Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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23. ESERCIZI SPIRITUALI: GIORNI DI PURIFICAZIONE
(Introduzione)

Esercizi Spirituali (11-19 maggio 1965) alle Pie Discepole, superiore
Ariccia, Casa Divin Maestro, 11 maggio 19651

Prima cosa, voi già vi siete preparate a questi giorni santi di Esercizi, desiderandoli e preparando il cuore e pregando. Questo significa avere appetito. Appetito, c'è quello corporale e c'è quello spirituale. Appetito vuol dire desiderare, e li avete desiderati.
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Secondo, il vostro corso di Esercizi Spirituali è doppio perché, siccome avete della responsabilità, in primo luogo, per l'anima vostra; secondo luogo riguarda l'ufficio: se fate delle sante, e fate l'apostolato. Se c'è la responsabilità di persone, allora, per quanto sta da noi, quando c'è l'incarico di anime, ci adoperiamo in quella forza e, secondo le qualità e i talenti che abbiamo, impegnarci perché le anime che dipendono da noi siano aiutate. Quindi è un corso doppio di Esercizi, pure essendo sempre soltanto degli otto giorni; particolarmente perché nei primi sei giorni degli Esercizi c'è quello che riguarda in modo particolare la nostra santificazione, e poi l'ultimo tempo è per quello che riguarda la vita religiosa e gli apostolati che avete fatto.
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Il Signore già vi ha preparato le grazie, il Signore già prima aveva veduto una per una che parte di là, vuole venire qua. "L'aspetto", ecco. Questo incontro con Gesù lo avete già sentito certamente, questo incontro con Gesù: Venite in desertum locum et requiescite pusillum1. Lasciate da parte per un poco quello che era l'ufficio: venite in desertum locum: in luogo deserto. Non è un deserto materiale, questo, la casa. Eh! C'è tanta gente dentro. Ma vuol dire che ognuna si fa un certo deserto, cioè, non guardar altro che noi stessi. Allora viviamo nel deserto. E qualche volta, ancor che si faccia silenzio, interiormente si pensa ancora a questo, a quello, e allora non ci facciamo, non viviamo nel deserto. Bisogna che noi stiamo come fossimo soltanto noi, ciascheduno, quando si fa gli Esercizi.
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Ci diceva sempre il predicatore, quando io ero chierico: guardate di non osservare gli altri - ci diceva a noi chierici - , non guardate gli altri; voi dovete passare, entrando nell'intimità con Gesù, passando vedrete qualche ombra dell'altro che passa, ma non guardate in faccia, ci dicevano.
Farvi la solitudine, farvi il deserto, l'abitazione. E il deserto sta quando l'anima è con Gesù. «Venite con me - ha detto Gesù - nel deserto» et requiescite pusillum1. Riposare. Come? Se volete attingere di più e sentire i palpiti del cuore di Gesù, ricordate san Giovanni evangelista, il quale a un certo punto si è appoggiato col capo sul cuore sacratissimo di Gesù e, come ha preso il sonno sentendo i palpiti di Gesù, così voi. Ma non è questo il massimo, perché egli dormiva sul cuore di Gesù, ma voi lo mangiate Gesù nella comunione; è molto di più.
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Ora, gli Esercizi risultano di due parti, cioè: lo sguardo al passato e, secondo, lo sguardo all'avvenire. E, sia la prima parte che riguarda il passato, come la seconda, sempre accompagnata da preghiere, anzi il corso di Esercizi è una continuità di preghiera, sì. Quindi la prima parte è purificazione, la seconda è santificazione e, tutto il tempo, sia per la purificazione e sia per la santificazione, in tutto il tempo, preghiera. D'altra parte, tutti gli otto giorni son preghiera: è preghiera quando venite a Messa; è preghiera quando andate a tavola; è preghiera quando andate a dormire, a riposare, quando tutto è ordinato alla gloria di Dio. E fare il volere di Dio, quello che vuole il Signore da noi, è tutta preghiera, e 24 ore.
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Anime che danno molta importanza all'ora della Visita, sta molto bene, sta molto bene; ma allora si fa la volontà di Dio. Poi si passa all'apostolato: si fa la volontà di Dio; per mantenerci nel servizio di Dio, il prendere cibo; e per mantenerci nel servizio di Dio e nell'apostolato, riposare quanto è necessario. Quindi le 24 ore di amore a Gesù perché si fa tutta la volontà del Signore. E Gesù? Iesus autem dormiebat1, dice il Vangelo; a un certo punto si era addormentato, stanco della giornata; così è quella la volontà di Dio. Tutte le ore sono santificanti: quando noi prendiamo il cibo, non per golosità, ma per mantenerci nel servizio di Dio; e prendiamo il riposo a letto, per mantenerci nel servizio di Dio. Perché, se voleste passare tre, quattro notti senza riposare, e si finisce come? Non si può.
Quindi il corso di Esercizi è un complesso di otto giorni di preghiera. E il merito è sempre quando noi aderiamo al suo volere e lo facciamo volentieri, anche quando andiamo a riposare, a dormire, sebbene in quel tempo lì non abbiamo la conoscenza perché si dorme, ma il merito viene dalla intenzione che si è dato alla sera prima, si è fissato alla sera prima.
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Prima parte, dunque, del corso degli Esercizi, è purificazione. Guardare all'anno che sta passando, cioè, che è passato, meglio. E questo anno parte dal giorno ultimo degli Esercizi antecedenti, l'altro corso, fino adesso che già siete entrate nel corso nuovo di Esercizi. Quindi è l'annata spirituale. Purificazione.
Quanto alla purificazione, che cosa dobbiamo fare? Bisogna che noi facciamo l'esame di coscienza, non notando che sia tutto peccato, anche se ci son le distrazioni, ecc.; ma quando c'è l'impegno di fare ciò che ci è possibile, di fare bene ciò che è possibile di far bene. E quel che è fatto bene vale, e vale tanto la Visita come vale la cucina; così, se si sta facendo un lavoro oppure si sta a fare quello che riguarda l'apostolato: o l'apostolato eucaristico, come l'apostolato che riguarda la liturgia, l'apostolato del servizio sacerdotale, sempre. La santificazione.
Oh, purificazione, allora. Noi dobbiamo guardare se siamo veramente uniti bene con Dio, e cioè, [se] usiamo tutto quel che il Signore ci ha dato per la santificazione; e vedere se vi sono state delle negligenze, delle imperfezioni, e allora il dolore, e confessarsene in quanto ci possa essere di colpa.
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Purificazione: prima, della mente, e cioè, delle facoltà interiori: la nostra mente pensa sempre a quello che vuole Dio? Pensare a Dio, pensare all'apostolato da fare, pensare all'ufficio che si ha da fare, pensare specialmente quello che è la fede, cioè, credere fermamente, credere con tutta la mente e quindi il Credo che si dice e come si dice, e il Credo che si recita nella Messa che è più lungo; e come sono i pensieri della lettura spirituale, e come si meditano le cose che si son lette, ecco; e se noi viviamo il raccoglimento, e se non stiamo pensando cose estranee. Allora c'è debolezza, c'è da purificare. Pensieri che non sono per voi, che non sono per noi; e notizie e sapere e dire e chiedere e vedere qualche divertimento inutile. Oh, quante cose che sono inutili, alle volte! È uno sciupìo della mente. Che io creda sempre di più. Credo, o Signore, ma fa che io creda sempre di più. Quindi l'esame sopra la mente.
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Secondo, l'esame sul cuore. Il cuore, cioè, sono i desideri o quello che contrasta i desideri; i desideri ancora di mondanità, ancora quello che cerca di soddisfazioni, i desideri di preferire di stare con una persona o con un'altra perché è simpatica, perché c'è una affezione particolare. Desideri, ciò che è il cuore. Superbia della mente; ma viene subito dopo, viene quello che è la sensibilità, sì, la sensibilità; quindi c'è l'irritazione, la collera, c'è l'invidia, ci sono altri desideri, che si vorrebbe essere un po' più soddisfatti cercando le cose che non sono adatte per la suora, in sostanza.
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Poi ancora, oltre che alla mente e al cuore, c'è la volontà. Accettiamo volentieri il volere di Dio? Quello che dispone? Chi deve disporre in questo, in quello? E alle volte si tratta dell'ufficio in generale, di andare in un'altra casa, ad esempio; ma anche nelle piccole cose, e accettare con facilità; supponiamo, quel giorno il cibo non era di gusto nostro, e accettiamo quello: la volontà di Dio; e alle volte vorremmo che faccia freddo e invece è caldo, e viceversa. Così la volontà del Signore: ci son le disgrazie, e ci sono tutte quelle circostanze che ci portano sempre a sottometterci sempre un po' a qualche cosa di sacrificio. Ma Gesù ha preso la sua croce e l'ha portata al calvario, e: «Se uno vuol venire dietro di me, prenda la sua croce...»1. Quindi esaminare la mente, il cuore, la volontà.
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Poi esaminare i sensi esterni. Il primo senso è la vista. Usiamo sempre gli occhi in bene? O qualche volta questi occhi ci tradiscono un poco? Vedere un po'. Si vogliono vedere tutte le cose che si devono vedere per dovere: per vedere il tabernacolo, Gesù esposto, per leggere il libro di lettura spirituale o per la meditazione; usare gli occhi per trattare con le persone; usare, quindi, gli occhi in tutto quello che è necessario. E che ringraziamo il Signore di averci dato la vista. E nascono, alle volte, bambini ciechi e non vedranno mai la luce. Noi abbiamo avuto questo dono, lo usiamo bene? E il pericolo che gli occhi guardino ciò che è vano, mondano, curiosità inutili. Gli occhi nostri come sono usati? Ecco, l'esame sugli occhi.
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Secondo, l'esame sull'udito. E l'orecchio è per ascoltare quello che è necessario sentire: e la predica, e gli avvisi, e poi tutto quel che viene insegnato in scuola o che... o quando si aiuta per imparare un ufficio, ecc.; e poi i canti sacri, e così accompagnare meglio il senso delle parole. L'udito. E l'udito non si apra mai alle mormorazioni, a sentirle; l'udito non si apra mai ad ascoltare parole troppo mondane, mormorazioni, e poi ascoltare cose che certamente non piacciono al Signore, alle volte, si. Quindi l'udito.
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Terzo è il gusto. Vorremmo sempre soddisfare i gusti? No! No! Ed è bene che tutte le volte che andiamo ai pasti, se possiamo, dobbiamo un po' mortificarci; prendere quel che è necessario per la salute; il necessario bisogna farlo, è dovere, è dovere nutrirsi; ma che non si ecceda perché quel cibo quella volta era più gustoso; o meno, e si vorrebbe meno prendere. Oh, ci vuole proprio questo gusto, ce lo ha messo il Signore perché ci venga l'appetito e che ci nutriamo; altrimenti, magari, se non ci fosse questa necessità non si prenderebbe, se non ci fosse questa necessità: mantenerci nel servizio di Dio.
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E poi la lingua. La lingua che è sorgente di innumerevoli cose buone, sante: e chi predica, e chi fa il catechismo, chi dà i consigli, e chi deve recitare la lezione, chi deve confessare le proprie colpe. Usare la lingua santamente nelle conversazioni per rendere più amabile e più lieta la giornata, a suo tempo, nella vita religiosa. Vita religiosa, che sia la vita di letizia; la vita religiosa dev'essere di letizia perché non c'è altro migliore nella vita, nel mondo, che la consacrazione a Dio. Siamo i più fortunati, quindi sempre letizia.
E poi, questa lingua è sorgente di tanti mali, di tanti disordini, sì; questa lingua può offender tutte le virtù, la lingua: contro la fede, contro la speranza, contro la carità, contro la carità verso il prossimo, e critiche per chi sta sopra, e chi è accanto, cioè con cui si convive, e anche con le piccole, coi piccoli; e poi contro la prudenza, contro la giustizia, contro la temperanza, contro la fortezza, contro l'umiltà. Questa nostra lingua! Dalla lingua ci viene ogni bene, ma con la lingua ci viene anche molto... ci viene ogni male. Quindi l'esame sulla lingua.
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Poi viene il tatto. Il tatto è il senso più largo, quindi è il più pericoloso. Perché son cinque i sensi, ma quattro sono nella testa solo; gli occhi, l'udito, la lingua, l'odorato sono nella testa. Invece il tatto è il senso che è in tutto il corpo; ad esempio, quando c'è la pigrizia è per soddisfare il corpo, tutto. Pigrizia. Così. E così stare santamente composte; composti sempre, [sia] che si sta o in chiesa, o nel trattenersi con le altre persone, o il modo di stare alla conferenza, alla scuola, all'insegnamento, sì; anche al riposo ci vuole una delicatezza. Disciplinare il corpo, e le mani a posto, e tutto l'essere a posto. Quindi esaminare i sensi. E lì poi può essere più intimo quello che riguarda la delicatezza, la castità. Allora esaminare.
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Poi esaminare la vita comune, come si vive la vita comune, e cioè: c'è la fedeltà alle Costituzioni? Ecco, la vita comune. Si sa compatire, sopportare, oppure pesiamo addosso agli altri? E delle esigenze, e vorremmo che tutte [ci] rispettassero, e poi magari non rispettiamo tutti. E quindi le Costituzioni.
Le Costituzioni ripassandole in certi punti, e per esempio, quel che tocca l'obbedienza, quel che tocca la povertà: come si osservano questi due voti? E come è la castità? Sì, gli esami sopra questi punti, tre punti, perché sono i mezzi per liberarci da quello che impedisce il cammino, il volo dell'anima verso Dio. E se uno è ancora legato a delle piccinerie... alle volte sono proprio piccinerie. Come un uccello, un passerotto - il ragazzo lega con un filino il piedino dell'uccello - cerca di liberarsi, di volare, ma c'è quel filo che lo tiene. Così, alle volte, ci sono anime che non progrediscono per un filo che c'è. E romperlo! Romperlo perché l'anima si elevi verso Dio e quindi nella santità. Quindi l'esame sopra i tre voti religiosi, sì; così, i tre voti religiosi.
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E dopo, quarta cosa, fare il confronto: com'ero l'anno scorso negli Esercizi? Come ho proposto il programma, l'ho sviluppato? Sono andato avanti? Invece, mi sono fermato un po'? I giorni han sempre reso per Dio? alla sera ero soddisfatto? alla fine della settimana ero soddisfatto? alla fine del mese ero soddisfatto? nel ritiro mensile? Oppure abbiamo da spazzolare polvere che si è accumulata? E allora occorre lo strofinaccio e togliere la polvere anche dai mobili, e togliere la polvere dal cuore. Allora, sì, vedere se c'è stato un progresso. E se noi non progrediamo ci viene il male addosso, cioè non si corrisponde alle grazie giorno per giorno; se invece si corrisponde giorno per giorno, alla fine son passati 365 giorni e son passati anche coi buoni passi per la santificazione. Ci sono persone che sembrano proprio crescere di santità con una certa sveltezza, passi risoluti, superando quegli inciampi. E il diavolo ne mette ancora, oltre che dipendono già dal nostro essere, dai nostri sensi, ancora il diavolo si aggiunge; e poi si aggiunge il mondo con le sue frasi, con le sue maniere di comportarsi. Anime che si vede sono sempre più penetrate da Dio, dai pensieri di fede; l'amore al Signore va crescendo, il loro cuore è sempre teso verso Dio cercando la sua gloria, la gloria di Dio. Allora l'esame sopra le Costituzioni.
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E ultimo, l'apostolato. Come si è fatto l'apostolato? Ci si è messo bene l'impegno? la mente impegnata? la volontà impegnata? il cuore impegnato? Tutto santifica quando facciamo quel che vuole il Signore, tutto santifica: la ricreazione, e lo stare in una casa, in un ufficio, in un altro, e sani o malati e tormentati interiormente, oppure soggetti un poco alla fantasia, e allora l'apostolato si progredisce. Alle volte fanno venti anni di cucina e non hanno ancora migliorato i risparmi, e far bene, e arrivare, ecc.; ma ci son tante cose, in tutto. Quanto più poi per quello che riguarda il servizio eucaristico e il servizio liturgico, sì. Quindi l'esame sull'apostolato.
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Ecco, purificazione. Se noi vogliamo passare dalla vita presente e entrare subito in paradiso, ci vuole la purificazione, se no la purificazione la facciamo in purgatorio, perché in paradiso non ci entra niente che non sia buono1. Il buono ci porta alla felicità eterna; ma quello che non è buono non può entrare in paradiso. Allora ci vuole la purificazione. Altrimenti, se l'anima è così purificata... non che non si abbiano difetti, che ne porteremo fino alla morte, certamente, e molti; ma quando si combattono e quando si cerca di migliorare, allora c'è sempre la buona volontà; l'altro, sono debolezze, non sono peccato. Oh, allora quando l'anima è così purificata, la morte è, di qua, è l'uscio, la vita temporale, e quindi secondo la fede; e di là, la vita eterna felice, la visione di Dio; non più la fede, ma la visione di Dio; non più il male, ma solo il bene, la felicità eterna.
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Perciò la prima parte degli Esercizi riguarda questa purificazione; non farsi scrupoli, ma stare sotto la luce di Dio per vedere ciò che è buono e ringraziare il Signore; e ciò che è meno buono detestarlo anche se non è volontario, detestarlo in quanto vogliamo cercare di toglierlo, sì, poco per volta. Non scoraggiatevi. E poi, quando c'è [questa] riparazione e quando c'è questo lavoro di purificazione, sì, ci vuole il dolore, il pentimento, la disapprovazione di quel che non è bene, ma insieme ci sia sempre la parte positiva di preghiera. E poi, volendo fare il contrario di quel che abbiamo fatto di sbaglio, il contrario, che è bene, allora il progresso è santificazione. Così piace al Signore e così il giorno della conclusione degli Esercizi sarete veramente molto liete e arricchite spiritualmente.
Oh, guardare lassù, eh? Paradiso! Povera vita di qua! Guardare il paradiso, là ci aspettano i Santi1 e ci aspetta la Madonna, Regina Apostolorum e ci aspetta Gesù Maestro.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 80/b (= cassetta 180/b). Per la datazione, cf PM: «... impegnarsi perché le anime che dipendono da noi siano aiutate» (cf sotto VV e dAS in c258). dAS, 11 maggio 1965: «Andato [il PM] ad Ariccia per Introduzione Esercizi alle PD». - VV: «Esercizi. Ariccia, 11-19 maggio 1965 (Madri) (cf sopra PM). 11 maggio 1965: PM: Introduzione».

1 Mc 6,31.

1 Mc 6,31.

1 Mt 8,24.

1 Mt 16,24.

1 Cf Ap 21,27.

1 Cf Sal 141,8.