Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VIII
MARIA MODELLO DI RACCOGLIMENTO1


Abbiamo da considerare stasera Maria su un’altra virtù o meglio su un suo comportamento, un suo modo di vivere, il quale da una parte procede dalla virtù e dall’altra aiuta a crescere nella virtù. Voglio dire: vivere il raccoglimento. Imparare da Maria questo suo raccoglimento in Dio.
Che cosa sia il raccoglimento è chiaro: raccogliere è all’opposto di disperdere. Si raccolgono le pietre oppure si disperdono le pietre; si raccoglie la frutta o si disperde la frutta; si raccolgono i pensieri oppure si disperdono i pensieri. Vi è chi pensa abitualmente al Signore e a compiere la sua volontà quanto è possibile: ecco, questo è raccoglimento. Pensare a Dio e a fare bene il volere di Dio. Non che dobbiamo sempre pensare al Signore direttamente, questo si fa particolarmente nella preghiera e anche frequentemente nella giornata. Ma è sempre raccoglimento quando ci applichiamo a fare l’ufficio che ci è assegnato, quando ci applichiamo, nel corso della giornata, ad evitare le mancanze e crescere nell’unione con Dio.
Raccoglimento. Vi sono persone che sono tanto distratte, perché pensano volontariamente mille cose che non interessano. Persone che si applicano a tante cose senza condurne nessuna a termine, perché ne cominciano molte e ne sospendono e ne tralasciano poi molte. Persone che hanno i sentimenti un po’ dispersi, il loro cuore non ha orientamento abbastanza costante verso Dio; disperdono le forze del loro cuore in cosette e alla fine il risultato è questo: farsi minori meriti nella vita. Persone che moltiplicano la loro corrispondenza inutilmente, fanno dei letteroni che non sanno come cominciare, che cosa dire e non sanno ancora come li finiranno. Espressioni grosse, a volte,
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che se poi si va ad analizzare fino al fondo, si trova quasi niente di sostanza, non si sa neppure che risposta dare. Persone che facilmente intraprendono relazioni di qua e relazioni di là. Persone che, anche nell’apostolato, non si applicano con decisione e con un orientamento costante. Allora si ha una dispersione di forze, una dissipazione.
Dissipare, disperdere. Che cosa pensare a questo riguardo? Pensare, in primo luogo, che noi siamo inclinati alle divagazioni, siamo inclinati alle varie relazioni, siamo inclinati anche a pensieri inutili, e forse, tante volte a considerare gli altri più di noi stessi. Persone che vivono metà nel passato senza che possano rimediare, o perché hanno timore di non essere state sincere e di non aver aggiustato abbastanza bene i conti con Dio, mentre il confessore ha già detto che basta quel che si è detto e quel che si è fatto, oppure vivono nel futuro con immaginazioni. Nel passato con memorie inutili e nel futuro con fantasie che forse non corrisponderanno mai a quello che incontreranno nella vita. E nel momento presente si preoccupano di tante cose: «Martha, Martha, turbaris erga plurima. Maria optimam partem elegit quae non auferetur ab ea. Unum est necessarium: Marta, Marta, pensi e ti turbi per troppe cose. Maria invece ha scelto la parte migliore. Una cosa sola è necessaria» salvarsi, voleva dire [salvarsi] l’anima, santificarsi. E poi questa parte scelta non le sarà tolta, «non auferetur ab ea»2.
[Primo.] La suora raccolta è quella che ha costantemente due pensieri che la conducono: il primo articolo delle Costituzioni e il secondo articolo delle Costituzioni, cioè il fine principale dell’Istituto e il secondo fine dell’Istituto. Nel primo fine si intende che miriamo alla gloria di Dio, alla santificazione e perfezione nostra. Pensiero della santificazione, mediante che cosa? Le osservanze della vita comune, mediante l’osservanza dei tre voti: povertà, castità e obbedienza; ecco pensano a questo. La loro decisione, la loro missione, la loro scelta è fatta: santificarsi. Questo le occupa, questa decisione le occupa dal mattino alla sera senza turbamenti, perché il turbamento non viene da Dio, ma senza indecisioni e senza divagare in
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una cosa o nell’altra. Quando noi ci dedichiamo ad una vita, quella diviene la volontà di Dio. È solo lì che noi possiamo santificarci. E se stiamo lì, rivolti a quel fine e sempre tendendo ogni giorno verso quel fine, ecco la santificazione. Ieri abbiamo fatto una festa e c’era da ricordare nell’oremus che S. Andrea d’Avellino3 aveva fatto il voto di fare sempre il meglio e progredire ogni giorno. Prima di fare un voto simile, bisogna aver avuto l’abitudine di osservarlo per non rischiare di cadere negli scrupoli. Ma il desiderio, la tendenza a orientarsi verso il meglio e progredire ogni giorno un tantino almeno, questo è il gran pensiero della suora che ha messo tra lei e il mondo un muro di separazione.
Secondo, viene poi l’apostolato. L’apostolato è parola un po’ generale, d’altra parte tutte le suore, tutte le consecrate a Dio, hanno da praticare l’apostolato in una forma o nell’altra. Non si amerebbe il Signore se non si amassero i fratelli, se non si pensasse alla salvezza delle anime le quali sono costate tanto a Gesù Cristo. Non si possederebbero i sentimenti e il Cuore di Gesù, se non si pensasse a quello che Gesù ha detto: Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini e nulla ha risparmiato per essi4. Non possiamo avere un altro cuore. Quindi tutte nell’apostolato, ma nell’apostolato vi possono essere vari uffici: chi è destinata a una parte dell’apostolato, chi a un’altra; chi ha un ufficio in casa e chi ne ha un altro; e chi l’ufficio l’ha in casa e chi l’ha fuori. Questo costituisce la volontà di Dio. Perché le Costituzioni, le Regole sono tali che parlano in generale, ma poi con la disposizione del superiore, della superiora quelle regole sono applicate in quel modo alla persona. La persona deve attendere al suo apostolato, compiere il suo apostolato in quella maniera. Ecco i due pensieri. Studiarci poi di far bene l’ufficio, di compiere bene la parte assegnataci dai superiori e in tutto il corso della giornata e in tutto il corso dell’anno. Questo è raccoglimento. Quindi: o pensare a Dio, o pensare a quel che piace a Dio, cioè la sua volontà; la volontà che è
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manifestata in generale dalle Regole e in particolare dalle disposizioni dei superiori.
Primo frutto: chi vive raccolta guadagna innumerevoli meriti in più. Chi vive raccolta nel Signore evita gran parte delle piccole mancanze che succedono a chi è abitualmente distratta nella giornata. Chi vive raccolta pratica tante piccole virtù e compie tanti piccoli atti virtuosi che chi è distratta non arriva neppure a ricordarli, ad avvertirli. Chi è distratta lascia sfuggire mille occasioni. Distratta: quanti pensieri in quella mente! È difficile dominare la mente. La santificazione della mente è la santificazione della facoltà che è più difficile da santificare, da dominare. Chi è distratta quanti piccoli desideri, sentimenti ora di collera, ora di invidia, ora di ribellione, ora di orgoglio, ora di desideri vani, ora di ambizione, ecc. Alla sera, se si è distratta, [vedrà che] vi è stata una continuità di imperfezioni. Chi è distratta quante parole non controllate! Parlare senza pensare a quello che si vuol dire, e dire senza riflettere se la parola piace a Dio e fa del bene, e ancora senza riflettere sulle conseguenze. Alcune non sanno quel che diranno, non sanno quel che dicono quando parlano, e non sanno le conseguenze che ne verranno. Allora che cosa valgono i muri di separazione dal mondo, che cosa vale l’abito che ci distingue e ci separa dal mondo; allora che cosa valgono tutte le precauzioni e tutti gli aiuti che abbiamo nella vita religiosa al fine di arrivare alla santificazione? Quanti cuori vivono poi, in qualche parte della giornata, fuori dal convento! Quante menti che vivono parte della giornata fuori dal convento! E quante cose che non si dovrebbero più ricordare, perché disturbano soltanto! E quante cose ci fanno affannare, perché si prevedono disgrazie o circostanze che forse non capiteranno mai!
Quando invece si vive in abituale raccoglimento, si nota una cosa: la persona abituata al raccoglimento si perfeziona ogni giorno; perfeziona se stessa, controlla sempre se stessa, e perfeziona il suo apostolato, il suo ufficio nella giornata. Può essere anche che una persona non sia di grande intelligenza, ma siccome bada a quello che fa, allora tutti i giorni migliorerà un tantino. Quando si è abitualmente raccolti, i pensieri della meditazione si richiamano alla mente, i propositi compiuti al mat-
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tino dopo la Comunione, nel corso della Messa si ricordano. E dalla meditazione si ricava come un sunto, come un mazzetto dei pensieri più belli, dei sentimenti più belli. Allora la persona compie quel che dice gentilmente S. Francesco di Sales: Ogni tanto cerca di odorare quel mazzetto spirituale5 che si è formato dopo la meditazione, dopo la Comunione, dopo la santa Messa, e vive raccolta. Quando invece non si educa la mente a pensare, cosa capita? Che i propositi si ricordano al mattino, e la seconda volta quando? Quando si fa l’esame di coscienza, forse distratte! Raccolte nelle nostre cose.
Per che cosa ci interessano gli altri, se non abbiamo proprio dei doveri? Se li abbiamo è un nostro dovere, pensare agli altri è un dovere, quindi vivere raccolte nella volontà di Dio. Quante volte ci sono persone che vanno troppo avanti nelle relazioni, e il loro cuore va un poco a sbalzi, un po’ a destra e un po’ a sinistra. Persone che vogliono sapere tutte le notizie, oppure vogliono dare tutte le notizie, anche quelle che non ci sono; e quando non ci sono notizie, se le inventano. E rompono i silenzi. Le regole stabiliscono generalmente che non si entri nelle camere delle altre, e giustamente. In qualche casa non ci sono le camerette, ci sono invece le tende e tanto più evitare di entrare l’una nelle camere o dietro la tenda dell’altra. Voglio dire che si finisce con l’occuparsi di quello che non spetta a noi e poi dimentichiamo noi. Sono lì a giudicare tante cose e tante persone e non giudicano se stessi. Allora S. Paolo interviene e dice: «Attende tibi: bada a te». Questo «bada a te», basterebbe per tutti gli Esercizi: «attende tibi». Questo santo avviso che S. Paolo rivolgeva al suo discepolo: «Attende tibi et lectioni; hoc enim faciens, te ipsum salvum facies et eos qui te audiunt»6, pensando a te, e studiando, e leggendo cose buone, allora salvi te stesso e salverai anche altri. Poi l’avvertimento che sta in quel detto latino: Age quod agis: fa quello che fai7, cioè bada a quello che fai, bada a quello che fai. Cioè: hai da fare una cosa? Applicati serenamente in quella cosa.
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E come si ottiene questo raccoglimento? Il raccoglimento si ottiene: prima pensando che la santificazione della mente è la prima, la più urgente: innaffiare la radice della pianta è più importante che bagnare le foglie della pianta. Se innaffiamo la radice, tutta la pianta avrà l’acqua, l’umidità sufficiente, ma se noi bagniamo le foglie, il tronco può disseccare, la radice può disseccare, e disseccherà poi tutto. Pensare alla santificazione della mente. Vigilare sui nostri pensieri, non perché si debba temere che ogni pensiero sia un peccato, ma perché bisogna che santifichiamo la mente. I pensieri, anche cattivi, non sono peccati se non sono acconsentiti. Se uno non dice: Questo è male e voglio farlo lo stesso, questo è non consenso. Ma altro è evitare soltanto il peccato e altro è farsi santi. Ma il mestiere della religiosa è proprio santificarsi!
Secondo mezzo: badare a quel che facciamo mettendoci mente, forze, cuore. Abbiamo da pregare e badare di pregare bene. Non credere però che una distrazione involontaria o anche molte distrazioni volontarie siano peccato. Il Signore guarda la buona volontà con cui incominciamo e con cui ci rimettiamo a posto, se mai la nostra mente si è divagata. Raccogliere la mente nelle cose: quando hai da fare la cuoca, quando hai da fare la sarta, quando hai da fare la portinaia, quando hai da fare la sacrestana, quando hai da fare l’infermiera, quando hai da fare un altro ufficio che ti sarà assegnato, per esempio quella scuola, la pulizia, ecc., un apostolato diverso, bada a volerlo migliorare ogni giorno. Sempre un po’ più bello, sempre un po’ più bello. Non è possibile che una cominci a fare un lavoro in un modo a vent’anni, e che a quarant’anni lo faccia ancora nello stesso modo. Non doveva progredire? Se non migliora anche il suo apostolato, non ci può essere il fervore, perché il fervore è la volontà prompta: pronta, è la volontà generosa di fare quel che piace a Dio.
Quindi applicarsi, applicare la mente. Poi applicare anche le forze: farlo sempre meglio. Alle volte industriandosi si risparmia tanto tempo e le cose riescono non solamente in modo buono, ma sempre migliore. Applicare le forze e poi applicare il cuore. Amare quella volontà di Dio. Non trascinarla, non lamentarsi, non pensare ad un’altra cosa. Amare proprio quel
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cibo che danno in convento, quell’abito che si porta, amare quell’occupazione che è stata assegnata. Amare quella casa materiale, le persone con cui si convive, le relazioni che si devono sempre tenere, perché si è in società: gli Istituti sono tutti società di anime che si uniscono per tendere maggiormente alla perfezione e maggiormente all’apostolato. Si rifletta: Age quod agis. Sei religiosa, non pensare alla famiglia, se non per pregare. Sei religiosa? Il muro fra te e il mondo è stato eretto, stiamo attenti. Abbracciata una via, per esser santi, non c’è altro modo che quello di vivere bene lì, e applicare le nostre forze a compiere ciò che si deve compiere nella giornata.
Oh, il raccoglimento in Maria! Adesso avremmo dovuto ricordare: quali relazioni? Tutte sante e poche, tutte sante e poche. Attendeva a se stessa: in quella casetta, quando andava alla sinagoga, andava al tempio. Maria attendeva ai suoi lavori, li faceva bene, e allora arrivava a mille cose per il suo raccoglimento.
Non lasciarsi trascinare da desideri inutili e vani. Vi sono persone che si tormentano da sé, ma perché tormentare se stesse? Per pensieri che non devono ritenere, sentimenti che non devono seguire, o azioni, cose che non devono fare. E allora se il cuore si lega un po’ di qua e un po’ di là, e se noi vogliamo sapere notizie e comunicarle... e se noi vogliamo preoccuparci di quello che non ci spetta, e allora...
Due pensieri dominanti: farci santi e fare bene il nostro ufficio nell’apostolato assegnato. Maria nella sua missione seppe santificarsi e compiere il suo ufficio di corredentrice, sia mentre viveva Gesù, sia nel tempo che ha seguito la morte di Gesù e la sua ascensione al cielo nel tempo in cui è ancora rimasta sopra la terra. Raccolta in sé.
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1 Predica tenuta ad Albano l’11 novembre 1957 durante il corso di Esercizi spirituali. Trascrizione da nastro A6/an 38b = ac 64b.

2 Cf Lc 10,41-42.

3 Andrea d’Avellino (1521-1608). Nativo di Castronovo (Potenza), esercitò prima l’avvocatura poi entrò nell’istituto dei Teatini dove si distinse per il suo grande amore alla croce e lo zelo per le anime.

4 Dalle rivelazioni del Sacro Cuore a S. Margherita Maria Alacoque.

5 Cf S. Francesco di Sales, Filotea o Introduzione alla vita devota, II, 7.

6 Cf 1Tm 4,16: «Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano».

7 Locuzione latina.