Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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76. MIGLIORARE LE CONFESSIONI E LA PIETÀ EUCARISTICA

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 21 dicembre 19651

Gli auguri e le preghiere. Questo è una usanza e, del resto, è un atto di carità e di bontà vicendevole.
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Ora vorrei dire due parole sopra la preparazione al Natale, la preparazione all'anno nuovo; specialmente al Giubileo straordinario concesso dal Papa1. E, poi, secondo le condizioni di ognuna, la preparazione alle Professioni perpetue e anche temporanee; e poi, tutti insieme, la preparazione a entrare nella vita eterna. Prepararci, sì.
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Per questa preparazione bisogna che noi facciamo un lavoro di purificazione e, insieme, di santificazione o perfezionamento. La purificazione, per togliere quello che è il male in noi; la purificazione, sì; ma poi, è necessaria la santificazione, la parte positiva, con la divozione eucaristica. In noi c'è sempre questo duplice lavoro: di togliere e di mettere, ecco. Togliere quello che è male. Si può usare molto dell'esame di coscienza e del pentimento, che si può fare anche nella giornata, in qualche maniera, e nella Messa stessa. Ma perché noi ci prepariamo all'ingresso in paradiso, è necessario questa santificazione, portando lassù, al giudizio, portando quello che avremo fatto, nella nostra vita, di bene. C'è, quindi, la doppia via: purificazione e santificazione. Il Signore, per questo, non ha soltanto dati gli altri mezzi ordinari, ma anche i due mezzi sacramentali: il sacramento della confessione e la penitenza, e il sacramento dell'Eucaristia.
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Vi è il sacramento della penitenza e vi è la virtù della penitenza. Se ne parla più raramente della virtù della penitenza. Il sacramento ha un valore sommo, sia quello che riguarda la confessione, sia quello che riguarda la comunione, l'Eucaristia. I sacramenti in sé hanno un valore infinito, in sé, quello che i teologi dicono: ex opere operato, e quello che invece è parte nostra: ex opere operantis, e cioè, secondo le nostre disposizioni, sia per la confessione e sia per l'Eucaristia, considerando l'Eucaristia nelle tre forme: il sacrificio, la comunione e la visita al Santissimo Sacramento.
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Migliorare le confessioni. Credo che ci sia una certa necessità; ma c'è sempre una necessità di migliorare in tutto.
Ora, fare l'esame di coscienza, entra nella virtù della penitenza; ma [consideriamo] quello che è il sacramento, la confessione come sacramento. Ricevere bene questo sacramento. E se vogliamo conoscere quale è stata la nostra confessione in un mese, due, un anno, si viene a conoscere se c'è stato di emendazione, in una parte almeno, si capisce, non si fa subito tutto perfetto. Che almeno, arrivando alla fine del mese o, meglio ancora, arrivando agli Esercizi, dopo un anno, l'esame di coscienza se c'è stato un qualche progresso e qualche emendazione, allora saremo riconoscenti al Signore, se avremo fatto confessioni buone. Se poi, invece, si ripetono gli stessi difetti, le stesse mancanze, o che vanno crescendo, allora ci viene il dubbio: la mia confessione era buona? la mia confessione non era tanto buona? La risposta ce la può dare la coscienza. E quindi, le disposizioni per la confessione. Il valore l'ha il sacramento, ma l'applicazione dipende dalle opere nostre, cioè ex opere operantis, e cioè la preparazione al sacramento e poi il frutto del sacramento.
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L'esame di coscienza non sia soltanto superficiale, cioè per quello che sono le piccole mancanze o le mancanze in generale; bisogna cercare la causa. Eh! Se si vuole togliere il male, bisogna togliere la radice, e la pianta non produce più frutti allora. Ora, togliere la radice: alle volte c'è l'amor proprio; qualche volta c'è la superbia; qualche altra volta c'è altra causa. Scoprire le cause. E si consiglia di dire meno la recitazione delle mancanze, meno; ma accusare di più facilmente le cause che producono i difetti. Sì, buoni esami di coscienza.
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Secondo, occorrono il dolore e, nello stesso tempo, il proposito. Se veramente noi siamo pentiti, abbiamo vero dolore; ne segue subito: non lo farò più. Ecco il proposito, sì. Il proposito avrà il valore in proporzione che c'è del dolore; si corrispondono; ma la causa, o il frutto, meglio, dei propositi dipende, è legato e dipende dal pentimento, dal dolore. Quindi, questi sono i due punti essenziali, e cioè, il dolore e il proposito. Certo, poi, dopo deve seguire l'accusa e si deve ascoltare i consigli che vengono dati; poi c'è l'assoluzione. Si ha, allora, la fiducia nei meriti di Gesù Cristo. Oh! Ed è vero anche che non basta, generalmente, quella piccola penitenza che dà il confessore, ma anche fare la penitenza noi stessi, la penitenza in altre maniere. Tuttavia se il confessore dà una penitenza abbondante è meglio, perché la penitenza... cioè, supponiamo la preghiera, essendo parte della confessione ha un valore superiore. Se c'è un rosario da dire, quando si dice liberamente senza essere ordinato... ma se è dato dal confessore, allora ha un valore superiore, [è] parte del sacramento.
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Vi è anche la virtù di cui si parla raramente, [ho] detto. La virtù della penitenza è quella disposizione di vivere nell'umiltà: io ho mancato; io ho offeso Dio; io sono debole e temo ancora altre ricadute, ecc. Quello è la virtù detta, virtù della penitenza. E chi non ne ha bisogno? Tutti abbiam mancato, tutti. E allora dobbiamo sempre stare con la testa un po' piegata perché siamo colpevoli davanti a Dio. "Ma siamo stati perdonati". È vero, certo. E sia benedetto il Signore! Tuttavia noi abbiamo mancato, sì, abbiamo mancato. E riconosciamo le nostre debolezze, e un santo timore di ricadere; quindi la virtù della penitenza. E si possono fare delle mortificazioni. Ma in primo luogo, quello che è la preghiera, il domandare il perdono e quindi sentirci sempre debitori con Dio: «rimetti a noi i nostri debiti, o Signore»1.
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Se noi consultiamo il Messale o il Breviario, il Messale, parlando anche solo della Messa comune, ci sono nove preghiere nella Messa per cui si domanda perdono: la prima volta, il confiteor, l'altra: «Signore, non son degno, abbi pietà di me, o Signore». Ci sono nove preghiere per la mortificazione, per la virtù della penitenza. E poi d'altra parte c'è il Kyrie; per nove volte si dice; la misericordia di Dio si chiede, perché dobbiamo sempre sentirci debitori con Dio e, nello stesso tempo, domandare la grazia per santificarci; quindi le due parti. E nel Messale c'è l'Oremus dove si dice che il Signore ci conceda il dono delle lacrime1. E poi nei libri, quello che viene [a] considerare la passione di Gesù Cristo, che abbiamo contribuito alle sue pene. E poi quello che noi abbiamo da diportarci come sempre debitori, sempre debitori verso Dio. Questo non porta alla tristezza, no, ma ci porta a stare nella stessa posizione in cui siamo: «rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori2. E quindi c'è la remissione dei peccati nostri, e che noi compatiamo anche gli altri. Tutti hanno i loro difetti.
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La seconda parte di santificazione riguarda il migliorare la pietà eucaristica. Certo fate quanto vi è già stato insegnato o, almeno, in una certa misura, la pietà eucaristica. Il sacrificio è la consacrazione, quando il calvario viene portato sull'altare; ed è la stessa immolazione di Gesù in un'altra forma, la forma che era sul calvario, la forma con cui si ripete la consacrazione, e cioè l'offerta, il sacrificio della Messa.
Oh! Poi la comunione, la quale comunione è il pane dell'anima nostra, l'Eucaristia; quindi la comunione.
E poi, terzo luogo, l'Adorazione. Che insistiamo sopra questi punti: il sacrificio, la comunione, l'adorazione. Sempre già si sta facendo, ma si può anche sempre migliorare, si può sempre migliorare, sia l'Adorazione come la Messa; la consacrazione e poi la Comunione, sì.
Oh! Noi abbiamo avuto questo dono, nella Famiglia Paolina, questo grande dono: la pietà eucaristica. E quindi voi avete una parte principale. Ma poi vi è l'Adorazione per tutti i membri della Famiglia Paolina, sì.
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Eravamo impressionati del 900, noi; allora ho, nella notte eucaristica, la notte che è stata in mezzo tra il secolo passato e il secolo corrente, adesso...1. E poi l'enciclica di Leone XIII (1902)2; e poi la divozione, la pietà eucaristica è andata crescendo sempre di più. Tuttavia, da qualche anno si è un po' affievolita in mezzo al popolo. Ora è necessario che ci sia questo impegno da parte nostra: pregare, pregare perché la pietà eucaristica riprenda sempre di più, anzi cresca.
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Nel Decreto che riguarda la Rivelazione,1 almeno tre volte è ripetuto con varie parole, diverse parole, ma in sostanza è lo stesso, cioè, che il cibo dell'anima nostra è la Parola e l'Eucaristia. Oh! Migliorare le comunioni. Si può? Certamente. Occorre che noi ci esercitiamo nella fede, nel credere; speranza, fiducia nella misericordia e nella grazia di Dio; e amore, crescere nell'amore. Poi, che noi dobbiamo nutrirci di Gesù Cristo. C'è l'alimentazione del corpo, e ogni giorno si nutre il corpo, viene nutrito il corpo. E vi è pure un'alimentazione per l'anima, e l'alimento che il Signore ci ha dato, non è solamente una figura, ma una realtà: «Il pane che vi darò io, sì, il cibo che vi darò io è il pane del cielo»2. L'anima ha bisogno anch'essa di nutrizione e di alimentazione, e l'alimentazione è Gesù Cristo stesso: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo»3. Ecco, quello che nutre l'anima. Ora, perché e come nutre l'anima? Si dà Gesù Cristo. E quale è questa alimentazione? È la Via, la Verità e la Vita. Quel che alimenta la fede; quel che alimenta la volontà, la virtù; e quello che alimenta la vita, la grazia. E fino a quando che tace - diciamo così - la nostra natura, anche quando la natura stessa si sente che domina in noi: vivit vero in me Christus4 : vive in me Gesù Cristo. Quindi aumentare noi, per quanto ci è possibile, la fede e la speranza e la carità che sono la sostanza delle disposizioni.
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Va bene ed è necessario il miglioramento liturgico, questo è di grande importanza. E perché? E perché serve ad adorare e ringraziare e soddisfare e supplicare il Signore meglio. La Messa particolarmente ha questi uffici: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica. Oh! Migliorare, quindi, la nostra pietà eucaristica. Poi è necessario anche che si dia il tempo sufficiente per il ringraziamento, perché alle volte dopo la comunione ci sarà un Oremus, ce ne saranno due, ma sono ancora vive le... l'ostia non ha ancora... allora ci sia quel sufficiente tempo per il ringraziamento affinché il pane eucaristico, che è Gesù Cristo, si digerisca. Gesù Cristo, cioè, ci comunica la fede, ci comunica la virtù, ci comunica l'amore, la grazia, sì. E se noi ci nutriamo e non avessimo la digestione? Oh! quindi. Poi le Adorazioni, quanto è meglio. E si può preparare nell'Adorazione, si può preparare anche la Messa, l'assistenza, la partecipazione eucaristica come sacrificio e come comunione.
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Ecco, con questi due sacramenti, questi valori, che noi possiamo, da una parte, togliere quello che dispiace al Signore, e mettere quello che è la vita spirituale, la vita di grazia, la preparazione al cielo. La purificazione, perché non passiamo al di là senza questa purificazione; ci saranno ancor dei difetti, ma son detestati, sì, si combattono, quindi non c'è la volontà. Ma poi il cumulo di meriti che si radunano nella vita, e allora l'anima nostra che adesso vive della fede, dopo vivrà in eterno felice, in visione, nella visione di Dio.
Allora, questo l'augurio: che si domandi al Signore la grazia della purificazione e santificazione per arrivare alla Professione; per rinnovare le professioni, particolarmente quella che è perpetua; poi prepararci così al Natale, così al nuovo anno. E così la vita è una preparazione al cielo, ecco. Purificazione e santificazione. Che gaudio, allora, entrare lassù, in quel posto che Gesù ci ha già preparato! Vado parare vobis locum1 - ha detto Gesù - vado a prepararvi il posto. A tutte, a ciascheduno il Signore ha preparato, Gesù. E quindi, in ispirito di penitenza, ma in letizia religiosa.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 83/f (= cassetta 203/a). Per la datazione, cf PM: «E vorrei dire due parole sopra la preparazione al Natale, all'anno nuovo, specialmente al Giubileo straordinario concesso dal Papa; e poi la preparazione alla Professione perpetua e anche temporanea». - dAS, 21 dicembre 1965: «Nel pomeriggio andato ad Ostia... dopo va in via Portuense (clinica) e suore Casa Generalizia». - VV: «21 dicembre 1965, PM: Auguri per il santo Natale...».

1 PAOLO VI, costituzione apostolica Mirificus eventus, per l'indizione del Giubileo straordinario, 7 dicembre 1965. - Testo italiano in Encicliche e Discorsi di Paolo VI, vol, VIII (Roma, EP, 1966) pp. 249-256. - Testo latino in AAS 57 (1965) 945-951.

1 Cf Mt 6,12.

1 Cf Missale Romanum, Orationes diversae, n. 22, Ad petendam compunctionem cordis.

2 Cf Mt 6,12.

1 È la notte del 1° gennaio 1901, le prime ore di questo nuovo anno 1901, dalle 24 dell'ultimo giorno del 1900, alle prime luci del 1° gennaio 1901. - Cf Abundantes divitiae gratiae suae, nn. 13-22.

2 LEONE XIII, Papa dal 20 febbraio 1878 al 20 luglio 1903. La sua Lettera enciclica Tametsi futura, pubblicata il 1° novembre 1900 (e non 1902). - Acta 20, 294-314.

1 Concilio Ecumenico Vaticano II. - Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, del 18 novembre 1965. Cf, per esempio n. 21. - Testo latino in AAS 58 (1966) 817-830. Testo italiano in Concilio Ecumenico Vaticano II... (Alba, Ed. Domenicane) pp. 87-103.

2 Cf Gv 6,32 et passim.

3 Mt 26,26.

4 Gal 2,20.

1 Gv 14,2.