Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
FORTEZZA E ALTRE VIRTÙ1


Teniamo sempre in mente che la Chiesa ha come tre parti che formano l’unica Chiesa di Gesù Cristo, cioè la Chiesa militante che comprende tutti coloro che si trovano sulla terra, figli di questa Chiesa. Perciò la Congregazione ha tanti membri che stanno militando nelle varie nazioni, militando per il Regno di Dio. Considerarsi unite, considerarvi unite in un solo pensiero, in un solo apostolato, in una sola vita religiosa, nello spirito vero di S. Paolo.
Poi vi è la Chiesa purgante in cui potrebbero trovarsi consorelle le quali attendono a purificarsi e sperano e invocano l’aiuto delle nostre preghiere. Perciò pensando ad esse, riflettiamo che da una parte occorre la penitenza dei nostri peccati, dall’altra parte evitare il veniale, le venialità volontarie, le imperfezioni volontarie.
Poi la Chiesa trionfante nella quale sperate e siete certe di avere già sorelle le quali parlano intimamente con la Regina nostra Madre, con S. Paolo, con Gesù Maestro. E quel Gesù che noi adoriamo velato nell’Eucaristia, esse lo contemplano svelato in cielo. Sempre presente, tutto. Allora è tanto più facile vivere bene, essere osservanti della vita religiosa.
Seconda cosa, dobbiamo, ho detto l’altro giorno, possedere sempre le qualità del bambino: semplicità, umiltà, veracità, docilità, ma anche acquistare adesso le virtù dell’adulto. Mi sembra che devo raccomandare la fortezza. La fortezza serva in primo luogo a tenere il cuore a posto; poi non avere sempre troppo bisogno di consolazioni umane e abituarsi a confidarsi, e a cercare le consolazioni e il coraggio, e la fortezza anche presso il Tabernacolo, presso la nostra Madre celeste. Quale
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forza nella sua vita, anche quando dovette assistere il Figlio suo agonizzante sul Calvario!
Astenersi dalle dimostrazioni soverchie di affetto; invece di dimostrazioni di affetto, pregare l’una per l’altra e darsi vicendevolmente buon esempio. Evitare quello che è simpatia o per le persone che sono in casa o per le persone esterne. Sempre semplici, ma svelte, perché le parole inutili, le conversazioni prolungate senza motivo, sono sempre pericolose. Fortezza poi, anche nel resistere, perché vi può essere qualche persona che sia molto inclinata a questi difetti, alle simpatie o antipatie. Saper convenientemente resistere, cioè, anche se una persona ci è antipatica, trattarla bene, avere un po’ di fortezza e comandare a noi stessi ancorché sentiamo ripugnanza. E se, al contrario, vi è una certa tendenza alla simpatia, trattenersi risolutamente, non mettersi nelle occasioni di creare amicizie particolari pensando che precisamente queste, in generale, vengono dopo il noviziato, dopo la professione perpetua. Vi è sempre da vigilare, perché il demonio combina molte occasioni. Se si stabilisce bene l’intimità con Gesù, allora il nostro cuore resta riempito di lui. Si sentirà la dolcezza del suo amore e quindi si sdegnerà quello che è amore troppo terreno, troppo umano.
Fortezza, perché succedono sempre delle occasioni di disgusti, di pene, sempre circostanze che ci sono contrarie, il bene sempre richiede fatica, coraggio. Chiedere la fortezza che da una parte è dono dello Spirito Santo e d’altra parte è virtù cardinale. Forti nel fare il bene, forti nell’evitare il male, forti a sopportare. Ecco, la fortezza si applica in tre modi: forti nel fare il bene, per esempio l’apostolato; forti nell’evitare il male, combattere le tentazioni, fuggire le occasioni pericolose, ecc.; e forti anche a sopportare qualcosa. Sempre si ha da aver cura della salute in modo ragionevole, ma avremo sempre qualche miseria, qualche pena, e allora la offriamo in unione con Gesù che si offre nella Messa all’eterno Padre. Offriamoci piccole vittime2. Fortezza!
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Poi in terzo luogo, su un altro punto. I disastri vengono per i piccoli difetti ripetuti; e invece, il perfezionamento nella vita si compie mediante le piccole virtù, i piccoli passi. Evitare i piccoli difetti, praticare le piccole virtù. I piccoli difetti, specialmente le mancanze di carità, le mancanze di obbedienza, le mancanze di povertà. I piccoli difetti: l’assecondare le libertà soverchie riguardo a noi stessi, [occorre] vigilare sopra le letture, le pellicole non adatte per una suora, e così pure vigilare su quanto viene trasmesso per mezzo della radio o per mezzo della televisione. La televisione si può seguire quando si tratta di ascoltare il discorso del Papa, oppure per assistere da casa a qualche avvenimento grandioso che riguarda la religione. La radio si può usare, supponiamo, perché a una data ora c’è scuola di inglese, oppure c’è una lezione di medicina, di igiene o si trasmettono degli avvisi che riguardano la salute, ecc.
Ma vigilare sulle piccole cose. Evitare i piccoli atti di pigrizia che portano alla tiepidezza; i piccoli atti suggeriti dalla golosità che portano ad una ribellione interiore dei sensi. Mai lasciare aperta un tantino la porta, un filo d’aria… Diceva il proverbio: Aria di fessura, aria di sepoltura. Così lasciando aperta qualche fessura del nostro spirito, dove possa entrare un po’ di aria mondana, porta alla sepoltura spirituale.
Vigilare sulle piccole cose. Vi sono cose su cui con tutta l’anima ci mettiamo a combattere, o piccole cose verso le quali tendiamo. Il difetto predominante si sa coprire abilmente ed è proprio quello che poi porta la rovina. Si incontrano persone che sanno sacrificarsi, fare degli atti eroici nell’apostolato, ma non sanno vincere se stesse in piccole cose, in piccole invidie; non sanno dominarsi nelle sensazioni che non portano al bene. Essere forti specialmente se si ha da educare, fortezza unita sì alla bontà, ma fortezza però: Fortiter et suaviter3.
E così praticare le piccole virtù, tener conto dei piccoli atti. È un’umiliazione che si presenta alle volte, è un piccolo attaccamento a qualche cosa di nostro, è un dispetto oppure una parola amara che abbiamo sentito. Praticare le piccole virtù: la pazienza, l’obbedienza, la carità benigna. Questo partico-
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larmente con le persone con cui si convive, perché conservare tutte le delicatezze e gli atti di gentilezza per gli altri, non è giusto. Prima per le persone con cui si convive: prestare tanti piccoli servizi, essere molto riguardose e premurose per il bene degli altri. Piccole virtù! Non siamo capaci di grandi virtù, ma possiamo arrivare ugualmente a grandi meriti con le piccole virtù continuate, sempre praticate.
Vi sono persone che vigilano sempre su se stesse, sugli occhi, sulla fantasia, sull’udito, sulla lingua, ecc. Sono veramente edificanti. Persone che progrediscono giorno per giorno e, praticando le piccole virtù, arrivano anche alle grandi virtù.
In quarto luogo, volevo dire di essere molto attente a quello che viene comunicato nella circolare interna4 e agli avvisi propri che si ricevono in casa, sia durante gli Esercizi spirituali sia per lettera, oppure in altra forma. Vi sono quelle sante parole che scrive la Prima Maestra5, anche brevemente e con tutta semplicità, ma sono dettate sotto la luce di Dio e fanno del bene, perché vengono da colei attraverso la quale le grazie di Dio devono passare, la luce di Dio deve arrivare. Poi vi sono tante altre cose sulla circolare interna che segnano il progresso dell’Istituto: i modi di fare l’apostolato, l’interpretazione dei vari articoli delle Costituzioni6 , quei punti che si sono conosciuti necessari a comunicarsi, sia che riguardino la disciplina, la salute, la prudenza nell’apostolato, e sia che riguardino le nuove iniziative. Se si vive unite bene a Casa Madre, tanto più adesso che vi è stato il Capitolo7 e che con il Capitolo le cose si sono sentite, come pure riferite da persone qualificate, da persone venute un po’ da tutte le parti. Ecco ora si vedono di più le necessità, si vedono di più i difetti, si vedono di più gli sforzi che vengono fatti da una parte e dall’altra, in Italia e
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fuori, anche da molto lontano. Vivere bene unite di pensiero, di cuore, di opere.
Unite, perché sempre ci ritroviamo davanti a Gesù Maestro, allo stesso Maestro ed egli parla a tutte le Figlie di San Paolo nella stessa maniera, con il medesimo indirizzo. Unite sotto la Regina nostra: siamo tutti suoi figli, tutti suoi sudditi. E sempre tutte [unite] sull’esempio grande, mirabile di S. Paolo, il quale nello stesso tempo è il nostro economo spirituale. Quando si tratta di case, di librerie, di propaganda, di iniziative, sempre andare da lui: Andate da vostro padre.
Altro mezzo poi per stare unite è appunto l’obbedienza, la dipendenza dalla Casa generalizia. Quello che la Casa generalizia comunica come indirizzo, vale per tutte e in qualche maniera serve per tutte. Ancorché una cosa si faccia già, là viene confermata. E poi, se si prende con riverenza quello che attraverso la Prima Maestra arriva a tutte, il Signore aumenta la grazia, dà la grazia per poterlo praticare.
Un’altra cosa ancora: considerare spesso la nostra pochezza. Per stare umili non è necessario che cerchiamo di trovare dei motivi che siano più o meno validi o che ci persuadano più o meno, basta pensare ai Novissimi e che ci avviciniamo alla morte, che vogliamo fare una morte serena, una morte accompagnata da una grande fiducia. Pensiamo al giudizio e che le nostre opere valgono, se sono fatte con retta intenzione e per amore di Dio, e che tuttavia bisogna sempre che ancora ci esaminiamo, perché il Signore non trovi in noi poi dei difetti che non abbiamo saputo scoprire, detestare, o che non abbiamo voluto correggere. Pensare che siamo fatti per il paradiso e che l’eternità ha due posti: il paradiso, ma anche l’inferno. Tuttavia prima di arrivare in paradiso vi è il passaggio nel purgatorio. Pensare come si risorgerà alla fine, quando il corpo sarà richiamato a vita e porterà impressi i difetti e i peccati, se fu accontentato nelle sue passioni; e porterà invece impressi tutti i segni di virtù e tutte le fatiche fatte nell’apostolato e tutto il bene che per mezzo del corpo lo spirito avrà operato, ad esempio: ascoltare la predica, pregare. È sempre necessario che il corpo ci accompagni: quando l’anima sarà separata dal corpo non potrà più meritare e neppure potrà più peccare.
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Sempre considerare la nostra pochezza, sempre tener presente il giudizio universale. Quale figura faremo quando tutto sarà svelato innanzi al mondo intiero e alle persone stesse con cui abbiamo convissuto! Quante umiliazioni ci porta questo pensiero! E poi immaginare il Maestro divino, il giudice supremo che darà la duplice sentenza. Rivolgendosi a destra: «Venite benedetti nel regno del Padre mio»; e volgendosi alla sinistra: «Andate o maledetti nel fuoco eterno»8. Facciamo qualunque cosa pur di evitare quest’ultima sentenza: «Andate nel fuoco eterno». Facciamo qualunque cosa, per quanto costi!
La vita religiosa dev’essere una vita ad alta tensione, a pieno amore. O essere religiose, o non esserlo. Qualche volta vien da lodare qualcheduna che non sentendosi, dice: Non mi sento; quindi prego di sciogliermi dai voti. Almeno c’è la sincerità, si vuole prendere una via sulla quale si lavorerà per il paradiso. Ma vivere nella religione e non adempiere quello che la religiosa deve fare, che una buona Paolina deve fare, quante pene porterebbe in morte, quanti rimorsi! Dunque, essere religiose per intiero, anche nelle piccole osservanze. Religiose per intiero!
E il Signore vi benedica tanto. Benedica la vostra volontà e ogni vostro proposito. E portate, dove andrete, una santa letizia religiosa, l’esempio di un’osservanza fedele, continuata. E sempre avere presente: «Se sarete fedeli, avrete il centuplo e possederete la vita eterna»9. Così si chiuderà la vita entrando nella vita eterna.
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1 Predica tenuta a Roma il 9 settembre 1957 durante un corso di Esercizi spirituali. Trascrizione da nastro A6/an 33b = ac 56b.

2 Cf Offertorio paolino, LP, p. 40. “...piccola vittima” esprime l’offerta di sé in unione al sacrificio di Gesù in riparazione “degli errori e degli scandali che vengono diffusi nel mondo con gli strumenti della comunicazione sociale”.

3 Cf Sap 8,1: «Con vigore e bontà» (Volgata).

4 Nel 1957 la circolare interna delle Figlie di San Paolo porta il titolo: Regina Apostolorum.

5 Maestra Tecla Merlo (1894-1964), cofondatrice delle Figlie di San Paolo e prima superiora generale. Le sue parole, con quelle di Don Alberione, apparivano quasi mensilmente nella circolare interna.

6 Maestra Nazarena Morando, maestra delle novizie e consigliera generale, spiega i vari articoli delle Costituzioni sulla circolare interna.

7 Riferimento al primo Capitolo generale delle Figlie di San Paolo celebrato a Roma dal 27 aprile all’8 maggio 1957.

8 Cf Mt 25,31-46.

9 Cf Mt 19,29.