Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. ALLA SCUOLA DEL DIVIN MAESTRO
VIA E VERITÀ E VITA1


Preparazione al Natale, preparazione fatta con Maria, la quale attendeva il Figliuolo suo. Ed ella cominciò nel presepio a mettersi alla scuola del Figlio di Dio incarnato. Oltre ad esserne la madre, ne divenne l’umile discepola, imitandolo in tutto quello che egli faceva e meditando tutte le parole che uscivano dal suo labbro.
Che cosa dobbiamo aspettarci, che cosa dobbiamo domandare al Bambino? Cosa vogliamo che lui ci porti? Ricordiamo questo: nel 1900, verso la fine dell’Anno Santo, eravamo già a novembre, Leone XIII promulgò un’Enciclica2 che invitava a dare uno sguardo al nuovo secolo che stava avvicinandosi, ed era destinata a dare l’indirizzo alla cristianità per il nuovo secolo. L’indirizzo era questo: seguire Gesù in quanto egli è, come egli è Via, Verità e Vita3. E avete stampato questa Enciclica pochi giorni fa4. Leone XIII dimostra che l’indirizzo per l’umanità, il programma per la cristianità nel secolo che stiamo trascorrendo è veramente questo: studiare, imitare, seguire Gesù Cristo in quanto è Via, Verità e Vita. L’indirizzo per il secolo.
La Società San Paolo allora, ha fatto proprio questo indirizzo. D’altra parte, poco dopo S. Pio X, succeduto a Leone XIII,
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prendeva come programma: «Instaurare omnia in Christo»5, che con altre parole ha lo stesso senso. E la Società San Paolo lo ha preso come indirizzo e lo ha inserito nelle Costituzioni. Cosicché articoli fondamentali sono quelli che dicono che la pietà deve essere uniformata alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; e che lo studio deve uniformarsi alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; e che l’apostolato deve dare Gesù Maestro Via, Verità e Vita. E ci sarebbe ancora un punto che però è implicitamente indicato: tutta la vita paolina sia inserita, ossia uniformata a Gesù Cristo Via, Verità e Vita. Così ciò che viene dal Vangelo e che vuole veramente Gesù, ci è ripetuto dal Vicario di Gesù Cristo, dal Papa Leone XIII, come indirizzo per il nuovo secolo.
Allora, che cosa dobbiamo fare nell’approssimarsi delle feste natalizie? Cosa chiedere al Bambino? Chiedere al Bambino di uniformare i nostri studi, la nostra disciplina religiosa, la nostra pietà, il nostro apostolato a questa devozione, a questo spirito, cioè a Gesù Cristo Via, Verità e Vita. E vuol dire che non abbiamo da considerare soltanto la sua dottrina, né soltanto la sua morale, né soltanto la liturgia della Chiesa, ma abbiamo da considerare Gesù Cristo come egli è. E la Famiglia Paolina, avendo per regola di praticare ogni giorno la Visita al santissimo Sacramento, deve attingere dal Vangelo e dal Tabernacolo il suo spirito. Nel Vangelo Gesù Cristo non si mostra solo come un insegnante, ma si mostra come Maestro. L’insegnante dice delle cose che saranno più o meno belle, più o meno vere, ma il suo ufficio termina lì. Il Maestro invece, fa altre due cose che sono tanto importanti quanto l’insegnamento: il Maestro prima precede con l’esempio, insegna con l’esempio. E Gesù ha insegnato con l’esempio per tutta la sua vita, e a questo insegnamento dell’esempio ha dedicato specialmente i trent’anni della vita privata. Poi il Maestro spiega, indica agli alunni ciò che devono fare, e mostra quello che egli ha fatto, come egli vive. E i discepoli sono molto più facilmente istruiti dall’esempio che non dalle parole. Poi il Maestro divino presenta anche gli aiuti, le grazie, perché quello
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che ha insegnato e quello di cui ha dato l’esempio venga seguito, imitato, praticato.
Questa è la missione della Chiesa: «Andate e insegnate, dite e mostrate come devono fare ciò che io vi ho detto. E battezzate, cioè santificate le anime nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo»6. La Famiglia Paolina non può essere innestata che in Christo et in Ecclesia. La Chiesa adempie questo triplice ufficio per mezzo dei sacerdoti, per mezzo particolarmente del Papa, dei vescovi, l’adempie stabilmente, continuamente, fino alla fine dei secoli. Allora uniformandoci a questa devozione che è anche l’indirizzo dato dal Papa all’affacciarsi di questo secolo, ecco noi viviamo in Ecclesia e viviamo in Christo. La vita religiosa paolina è questo: vivere precisamente nella Chiesa e in Cristo, sull’esempio di S. Paolo, sotto la protezione di S. Paolo, nell’insegnamento di S. Paolo. Egli si è fatto forma ai suoi discepoli, e la sua forma è conformata alla forma originale che è il Cristo stesso.
Parlando anche più semplicemente, al Bambino dobbiamo domandare: primo, di prendere la sua via. Egli ha detto: «Io sono la via». E la via qual è? La via sua incomincia dall’entrata in questo mondo, come uomo, come Figliuolo di Dio incarnato e la sua via va fino al cielo «alla destra del Padre»7. Cioè Gesù ci ha insegnato a passare per la via più bella, non soltanto i comandamenti, ma anche i consigli. Egli è la via del religioso, della religiosa: nella povertà, e la vediamo particolarmente praticata al presepio; e nella castità, in tutta la sua vita di amore a Dio e di amore alle anime; e nell’obbedienza continuata fino alla morte. Egli è la via. Domandare di poter entrare in questa scuola di esempi, in questa scuola che ha inizio al presepio e di capire sempre meglio come ci santifichiamo. Non c’è altra santità fuori che l’imitazione di Cristo, non c’è altra santità fuori di quella che è descritta nel Vangelo.
E allora, quale santità ci ha indicato Gesù Cristo? A ogni cristiano egli ha dato i comandamenti e i suoi precetti parti-
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colari, ma a quelli che vogliono una vita più elevata, ha detto: «Se vuoi essere perfetto...»8. Perfetto nell’imitazione di Gesù Cristo, perfetto nell’osservanza della povertà, nell’osservanza della castità, nell’osservanza dell’obbedienza, nell’osservanza della vita comune e della vita religiosa perfetta quando si unisce all’apostolato. Domandare poi a Gesù che ci faccia penetrare gli insegnamenti che egli ha dato, non solo con il suo esempio, ma anche con la sua parola. Egli ha predicato. Quello che ha predicato, quanto alla dottrina lo avete particolarmente dal catechismo, le verità che egli ha insegnato, i misteri che ha svelato: verità e misteri a cui noi dobbiamo prestare fede.
Egli ha ancora ammaestrato gli uomini circa la vita da tenere, ha indicato la perfezione, che doveva essere come ideale, sebbene non si raggiunga mai, ma ha indicato come punto a cui tutti devono tendere: «Siate perfetti come è perfetto il Padre mio celeste»9. Poi ha indicato i due precetti della carità verso Dio e verso il prossimo, e le beatitudini. Particolarmente ha insistito sull’umiltà del cuore di cui egli ha dato esempi splendidi, divini, particolarmente al chiudersi della sua vita terrena, all’ultima cena, quando lavò i piedi ai suoi discepoli. Domandare a Gesù di credere alla sua parola, al suo insegnamento sia dogmatico che morale.
Terzo, al Bambino dobbiamo chiedere ancora la grazia di vivere la sua vita. Egli ha acquistato la vita soprannaturale che l’uomo aveva perduto con il peccato. Ha acquistato la vita soprannaturale, la vita della grazia per mezzo specialmente della sua passione e morte, e del resto per mezzo della sua santissima vita: dal presepio fino al sepolcro.
Chiedere la grazia di saper sempre meglio stabilire la nostra unione con Dio. Quindi non soltanto la grazia prima10, ma la grazia che va perfezionandosi, la grazia che va sempre crescendo con il crescere dei giorni, delle ore. Vivere in Cristo, sì! Alla vita naturale aggiungere la vita soprannaturale e
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una vita abbondante: «Veni ut vitam habeant et abundantius habeant»11.
Così al presepio noi dobbiamo accostarci con lo spirito di Maria e comprendere bene che cosa volesse indicarci il Signore quando ci ha detto: «Io sono la Via, la Verità e la Vita», che è comprendere la Chiesa, che è comprendere il Vangelo. Comprendere e amare. Se noi amiamo questa devozione a Gesù Maestro considerato come egli è in tutti i suoi aspetti, certamente faremo molto progresso, molti meriti. Vi sono, a volte, delle devozioni che sono buone, ma non sono così costruttive e non hanno il frutto di questa devozione. E giacché la provvidenza di Dio ci ha dato questa immensa ricchezza di capire sempre meglio Gesù Cristo, noi siamo riconoscenti. Accettiamo questa devozione con molta umiltà e amiamola sempre meglio.
Con il giorno 25, Natale di nostro Signore, entriamo nella scuola del Maestro divino. La raccomandazione, perché siamo accettati in questa scuola, ce la fa Maria, se noi in questi giorni recitiamo dei buoni rosari. Entrando in questa scuola diciamo a Gesù che si sveli a noi. Non solamente che Maria ci mostri Gesù dopo questo esilio, ma che possiamo comprenderlo di più, penetrarlo di più. Promettiamo quello che è obbligo, ciò costituisce lo spirito, cioè l’anima dell’Istituto: la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Questa non è solamente preghiera. La devozione comprende tutto, specialmente quello che si fa nella vita quotidiana, perché la devozione, secondo
S. Tommaso, è la prontezza a compiere ciò che è il volere di Dio12. Il volere di Dio, l’acquistare veramente lo spirito paolino è qui, perché questo è l’anima della Congregazione. E non si farebbe una vera professione se non si acquistasse questo spirito. Noi avremmo un corpo, ma non l’anima della Congregazione.
Bisogna che in primo luogo abbiamo l’anima per vivere veramente da paolini, per vivere la nostra vocazione. Non è una bella espressione, non è un consiglio, è la sostanza della
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Congregazione, essere o non essere paolini. Non si possono fare delle discussioni. Lo studio deve essere uniformato alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; la disciplina religiosa deve uniformarsi a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; la pietà uniformarsi alla devozione di Gesù Maestro Via, Verità e Vita e l’apostolato deve dare questo. Quando non dà questo è fuori strada e non è benedetto; quando dà questo è sulla sua via, la via di Dio e allora benedizioni sopra benedizioni.
Il Signore voglia, in questo tempo che chiamiamo il tempo natalizio, farci comprendere bene lo spirito della liturgia che ci porta qui. E la nostra vita non è una vita eccezionale, è una vita in cui noi vogliamo seguire meglio la Chiesa e seguire Gesù Maestro meglio dei semplici cristiani. Non siamo attaccati a formalità, non abbiamo da darci un colore, come fanno le signorine per darsi il colore, invece abbiamo da possedere la vita, la salute vera, perché anche se una è inferma e si dà un bel colore, quel bel colore non le conferisce la salute vera. Non siamo paolini di nome, ma siamo paolini di fatto! La salute, la vita è lì: la devozione a Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita, praticata, vissuta in quel modo che ci sarà possibile, sforzandoci ogni giorno per arrivarci sempre un po’ meglio. E avremo tante consolazioni. Allora la vita, il nostro passaggio sulla terra, sarà un passaggio felice e la morte sarà un transito sereno, perché si tratterà di andare a vedere perfettamente il Cristo come egli è, e vivere la sua vita eterna, felice in cielo.
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1 Predica tenuta a Roma il 21 dicembre 1957. Trascrizione da nastro A6/an 40b = ac 69a. Sullo stesso tema e con lo stesso stile è stata fatta una meditazione anche alle Pie Discepole del Divin Maestro di via Portuense il 22 dicembre 1957 (cf Giacomo Alberione, Alle Pie Discepole del Divin Maestro 1957, Casa generalizia Pie Discepole del Divin Maestro, Roma 1986, pp. 340-348). La Società San Paolo pubblica sul San Paolo di gennaio 1958 un articolo di Don Alberione dal titolo: “La Tametsi futura di Leone XIII” (cf CISP, pp. 1218-1225).

2 Tametsi futura, 1° novembre 1900, in Enchiridion delle encicliche, vol. III, EDB 1999, pp. 1184-1211. Il sedicenne Alberione, alla ricerca di luce per la sua vita, rimase colpito da questa enciclica che presenta Gesù Cristo Via, Verità e Vita e a lui affidò il secolo nascente. Cf AD 13-22.

3 Cf Gv 14,6.

4 L’enciclica Tametsi futura è stata pubblicata per la prima volta dalle Figlie di San Paolo di Roma nella collana Il Pastore che ci guida, n. 82, in data 11 dicembre 1957 (cf CISP, p. 1218).

5 Cf Ef 1,10: «…ricondurre al Cristo tutte le cose».

6 Cf Mt 28,19-20.

7 Dal Credo Niceno Costantinopolitano.

8 Cf Mt 19,21.

9 Cf Mt 5,48.

10 La grazia prima è quella per cui l’uomo passa dallo stato di peccato allo stato di giustizia. La grazia seconda è accrescimento della grazia prima.

11 Cf Gv 10,10: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

12 Cf S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 82, a. 3.