Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. LA SPIRITUALITÀ CRISTIANO-PAOLINA

Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1965) al gruppo-formazione delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 20 marzo 19651

Il processo di beatificazione di Vigolungo Maggiorino2 procede bene. Ora, si è fatta una distinzione e ce l'han fatta dall'alto: "Abbiamo canonizzato Savio Domenico3, sì. Ma lui era partito dal principio: Piuttosto la morte che un peccato. Piuttosto morire che il peccato. Vigolungo Maggiorino è partito da un altro punto. Là si trattava di evitare il peccato, ma il punto da cui è partito Vigolungo Maggiorino: «Progredire un tantino ogni giorno», quindi nella parte positiva".
E perciò, questo che è stato rilevato nelle alte sfere è giusto, e quindi indicazione di una santità veramente cercata con ogni impegno e come raggiungerla: "un tantino ogni giorno", un passetto ogni giorno. E Maggiorino veniva a rendere conto non soltanto ogni mese, ma anche, per lo più, ogni settimana.
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Ora ricordiamo quello che ho detto l'anno scorso, nel 1964. Ho cercato in tutti i corsi di Esercizi, della Famiglia Paolina, di indicare il punto di arrivo di santità e la via per raggiungerla; la doppia via. Ora, una parte certamente eravate presenti a quelle meditazioni che ho fatto; ne ho fatto quattro in ogni corso di Esercizi per indicare bene la spiritualità paolina. Ora penso di richiamare i quattro punti che sono come altrettanti mezzi per arrivare a vivere la spiritualità cristiana-paolina. I punti sono quattro:
[1.] la gloria di Dio; cercar la gloria di Dio;
2. la santificazione nostra;
3. la santificazione in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita;
[4.] mezzo, la divozione a Maria. Maria, come via a Gesù Cristo, e Gesù Cristo via al Padre.
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Quindi il primo punto era questo: il fine ultimo per cui il Signore ha creato il mondo, ha creato l'uomo, tutto ha fatto per la gloria sua, e tutto quel che è la creazione, la vita naturale, anche. E poi la redenzione per mezzo di Gesù Cristo, e la santificazione delle anime nello Spirito Santo. Tutto quello che la Trinità, che Dio ha voluto, tutto è per la sua gloria: creazione, redenzione e santificazione. Tutto.
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In Dio vi è una gloria particolare sua. E cioè: il Padre, per via di generazione, forma un'idea di se stesso, un'idea che rispecchia la sua santità, la sua onnipotenza, la sua sapienza e, questa idea è il Verbo, cioè, è il Figlio di Dio. Ma poi, tra il Padre e il Figlio, vi è una corrente di amore, e questa corrente di amore è lo Spirito Santo che, quindi, egli procede dal Padre e dal Figlio. E allora, nell'interno della Santissima Trinità, della vita [della] Santissima Trinità, vi è una gloria infinita, tra le divine Persone. Ecco, la gloria intrinseca è questa infinita. E in questo noi non possiamo aggiungere niente.
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Ma invece, quello che adesso abbiam da ricordare [è] la gloria estrinseca. Se egli ha creato, se egli ha redento, se egli santifica le anime, è per la sua gloria. E quindi, creati e redenti e santificati: per la gloria di Dio. Il paradiso è la glorificazione eterna di Dio e, nella glorificazione eterna di Dio, noi saremo felici. Quindi la felicità, il paradiso è il gaudio che l'anima gusta. Perché? Perché glorifica Dio, e nella glorificazione di Dio è la sua felicità, l'anima che sarà in cielo.
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Oh, allora, sempre ricordare che l'ultimo fine è la gloria di Dio. E quando un'anima si perfeziona così che in tutto cerca la gloria di Dio, che [si unisce] in tutti i disegni di Dio, in tutti i pensieri di Dio, in tutti i voleri di Dio, l'anima è già immedesimata con Dio, immedesimata nei pensieri, nei desideri di Dio stesso. Noi, per arrivare in paradiso, dobbiamo arrivare a questo, e cioè: avere gli stessi pensieri di Dio, gli stessi desideri di Dio, i suoi fini, le sue azioni, ecco; quindi, la preparazione al paradiso. Perciò, se si fa come una scala nel progresso della santità, si arriva a questo punto, cioè: cercare in tutto la gloria di Dio. Perché il paradiso è glorificazione di Dio. E l'entrata in paradiso è chiara perché c'è già l'anima che ha gli stessi pensieri, gli stessi desideri, gli stessi fini che ha Dio stesso. Allora degna di entrare in paradiso, sì.
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Il Signore è tutto per la sua gloria. Questo sembrerebbe un egoismo (come ha detto una persona che proprio non conosceva quel che si dicesse, ecco). Dio vuole la sua gloria, non può essere altro. Dio cerca la sua gloria. Nella Bibbia è ripetuto tante volte: cercare la gloria di Dio. «La gloria mia - dice il Signore - non la cederò ad altri»1, tocca a me. E non potrebbe Dio far diverso. E questo lo ripete nella Scrittura parecchie volte, specialmente in Isaia. Quindi nella vostra aspirazione, nella nostra aspirazione alla santità, così purificarci e così santificarci da fare un quid unum con i pensieri e i desideri di Dio stesso.
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Secondo punto: la nostra santificazione. Per arrivare a glorificar Dio, il mezzo principale è la santificazione nostra, è la nostra santificazione; la santificazione la quale può essere considerata sotto tre aspetti, oppure si risponderebbe alla domanda: che cosa significa santificazione?
[1.] Qualche anima risponderebbe: sta nel fare in tutto la volontà di Dio. E certamente è un passo molto importante questo: unificare la nostra volontà al volere di Dio.
[2.] Altre anime vogliono vivere l'unione con Dio in tutto. E questo è un passo anche più avanti, è già una vita di amore verso Dio.
3. Quello che è più perfetto: la configurazione a Gesù Cristo, la configurazione nostra a Gesù Cristo.
Quindi, il secondo punto è la santificazione. E se vogliamo arrivare, quanto è possibile qui sulla terra, allora: cercare la gloria di Dio; e procurarla con la santificazione nostra, la santificazione in Gesù Cristo.
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[Terzo punto:] ora questo è, la configurazione, è la santificazione più perfetta. Vivere, allora? in Gesù Cristo. L'anima arriva al vivit vero in me Christus1, e cioè: non sono più io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me. E d'altra parte san Paolo dice: Mihi vivere Christus est2: la mia vita è Cristo. Viveva, quindi, di Gesù Cristo.
Oh! Ma perché questo si capisca meglio, Gesù Cristo ha definito se stesso, e cioè: Come non mi avete ancora conosciuto? «Io sono la Via, la Verità e la Vita»3.
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[1.] Allora l'anima perché si immedesimi con Gesù Cristo: «Io sono la Via», deve seguire tutto quello che Gesù Cristo ha insegnato quanto alla santificazione, quanto alla perfezione e agli esempi che egli ha dato: «Io son la Via». E questo appartiene così alla vita delle Pie Discepole, che è una grazia particolare dell'Istituto, e della vita dell'Istituto.
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2. Gesù Cristo è la Verità. La verità, e cioè: avere gli stessi pensieri di Dio, di Gesù Cristo. «Io son la Verità». Egli è la sapienza del Padre ed è la stessa sapienza, il Verbo Incarnato, Gesù Cristo. «Io sono la Via e sono la Verità». E quindi i princìpi di fede e anche le verità naturali perché tutto è del Figlio di Dio il quale tutto ha creato per noi; tutti noi, sì.
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3. La Vita, e cioè possedere la vita di Gesù Cristo. Quando si arriva a possedere la grazia e quanto più si arriva ad un maggiore [grado] di grazia, allora ecco abbiamo noi questo: la grazia che ha Gesù Cristo. Egli, Gesù Cristo, si è santificato, ha santificato se stesso e, nello stesso tempo ha provveduto per noi la grazia. Ma la grazia che Gesù Cristo ha acquistato, la grazia che è in lui passa a noi, così che la stessa grazia che vi è in Gesù Cristo è in noi; è la medesima grazia. La grazia è la vita; dunque c'è la vita di Gesù Cristo, e c'è la vita di Gesù Cristo in noi; la stessa vita. Quindi noi veniamo chiamati "fratelli" di Gesù Cristo. Dedit eis potestatem filios Dei fieri1. Il Signore diede a Gesù Cristo il potere di fare dei figli, dei figli del Padre celeste; cioè, Gesù Cristo ha formato la vita sua di santità e comunica la stessa santità a noi; quindi la stessa vita. E allora noi diventiamo fratelli e quindi figli di Dio ed eredi del paradiso2. Serve molto bene il paragone di Gesù Cristo: «Io sono la vite, voi siete i tralci»3, cioè i rami della vite, sì. Ora, la linfa che nutre la vite è la stessa linfa che passa nei rami, cioè nei tralci della vite e che produce, quindi, le foglie e i frutti. Perciò la stessa linfa: quella che è nell'anima e quella che è in Gesù Cristo. C'è una distinzione, ma è una distinzione così detta di "ragione", ma realmente è la stessa; sono due aspetti diversi, ma è la stessa grazia. Quindi noi viviamo la stessa vita di Gesù Cristo. E nella misura che questa vita di Gesù Cristo [si] comunica a noi tralci, allora è la santità. E se il tralcio, cioè il ramo, viene distaccato dalla vite, che cosa vale? Che cosa ha detto Gesù Cristo? Saranno rami secchi e meritano solamente di essere buttati al fuoco4. Così.
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Ora, perché cresca in noi questa grazia, questa partecipazione della vita di Gesù Cristo, dipende dalla fede nostra e dalla rettitudine, quindi, della mente: pensare bene secondo la natura e pensare bene secondo la fede. E seguire Gesù Cristo, in quanto egli ci ha insegnato come perfezionarci, e tutto il complesso degli esempi che Gesù Cristo ci ha lasciato. E poi quella crescita quotidiana di grazia, quindi della partecipazione sempre più viva, più profonda, più larga della vita di Gesù Cristo, della grazia di Gesù Cristo.
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Questa grazia Gesù Cristo l'ha guadagnata per noi, per noi. Due cose: soddisfazione e santificazione cioè grazia. Soddisfazione per togliere il male; santità per mettere quella che è la grazia di Gesù Cristo.
Gesù Cristo da una parte ha dato la soddisfazione. E quindi nella confessione noi siamo assolti dal peccato.
Poi vi sono i meriti di Gesù Cristo, e questi meriti di Gesù Cristo sono a disposizione nostra, son fatti per noi, non per sé; per sé è la sua santificazione, ma quello che ha fatto per noi sono i meriti che egli ci ha messo a disposizione. Come vi è l'Eucaristia. Sempre si può far la comunione. Gesù Cristo ha detto: «Prendete e mangiate»1 Sì, questo. Ma tutti vanno alla comunione? Tutt'altro! I meriti di Gesù Cristo son proprio a disposizione come le ostie. Se si fa la comunione si possiede Gesù Cristo. E se noi domandiamo al Signore che ci applichi i suoi meriti, ecco noi ci arricchiamo dei meriti di Gesù Cristo che sono a disposizione nostra, proprio per noi. E mentre che Gesù Cristo ci comunica, per la nostra preghiera, questa grazia, questo dà gloria al Padre celeste.
Questa grazia viene comunicata in tre maniere specialmente: con le opere buone quindi i meriti, le azioni buone; secondo mezzo principale: i sacramenti comunione specialmente, confessione (...); e poi lo spirito di fede; lo spirito di fede che ci comunica la grazia di Gesù Cristo. Ora, questo si potrebbe sempre ricordare: che la santità è in Gesù Cristo. E noi: Per ipsum et cum ipso et in ipso est tibi Deo Patri omnipotenti in unitate Spiritus Sancti omnis honor et gloria2. E adesso si aggiunge subito: Per omnia saecula saeculorum. Quindi la comunicazione della vita sempre più abbondante in noi, ecco.
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Ora, il quarto punto: Maria. Maria è la via a Gesù Cristo, e Gesù Cristo è la via al Padre. E perché Maria è la via a Gesù Cristo? È chiaro. Come il Figlio di Dio si è incarnato in lei, ecco, così (adesso un po' di attenzione), come si è formato nel seno purissimo della Santissima Vergine, così, quando c'è la divozione a Maria, lei forma in noi il Cristo, Via, Verità e Vita. E allora ecco che raggiungiamo più facilmente la santità. Alcuni non vorrebbero quasi questa divozione, in mezzo fra noi e Gesù Cristo, vorrebbero soltanto comunicare con Gesù Cristo stesso. Ma nei disegni di Dio, Maria è via a Gesù Cristo. E quindi la santificazione è molto più semplice, molto più facile, sì. È una via facile, una via semplice, una via sicura; è una via che non soltanto è sicura, ma è una via che si percorre molto semplicemente, sì.
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Oh, allora, Maria è la distributrice della grazia. Maria Mater divinae gratiae. È la madre della divina grazia, perché la grazia è Gesù Cristo, e lei è la madre. Mater divinae gratiae. Ora, per questo il Signore, il Padre celeste ha voluto costituire Maria tesoriera e distributrice e mediatrice della grazia. Così è stata stabilita Maria dal Padre celeste per cui segue che Maria dà tutte le grazie a chi le chiede, e Maria le distribuisce a chi vuole e come vuole e quando vuole e nella misura che vuole1. Sono quattro avverbi questi. Allora, se si passa attraverso a Maria, si arriva più presto a Gesù Cristo e a vivere Gesù Cristo. E pregare la Vergine benedetta che formi in noi il Cristo e che noi siamo, allora, Gesù Cristo2. Come è stato detto, allora: per formare il Dio-Uomo c'è stata l'unione ipostatica, e per fare l'uomo-Dio, siamo noi, per Maria, per la sua grazia, per il suo aiuto. Quindi la divozione a Maria. Allora i segni e le pratiche di pietà verso Maria li conoscete bene.
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E sempre giova, nella Visita al Santissimo Sacramento, sempre accedere a Gesù attraverso a Maria. Come i pastori sono arrivati a Betlemme e hanno trovato Gesù nelle braccia di Maria; così Maria ha presentato ai Magi Gesù Cristo stesso. Maria, quindi, è la via. E così Maria ha aperto anche la strada a Gesù Cristo, alla predicazione, al ministero pubblico, col miracolo [della] trasformazione dell'acqua in vino1. E poi, come Maria raccolse i meriti ai piedi della croce, i meriti di Gesù Cristo, e i frutti della sua redenzione, che poi Maria distribuisce perché tesoriera e mediatrice della grazia.
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Quindi quattro punti. E arrivare, quindi, alla perfezione. Passare da Maria. Vivere in Gesù Cristo. La nostra santificazione, quindi, è alla gloria eterna di Dio. Questi quattro punti costituiscono la santificazione e l'assicurazione di passare immediatamente dal letto di morte al paradiso, al gaudio eterno.
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Avevo distribuito, l'anno scorso, i libretti1 che riassumono la Teologia della Perfezione Cristiana. Credo che li abbiano ancora, molti. E sarebbe bene che vengano riletti quei punti, perché siete sopra una via così sicura, così bella, così piena di benedizioni, sì. E allora la preparazione al cielo: la purificazione e la santità nello stesso tempo. Allora in quella glorificazione di Dio, la nostra felicità eterna.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 79/d (= cassetta 176/b). Per la datazione, cf PM: «Ora ricordiamo quello che è stato l'anno scorso, nel 1964...» (cf numero marginale 127) - dAS (cf c110). - VV: «20 marzo 1965, PM: "Spiritualità cristiano-paolina"» (cf anche c110 in VV).

2 MAGGIORINO VIGOLUNGO (1904-1918), aspirante paolino, Servo di Dio. Decreto di introduzione della causa, in data 11 settembre 1980.

3 S. DOMENICO SAVIO (+ 1857), dichiarato santo il 12 giugno 1954.

1 Cf Is 42,8 et passim.

1 Gal 2,20.

2 Fil 1,21.

3 Cf Gv 14,6.9.

1 Gv 1,12.

2 Cf Rm 8,17.

3 Gv 15,5.

4 Cf Gv 15,6.

1 Mt 26,26.

2 Cf Missale Romanum, Canon Missae, «Per ipsum...».

1 Cf A. ROYO MARIN, O.P., Teologia della perfezione cristiana, op. cit. pp. 87-90.

2 Cf S. AGOSTINO, Enarr. in Ps, 26, 2,2, ML 36,200.

1 Cf Gv 2,1-11.

1 Questi libretti, più che riassumere, riportano soltanto il capitolo I dell'Opera di A. ROYO MARIN, che tratta: Il fine della vita cristiana (pp. 41-90).