Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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DEVOZIONE ALLE ANIME PURGANTI -
ALL’ANGELO CUSTODE - A S. GIUSEPPE1


Ogni Istituto ha le sue devozioni speciali e tutte sono buone, sante, quindi da conservarsi, da praticarsi e da vivere. Tuttavia questa sera volevo ricordare tre devozioni che non sono quelle che ogni Istituto principalmente avrà da seguire, ma vanno bene con le altre che ogni Istituto ha scelto. Voglio dire: la devozione agli angeli custodi, la devozione alle anime del purgatorio, e la devozione a S. Giuseppe. Queste tre devozioni completano le altre e portano innumerevoli grazie alle anime.
Primo: la devozione alle anime del purgatorio. Questa devozione ha per fine liberare quelle anime dalle loro pene. E il mese di novembre, specialmente, è un mese di liberazione. Questa devozione poi ha per fine e serve a due cose: evitare i piccoli difetti, i piccoli peccati, e prendere tutte le occasioni per guadagnare meriti. Evitare in sostanza i piccoli difetti e praticare le piccole virtù. In purgatorio, tra quelle pene, si va, tra le altre ragioni, per questo: la facilità ai peccati veniali. Il peccato veniale non fa perdere la grazia di Dio, ma diminuisce la grazia stessa; non merita l’inferno, ma merita il purgatorio.
Vi sono persone che sono molto attente a combattere i piccoli difetti, i piccoli vizi, le piccole tendenze cattive, e vigilano sopra i loro pensieri, i loro sentimenti, la loro attività, la loro vita e le loro parole. I piccoli difetti, lavorare e correggerli, evitarli. Se non si potrà giungere, e non si giungerà mai, a vincere tutti i difetti, a correggerli tutti, almeno detestarli e cercare per quanto è possibile di evitarli. Se noi li detestiamo e vigiliamo per evitarli, non saranno offesa a Dio, come non è offesa a Dio una distrazione nelle preghiere, quando si lavora per stare raccolti e si vigila per il raccoglimento. Ma parliamo
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di quei difetti che sono volontari, che si conservano, che non si detestano, che non si lavora per emendarli: ecco allora la tiepidezza, la freddezza nel servizio di Dio, la trascuranza nei doveri. Ecco tante cose, tante occasioni per cui l’anima può accumularsi pene da scontare di qua o da scontare di là.
La devozione alle anime del purgatorio ci insegna ad evitare il peccato veniale e i difetti in generale. Ma la devozione alle anime del purgatorio ci insegna ancora a coltivare le piccole virtù. Vi sono persone che nella giornata sanno cogliere tutte le occasioni per aumentare i loro tesori in cielo: l’osservanza degli orari, la delicatezza con le sorelle; vigilano sopra il loro interno, sanno fare qualche servizio, sanno dire parole buone e sanno interpretare in bene le azioni degli altri, sanno consolare e incoraggiare. Persone che pur non avendo tante qualità, vigilando sanno accumulare gemme preziose per il cielo perché stanno attente.
Ecco, la devozione alle anime del purgatorio ci insegna a praticare le piccole virtù e a cogliere tutte le piccole occasioni, in quanto ci è possibile, le occasioni di bene, le occasioni di merito. Vi sono persone, ad esempio operai, impiegati, che hanno un discreto stipendio, ma sembra che abbiano le mani bucate, spendacchiano tutto e nella settimana danno fondo al denaro portato a casa al sabato, o nel mese danno fondo al denaro che hanno portato a casa alla fine del mese. E vi sono altre persone invece, che sono vigilanti e risparmiano in tante piccole cose, pur provvedendo quel che è necessario, non sciupano niente. Ecco, sono vigilanti. E vi sono persone che spiritualmente sono così vigilanti, così attente, come quegli operai che sono buoni economi e sanno tenere da conto quello che lo merita. Magari arrivano al termine della vita o alla vecchiaia e hanno accumulato un certo patrimonio per cui passano gli ultimi anni della loro vita serenamente. Altri invece finiscono con l’avere una vecchiaia stentata, magari in un ricovero, perché hanno sciupato.
Anime che sciupano tanti tesori, anime che invece, accumulano tanti tesori. Non si tratta di grandi virtù, ma delle piccole virtù. E non si tratta di peccati gravi, ma di sciupio di grazie. La devozione alle anime del purgatorio ci rende quindi
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attente sopra le piccole virtù e i piccoli difetti. Sempre dobbiamo considerarci umilmente, e quindi credendo che non siamo capaci a grandi cose, a grandi meriti, prendiamo però le occasioni per i piccoli meriti e nello stesso tempo vigiliamo per evitare i piccoli difetti.
La devozione agli angeli custodi ha lo scopo di elevarci verso pensieri santi, desideri santi, parole sante e opere sante. Gli angeli del cielo sono là vicino al Signore. Il loro ricordo ci fa pensare che noi abbiamo un fine che dobbiamo raggiungere, un destino eterno e la nostra dimora è in cielo. La nostra dimora è il cielo! E allora: «Nostra conversatio in coelis est»2. La nostra vita sia più celeste. Vi sono persone che coltivano sempre pensieri alti, buoni, elevati e anche le loro stesse fantasie, i ricordi che conservano, i progetti che fanno sono sempre cose buone, cose sante. E vi sono persone invece che sono tanto volgari nel pensare, basse nel pensare.
Elevarsi come vergini, degne dello Sposo celeste. Non solamente i pensieri, ma desideri di cielo, desideri di amare Gesù, desideri di aiutare le anime. La preghiera per tutte le anime, per la Chiesa; desideri di santità, desideri di possedere una fede profonda, una carità ardente, un’umiltà sincera, un’obbedienza costante, ecco: desideri santi. E così avendo pensieri e desideri santi, le parole che si dicono, i discorsi che si fanno saranno anche elevati. Cose belle, non cose volgari, non racconti con notizie che portano piuttosto alla divagazione, oppure a cose mondane, no. Discorsi, parole, notizie solo belle. E se si devono raccontare delle cose non belle, siete nell’occasione di pregare, perché si eviti sempre di più il male, per detestarlo in sostanza, per correggere il male. E anche le opere allora saranno più elevate.
Conservarsi sempre degne dello Sposo celeste: dal mattino quando si va alla Comunione fino alla sera, degne di stare vicino a Gesù, allo Sposo celeste che è tutto santissimo, e vuole che la sua sposa non solo abbia la veste nuziale, cioè lo stato di grazia, ma che la sua veste non abbia macchia alcuna. Egli è uno Sposo geloso e vuole perfetta la sua sposa, la vuole santa.
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Conservarsi in quest’atmosfera di spiritualità, in quest’atmosfera bella, elevata, come piace a Gesù.
Immaginarci che l’angelo custode stia daccanto, egli che è tutto candido e che piace a Gesù. Immaginarci che sia daccanto, anzi che lo Sposo celeste stia nel cuore, e come ci vuole trovare belli e candidi, santi! Persone che sono delicate e sono amanti delle cose pulite, delle cose belle, delle cose ordinate. Senza esagerare però: nello stesso modo di fare, di comportarsi queste persone mostrano che sono delicate e che amano la lindezza, la mondezza tanto fisica come morale, tanto materiale come spirituale. Gli angeli ci insegnano questo. Essi che sono così belli, piacciono tanto a Gesù e stanno vicino a lui, in cielo.
Poi la devozione a S. Giuseppe ha diversi fini. Il primo [fine] è quasi la prima grazia da chiedere per noi a S. Giuseppe: sapere entrare nell’intimità con Maria, nell’intimità della devozione a Maria, e nell’intimità della devozione a Gesù Eucaristico. La intimità di Giuseppe con Maria, la intimità di Giuseppe con Gesù fanciullo è ineffabile. Chi può ben comprendere quanto Giuseppe amasse la sua sposa, vergine e santissima? Quanto amasse il fanciullo Gesù che cresceva sotto i suoi occhi, a cui insegnava il lavoro, il mestiere del falegname? Ci dia, ci ottenga S. Giuseppe la grazia di saper entrare nell’intimità della devozione a Maria, nell’intimità della devozione a Gesù. Che le Comunioni siano belle, che i nostri rosari siano raccolti!
Poi la devozione a S. Giuseppe ci serve ancora per chiedere la grazia di una santa morte. Essendo egli passato all’eternità assistito da Maria e da Gesù, ci ottenga la grazia di trovarci in quel momento, nel passaggio all’eternità, in intimità di fervore, in santità interiore, dopo aver scancellato ogni debito con Dio e aver stabilito di distaccare il nostro cuore dalle cose della terra. Quindi che la nostra morte sia da considerarsi come la porta del cielo, e possibilmente il passaggio diretto dal letto di morte al paradiso. Perciò, diciamo pure frequentemente la giaculatoria: Pregate per noi e per gli agonizzanti di questo giorno, di questa notte.
Ancora, la devozione a S. Giuseppe è perché preghiamo questo patrono universale della Chiesa per il Papa, per i vesco-
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vi, per i sacerdoti, per i religiosi e per le religiose, per tutti i fedeli, per la Chiesa in sostanza. Che vi siano vocazioni belle, che l’apostolato venga fatto bene, che i cristiani abbiano sempre in mente e sempre di mira il paradiso, che sia evitato il peccato, l’offesa di Dio. Che i bambini crescano buoni, nell’innocenza, e che siano tante le anime che si consacrano al Signore, e che vi siano nella Chiesa di Dio delle anime generose le quali, nel silenzio e nell’umiltà, note solamente a Gesù, conosciute solamente da Gesù, da lui, sappiano offrirsi secondo i desideri di Gesù, secondo i desideri del suo Cuore, secondo le intenzioni con cui Gesù si immola sugli altari. Oh, pregare per la Chiesa allora, pregare per i morenti, pregare per le anime che sono in peccato, perché ritornino a Dio.
Queste divozioni dunque, possono essere per tutti, in quella misura giusta che è permessa secondo i vostri rispettivi Istituti. Ma bisogna che dica: quante grazie abbiamo ottenuto anche subito, in bisogni urgenti, o materiali o spirituali, da S. Giuseppe, dagli angeli custodi, dalle anime del purgatorio! Quante volte non era ancora finita la preghiera e già si era esauditi. Le anime purganti, se noi preghiamo per loro, divengono così sollecite per noi. E gli angeli in paradiso parlano subito a Gesù delle grazie, dei bisogni che abbiamo. S. Giuseppe poi, quante volte interviene per i poveri: è il santo della provvidenza; per i lavoratori: egli era lavoratore; per gli agonizzanti, perché ricevano i sacramenti, ecc. Ci sono delle cose che solo Iddio conosce e che vedremo in paradiso. Quante grazie otteniamo con la devozione a S. Giuseppe, alle anime del purgatorio, agli angeli custodi!
Questa mattina mi raccontavano di un certo uomo, il quale aveva condotto una vita niente buona e in punto di morte chiamò il sacerdote. E i nemici della Chiesa si son messi attorno, hanno assediato la casa e il prete non ha potuto entrare. Ma egli pregava, ecco, egli pregava e perciò si può stare sicuri, o almeno, si ha buona speranza, che la disposizione buona che aveva in quel momento gli sia servita, prima per ottenere il perdono dei peccati e poi per unirsi a Dio e accettare dalla mano di Dio la morte, e così salvarsi. Noi alle volte preghiamo per i morenti e non sappiamo quali dei morenti che passano all’eternità oggi
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abbiano bisogno delle nostre preghiere. Ma il Signore li conosce tutti e le preghiere che eleviamo a S. Giuseppe serviranno per i morenti che si trovano in maggiore necessità.
Dunque, in quanto è permesso dai vostri Istituti rispettivamente, non dimenticare queste tre devozioni. Ne avrete sicuro un grande vantaggio. Almeno quelle giaculatorie che sono più facili, consuete: all’angelo custode, l’Angelo di Dio; alle anime del purgatorio, l’Eterno riposo; a S. Giuseppe, Oh san Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo, ecc., oppure S. Giuseppe, confido in voi! San Giuseppe, pensateci voi. Sono brevi giaculatorie, preghiere, che sono efficaci particolarmente quando si tratta di un urgente bisogno spirituale.
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1 Predica tenuta ad Albano il 12 novembre 1957 durante gli Esercizi spirituali. Trascrizione da nastro A6/an 39a = ac 65b.

2 Cf Fil 3,20: «La nostra cittadinanza infatti è nei cieli».