Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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60. IL ROSARIO: MIGLIORARE LA QUALITÀ

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 1° ottobre 19651

Molte intenzioni nei nostri rosari, in questo mese, ottobre (ottobre, appunto, è dedicato alla meditazione del rosario, alla recita del rosario): per la pace nel mondo, per la cristianizzazione dell'umanità pensando a oltre i tre miliardi di uomini; un terzo, almeno, non conoscono o non hanno accettato Gesù Cristo; intenzione che il viaggio di Paolo VI all'ONU abbia da portare buoni frutti per l'umanità, non solamente per quello che è la pace tra le nazioni, ma una stima e un'affermazione al cristianesimo, al cattolicesimo, alla Chiesa2. Poi le intenzioni che riguardano l'apostolato vostro, e il numero delle vocazioni e, soprattutto, la formazione buona delle vocazioni, e quindi pensando e tenendo presente tutte le case dell'Istituto. D'altra parte, la vostra Congregazione è per tutta la Famiglia Paolina, perché avete la parte, il contributo della preghiera. Il rosario, ecco.
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Il rosario ci mette davanti tutto il corso della redenzione compita da Gesù Cristo e quello che ha da propagarsi e continuarsi: questa redenzione fra gli uomini.
E il primo mistero: l'annunziazione, l'incarnazione del Verbo di Dio fatto uomo; e poi la vita di Gesù, privata; e poi la vita dolorosa, misteri dolorosi; e poi la vita gloriosa: gloriosa per Gesù Cristo, gloriosa per la Vergine santissima, per la Chiesa; e quindi lo Spirito Santo sulla Chiesa e la protezione di Maria su tutta l'umanità. Maria privilegiata: assunta in cielo in corpo ed anima, e poi incoronata regina del mondo e dispensiera delle grazie. Raccogliere poi nel nostro intimo le necessità; considerarle, le necessità; e quindi le intenzioni che si hanno nel recitare i misteri.
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Questa mattina nella meditazione abbiamo ricordato, noi sacerdoti, quante cose hanno detto i Papi sul rosario, sì, e i loro detti e le loro esortazioni che hanno fatto; e in particolare da Pio IX, da Leone XIII e poi sanPio X, e poi dopo, quello che ancora è stato detto e da Benedetto XV e da Pio XI, Pio XII e poi Giovanni XXIII e il Papa attuale. Leone XIII e Pio XI e Giovanni XXIII, tutti e tre hanno spiegato il modo di recitare il rosario, tutti e tre questi Papi, in una forma un po' l'una diversa dall'altra, ma la sostanza conviene.
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In ogni mistero ricavare un pensiero di fede e chiedere aumento di fede al Signore per intercessione di Maria; secondo, da ogni mistero ricavare un esempio, una virtù da praticare per la nostra vita; e poi una grazia da chiedere in conformità e lo spirito di ogni mistero. In fondo è proprio questo, e cioè: la fede e la speranza e la carità, che sono le virtù teologali, fondamentali.
Oh! E la fede, prima parte, la fede che è quello che corrisponde anche all'Adorazione che fate. La prima parte è per aumentare la fede. Ma non soltanto la recita dei dogmi, del Credo, ma tutto quello che deve considerarsi nello spirito di fede, cioè: tutto da Dio e tutto deve essere ordinato a Dio, e tutto in servizio di Dio, le minime cose e le cose più importanti. Lo spirito di fede.
E poi la seconda parte, e cioè, quello che riguarda la speranza. La speranza, la effusione della grazia santificante, l'effusione della grazia abituale, non solo, ma la grazia attuale per fare il bene, per vivere secondo le «buone opere che io debbo e voglio fare». Allora risponde alla seconda parte dell'Adorazione, e ciascheduno ricava, se vuole, un esempio, una considerazione su una virtù secondo che ciascheduno di noi ha bisogno.
E poi ci sono le grazie da chiedere. E la grazia fondamentale è quella che deve esserci per tutti, nessuno escluso, per tutti quelli che vogliono andare al paradiso, cioè: «Vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, Voi, Bene infinito, e amo il prossimo come me stesso».
E quindi la vita religiosa considerarla nel senso soprannaturale: fede. E poi amarla, praticarla, la vita religiosa. E poi domandare la grazia di arrivare là, a quello che è la missione e quello che è veramente lo scopo della vita religiosa, cioè quello che è la perfezione; non solamente la vita cristiana, ma la vita religiosa, e questo secondo le Costituzioni, secondo il Diritto Canonico, e secondo quello che viene votato nel Concilio Vaticano II, presto. Allora imparare a recitare bene il rosario.
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Oh! I Papi che recitavano il rosario per intiero, ogni giorno; il rosario per intiero ogni giorno. Ora, e noi? Certamente lo recitate per intiero. Non tanto numerare quanti rosari son recitati, ma come sono stati recitati.
Vi è stata qualche anima molto illuminata da Dio che quando cominciava dal primo mistero, era così presa, così illuminata che quasi non poteva proseguire. Oh, il gran mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio! E quello che è stato il gran miracolo: maternità e verginità! E nell'umiltà, e la fede. L'umiltà, cioè: «Ecco l'ancella del Signore»1. E poi la fede: «Sia fatto come hai detto»; cioè come l'arcangelo aveva annunziato. Quindi, non tanto la quantità, quanto la qualità dei rosari.
Oh! Allora pensare quel che aveva scritto un Papa, e poi un altro, e cioè: Si tende a ricorrere al rosario quando ci sono dei disastri, o che vi sono disastri che sono previsti; che [si reciti il rosario] - dicono - non soltanto per tener lontane le disgrazie, ma soprattutto per progredire, per migliorare.
Tener presente l'umanità; tener presente, in modo particolare, il Concilio, sì, ma in particolare ancora, l'Italia, per un risveglio di fede e di una vita cristiana. Quanta gente vive come non pensi e non ricordi che c'è un Dio dal quale siamo venuti ed al quale dobbiamo rendere la nostra vita, un giorno; render conto della nostra vita. La salvezza. Questa fede così vaga e quasi trascurata. E quando non c'è la fede, non ci può essere né la vita cristiana, né la vita di salvezza, la vita di grazia; la vita di grazia che, appunto, la vita che comunica Gesù alle anime di buona volontà, sì.
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Perché, cos'è la grazia? La grazia è la vita che è in Gesù Cristo e che viene a noi comunicata. È per questo che siamo figliuoli di Dio, perché la grazia, la vita nostra soprannaturale è partecipazione della vita soprannaturale di Gesù Cristo, cioè della grazia, della sua santità. Gesù Cristo non conseguiva soltanto la propria sua santità, ma la propria nostra santità, e quindi le sue azioni avevano due frutti: per sé, Gesù Cristo, la sua santità; e l'altro frutto per la nostra santità, cioè la nostra comunicazione della vita, cioè della grazia.
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Recitare bene i misteri, ecco. È bene fare così: prendere il libro, e poi nei rosari vedere le intenzioni che sono segnate nel libro; e sì, le intenzioni, che possono anche essere variate; e poi cercare e chiedere specialmente quelle che son più necessarie. I Rosari.
Oh! Certamente diffondere molti rosari in questo mese, ottobre. Se avete qualche volta occasione di scrivere, o incontri coi vostri parenti: i rosari. E quando ci siano dei contatti con altre persone, quando c'è l'occasione, insegnare il rosario. E chiedere a Maria la grazia che tutti recitino i rosari. Si recitino nelle cattedrali; si recitino nelle parrocchie; si recitino nelle famiglie; si recitino, i rosari, nelle associazioni, negli Istituti, negli ospedali e in tutto quello che sono il complesso... o anche singolarmente. Il rosario per tutti. Oh! E quale si è Istituto, ormai da secoli che... quale è che non segua e non reciti i rosari? quale? E perché portate la corona? E perché viene data? Viene data perché si reciti, mica portarla come un gingillo o qualche cosa come se fosse un anello. È la professione di capire e di seguire e di ricavare dalla corona, la vita religiosa, come Maria, la prima suora del mondo, la prima suora. Come è stata santissima! E noi ci rivolgiamo a questa Madre santissima, prima fra le suore, [per] ottenere la grazia di vivere veramente da religiosi, da religiose. Sì, averne cura. E quanto più c'è bisogno delle indulgenze per i rosari! E poi, quale serie di indulgenze sono state elencate, le indulgenze che sono fisse per i rosari e sono elencate, non proprio tutte ma una parte almeno, nella Vita pastorale1. Ed è bene che sia letto quel numero di Vita Pastorale del mese di settembre. Tutto, si può dire, tutto ordinato a questo: la divozione del rosario.
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Oh, allora, rivolgiamoci a Maria: Mater divinae gratiae; Regina Apostolorum; "Maria, Madre della Chiesa". E perché si chiama Madre della Chiesa? Perché è madre delle anime, sì. La piena di grazia, la quale non aveva solo la grazia per sé, ma aveva la grazia - diciamo - per tutta l'umanità, aveva questa duplice grazia: personale, e in quanto è corredentrice e la madre di Gesù.
E quando vi è la Visita c'è più tempo a meditare. E prima di cominciare il Pater, subito pensare: in questo mistero, quale atto di fede? Qualche pensiero soprannaturale. E secondo: quale proposito, quale frutto di vita? E terzo: quale grazia di accrescimento? Accrescimento di amore a Dio. E cercar la gloria di Dio, e cercare la osservanza della vita e dell'apostolato, che questo indica l'amore a Dio.
E che in tutti i Centri1 si facciano proprio le cose in ordine. In ordine a che cosa? A questo: la grazia, le anime, sì. Perché tutto quello che è dal Centro e dai Centri è proprio in ordine a quello che si è, cioè: che si viva la liturgia e che si viva tutta la pietà tra i fedeli. E che Maria apra la strada e i cuori a tutti gli uomini perché arrivino alla gloria celeste.
Tener presente l'umanità, tener presente la figura del mondo. Potete anche ricordare l'esortazione di Maria a Lourdes, a santa Bernardetta; e Maria, a Fatima, ai tre veggenti, le insistenze per i rosari.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 84/a (= cassetta 195/b). Per la datazione, cf PM: «Molte intenzioni nei nostri rosari in questo mese di ottobre... intenzione che il viaggio di Paolo VI all'ONU abbia a portare buoni frutti» (cf n. marginale 669 e nota relativa). - dAS, 2 ottobre 1965: «Alle 6,30 [il PM] va in via Portuense dalle PD». - VV: «1° ottobre 1965, PM: "Il rosario"».

2 PAOLO VI partì il 4 ottobre 1965 da Roma per New York per visitare l'Organizzazione delle Nazioni Unite e rivolgere una parola di pace ai membri di questa organizzazione. Parlò ai delegati di 115 Nazioni ivi rappresentate, e lo fece in lingua francese.

1 Lc 1,38.

1 Vita Pastorale, rivista fondata da don Alberione nel 1916.

1 Riferimento ai Centri di Apostolato Liturgico.