Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. ORIGINE E UTILITÀ
DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI S. IGNAZIO1


Un ricordo: Al principio dell’Istituzione si voleva ottenere questa grazia, tra le altre, che fossero tenuti in onore, stimati gli Esercizi spirituali, e che gli Esercizi spirituali si facessero sempre con molta applicazione, devozione, frutto. Ora, il maestro degli Esercizi spirituali è considerato S. Ignazio2. Quindi si è voluto che qualche Figlia3 e qualche religioso portasse il nome del santo. Domani è la festa di S. Ignazio, e questa è un’occasione per ripensare al gran bene che è sempre un corso di Esercizi spirituali. Con il vostro soggiorno qui, in questa occasione offrire i patimenti, i sacrifici, le preghiere per questa grazia: che nel mondo gli Esercizi spirituali siano sempre più praticati nelle parrocchie, nelle comunità, nelle varie sezioni: le giovani, i giovani, gli uomini, le donne, e poi i singoli. E non solamente per la preparazione al noviziato, ma anche per la preparazione alla professione perpetua e alla preparazione agli Ordini sacri.
Gli Esercizi son sempre un tempo in cui il Signore parla alle anime, quando le anime desiderano gli Esercizi e si applicano con buona volontà.
Particolarmente nelle parrocchie si diffonda l’uso degli Esercizi, in tutte le parrocchie del mondo. Il santo Curato d’Ars4, parroco appunto di Ars, aveva ottenuto che in cento parrocchie si stabilisse un fondo, un po’ di denaro, per sostenere le spese degli Esercizi spirituali nella parrocchia. Certamente gli Esercizi spirituali in una parrocchia richiedono una
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certa spesa. Egli aveva curato che ci fosse una somma messa a frutto e il frutto, l’interesse, speso per questo fine. Poi bisogna ricordare che è sempre bene che gli Esercizi vengano fatti per intero, otto giorni, come son prescritti in generale per le religiose e per i religiosi; prescritti anche, secondo la disposizione canonica, per i sacerdoti tutti.
Ma anche gli Esercizi ‘da soli’ siano fatti bene. E a metà della vita si pensi anche ad un corso di Esercizi di un mese. Vi pare troppo? Gli Esercizi sono nati con otto mesi di Esercizi! Ecco, allora non sarà troppo a metà della vita, una volta. Ma adesso non voglio darvi questo consiglio, però sono di grande orientamento. Difatti non è prescritto nelle Costituzioni, tuttavia ogni anno nelle case dei Gesuiti e in altre case si raccoglie sempre un certo numero di religiosi e di sacerdoti per gli Esercizi di un mese. E va bene a circa metà della vita. Veramente non sappiamo quando sia la metà della vita, però si prende come regola non quello che durerà la nostra vita, ma quello che è la metà, che sarebbe verso i quaranta, quarantadue anni, secondo la media data dalle statistiche ultime.
S. Ignazio era un uomo di molto carattere, un uomo volitivo, si dice, di volontà ferma, e si era dedicato da giovane alla carriera militare. Nella sua mente l’ideale: la gloria di essere stimato un grande cavaliere e di poter occupare un posto distinto nella società per il suo valore. E così, essendo militare, alla difesa di Pamplona5, i nemici ebbero il sopravvento, ed egli fu ferito a una gamba; ebbe la gamba rotta. Allora fu ricoverato. Forte com’era, non diede un gemito, neppure durante l’operazione, e allora le operazioni erano fatte ancora in maniera molto primitiva. Inoltre l’operazione non riuscì la prima volta. Operato una seconda volta non diede un gemito, non fece un lamento, sebbene gli uscissero lacrime dagli occhi.
Durante la malattia, che fu piuttosto lunga, e durante la convalescenza, per passare il tempo domandò che gli portassero qualche libro che narrasse le storie dei grandi cavalieri. E allora la cavalleria era in grande onore e sappiamo che andò
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a certi eccessi e sciocchezze, quali risultano dal libro di Don Chisciotte6. Nell’ospedale non si trovarono i libri che egli voleva e gli portarono il Vangelo e alcune vite dei Santi7. E dovette adattarsi a leggere quelli. Ma mentre leggeva, quasi per far passare il tempo, la grazia di Dio operava nella sua anima e cominciò a ragionare: Io sto servendo un re come soldato; questo re non mi darà una gloria eterna, non mi darà un posto di onore eterno. Morirà anche lui. E perché non aspirare a una gloria nuova, cioè alla gloria del cielo? Servire Cristo Re; dedicarmi totalmente a combattere, ma a combattere al suo servizio, combattere il male.
Difatti l’istituto dei Gesuiti è formato, stabilito, animato come da uno spirito militare. Egli naturalmente ha infuso nel suo istituto lo spirito che aveva. E poi che cosa sarebbe la gloria umana? Non è un onore più grande combattere per un re eterno come Gesù Cristo, al suo servizio? La grazia di Dio si fece strada nella sua anima e dopo varie peripezie, quando già era guarito, si ritirò a Manresa dove stette in una grotta in penitenza e preghiera, e fece gli Esercizi di otto mesi. E negli Esercizi suoi prese degli appunti, e quegli appunti poi migliorati, elaborati in seguito, diventarono quel libricino che abbiamo intitolato Esercizi spirituali8. Il Signore lavorò tanto durante quegli otto mesi nel cuore di Ignazio ed egli incominciò tutt’altra vita: una vita di penitenza e di mortificazione, elemosinando il cibo e cominciando, così come poteva, a predicare. Conoscendo poi come il lavoro per la salvezza delle anime sarebbe stato più utile se egli fosse diventato sacerdote, cominciò a studiare, a imparare, fino a compiere gli studi necessari per arrivare al sacerdozio. E arrivò difatti al sacerdozio.
Allora dettava gli Esercizi; faceva fare gli Esercizi per lo più di un mese e quasi sempre una persona per volta. E non
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faceva le prediche come spesso si usa attualmente, ma dava i punti, suggeriva i pensieri. E quanti conquistò a Dio! E fra quelli che conquistò abbiamo i primi Gesuiti che fecero poi i santi voti nella basilica di S. Paolo9, dopo che il suo istituto venne approvato.
Allora tanto lui, come i suoi religiosi, si diedero alle opere di zelo con grande fervore; e fra le opere particolarmente questa: dettare, predicare Esercizi spirituali. E quanti santi fecero questi Esercizi spirituali! Si dice che fecero più conversioni di quante lettere si compone il libro degli Esercizi. Gli Esercizi furono approvati dai Sommi Pontefici. Anche Pio XI nel suo tempo, fece un’enciclica sugli Esercizi spirituali10. E Pio XI li faceva ogni anno a Rho con gli Oblati11. Egli ammirava S. Ignazio, leggeva volentieri le opere che illustravano e spiegavano gli Esercizi e, fra le altre cose, il libro Scintille Ignaziane12.
Il corso degli Esercizi spirituali si divide in tre parti: ‘via purgativa’ che si conchiude con la Confessione: purgarsi dal male. Poi, ‘via illuminativa’, per vedere la strada da fare in avvenire. Quindi considerare la vita di Gesù Cristo per seguirlo nella sua umiltà, nella sua povertà, nella sua obbedienza, nella sua pazienza, nel suo apostolato: ‘via illuminativa’. E terza parte, ‘via unitiva’: unirsi a Gesù Cristo. Stabilire l’unione dell’anima con Dio. «Vita vestra abscondita sit cum Christo in Deo, si potrebbe dire: La vostra vita sia nascosta con Cristo in Dio»13.
Gli Esercizi si propagarono dovunque e la Chiesa poi stabilì che gli Esercizi fossero obbligatori per gli istituti religiosi, per le Ordinazioni, per il clero secolare. E l’uso degli Esercizi,
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che sovente sono chiamati anche ‘missioni’, si diffuse larghissimamente nel mondo. A volte ci sono Esercizi di pochi giorni, tre giorni, e a volte invece gli Esercizi durano a lungo: secondo le circostanze, secondo le persone, secondo i luoghi.
Ecco, sarebbe bene che in occasione della festa di S. Ignazio si mettesse questa intenzione: ottenere la grazia che tutti i religiosi, le religiose, il clero, il popolo, specialmente gli intellettuali facciano frequentemente, o almeno qualche volta, gli Esercizi spirituali.
Quante persone abbiamo veduto entrare negli Esercizi con il cuore dissipato, e dopo una vita disorientata sono usciti cambiati! Hanno preso un orientamento nuovo nella vita e hanno cominciato a vivere in altra maniera. Io non mi sento più quello di prima; io mi sento un altro, mi diceva un medico dopo che aveva fatto il corso di otto giorni di Esercizi a Lanzo14, precisamente nella chiesa di S. Ignazio, in quel palazzo, in quella casa che è accanto al santuario stesso, alla chiesa stessa. Allora chiedere al Signore questa grazia.
Naturalmente agli Esercizi bisogna sempre prepararsi. Se uno va a mangiare senza aver prima digerito e senza aver appetito, ecco, che cosa sarà del suo cibo? Ma se uno va con lo stomaco libero e sente l’appetito e il cibo è conveniente, ecco che sarà un vero ristoro. Così è degli Esercizi. Sempre bisogna che le anime siano preparate, e che dimentichino un po’ il mondo, gli affari, le cose della vita ordinaria. Si tratta di isolarsi: «Venite in desertum locum et requiescite pusillum»15. Gli Esercizi cominciarono di là. S. Ignazio diede loro una forma nuova; ma i primi Esercizi li fece fare Gesù agli Apostoli: «Venite in un posto deserto dove non ci sia gente, e riposatevi un po’». Ma non intendeva solo il riposo fisico, intendeva specialmente un ristoro spirituale. Erano stati come in missione ed erano tornati con vari pensieri e avevano bisogno di
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ri-orientarsi, e cioè non compiacersi del frutto ottenuto, che non dipendeva da loro, ma dalla grazia, e saper attribuire a Dio ogni onore e gloria. Le persone che entrano in Esercizi siano guidate dal pensiero dell’eternità, dal bisogno che sentono di Dio e di vivere per il cielo.
Gli Esercizi poi siano fatti bene. A volte si fanno da soli e possono essere molto utili; molte volte si fanno predicati e possono essere molto utili. Ma non è tanto questo che è decisivo: l’essenziale per gli Esercizi non è sentire prediche, ma meditare e pregare. Negli otto mesi che S. Ignazio passò in Esercizi, non sentiva prediche: meditava. Gli bastavano pochi libri: il Vangelo. Ecco, ciò che importa è la meditazione, perché si tratta di sostituire ai nostri pensieri altri pensieri, e ai nostri sentimenti altri sentimenti, e alla nostra volontà un’altra volontà, quella divina. E per fare questo occorre il lavoro spirituale, interiore. Perché il cibo faccia bene, non basta guardarlo sulla tavola: bisogna prenderlo, e bisogna masticarlo e nutrirsene, perché si cambi in sangue. Allora, che tutti facciano bene, santamente gli Esercizi. E quando sarà venuto il tempo per noi di questa grazia, che sappiamo approfittarne al massimo. Questo è da chiedersi a S. Ignazio.
Noi facciamo generalmente gli Esercizi in maniera un po’ diversa dalla forma propria che vi ha impresso S. Ignazio, ma press’a poco la via da tenersi è quella che S. Ignazio ha insegnato e che ha seguito per sé. In primo luogo si tratta di fissare bene il pensiero del paradiso, poi pensare che noi camminiamo verso il paradiso, verso la santità, e detestare gli errori che abbiamo fatto quando siamo usciti un po’ da questa strada per il peccato. Venire a conchiudere che bisogna seguire Gesù Cristo e che egli è la strada giusta, egli è anche la vita, cioè è grazia per noi, per la quale possiamo approfondire la nostra fede e venire a fortificare la volontà per camminare bene e concludere con buoni propositi.
Ma, si dirà, a che cosa serve adesso per noi questo, oltre che a pregare? Serve a questo: lungo l’anno, cioè da un corso di Esercizi ad un altro, sempre gli stessi propositi ogni giorno, quelli fatti negli Esercizi, perché negli Esercizi si fissa un programma di lavoro spirituale. Ogni giorno da ripetersi quel
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proposito, ripetersi quel programma. Vedere come siamo, pregare che possiamo eseguirlo e svilupparlo completamente, affinché arrivando ad un altro corso di Esercizi ci sentiamo più in avanti nella santità, cioè, gente di fede più profonda, gente di volontà più salda, più risoluta, gente di sentimento, di cuore più unito a Dio. Sentiamo che l’anno non è stato inutile, ma che abbiamo fatto del progresso. Quindi prendere sempre quel taccuino, rileggere i propositi al mattino e, se non li leggiamo sul taccuino, almeno riandarvi con la mente, con la memoria.
Così nella Confessione settimanale, così nel Ritiro mensile, finché poi, arrivate a un altro corso di Esercizi, possiamo verificare: Ho svolto il mio programma? Non l’ho svolto abbastanza bene? La mia annata è stata utile per l’eternità? Non è stata molto utile?.
Il Signore ci dà le annate, perché? Per lo stesso fine per cui siamo creati, per cui ci ha dato la vita. Un’annata è una parte della vita. Conoscere di più Iddio, quindi più fede. Amare di più Iddio, quindi più unione con Gesù, più grazia, sentimento più soprannaturale. E poi: servire Dio, praticare di più le virtù, compiere di più la sua volontà che è servizio di Dio, servizio che può essere nella vita cristiana e per noi nella vita religiosa. Sia ringraziato il Signore che ha ispirato a S. Ignazio que-
sta forma di Esercizi spirituali, che è una forma veramente modello e utilissima per le anime. Sia ringraziato il Signore! E d’altra parte, [chiediamo] che tutti gli uomini, ma specialmente noi, corrispondiamo a questa grazia che il Signore ha voluto dare alla sua Chiesa per mezzo di S. Ignazio.
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1 Meditazione tenuta ad Albano il 30 luglio 1957. Trascrizione da nastro A6/31b = ac 53b.

2 Ignazio di Loyola (1491-1556), spagnolo, sacerdote. Fondatore della Compagnia di Gesù (1540). Autore degli Esercizi spirituali.

3 Ad esempio Maestra Ignazia Balla (1909-2003).

4 S. Giovanni Maria Vianney (1786-1859), sacerdote francese chiamato comunemente il Curato d’Ars, dove esercitò il suo ministero. Giovanni XXIII lo additò come modello per i sacerdoti con l’enciclica Sacerdotii nostri primordia del 1° agosto 1959.

5 Ignazio fu ferito a Pamplona (Spagna-Paesi Baschi) il 20 maggio 1521 durante lo scontro tra l’esercito francese e quello spagnolo.

6 Don Chisciotte della Mancia è l’opera letteraria più importante dello scrittore spagnolo Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616).

7 Durante la convalescenza (luglio-settembre 1521) Ignazio chiese alcuni libri per passare il tempo. Gli furono portate la Vita di Cristo di Ludolfo il Certosino e la Leggenda aurea di Giacomo da Varazze.

8 Gli Esercizi spirituali, elaborati da S. Ignazio di Loyola dal 1522 al 1535, furono stampati per la prima volta in spagnolo nel 1548 insieme al breve Pastoralis officii di Papa Paolo III che esorta tutti e dappertutto a servirsene.

9 La Compagnia di Gesù venne approvata dal Papa Paolo III il 27 settembre 1540. Ne seguì l’elezione di Ignazio a Preposito Generale e il 22 aprile 1541 con i primi compagni emise la professione solenne nella basilica di San Paolo fuori le mura, in Roma.

10 Il papa Pio XI nel 1922 dichiarò S. Ignazio di Loyola patrono degli Esercizi spirituali e nell’enciclica Mens nostra del 20 dicembre 1929 ne mise in evidenza la profondità della dottrina e del metodo ascetico.

11 Gli Oblati di Rho, congregazione di sacerdoti secolari e di laici dell’arcidiocesi di Milano dediti alla predicazione delle missioni popolari e degli Esercizi spirituali. Fondata da S. Carlo Borromeo nel 1578.

12 Raccolta di sentenze e consigli di S. Ignazio di Loyola per ogni giorno dell’anno, curata da Hevenesi G., pubblicata per la prima volta a Colonia nel 1715 e ristampata in diverse lingue.

13 Cf Col 3,3.

14 A Lanzo Torinese si trova il santuario di S. Ignazio con annessa casa per Esercizi spirituali, gestita dalla diocesi di Torino dal 1807. All’inizio del 1900 ebbe come rettore il beato Giuseppe Allamano (1851-1926), amico e consigliere di Don Alberione.

15 Cf Mc 6,31: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi

un po’».