Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. IL CULTO PERFETTO
(Festa della Santissima Trinità)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 13 giugno 19651

Il Vangelo da san Matteo, capo XXVIII.
In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, rendete tutti i popoli miei discepoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo»2. Quindi si parla della Santissima Trinità.
E san Paolo, secondo l'Epistola ci invita a considerare:
Quale profondità di ricchezze nella sapienza e nella scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi e imperscrutabili le sue vie! Chi può conoscere il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere? Chi gli ha dato per il primo, per averne a ricevere il contraccambio? Da lui e per lui e in lui sono tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Così sia3.
Quindi la glorificazione della Santissima Trinità: Padre, Figliuolo, Spirito Santo. Noi li recitiamo sempre con Angelus, col canto del Vespro, con il Te Deum, e con altre preghiere che sono dirette alla Santissima Trinità.
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Un Dio solo in tre Persone: il mistero più augusto di tutti. E dobbiamo professare questo mistero più augusto, e col confessarlo abbiamo una ricchezza di meriti.
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I misteri principali della nostra santa fede sono appunto: l'Unità e Trinità di Dio; l'Incarnazione, passione e morte di Gesù Cristo.
Un Dio solo perfettissimo, increato, indipendente, purissimo, semplicissimo, eterno, immenso, onnisciente e sapientissimo, onnipotente, misericordioso, giusto, santo, verace, fedele e provvidente.
Trinità di Dio significa che in Dio sono tre Persone perfettamente uguali e realmente distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Tre Persone realmente distinte significa che in Dio una Persona non è l'altra pur essendo tutte e tre un Dio solo e aventi in comune ogni perfezione ed ogni operazione ad extra.
Professiamo ed esprimiamo i due misteri principali della fede col segno della croce, che è il segno del cristiano.
Nel segno di croce, con le parole esprimiamo l'Unità e la Trinità di Dio, e con la figura della croce, la passione e morte di Gesù Cristo.
È sempre bene fare il segno di croce specialmente prima e dopo ogni atto di religione, prima e dopo il cibo e il riposo, nei pericoli dell'anima e del corpo, nel professare la nostra fede davanti alla derisione e ai disprezzi del mondo1.
Ecco, questo è il dono che abbiamo ricevuto, il dono della fede: Credo in un Dio solo, in tre Persone realmente distinte. Abbiamo creduto al mistero più augusto della nostra santa fede: un Dio solo in tre Persone realmente distinte.
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Il Padre celeste, per via di generazione, forma una idea precisa, una conoscenza precisa di se stesso e allora, per via di generazione, il Verbo, cioè la Parola. È il Figlio, Sapienza. Ora, tra il Padre e il Figlio vi è una corrente d'amore, e quella corrente di amore tra il Padre e il Figlio è lo Spirito Santo. Un Dio solo in tre Persone. Sono ugualmente potenti, sapienti, hanno tutti gli attributi.
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Noi in particolare ci rivolgiamo al Padre: «Io credo in Dio Padre, creatore e Signore del cielo e della terra». Principio di tutto. In principio erat Verbum1. E cioè, da tutta l'eternità il Padre ha generato suo Figlio, e tra il Padre e il Figlio, lo Spirito Santo, l'Amore.
Poi noi attribuiamo specialmente al Padre, la creazione; al Figlio, la redenzione; e allo Spirito Santo, la santificazione, sì. Ma questo che viene nella creazione, nella redenzione e nella santificazione, tutto questo è fatto dalle Tre Divine Persone assieme. Altro sono le opere nelle intimità della Santissima Trinità per cui la gloria eterna, e [altro] tutte le opere ad extra, cioè quello che riguarda ciò che è fuori di Dio. Tutto viene da Dio Uno, insieme dalle Tre Divine Persone.
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Oh, per venire ad applicazioni per noi, dobbiamo ricordare che gli atti di religione, le preghiere, le funzioni, la Messa, le Adorazioni e tutto quel che è il culto, la preghiera, tutto il culto ha quattro parti: l'adorazione, il ringraziamemo, la soddisfazione, la supplica. Cioè le nostre preghiere sono come quattro atti, e vi sono preghiere che si riferiscono più a un sentimento, a un pensiero; altre, così, vi è ciò che in primo luogo riguarda l'adorazione; in secondo luogo, quel che riguarda la riconoscenza, ringraziamento; e poi la riparazione dei peccati; e poi le grazie che abbiamo da ottenere. Sono quattro parti del culto che sono celebrate in tante maniere, e tutto quel che è il lavoro spirituale, interiore, la preghiera. Ora, noi siamo piuttosto inclinati a domandar perdono e a chiedere le grazie. Le due prime parti, cioè adorazione e ringraziamento, tante volte, si sente meno perché siamo tanto imperfetti. Quanto prevale in noi la riparazione e la supplica - e bisogna che ci sia - ma se questo soltanto prevalesse, sarebbe la nostra pietà di un certo grado, ma non di un grado perfetto. Per essere grado perfetto è sentire le prime parti della preghiera, del culto: adorare e ringraziare; queste due parti che sono le principali del culto e della preghiera in generale.
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L'adorazione, cioè la glorificazione, cercare la gloria di Dio. Siccome il paradiso è la glorificazione di Dio, se noi ci sentiamo sempre meglio di cercare in tutto la gloria di Dio, sia nell'operare e sia nel pregare, allora ci avviciniamo già alla vita celeste. La vita celeste è la glorificazione di Dio, eterna, la gloria alla Santissima Trinità, e, nel glorificare Dio, la felicità dei beati, ecco.
Quindi, quanto più sentiamo queste due parti della preghiera, cioè, glorificar Dio (vuol dire adorazione o glorificazione, è lo stesso senso) e la riconoscenza, la gratitudine, cioè il ringraziamento, se queste due parti noi le sentiamo di più, ci avviamo verso una vita celestiale, cioè preparazione. Le prime due parti, e cioè: la gloria e il ringraziamento; glorificare, gloria a Dio, e ringraziamento.
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Il ringraziamento è già amore; ma noi siamo più inclinati a ringraziare dei beni ricevuti, e cioè, che tutto ciò che c'è in noi è di Dio, e quindi c'è già un po' di amor proprio, in tanto che noi siamo contenti per i beni ricevuti, e cioè: «mi avete creato, conservato in questo giorno, condotto in questa Congregazione»; conservato fino ad oggi, e ciò che è necessario alla vita che abbiamo avuto, la vocazione, ecc., tutto questo è ringraziamento, è gratitudine al Signore; c'è, ci entra un po' di amor proprio in un senso, ma è già un perfetto culto. Grati estote1. Siate riconoscenti.
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Ma perfetto, il culto, quando noi cerchiamo la gloria di Dio, che vuol dire prevenire, sulla terra, prevenire ciò che sarà in cielo: la glorificazione; quando noi conosceremo Dio infinito, creatore di tutto, principio di tutto. Lui è la sapienza, è l'eternità, è l'amore, è il tutto, è il tutto. Un Dio solo e in tre Persone. E come si lodano vicendevolmente le tre divine Persone, si glorificano le tre divine Persone, così noi arriveremo a glorificare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo unendoci alla gloria che le tre Persone divine (...) le tre divine Persone si glorificano a vicenda. Così entrare nello spirito di Dio e sentir Dio. Quando le anime arrivano alla santità? Quando? Quando sentono già di più questo amore, questa idea di Dio, questa penetrazione, in quella maniera che è possibile, di Dio. L'anima si avvicina all'eternità, al gaudio eterno, ed è quando noi soprattutto sentiamo il bisogno della glorificazione di Dio, allora siamo preparati per l'ingresso in cielo. Quindi, sempre dare importanza.
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Ed è assolutamente necessario che ci sia la riparazione, quindi la soddisfazione, cioè il terzo punto del culto; domandar perdono, in sostanza, soddisfare ai peccati dell'umanità e ai peccati nostri, e i disordini che ci sono, così sparsi sulla terra. La riparazione, la riparazione da parte nostra, unita, questa riparazione, al Crocifisso, a Gesù Cristo che ha soddisfatto per tutti. E solo con lui la nostra soddisfazione piace al Padre celeste: «Questo è il mio Figlio che mi piace»1.
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Oh, poi dopo la terza, è [la] quarta parte: chiedere le grazie. E generalmente siamo più inclinati a domandare che non a ringraziare, perché siamo tanto imperfetti ancora. Ma tutte e due queste parti son necessarie. E, d'altra parte, il Signore Gesù insegnandoci a pregare ha detto in tre punti: «Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome», che vuol dire glorificarlo in noi; e: «venga il tuo regno», e cioè, che gli uomini costituiscano la società, il popolo di Dio; e poi: «sia fatta la volontà di Dio, come la fanno gli angeli in cielo, così si faccia sulla terra»1. Così i tre punti che si riferiscono a glorificare e ringraziare Dio. Poi vi sono gli altri punti, cioè quattro punti riguardano le grazie da ottenersi2.
Quindi son necessarie tutte le quattro parti del culto: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica. Ma quello che glorifica più Dio e che ci prepara all'ingresso in cielo, particolarmente sentire: l'adorazione e il ringraziamento a Dio. E chi ringrazia ottiene altre grazie, perché chiunque sia riconoscente, più che sia riconoscente, più facile che si attira altre grazie, e altri doni di Dio, sì.
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Oh, allora, che cosa bisogna pensare? Dire il Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis1. Va meditato bene: Gloria in excelsis Deo. Va bene dire adagio con Maria: «La mia anima glorifica Dio». Magnificat anima mea Dominum2. Glorifica Dio. E poi, in secondo luogo, ricorda i benefici ricevuti. E poi la supplica. Il Te Deum che è il canto della glorificazione di Dio. E vi sono sempre i Gloria Patri che chiudono ciaschedun Salmo. E qualunque inno della Chiesa si conchiude con la glorificazione della Trinità. E poi i Gloria Patri che noi recitiamo o nell'Angelus, o nelle varie circostanze, ecco, e quando diciamo il rosario, i Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.
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Se veramente si osservano i voti: povertà, castità e obbedienza, se si osservano veramente, vi resta una completa purificazione, per quanto umana è possibile, sì; e allora, distaccati da tutto quel che sono i beni della terra, l'anima cerca Dio, la sua gloria. Non ci può essere alcuno che possa entrare in cielo con delle imperfezioni1, avere ancora degli impegni, degli attaccamenti. Ma se l'anima è libera e ha spiccato il volo verso Dio, allora l'ingresso immediato in paradiso.
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Se noi rassomigliassimo agli angeli che lodano e glorificano Dio, [se] questa fosse la nostra posizione, prevenire, cioè, in certo modo, la vita eterna sulla terra: glorificare Dio. Ma sulla terra abbiamo ancora tante miserie. Ed è, cosa? Glorifichiamo, ma non sentiamo ancora la felicità, perché non c'è ancora la visione di Dio. Il mistero della Trinità, là lo contempleremo, e vedremo allora la glorificazione di Dio. Quanto? E quanto risponde alla quantità dei meriti che si son fatti sulla terra; in proporzione, quindi, di quello che avremo fatto sulla terra.
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Oh, allora, tutti i sacramenti si amministrano nel Gloria Patri. «Ti battezzo - cominciando di lì - nel Nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo». E così, in tutte le funzioni si arriva alla glorificazione di Dio, o si dica direttamente il Gloria Patri o si dica un'altra preghiera che...
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1 Nastro 127/d (= cassetta 184/a.1). Voce incisa: "Domenica della SS. Trinità: meditazione del PM". Per la datazione, cf PM: «Se noi ci sentiamo sempre meglio di cercare la gloria di Dio». (cf anche PM in c126, c222, c411, c663). - dAS, 13 giugno 1965: «m.s. predica alle PD di CGSSP (cf anche dAS in c9).

2 Cf Mt 28,18-20.

3 Cf Rm 11,33-36.

1 Cf Catechismo della Dottrina Cristiana, pubblicato per ordine del papa s. Pio X (Roma, EP 1961), parte I, capitoli I e II pp. 15-19.

1 Gv 1,1.

1 Col 3,15.

1 Cf Mt 17,5.

1 Cf Mt 6,9-10.

2 Cf Mt 6,11-13.

1 Cf Missale Romanum, Ordo Missae, «Gloria»; cf anche Lc 2,14.

2 Lc 1,46.

1 Cf Ap 21,27.