Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV
S. GIUSEPPE COOPERATORE DELLA REDENZIONE1


Felice questo giorno in cui onoriamo S. Giuseppe che tutto si è donato a Dio; così anche voi avete fatto il vostro dono pieno completo di voi stesse al Signore. S. Giuseppe nell’ordine della provvidenza venne scelto a cooperatore della nostra redenzione. Maria fu la prima corredentrice e S. Giuseppe, assieme a lei, contribuì da parte sua fedelissimamente alla salvezza del mondo. S. Giuseppe infatti preparò la vittima, Gesù-ostia, la vittima di placazione per i peccati dell’umanità. S. Giuseppe preparò il Sacerdote eterno nel quale tutti noi siamo assunti come sacerdoti. S. Giuseppe preparò il Maestro divino che venne a manifestare i misteri di Dio, a insegnare agli uomini la via della pace, dell’eterna salvezza. Egli ebbe una cooperazione intima alla redenzione, alla salvezza.
Il nostro apostolato è cooperazione alla cristianizzazione del mondo, cooperazione alla salvezza delle anime, secondo il vostro stato e nella vostra condizione. Il Signore, eterna bontà, sapienza infinita ha voluto che accanto al suo Figlio incarnato operasse Maria. Egli fu accompagnato dalla Madre dal momento in cui prese abitazione nel suo seno fino al momento in cui salì al cielo. Gesù fu sempre accompagnato nella sua missione dalla Madre sua. Così il sacerdote viene accompagnato dalla suora. Ciascuno opera secondo la sua condizione, e tutte e due tendono alla salvezza delle anime, alla cristianizzazione del mondo.
La redenzione è stata compiuta intera sul Calvario da nostro Signore. Che cosa manca dunque? Manca l’applicazione.
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Poiché se il Figlio di Dio fatto uomo morendo sulla croce ha acquistato per noi la vita soprannaturale, occorre che questa vita arrivi ad ogni anima e che ogni uomo oltre la vita naturale possegga la vita soprannaturale. E se il Maestro divino ha lasciato mirabili esempi di santità, di perfezione, questi esempi devono essere ripetuti da noi al cospetto del mondo. Dobbiamo vivere esemplarmente, cercando di imitare il Signore in quello che è più perfetto e cioè nei consigli evangelici della povertà, castità e obbedienza. E se il Figlio di Dio ha insegnato la sua dottrina celeste che è la vita, ecco che voi siete chiamate a partecipare nella Chiesa di Dio a questo insegnamento secondo la vostra condizione.
Le parrocchie che visitate, le famiglie che visitate, le giornate del Vangelo, la diffusione dei periodici e dei libri, le giornate catechistiche, ecc., hanno lo stesso fine che ebbe Gesù nel predicare la sua dottrina: a gloria di Dio e a pace degli uomini di buona volontà. La cristianizzazione del mondo non è ancora compiuta. Quanti non conoscono Gesù! Quanti pur conoscendolo non lo seguono, non lo amano, non vivono la vita soprannaturale e hanno il nome di essere figli, ma in realtà non sono figli della grazia, di quella vita soprannaturale la quale ci rende degne della vita eterna, del cielo.
Avete dunque scelto la parte migliore: cooperare alla redenzione del mondo. S. Giuseppe vi cooperò efficacemente, perché ebbe una vita interiore molto intensa. La vita esteriore, l’apostolato è tanto fruttuoso quanto c’è di vita interiore. La fiamma dell’apostolato manderà tanta luce e tanto calore agli uomini quanto è alimentata, quanto il fuoco è acceso. Opererete tanto bene, quanto sarà attiva la vostra vita interiore. Vivere allora le Costituzioni, vivere in una atmosfera elevata tendendo sempre alle vette, non adattarsi ad una mediocrità che porta con sé innumerevoli danni.
Aspirare sempre all’alto, pur con la nostra tendenza al male, pur con le nostre passioni. Aspirare sempre. Elevazione! Elevarsi a Dio, cercare Dio. Elevarsi come aquile verso Dio. Con questa vita interiore il ricordo del giorno presente vi sarà sempre di grande consolazione e vi sarà sempre di più presente quello che vi è stato risposto alla vostra professione: Se sarete
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fedeli, il centuplo di grazie, un aumento quotidiano di grazia e poi, se corrisponderete a queste grazie, la vita eterna. Fortunato il giorno quando il Signore chiamandovi a sé risponderete il nostro sì, come avete risposto il vostro sì oggi sulla terra. Non guardare mai indietro, perché chi mette mano all’aratro e poi si volge indietro pentito, non è degno del regno dei cieli2. Ma chi continua a tracciare il suo solco e a vivere la vita a cui è stato chiamato avrà una grande corona alla fine: Ho compiuto il mio viaggio, ora la corona di giustizia3.
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1 Predica tenuta a Roma il 19 marzo 1957. Dattiloscritto, carta vergata, fogli 2 (22x28). Il Diario Sp. riporta che il Primo Maestro presiede alla cerimonia della professione perpetua di trentasei Figlie di San Paolo e alla rinnovazione dei voti. Al termine della cerimonia detta la meditazione per l’occasione (cf p. 1472). Esiste un dattiloscritto successivo.

2 Cf Lc 9,62.

3 Cf 2Tm 4,8.