Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
LA FIDUCIA IN MARIA1


È stato scritto: Supponete che si raccolga tutto l’amore che le madri terrene messe assieme portano ai loro figli, sarebbe certamente un grande amore, un fuoco molto ardente. Tuttavia l’amore che porta Maria a ciascuno di noi è immensamente più grande ancora. Diciamo a ciascuno di noi, perché la santa Vergine mentre ha cura di un figlio, ha cura pure degli altri figli, di ciascuno degli altri figli. Del resto l’amore di Maria verso di noi è l’amore verso il prossimo. Ora, l’amore verso il prossimo è tanto grande quanto in proporzione è grande l’amore verso Dio. Non c’è dubbio che la Vergine santissima in grazia, in santità, in amor di Dio superi tutti i santi assieme. E allora la Vergine santissima porta a ciascuno di noi un amore più grande di tutti i santi insieme.
Quindi pensiamo come ella, essendo potente, adopererà la sua potenza per noi. Conoscendo le nostre necessità, come interviene, come provvede ad ogni necessità! Allora avere grande fiducia in Maria. Quali necessità raccomandarle l’abbiamo detto terminando l’altra meditazione: tutte le necessità, si è conchiuso. Ma la nostra preghiera deve avere sempre di mira questo, che sia fatta la volontà di Dio. La volontà di Dio è sempre il meglio per noi e per gli altri. È sempre il meglio. Chi fa la volontà di Dio è aiutato dal Signore, perché il Signore aiuta coloro che vogliono servirlo, che vogliono amarlo, che vogliono conoscerlo, che vogliono obbedirgli, che vogliono fare, in sostanza, la sua volontà.
La nostra preghiera a Maria è tanto più gradita in quanto è diretta al compimento della volontà di Dio. Certamente Maria concede anche grazie materiali in quanto non sono nocive alla
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nostra santificazione. Però quanto più noi chiediamo le grazie in ordine al compimento della volontà di Dio, tanto più facilmente siamo esauditi. Notiamo però che molte volte noi non conosciamo del tutto i nostri bisogni, e allora, siccome Maria li conosce assai più di noi, diciamole che guardi lei in noi, che cosa c’è di più ammalato, quale parte del nostro essere è più inferma e che faccia la cura che vede utile, che dia il rimedio che vede necessario. Lei vede di che cibo dobbiamo essere nutriti. Allora Maria può domandare per noi quelle ispirazioni, può farci capitare in mano, supponiamo, quel libro, ci può far sentire dal confessore quella parola determinata, giusta per noi, e ci può far vedere quell’esempio che ci scuote, ci può anche mandare un rimorso che ci richiama a una vita più perfetta, più santa. Chiediamo sì, ma sempre come il malato che alla fine si rimette al dottore. Chi vuol curarsi da sé, magari contro il parere dei dottori, forse si aggrava, anzi alle volte con certezza si aggrava. Esponiamo i nostri bisogni e lasciamo fare a Maria. Lasciamo fare a Maria confidando che ella vede meglio i bisogni e che ci vuole aiutare.
Noi, se vogliamo, dobbiamo andare ancora più addentro alla cosa, cioè nelle nostre orazioni, azioni, patimenti della giornata e in tutto quello che capiterà nella giornata. E nella vita mettiamo questa intenzione: tutto sia fatto secondo il gusto di Maria, secondo quello che ama di più Maria, e cioè mettere, in altre parole, le sue intenzioni, le intenzioni di Maria. Allora noi affidiamo a lei l’amministrazione, diciamo così, dei nostri meriti, affidiamo a lei l’amministrazione delle nostre preghiere, dei nostri atti di virtù, perché li adoperi secondo la sua grande sapienza e secondo il suo grande amore. Anche quando diciamo al mattino la preghiera: Cuore divino di Gesù, ecc., e offriamo in unione del Cuore Immacolato di Maria2, intendiamo appunto mettere le intenzioni che ha quel Cuore immacolato. Aggiungerle alle intenzioni di Maria, perché tutto sia secondo le intenzioni di Gesù, quelle intenzioni per cui Gesù nella Messa si immola sugli altari. Le intenzioni di
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Maria! È sempre bello, per chi vuole, anche se pensa di non riuscire a praticarlo, offrire al mattino le intenzioni che Gesù ha nell’Ostia, che ha Maria nostra madre e che ha S. Paolo nostro padre. Nella giornata, e nella Messa particolarmente, offrire i sacrifici che si dovranno fare per il compimento dei nostri doveri3.
Per conseguenza, entrare sempre più nell’intimità di Maria, quello che ella vede nella sua sapienza, quello che ella desidera nel suo amore per noi, e chiedere, anche arrivando a dire che noi stiamo nella santa indifferenza di tutto, che disponga lei. Perché, per quanto noi possiamo disporre bene, non disporremo mai così bene, come può disporre Maria. Disponga lei! E sia che noi siamo infermi e sia che siamo in salute, sia che siamo in stima, sia che non siamo in stima presso gli altri, sia che siamo accontentati e sia che non siamo accontentati, sia che siamo tribolati interiormente e sia che abbiamo pene esterne: ecco rimetterci a lei, per rimetterci in Dio, nella santa volontà di Dio. Passando per Maria tutto diviene più facile, più semplice, anche più meritorio e piacerà di più a Dio e tutto sarà più esaudito. Ah, gran cosa vivere in questa santa unione con Maria! E se qualche anima si sente ispirata, lo faccia, stabilisca questa unione. Del resto per tutti vale farsi figli di Maria poiché lei è la nostra Madre, perché Gesù sul Calvario ha detto: «Donna, ecco il tuo figlio»4, indicando Giovanni. Quindi ha incaricato Maria di essere la nostra madre. Ma Gesù ha ancora aggiunto: «Giovanni, ecco tua madre», e cioè: Tu comportati da figlio. Allora il senso e il desiderio di Gesù morente era proprio questo, che noi ci facessimo figli di Maria, che ci consacrassimo a lei e vivessimo da suoi figli. Ed è questa la maniera che a Maria piace, che a Maria è gradita.
Fino a che punto possiamo arrivare a metterci in questa condizione, di stabilirci, di vivere abitualmente come figli di
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Maria? S. Luigi Grignion de Montfort vuole che si scelga un giorno di festa solenne, una festività ad onore di Maria, si faccia una buona preparazione con un ritiro, con una confessione più diligente, con una purificazione maggiore, e poi in quella solennità ci consacriamo a Maria5, e ci mettiamo nelle sue mani, come il bambino sta nelle mani della madre. Veri figli di Maria.
Guardiamo a Gesù. Gesù era il figlio naturale di Maria, e in questo noi non possiamo raggiungerlo. Ma vi sono i figli adottivi. Maria, madre adottiva, ci adotta, e noi siamo figli adottivi di questa madre. L’abbiamo e la vogliamo nostra madre. Gesù ha voluto abbandonarsi totalmente a Maria: Gesù non fu portato da Maria nel suo seno per nove mesi? E Gesù non è nato forse da Maria? E non fu curato bambinello da Maria in tutto, secondo usano e devono fare le buone madri verso i loro bambinetti? Le buone madri, e Maria era la madre più delicata, da una parte perché santissima e dall’altra perché sapeva bene chi aveva tra le sue mani, chi metteva nella culla o, prima ancora, nella greppia della grotta di Betlemme! Con quale delicatezza! Ecco con grande delicatezza noi dobbiamo mettere l’Ostia nel santo tabernacolo. Sì, pensiamo alla delicatezza, alla santità delle mani di Maria nel trattare il bambino Gesù. Era suo figlio!
E Gesù poi era a lei obbediente, sottomesso, serviva sua madre, la compiaceva nei desideri, l’accompagnava quando era possibile accompagnarla, per esempio, nell’andare alla sinagoga al sabato, per andare a Gerusalemme, quando Gesù, aveva dodici anni, dove sappiamo che cosa ha fatto. E Gesù ha voluto l’assistenza di questa madre quando predicava nella vita pubblica, e la sua assistenza di madre quando stava per morire sulla croce. Quando Gesù venne inchiodato, Maria era presente.
La madre interviene sempre, come abbiamo considerato, presso i figli che si trovano in maggiori pene. Pensiamo come doveva trovarsi là sul Calvario, quando Gesù veniva inchioda-
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to, e quando fu alzato sulla croce, quando Gesù agonizzava e spirò. E volle anche che la sua salma fosse composta da Maria, che non la toccassero mani meno sante, eccetto in quei servizi che naturalmente non poteva fare Maria, come la deposizione dalla croce. Gesù volle comportarsi da figlio di Maria fino a quando Gesù salì al cielo.
Potessimo noi arrivare ad essere figlioli così buoni, così docili verso questa madre, tanto da sentire sempre: Questo piace o non piace a Maria?. Oppure: Cosa farebbe e come farebbe Maria nel mio caso? Che cosa direbbe Maria in questa circostanza? Forse tacerebbe? Forse, anche solo con lo sguardo, darebbe un’ammonizione? Farebbe una correzione?. Oh, le madri parlano non solamente con la lingua, ma parlano con gli occhi, parlano con l’atteggiamento, tante volte parlano tacendo!
Se possiamo dunque arrivare a consacrarci a Maria, bisogna però consacrare tutto. S. Luigi Grignion de Montfort dice: Consacrarle il corpo, consacrarle la mente, la volontà e il cuore; consacrarle i meriti e le virtù; consacrarle le nostre occupazioni e i nostri uffici; consacrarle i propositi e la volontà di farsi santi6. Questa consacrazione suggerita da S. Luigi Grignion de Montfort è ciò che si riferisce a tutti i cristiani, a tutti quelli che vogliono farsi figli di Maria. Noi però abbiamo da consacrare tre altre cose come religiosi, e ciascuno secondo il proprio Istituto.
Primo: consacrarle la vita religiosa, i voti: la testa con l’obbedienza, con i pensieri santi; consacrarle il cuore con i sentimenti, con i desideri. Consacrarle i pensieri, la nostra intelligenza perché la mente abbia sempre pensieri santi, pensieri secondo la verità, secondo il bene, pensieri che piacciano a Dio. Consacrarle la vita religiosa.
Secondo: consacrarle l’apostolato speciale dell’Istituto, secondo l’Istituto.
Terzo: consacrarle lo spirito del proprio Istituto: Voglio vivere secondo questo spirito. Naturalmente questo spirito si vivrà un po’ secondo le circostanze, come si potrà, perché
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stando nel proprio Istituto si farà l’apostolato del proprio Istituto, e quando si è inferme non si fa l’apostolato proprio. Se poi si è inferme in una casa di cura come questa, si conserva lo spirito, e si fanno le pratiche della casa dove una si trova. Ma quello spirito speciale, quel sentimento particolare che il Fondatore ha voluto imprimere per illuminazione di Dio in quella Congregazione, in quell’Ordine si mantiene.
Tre cose in più: la nostra consacrazione abbraccia tutta la consacrazione di S. Luigi Grignion de Montfort, ma ha tre elementi in più che sono i più preziosi, dato che sono la vita religiosa, e ancora l’apostolato proprio e poi lo spirito proprio. In un Istituto domina specialmente la povertà, se guardiamo le Suore del Cottolengo7, la fiducia in Dio e nella Provvidenza del Signore. Ogni Istituto ha delle particolarità, poi tutti insieme in cielo formeranno quell’armonia di lodi, che salirà all’augusta Trinità, insieme a Gesù Cristo e alla Vergine per tutta l’eternità. Che concerto solenne di tutte le anime sante, alternato con i cori degli angeli che popolano il paradiso! Che bella cosa! Pensiamo che tutto ci viene da Maria e più noi ci facciamo suoi figli e più riceviamo, più siamo curati da lei. Ecco, gli Esercizi possono ordinarsi in questa maniera: arrivare alla fine con una bella consacrazione a Maria, consacrazione di tutto.
Vi sono anche delle cose che nella consacrazione non si dicono, ma si devono comprendere da ognuno, ad esempio: io sono un peccatore, devo consacrarle la mia penitenza che dovrò fare d’ora in avanti per piacere al Signore e per andare in paradiso, una vita di penitenza, di riparazione, di mortificazione. Un’altra anima, invece, sarà nell’innocenza e deve consacrare quell’innocenza ed impegnarsi, con non minor fatica della penitente, a conservare l’innocenza e a farla maturare. Non è sempre detto che l’innocente in paradiso andrà più in su che il penitente. Vi sono tante cose misteriose, tante cose che passano tra noi e Gesù. Del resto bisogna anche aggiungere che vi sono tante cose che non si dicono a nessuno, né al confessore,
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né alla mamma terrena e neppure, a volte, siamo così aperti da dirle tutte a Gesù per un timore che non è sempre buono, ma intanto c’è. E allora queste cose così intime, confidiamole a Maria. A questa Madre celeste che cosa è che non si possa dire e che non sia utile dire? Aperti con lei: aperto sempre il cuore, parlarle a cuore a cuore. E tante volte basta guardarla, anche se non si ha la forza, in quel giorno non si ha il raccoglimento di parlarle, perché la testa a volte non è così raccolta, lo spirito non è così sereno. Basta guardarla, guardare Maria vuol dire acquistare la serenità. Si dice che S. Filippo8, con il suo fare e con il suo dire, metteva sempre la letizia in chiunque si avvicinava a lui per quanto uno fosse triste e malinconico. Sia che uno sia tentato, che sia turbato interiormente, guardi Maria! Maria comunicherà all’anima quella serenità e quella letizia, quella pace che essa stessa gode in grado altissimo. Facciamoci figli di Maria!
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1 Predica tenuta ad Albano l’8 novembre 1957. Trascrizione da nastro A6/an 37a = ac 61b.

2 Cf Le preghiere della Pia Società San Paolo, Edizioni Paoline, Roma 1944, p. 17.

3 La trascrizione originale è questa: “È sempre bello, per chi vuole conoscerlo, anche se non crede di praticarlo perché non aspetta, al mattino le intenzioni che ha Gesù nell’Ostia, che ha Maria nostra Madre, e che ha S. Paolo nostro Padre; nella giornata, nella Messa particolarmente, nella comunione e nei sacrifici che si dovran fare poi per il compimento dei nostri doveri”. Le curatrici hanno elaborato il testo per favorire la lettura.

4 Cf Gv 19,26.

5 Cf Luigi Grignion de Montfort, Atto di consacrazione a Maria, in Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, o. c., pp. 217-218.

6 Ibid.

7 S. Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), sacerdote di Torino, fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza (1832) e delle congregazioni ad essa collegate: Fratelli, Suore e Sacerdoti del Cottolengo.

8 Filippo Neri (1515-1595), nativo di Firenze, si trasferì a Roma nel 1535. Ordinato sacerdote, si dedicò ad un’intensa opera caritativa e apostolica caratterizzata da una gioiosa spiritualità. Fondatore della Congregazione dell’Oratorio (1575).