Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IX
COME FARE LA MEDITAZIONE1


\In questi giorni è venuto a mancare un uomo di 81 anni e il medico che l’ha curato nella sua ultima infermità gli diceva: Non capisco come, con tutti questi mali che ha, abbia potuto arrivare a così tarda età. Il malato rispose: Io ho sempre avuto una grande forza di volontà. Sopportavo i miei mali con pazienza e mi dicevo: Domani sarà meglio di oggi. E così, con il coraggio che avevo e con la preghiera costante, ho sempre potuto lavorare, anche in questi ultimi tempi/2.
Noi abbiamo una grande forza naturale dentro di noi. Quando vi è un ‘voglio’ sincero, sentito, deciso, e cioè quando prendiamo la risoluzione: Non santi a metà, ma santi totalmente. E ogni mattina veniamo alla decisione: Io comincio oggi. È poco quel che ho fatto adesso, di più voglio fare oggi. Così, rinnovando il buon volere ogni giorno, si progredirà.
Forza di volontà: generalmente non sfruttiamo abbastanza in noi il frutto, l’energia che viene da una buona volontà. Quante cose con la buona volontà si fanno nell’ordine naturale, e quante più cose si fanno con la buona volontà nell’ordine spirituale! Si aggiunge poi che noi abbiamo da chiedere al Signore due volte la fortezza: una volta come virtù cardinale, terza virtù cardinale, e un’altra volta come dono dello Spirito Santo. E quando lo Spirito Santo è disceso sugli apostoli, da gente timida che era, fu cambiata in gente risoluta, forte. Mentre prima si nascondevano «propter timorem judeorum: per timore dei giudei»3, dopo sfidavano i giudei. E anche battuti a verghe, sanguinanti, rispondevano: «È meglio obbedire a Dio che agli
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uomini»4. [Fare] molto conto del frutto che può venire dalla fortezza naturale, e tanto più dalla fortezza che discende come dono dallo Spirito Santo.
Questa forza di volontà dev’essere il frutto della meditazione al mattino. Al mattino si fa la meditazione, alla sera generalmente si fa la lettura spirituale. E molte volte si fa la lettura spirituale nella Visita al santissimo Sacramento. La lettura spirituale ha per fine soprattutto di istruire la mente, illuminare la mente, è l’alimento che si dà alla mente e serve alla santificazione della mente. La meditazione del mattino, ha per fine invece di rafforzare la volontà, in senso naturale e in senso soprannaturale. Vi sono creature debolissime, prendiamo S. Agnese5, giovanissima fanciulla, e come è stata forte innanzi al carnefice!
Allora come si deve fare la meditazione, perché lasci in noi una volontà risoluta, forte, costante, come si deve fare? Nella meditazione vi sono regolarmente cinque punti. Il primo punto è l’introduzione. L’introduzione si fa con tre disposizioni, una preparazione che ha tre parti. Primo, mettersi alla presenza di Dio: Dio mi vede, sono qui dinanzi a lui. Secondo, chiedere perdono dei peccati del giorno prima; terzo, domandare la grazia di essere illuminati dalla luce dello Spirito Santo e poter penetrare quelle verità che si stanno per meditare e ricavarne un frutto buono, durevole per la giornata e per la vita stessa. Primo, mettersi alla presenza di Dio; secondo chiedere perdono dei peccati che sono sempre quelli che impediscono le grazie; e terzo, domandare luce al Signore e soprattutto chiedere il dono della fortezza.
Concludere con dei propositi fermi. Vedete come sono fermi i propositi che avete adesso! Sono generosi questi propositi, perché il Signore è stato tanto buono in questi giorni con ciascuna di voi. La fortezza, il fervore, la buona volontà che sentite adesso non è destinata a spegnersi, a illanguidirsi, come quando uno che era vicino al fuoco si è scaldato e dopo, allon-
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tanandosi, torna a sentire il freddo. Non che dopo gli Esercizi passato un mese, due mesi, il terzo mese, ecc., si cominci di nuovo a sentire la tiepidezza, la freddezza spirituale, quasi l’indifferenza.
Noi abbiamo modo lungo il corso dell’anno di ravvivare la buona volontà. Il ritiro mensile: ogni mese considerare una delle verità eterne. Fare il nostro esame di coscienza sul mese trascorso e poi proporre, pregando, per il mese che si sta cominciando. Confessare poi i nostri peccati e recitare la Preghiera della buona morte6 . Il ritiro mensile sarà ben compiuto specialmente se uno lo fa in modo proprio, preciso, diligente, attento, se prima lo desidera, se prima prega. I ritiri mensili sono come tante occasioni per rinnovare il frutto degli Esercizi spirituali. Ma anche ogni mattina, non solo ogni inizio del mese, ma anche ogni inizio della giornata dev’essere segnato da questo rinnovamento: Ego dixi: nunc coepi: L’ho detto: comincio adesso7.
Poi vi sono altri tre punti della meditazione, ancora il secondo, il terzo, il quarto. Il primo punto specialmente è destinato ad illuminare la mente, il secondo a fortificare la volontà, il terzo a santificare il cuore. Illuminare la mente. Per illuminare la mente leggere un tratto di un libro buono, e ciascuno dovrebbe avere il suo libro. Vedete, se negli Istituti si curerà molto la scelta dei libri di meditazione, si avrà un grande vantaggio. Quando entrano, alle aspiranti dare libri semplici ma chiari, adatti all’intelligenza, alla capacità, all’età. Poi, nel secondo, terzo, quarto anno prendere libri che accompagnano lo sviluppo spirituale dell’aspirante. Libri sempre un po’ più profondi. Come si fa per il catechismo: al bambinetto che ha da fare la prima Comunione si dà un po’ di tutto ciò che è essenziale, cioè i principi di fede, le verità di fede, almeno i misteri; poi si insegnano le cose necessarie da fare nella sua età, e poi si insegna a fare bene la Confessione, la Comunione. Dopo, ogni anno, si allargano queste cognizioni. Sempre le verità, sempre i principi di morale, sempre la pietà, la preghiera; ma
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ogni anno un po’ più approfondito quello che si è insegnato, e un po’ più allargato.
Così comportarsi nelle meditazioni e nelle letture spirituali che si assegnano alle aspiranti allorché entrano, man mano che passano da un grado all’altro, al noviziato, alle professioni temporanee e poi alla professione perpetua. In modo tale che, scegliendo bene i libri, alla fine la persona abbia in sé un complesso di insegnamenti ascetici, utili e sufficienti per la vita; un complesso di dottrina ascetica che mantenga poi il fervore e sostenga la vita religiosa.
Se le aspiranti sono giovani, allora si fa come per la scuola: ogni anno prendono il loro libro, supponiamo, quest’anno prendono il primo volume di geografia, l’anno prossimo il secondo, poi il terzo, il quarto e il quinto. Così nelle meditazioni, e nella distribuzione delle letture spirituali avere una sequela, un ordine che sia ragionevole e che serva a formare l’istruzione spirituale, delle materie spirituali di cui ha bisogno la suora per vivere religiosamente. Quando si dà una cosa ordinata, ragionevolmente ordinata, si ha un vantaggio molto più grande e si formano le aspiranti in maniera migliore. Allora, ho detto scegliere il libro, scegliere il libro di meditazione, e sceglierlo bene. Sempre è utile seguire quello che è tradizionale nel proprio Istituto. Ciascuna sa come si fa nel proprio Istituto, come è ordinato ciò che riguarda la meditazione e la lettura spirituale: seguire l’ordine. E se non c’è ancora un ordine stabilito, è importantissimo stabilirlo. E ciascuna secondo lo spirito della propria Istituzione, della propria Famiglia religiosa.
Vi sono anche persone che vogliono sempre nutrirsi e trovano quasi inesauribile quello che contengono quei libri, perché sono fatti bene, perché aprono all’anima un grande orizzonte di bene. Quando un’anima si trova ben nutrita, non dovrà cercare altro. Finché si sente nutrita da una lettura, e si sente nutrita, fortificata da un libro di meditazione, meglio continuare con quello. Leggere il libro, oppure ricordare un fatto, per esempio un quadro della Via Crucis. Ricordare la crocifissione di Gesù, ricordare la vita di un santo, di una santa, ricordare una massima del Vangelo, ad esempio una delle otto beatitudini del Vangelo, ecc. Illuminare la mente.
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Però questo lavoro di illuminare la mente non deve essere lungo. Al più presto si passi alla volontà, perché la meditazione sia utile. E allora bisognerà confermarsi, riflettere su ogni periodo che si è letto, rappresentarci bene quel fatto che abbiamo ricordato forse, come è avvenuta la crocifissione del Salvatore, ad esempio, in che circostanze, con quale crudeltà, con quali pene e strazio di Gesù; le pene e strazio del cuore santissimo di Maria, perché era presente, ecc. Una massima che sia penetrata, che sia quasi digerita, cioè masticata e digerita, perché vi sono persone che fanno quasi come chi va a tavola, vede la tavola imbandita e se ne va. Non basta guardare le belle cose, i buoni cibi, bisogna mangiarli, masticarli, digerirli, cambiarli in sangue che andrà poi a costituire le ossa, i muscoli, ecc. Quindi lavoro sopra quello che si è letto o si è ricordato, o sulla massima che abbiamo preso a meditare, in maniera da sentirla. Sentirla dentro di noi.
In terzo luogo poi, la parte della meditazione che riguarda il sentimento. Alla fine dell’esercizio della volontà viene l’esame di coscienza: Come ho fatto finora? L’esame di coscienza sul passato, supponiamo che si sia meditato il paradiso: Io lo ricordo, vivo questo pensiero della vita eterna? Penso che questa vita è breve e che il mio soggiorno eterno è il paradiso? Ordino tutti i miei pensieri, le mie decisioni, i miei lavori, le mie intenzioni al paradiso? Come ho fatto, come voglio fare? Così se meditiamo la crocifissione di Gesù, [vedo] le mie delicatezze, e le mie insubordinazioni, mentre Gesù obbedisce ai carnefici.
Si fanno gli esami di coscienza e si fanno i propositi. Prima è la preghiera, sì. Perché la preghiera ci ottiene quel dono della fortezza, quella virtù della fortezza. Ed è proprio la parte più importante della meditazione. Anzi, se qualche persona qualche volta non può raccogliersi nella meditazione, prenda il suo taccuino dove sta il suo proposito e poi dica un rosario sopra quel proposito che ha fatto negli Esercizi, affinché ci sia di nuovo il fervore di volontà. Ma... la meditazione? La meditazione così è ben fatta. E poi la Messa; la Messa serve ad aumentare ancora la forza di volontà, la decisione, così da sentirne l’effetto per tutta la giornata.
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Il fine della meditazione è rafforzare la volontà. Volontà fiacche, volontà deboli, mezze volontà, quei vorrei di cui è lastricato l’inferno: no. Tutte devono cambiarsi in quello che è là, nel Vangelo: buona volontà, forte volontà, costante volontà. Tutto deve arrivare lì. Se non arriviamo al mattino a partire con decisione, allora la giornata sarà fiacca, sarà quasi vuota di meriti, oppure avrà molti meriti in meno di quello che avrebbe dovuto produrre. Molta applicazione alla meditazione, e lì nella meditazione il fuoco si accende. Il fuoco spirituale, si accende.
Dobbiamo anche vigilare per non divagare troppo nella meditazione, ricordando che non è una lettura. Poco, ma approfondito. E se nell’anno facciamo trecentosessantacinque meditazioni e meditiamo trecentosessantacinque punti e bene, in maniera da sentire in noi un nuovo fervore, stiamo sicuri che da un corso all’altro degli Esercizi sarà fatto un bel progresso.
Il quinto punto è la conclusione. Nella conclusione si fanno tre atti: primo, il ringraziamento al Signore che ci ha dato la grazia di fare la meditazione, e ci ha dato dei lumi e delle buone risoluzioni. Secondo, riparare con il domandare perdono al Signore per ciò che è mancato, se non ci siamo applicati abbastanza alla meditazione, così da ricavarne più frutti. Poi domandare ancora la benedizione del Signore sopra i nostri propositi e sopra tutta la giornata. Quindi partire dalla meditazione con quelle risoluzioni e sotto quella luce per cui la giornata quasi con certezza si passerà bene. Nella giornata poi, ogni tanto ritornarci su un momento, anche nel corso del lavoro, anche mentre si va o si viene, si fanno le scale, anche nello stesso tempo di ricreazione. Basta alle volte mettere una mano sul petto, toccare il crocifisso per ricordarsi subito del pensiero dominante della meditazione. In ogni modo, trovare qualche mezzo per ricordare la meditazione. Quando poi si fa l’esame di coscienza, dobbiamo richiamare quel punto, quel proposito con cui avevamo concluso la meditazione e vedere se l’abbiamo osservato.
Vi è però da dire una cosa importantissima, ed è questa, e occorrerebbe veramente un tempo più lungo per spiegarla. Vi sono persone che sembrano disorientarsi un po’ per il cambia-
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mento del confessore, per il cambiamento del predicatore, oppure anche per il cambiamento delle superiore, di quelle che in modo particolare avevano cura della parte spirituale. Vedete, il disorientamento è in chi non fa un vero lavoro ordinato nel suo spirito. Quando si è terminato il noviziato, ognuna deve essersi fatta un programma di vita religiosa e deve aver scelto un proposito, supponiamo l’osservanza dei voti, lo spirito di fede, la vigilanza sopra certe difficoltà, certe tentazioni, certe tendenze, certe passioni. Ognuna deve essersi fatto un programma. Poi negli Esercizi spirituali, meditando bene i propri bisogni, si trovano, si vedono i propositi che sono necessari.
Cambierà la suora che ha cura della vita spirituale, cambieranno i predicatori, cambieranno i confessori: ma la persona ha già preso la sua direzione. Dalla suora, dal predicatore e dal confessore non prenderà tutti i momenti un indirizzo nuovo, no. L’indirizzo è quello preso nella professione, è quello rinnovato o stabilito di nuovo negli Esercizi. Deve dirigersi con fortezza. Per questo è necessario che, anche se la predica fosse, supponiamo, sopra la preghiera, e invece tu avevi [il proposito] sullo spirito di fede, ecco il proposito principalmente deve ritornare sullo spirito di fede. E se è sul paradiso, deve tornare sullo spirito di fede, non deve cambiare. Cosicché il cambiamento esterno serve ad aiutare, e serve tante volte ad istruire di più, ma non a portare l’anima come se fosse una navicella senza timone sopra le onde del mare e agitata e spinta di qua e di là dai capricci del vento e delle correnti. La stabilità: faccio questo lavoro. Vivere di fede: la carità, l’osservanza del voto di obbedienza: Sarò obbediente ad ogni costo, in tutto. L’osservanza della povertà. Ma l’obbedienza poi comprende tutto e porta una gran pace nel cuore, perché allora si è sicuri di vivere nella volontà di Dio.
In sostanza: altro è la direzione di una giovinetta che ancora deve scegliere il suo stato e che fa i primi passi nella vita spirituale, altro è la suora che ha emesso i voti, specialmente se è già arrivata alla professione perpetua. Deve avere già un carattere suo, una personalità sua, e tutto il resto in quanto aiuta, e da tutto prende occasione per essere aiutata: dalle prediche, dalle esortazioni, dalle ispirazioni interne, dalle circostanze di
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luogo, di tempo, di persona. Da tutto prende forza. Vi è troppo pericolo che molte anime si smarriscano: un po’ una cosa, un po’ l’altra, e sono disposte a cambiare sette volte il proposito in una settimana, oppure a cambiarlo cinquantadue volte nell’anno, perché vanno a confessarsi cinquantadue volte. No, non così. La direzione stabilita in quei giorni in cui si ha maggior luce: noviziato e in quei giorni in cui si ha maggior luce: gli Esercizi. Poi si lavora in quella direzione. E se si cammina sempre nella stessa direzione, della strada se ne fa. Ma se uno va un pezzo avanti e poi torna indietro, e poi prende un’altra strada, e poi, di nuovo se prima aveva preso la strada di destra e adesso va sulla sinistra, quanto cammino avrà fatto alla sera? Avrà perso molto tempo. E quanto cammino in un anno, spiritualmente? Poco.
Stabilirsi un punto, stabilirlo bene e tornare sempre su quella decisione con gli esami di coscienza, con le Confessioni su quel punto, con i ritiri mensili, con le meditazioni, e anche con i libri spirituali che si leggono, servirsene in quanto aiutano all’osservanza di quei propositi fatti. Non perché una santa ha fatto così, tu devi fare quel proposito! No. Generalmente il proposito non si cambia lungo l’anno, generalmente. E se fossimo tutti capaci a intenderlo giusto, direi questo: la religiosa che ha fatto una vera decisione e che ha una vera volontà di farsi santa, quasi dirige il confessore, dirige la maestra di spirito. Perché? Perché se veramente tiene fermo quel proposito, si confessa su questo, allora gli avvisi sono lì sopra. Si aprirà lì sopra con la maestra di spirito e avrà gli avvisi, gli incoraggiamenti e i suggerimenti che riguardano quel proposito. Avere una personalità religiosa, la personalità di una santa religiosa.
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1 Predica tenuta ad Albano il [12] novembre 1957 durante il corso di Esercizi spirituali. Trascrizione da nastro A6/an 38b = ac 65a.

2 Vuoto di registrazione. Testo ripreso da trascrizione precedente.

3 Cf Gv 20,19.

4 Cf At 5,29.

5 Agnese (290/293ca.-305), nobile fanciulla romana. Fu decapitata appena tredicenne nel corso della persecuzione di Diocleziano.

6 Cf LP, pp. 156-157.

7 Locuzione latina.