Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

III
VIVERE BENE LA SPIRITUALITÀ PAOLINA1


Negli Esercizi spirituali, a conclusione, si formano i propositi divisi così: primo, i propositi per la santificazione individuale, propria, poi anche un programma, come far bene l’ufficio che è destinato a ciascuna, come compiere il volere di Dio nelle sue particolari circostanze. In maniera di progredire, conoscere meglio l’ufficio e conoscere i mezzi, i modi per compierlo, le disposizioni interne con cui compierlo, e nello stesso tempo il modo pratico per esercitarlo.
Chi ha un ufficio deve guardarlo nello spirito soprannaturale, vederlo lì, vederlo con l’occhio di Dio. Com’è bello, supponiamo, l’ufficio di cuoca, l’ufficio di sacrestana, l’ufficio di propaganda, l’ufficio di insegnare, ma veduti con l’occhio di Dio! Pensare per esempio, ho detto, l’ufficio di cuoca: Come lo faceva Maria rispetto a Gesù, rispetto a Giuseppe? Qual era il principio, qual era l’intenzione, lo spirito da cui era mossa? Perché non conta questo o quello che facciamo, ma è lo spirito. Può guadagnare di più chi assiste la Messa di colui che la celebra. È lo spirito, la fede, che portiamo nelle cose! Se anche una fosse malata e non potesse fare nessun ufficio, ha finito, deve scoraggiarsi? «Cum infirmor tunc potens sum»2, diceva S. Paolo. Faccio ancora tante cose quando sono malata, non è forse il tempo più bello per acquistare meriti che si possono chiamare i più preziosi? Quando uno si dà a Dio, non solamente perché sta bene, quando fa il sacrificio della sua vita, delle sue forze al Signore, dei suoi giorni, quando sente che il sacrificio sta per
~
compiersi, i giorni stanno per chiudersi, [conta] lo spirito con cui facciamo le cose.
Come ho detto l’altro giorno, chi ha fede acquista e ottiene dalla sua parte Dio, così da lavorare con lui e avere lui per compagno, per forza, per guida. È proprio lui che fa! Allora in tutto otterrà più frutto, molto più frutto, perché è Dio che lavora, così è chi fa le cose con spirito. Nessuna cosa deve umiliare, nessuna cosa è piccola. Nelle nostre giornate, nella distribuzione degli uffici e nelle circostanze in cui viviamo, tutto è disposto dal Padre celeste in sapienza e amore. E in tutto e con tutto possiamo farci santi; e in tutto e con tutto possiamo perdere i meriti se non mettiamo lo spirito soprannaturale.
Però stamattina pensavo di dire una cosa, non fare una predica3. Alle Figlie di San Paolo accade, più sovente forse che ad altre suore, di cambiare confessore, e di cambiare coloro che si occupano, per esempio, di predicare gli Esercizi, i ritiri mensili, oppure anche le meditazioni ordinarie. E hanno anche occasione di sentire molte cose dai sacerdoti che avvicinano o da persone di altri istituti. Non bisogna disorientarsi spiritualmente.
Ecco, non disorientarsi. Uno può forse spingere tutte per la via dell’amore: non disorientarsi; l’altro può far sentire di più quello che è l’apostolato, l’attività, muoversi, fare: non disorientarsi. Figlie di San Paolo e non altro: nella vostra pietà, nella pratica della devozione come vi è stata data, e nell’apostolato in quella misura e con quelle tendenze che vi sono state indicate e che sono nella volontà di Dio. Non cambiare facilmente i propositi e neppure l’indirizzo nel lavoro interiore. L’indirizzo nel lavoro esteriore è più difficile che si cambi.
Com’è la regola? La regola è questa: che quando si è aspiranti, postulanti e si fanno gli Esercizi, si conferisce con la Maestra, e si ricevono quegli avvisi e quei consigli che sono adatti. E saranno tanto più adatti quanto più la persona si apre, si confida, come dicono le Costituzioni4. Poi, nel noviziato, occorre stabilire bene lo spirito e il modo di lavorare, e il modo
~
con cui compiere l’apostolato. Allora, formarsi con idee esatte, ben approfondite, e questo secondo la guida di chi dirige il noviziato. Formarsi un programma di lavoro per la vita, non per l’anno soltanto, questo è lo scopo degli Esercizi, ma per la vita, anche secondo le grazie particolari di ogni anima, le ispirazioni, e quello che viene consigliato, ecco: la suora si stabilisce nella spiritualità paolina, totalmente paolina. E allora si possono cambiare cento confessori o cento predicatori: quella è la via. Ma si può cambiare anche il proposito? Qualche rara volta negli Esercizi, nel corso della vita.
Anche questo si potrà fare, ma non con leggerezza o con facilità, con precipitazione e senza consiglio, oppure solo con consiglio di persone estranee. No. In ogni modo qualche volta si potrà cambiare, ma è questione soltanto di avere un aiuto per seguire il programma, non di cambiare il programma, né spirituale né di apostolato.
Perché la suora che ha fatto il noviziato possa camminare diritta nella sua vita di santificazione e nel suo proprio apostolato, ha bisogno di tre cose, e cioè: conservare la buona volontà, perché se muore la buona volontà non si fa più niente. La pace di Dio è sempre con quelli che hanno il buon volere: «Pax hominibus bonae voluntatis»5. Secondo: l’umiltà. E terzo: la fede. Con queste disposizioni si camminerà sempre bene. Si tratterà allora di curare di più una parte, per esempio, la buona volontà, perché sei tiepida; o curare di più l’umiltà, perché sei orgogliosa; o curare più la fede perché hai spirito troppo umano, non sembri neppure una religiosa, parli come parlano quelli che o sono semplici cristiani oppure non sono neppure cristiani, quelli cioè che non vivono secondo la fede di un’anima consacrata a Dio.
Si possono trovare gli aiuti, quindi fare qualche cambiamento, perché c’è da mettere in attività un altro mezzo, ecc. Questo va bene, ma non cambiare programma spirituale, né cambiare lo spirito e anche la forma dell’apostolato. La forma6 dell’apostolato è dato dalla Congregazione. Allora si ha da
~
prendere bene quello che viene detto dalla Casa generalizia, specialmente dalla Prima Maestra; si ha da prendere bene tutto quello che viene detto. Ma non passare ad altro apostolato, né trovare una forma diversa da quella che è stata indicata. E se c’è qualche cosa che viene suggerito e che sembra utile, si può, prima di mutare, scriverne a Casa madre o alla Casa generalizia7, per essere bene indirizzate.
Con questo programma spirituale, con questo programma di apostolato, la religiosa direi, la parola non è giusta ma voglio spiegarmi, quasi dirige chi la confessa o chi la consiglia, perché: Il mio programma è questo e l’aiuto che aspetto da lei è questo; che mi illumini sopra questi punti, se può illuminarmi; che mi sostenga, che mi guidi, che mi incoraggi, che mi mostri i pericoli che ci sono, che mi suggerisca i mezzi. Non cambiamenti di strada, ma modo di fare meglio la strada.
Vigilare in questo senso. E anche nelle prediche e in tutto quello che si sente da persone che non sono dell’Istituto, si prende quello che è utile per sviluppare il nostro programma spirituale o di apostolato, non per mutare. Suore che poi si disorientano, suore che perdono anni di lavoro. Qualcuna, particolarmente quando è giovane, resta impressionata da certe espressioni.
Oggi poi, vi è un complesso di tendenze spirituali e vi è un complesso di attività apostoliche, e queste tendenze spirituali che vi sono per voi vanno misurate in confronto alla vostra spiritualità, cioè se vi è qualcosa di buono da prendere per seguire la vostra va bene, ma con precauzione anche quello; se no, approfondire la vostra e vivere meglio la vostra.
E non moltiplicare le letture di diverse spiritualità, non seguire questa spiritualità o quell’altra: nessuna è più perfetta che vivere in Cristo Via, Verità e Vita. Del resto la vostra spiritualità è di vivere proprio così: il Cristo totalmente. Quale spiritualità abbiamo? Quella che si può chiamare semplicemente
~
cristiana, cioè Cristo: il suo pensiero, il suo cuore, il suo volere. Tutto il Cristo! E che cosa volete trovare di più ricco? Gli altri in parte, voi il totale. Ed avendo il totale, che è veramente ciò che forma il grande dono di Dio alla Congregazione, non cerchiamo di andare a raccogliere acqua in altri ruscelli, avete il fiume di acqua che vi sta davanti, che emana direttamente dal Cristo, dal tabernacolo, dal Vangelo8.
Quindi, mostrarvi persone di spiritualità formata: mai orgoglio, perché bisogna rispettare tutti, e poi la spiritualità francescana o domenicana o salesiana o carmelitana santificano a misura che sono vissute. Ma la vostra vi santifica nella misura che è vissuta, e d’altra parte è quella che ha la benedizione di Dio, perché è nella volontà di Dio, ed è completa così da formare una via breve. Dare tutto il nostro essere a Gesù e vivere il Cristo totalmente: è la spiritualità. Questo, sull’esempio e sotto la protezione e nello spirito di Maria e nello spirito di colui che meglio ha inteso Gesù Cristo, S. Paolo, il suo discepolo.
Allora, formazione soda, approfondita ed illuminata; e si cammini così. Le professioni successive, voglio dire quelle dopo la prima temporanea, confermano, e la perpetua vi mette il sigillo. Dopo si vive così, si vive così. In questa maniera non avete molti indirizzi, ma uno; non avete molti padri, ma uno. Vi saranno tanti maestri, ma uno è il vostro padre, una la vostra madre, la Congregazione. Amarla appassionatamente la Congregazione, difenderla, sostenerla, essere anche energici con chi tende a portare freddezza, mormorazione, chi è facile a rilevare i difetti più degli altri e della Congregazione che non i propri difetti. Quando l’avrai vissuta totalmente, la troverai così sublime e troverai che eri così indegna di tale grazia da Dio, che ti sentirai umiliata e tutta entusiasmata e decisa di seguirla più perfettamente, di vivere più perfettamente la tua Congregazione, la tua spiritualità, il tuo apostolato. E allora una vita più santa, perché tanto vi santificate in quanto siete paoline.
~
Diciamo tutto in una parola, perché questa è la vostra vita adesso e i voti sono per quello. Avete fatto il voto di uniformare la vita alle presenti Costituzioni nella forma, e allora intanto siete sante in quanto siete paoline.
Il Signore vi benedica tanto, e prego quelle che hanno capito di più quello che ho potuto dire, che ne approfittino, e poi comunichino questi pensieri alle altre, perché ho dovuto trattenermi, dato che mi pare che è registrata. Allora bisogna sempre misurare anche le parole, perché portate via possono essere intese in altri sensi, e particolarmente se vengono sentite da altre persone. Ma chi ha capito, spieghi bene. E sia questo lo spirito che vi è in ciascuna.
~

1 Predica tenuta ad Alba il [30/31] agosto 1957 a conclusione del corso di Esercizi spirituali. Trascrizione da nastro A6/an 32b = ac 55a. La predica risulta stampata in parte in un quartino senza data e in un dodicesimo a cui fa seguito una conferenza di Maestra Nazarena Morando (1904-1984).

2 Cf 2Cor 12,10: «Quando sono debole, è allora che sono forte».

3 Da questo punto la predica è in gran parte riportata negli stampati.

4 Cf Cost’53, art. 72.

5 Cf Lc 2,14: «Pace agli uomini, che egli ama».

6 Il tipo di apostolato è dato dalle Costituzioni secondo il fine dell’Istituto.

7 Nel novembre 1933, in Alba le Figlie di San Paolo si trasferiscono dall’abitazione in Piazza San Paolo nella nuova sede in Borgo Piave. Questa diventa la loro Casa madre e Casa generalizia. L’11 novembre 1936 Maestra Tecla Merlo si trasferisce a Roma, dove da quel momento ha sede la Casa generalizia. Don Alberione, parlando, usa indistintamente i due termini.

8 Cf AD 152-153.