Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. CINQUANTESIMO DELLA PRIMA MESSA DI DON ALBERIONE1


Vi sono come due specie di cinquantenari: la prima specie è quando particolarmente s’intende ringraziare il Signore per l’inizio di qualche opera o iniziativa che è stata di vantaggio per la Chiesa o per l’umanità; e vi sono anche cinquantenari, seconda specie, in cui specialmente si intende pregare affinché le cose iniziate abbiano buon svolgimento e producano nella Chiesa, nell’umanità i frutti sperati.
Questo secondo, è il caso presente: preghiere affinché da una parte si santifichi colui che, in questo caso, è l’oggetto di questo cinquantenario e si santifichino tutte le persone che compongono la Famiglia Paolina e tutti i Cooperatori; e d’altra parte si sviluppino le opere di apostolato a vantaggio dei fedeli e a vantaggio dell’umanità intiera.
Perciò un duplice vantaggio: primo di preghiere, e tante voi ne avete fatte. Ora, queste preghiere, mentre sono a vantaggio del Primo Maestro, sono pure a vantaggio vostro, perché se il Primo Maestro resta maggiormente illuminato e fortificato, e opera a vantaggio di tutti: ecco il guadagno è comune. L’altro ieri a Napoli, quei birichini di ragazzi hanno offerto un televisore al superiore e gli hanno detto: Veramente lo abbiamo offerto noi, perché crediamo che l’adopererà a vantaggio nostro. Secondo frutto: vi è quello che era desiderabilissimo. Ecco, in questo tempo siamo stati occupati nella celebrazione di tre Capitoli2. E presso la Santa Sede vi è la pratica che certamente sarà coronata da buon successo; già è stato detto privatamente più volte e si aspetta soltanto che, esaurite le pratiche, possa venire l’atto ufficiale.
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Ora le lettere ricevute dal Santo Padre e dalla Congregazione dei Religiosi3 dimostrano che pienamente viene approvato lo spirito della Famiglia Paolina. Questo è il principale frutto che si attendeva dalla celebrazione dei Capitoli e dalle pratiche che si stanno facendo presso la Santa Sede. Una dichiarazione che si può riassumere in poche parole: gli Istituti che formano la Famiglia Paolina, anche quello minimo che incomincia adesso4, sono animati da buon spirito e le Costituzioni che hanno possono condurre le persone che corrispondono alla santità. E in secondo luogo i fini che si propongono sono a vantaggio della Chiesa, delle anime e dell’umanità. Questa è la cosa che veramente rallegra tutti.
Il Papa, la Congregazione dei Religiosi, non potevano mandare una lettera a ciascun membro delle Famiglie Paoline5, si capisce, allora la indirizzano a chi la deve far passare agli altri. Quindi è approvata l’azione, l’attività, la spiritualità, il lavoro di santificazione che si sta compiendo da ognuno, da ognuna quotidianamente.
D’altra parte io posso dire che non do molta importanza a una celebrazione, fuori di questo, che serve a fare il punto in questo caso, il punto sull’andamento delle Famiglie Paoline. Perché non molta importanza? In questo senso: che guardando il lavoro di ciascuno, sia il lavoro di santificazione che è il primo, e sia il lavoro di apostolato, quotidianamente è una celebrazione di azione, di sacrificio, di preghiera, di dedizione.
Potrebbe essere sempre più perfetta! Senza dubbio. Ma le cose degli uomini son sempre fatte da uomini! La Chiesa stessa ha l’elemento divino e l’elemento umano. L’elemento divi-
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no che è immutabile, e l’elemento umano che dipende un po’ dall’attività degli uomini. Quindi, questa celebrazione, questa approvazione dell’indirizzo che avete ricevuto, è quotidiana ed è fatta non con delle belle parole, o degli auguri, o dei bei canti, è fatta con l’attività, con la dedizione, e la mente, e il cuore, e l’attività e la stessa salute, tutto è impegnato e tutto è diretto a compiere quello che costituisce i fini degli Istituti6.
Ecco: in primo luogo è da ricordare la finalità religiosa di tutti, perché nella Famiglia Paolina tutti si consacrano a Dio: Tutto mi dono, offro e consacro.
In secondo luogo è da ricordare la finalità di ogni parte della Famiglia Paolina. E quindi in primo luogo l’opera dei Sacerdoti: ecco, essi hanno il ministero di insegnamento, hanno il ministero di guidare, hanno il ministero di santificare. Pregare sempre, perché questo triplice ministero sia compiuto in modo più elevato, più conformato al Maestro divino che è la Via, Verità e Vita. Da lì discendono poi tante grazie a tutti. Ad essi sono uniti i Discepoli i quali, possedendo da una parte la vita religiosa, hanno per l’altra parte il compito della tecnica e il compito della propaganda, della diffusione, conformemente però alle loro condizioni. Ciascuno nella sua via. È inutile caricarsi di bagagli quando non sono necessari. Ma se dalla tecnica tipografica si passa alla tecnica cinematografica, si passa alla tecnica della televisione e della radio, e poi si viene alla scuola della propaganda, che manca ancora del tutto, oh, queste son le cose necessarie! Perché basta che ognuno sappia la sua parte. Il medico non ha bisogno di essere un cantore o un musico: basta che guarisca i malati. E se al letto dei malati si mettesse a cantare o suonare, non porterebbe molto vantaggio. Ognuno la sua parte. Si intenda bene, perché nella redenzione Gesù ebbe la sua parte essenziale; Maria la sua parte di cooperazione, corredentrice; e S. Giuseppe la sua parte nel compito suo in riguardo alla redenzione. Egli ebbe in consegna colui che nutrì e custodì perché fosse il Maestro divino, l’ostia santa e il sacerdote eterno per l’umanità e per Dio.
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Le Figlie di San Paolo hanno camminato bene: si sono sviluppate e sotto la guida della loro Prima Maestra che è prudente e, nello stesso tempo, sempre pronta a tutte le iniziative buone e sante, ecco, possono camminare serene, anche quando a loro sembrerebbe che qualche cosa debba essere diversa e debba disporre diversamente. Vi sono sempre tante ragioni che i superiori non possono manifestare. Se però essi raccolgono i pensieri di tutti e poi davanti al Signore e con i consigli che si devono chiedere, vengono a una decisione presso l’altare, allora, ecco, occorre seguire.
Nella lettera della Sacra Congregazione sono lodate le Pie Discepole per il loro spirito liturgico e il servizio sacerdotale; e le Pastorelle per il loro ministero pastorale, affinché quello che è detto in alto, con la loro opera capillare arrivi al letto del malato e presso gli asili quando il bambino va maturando il suo uso di ragione, e poi presso tutte le classi sociali della parrocchia. La loro opera fa arrivare e applica a ogni persona quello che sta in alto.
E ringraziamo il Signore e benediciamolo, perché l’Istituto Regina Apostolorum che per ora, quanto a persone e quanto a manifestazione, è ancora in una vita modesta, è indirizzato a contribuire, in quanto permettono le forze, alla soluzione del massimo problema che ha la Chiesa oggi: le vocazioni. Arrivano tante disposizioni, sentiamo tanti indirizzi, tante cose belle, tanti consigli di opere da farsi. Ma ci vogliono le persone. Le opere le fanno le persone. Quindi ecco che è necessario che questo istituto si sviluppi e contribuisca con la preghiera e con l’azione allo sviluppo e al desiderio della Chiesa, allo sviluppo della loro azione e al desiderio della Chiesa: Vocazioni! Le due Opere Pontificie, quella per le vocazioni ecclesiastiche allo stato del clero secolare7, e l’altra opera, lo sviluppo delle voca-
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zioni religiose8, stanno a fianco, e sono tutte e due ugualmente necessarie. Il carattere della loro azione [delle Apostoline] è: Per tutte le vocazioni, con tutti i mezzi, e tutti i cristiani invitati a considerare questo problema grande9. Del resto il Maestro divino ci ha dato l’esempio: prima di iniziare il ministero, ha raccolto attorno a sé un bel nucleo di vocazioni, che erano destinate un giorno a essere continuatrici della sua opera.
Oh, adesso mi avete raccomandato tante intenzioni. Veramente la Messa di oggi non è molto diversa dalle altre, perché quando celebro la Messa ogni mattina, ho sempre di mira che sia aumentata la gloria eterna a Dio, poiché noi passiamo attraverso Gesù Cristo per glorificare meglio il Padre e ringraziarlo. E secondo, raccolgo sempre sull’altare tutti i membri delle Famiglie Paoline, tutti, perché la Messa sia per tutti propiziazione e supplica, perché la Messa sia per tutti santificazione e dedizione.
Siano tutte le nostre forze indirizzate a quello che è il fine, il fine degno: la gloria del Padre e la stessa nostra gloria, perché questi due fini formano nella realtà come un fine solo. Glorificando Iddio otteniamo pure la gloria nostra e mirando al cielo, all’eterna felicità, noi glorifichiamo Iddio.
Poi, per quello che riguarda ciascuno, ecco: noi abbiamo delle cose da soddisfare davanti a Dio, specialmente per quello che è mancato a me nell’opera sacerdotale, e abbiamo da supplicare quindi la divina misericordia. Nella preparazione alla Messa, come si legge al termine del Breviario o nelle tavole che si presentano nelle sagrestie, c’è il De profundis10 , preparazione alla Messa. Sta bene. Ciascuno può recitarlo di cuore, come l’ho recitato io stamattina.
Così la giornata sia da una parte di propiziazione e dall’altra di invocazione, onde noi possiamo corrispondere a tutti i disegni che ebbe il Signore nel crearci, e ancora quando il Si-
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gnore si è effuso nell’anima nostra nel Battesimo, e lo Spirito Santo è disceso nella Cresima, nella professione, nell’Ordinazione. Dio creandoci, diciamo così, ha creato anche un posto in paradiso. Egli «attingit a fine usque ad finem», non fa come noi che qualche volta siamo smemorati o ci muoviamo senza fine preciso; «attingit a fine usque ad finem fortiter suaviterque omnia disponens»11. Ci ha creato un posto determinato e ciascuno può pensarlo, e Gesù Cristo per la sua redenzione è andato a prepararcelo: «Vado parare vobis locum»12. Che corrispondiamo a questo disegno di sapienza e di amore. Tutti! La vita, per quanto io ve la auguri lunga, la vita passa e noi ci troviamo davanti all’eternità. Ecco: all’eternità. Iddio misericordioso concede alle volte, anzi quando un’anima è di buona volontà la concede sempre, la grazia di tante pene, fastidi e sofferenze, perché possa soddisfare qui il purgatorio meritato. Questo spero anch’io, perché se «la somma dei nostri anni, come dice il salmo, è di settanta anni, e se uno è robusto, fino agli ottanta, et amplius labor et dolor»13, onde il distacco dalla terra avvenga pieno e l’animo sia teso verso il cielo, e l’anima si purifichi da quelle scorie e da quella polvere mondana che ha contratto, e quindi possa direttamente entrare nell’abbraccio celeste, nell’abbraccio del Padre che ci attende lassù.
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1 Meditazione alla Famiglia Paolina, Roma 29 giugno 1957. Trascrizione da nastro A6/an 31a = ac 52b. Stampata in RA, 7 (1957) 1 e in CVV 237.

2 Nel 1957 celebrarono il loro primo Capitolo generale: la Pia Società San Paolo (Albano Laziale, 5-15 aprile); le Figlie di San Paolo (Roma, 27 aprile-8 maggio); le Pie Discepole del Divin Maestro (Roma, 27 marzo-6 aprile). Per quanto riguarda le congregazioni della Pia Società San Paolo e delle Pie Discepole del Divin Maestro ci si è accertate delle date presso i rispettivi archivi storici.

3 Per la circostanza Sua Santità Pio XII inviò una lettera autografa. La Congregazione dei Religiosi per mano di S. E. il Card. Prefetto Valerio Valeri (1883-1963) inviò una lettera di ringraziamento e riconoscimento per l’opera di evangelizzazione svolta dal Primo Maestro e dalle sue istituzioni con i mezzi della comunicazione sociale. Cf RA 7 (1957) 1,3-4; CISP, pp. 469-470. Cf Allegati p. 519.

4 Si tratta degli inizi dell’Istituto Regina degli Apostoli per le vocazioni (Suore Apostoline). Il 29 giugno 1957 le prime giovani andarono ad abitare a Castel Gandolfo (Roma) in via Mole e da subito si impegnarono nell’apostolato vocazionale. Il loro dies natalis è l’8 settembre 1959, giorno in cui ebbe luogo la professione religiosa privata delle prime suore (cf Barbero G., Il sacerdote Giacomo Alberione-un uomo-un’idea, Società San Paolo, Roma 1987, pp. 760-761).

5 Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo..., o.c., p. 286.

6 Cf AD 33-35.

7 La Pontificia Opera delle vocazioni sacerdotali fu istituita da Pio XII con il motu proprio Cum Nobis il 4 novembre 1941 presso l’allora Congregazione dei Seminari e delle Università, oggi Congregazione per l’Educazione Cattolica. Quest’ Opera, per statuto di fondazione, mira a far meglio conoscere tra il popolo la dignità del sacerdozio cattolico (cf Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. VII, Edizioni Paoline, Roma 1983, p. 92).

8 La Pontificia Opera delle vocazioni religiose fu istituita da Pio XII l’11 febbraio 1955 con motu proprio Cum supremae. Scopo dell’opera è di aiutare, proteggere e fomentare le vocazioni religiose, illuminare i criteri e fornire mezzi per una scelta più accurata delle vocazioni (ibid.).

9 Cf AD 328.

10 Cf Sal 130.

11 Cf Sap 8,1: «Si estende da un confine all’altro con forza, governa con bontà

eccellente ogni cosa».

12 Cf Gv 14,2: «Io vado a prepararvi un posto».

13 Cf Sal 90,10: «… ma quasi tutti sono fatica, dolore».