si è preso nei santi voti. Ora, fra di voi, una parte già ha emesso i propri voti e quindi il momento di rinnovarli davanti a Gesù. Oh! Però, quelle che non hanno ancora la Professione, invece del voto sono le promesse, promesse di seguire la povertà, la castità, l'obbedienza; quindi propositi. E coloro che hanno già fatto la Professione, le parole che sono scritte nella formula; e invece, le altre, rinnovano i propositi di obbedienza e di castità e di povertà.1
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Ora, negli Esercizi avete formulato i vostri propositi, propositi che il Signore, la luce dello Spirito Santo vi ha suggerito. E adesso, come terzo punto, i propositi. E ora cinque minuti, perché ciascheduna rinnovi i propositi come li ha preparati. Allora ciascheduna fa i suoi propositi e li presenta a Gesù.
Adesso, per le indulgenze, si recita il Confiteor e do la benedizione col Crocifisso. Rinnovare il pentimento come avete portato nella confessione. Domandare perdono anche delle minime cose, dei minimi attaccamenti, delle minime imperfezioni, quando vi entra un po' la volontà.
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1 Nastro 83/a (= cassetta 193/b). Per la datazione, cf PM: «Oggi è s. Rosa da Lima...». «Il momento di rinnovare i voti davanti a Gesù. Però, quelle che non hanno ancora la Professione, invece del voto, sono le promesse». - dAS, 30 agosto 1965: «Chiusura agli Esercizi delle PD di via Portuense (al mattino)». - VV, 30 agosto 1965: «PM: Vivere il fervore». (cf anche VV in c594).

1 Cf 1Cor 10,31.

1 SANTA ROSA DA LIMA (30 agosto), domenicana, nata nella capitale del Perù nel 1586 ed ivi morta nel 1617. È la prima santa del Continente americano, proclamata tale il 12 aprile 1671.

1 Cf Gv 3,7.

2 Cf Mc 4,31-32.

1 Don Alberione prosegue: Allora qui cominciamo a recitare da chi già ha emesso la Professione: «Ad onore della SS. Trinità...». Si possono dire anche dalle altre: «Mi offro, dono e consacro» e non "emetto" i voti, ma: faccio il "proposito" di obbedienza, castità e povertà, quindi come virtù. «Ad onore della SS. Tinità...» (giunte alla parola "professo" il PM previene suggerendo ad alta voce: "prometto"). (cf numero marginale 624 lettera a a pié di pagina).
Il PM prosegue: Adesso la confessione di cuore: «Confiteor...» «Misereatur...». «Indulgentiam...». «Et benedictio Dei omnipotentis...».
Se vi sono ancora corone non benedette ora do la benedizione perché così abbiate abbondanza di indulgenze nella recita della corona. Basta che siate, che le abbiate in chiesa, ecco. «Ad laudem
...» (cf n. marginale 624, lettera a a pié pagina).
Abbondare in rosari, specialmente nel prossimo mese di ottobre che è dedicato appunto al rosario secondo aveva stabilito Leone XIII. Sia lodato Gesù Cristo.