Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8.
TRIPLICE PROVA

Abbiamo considerato come il Signore ci offra la possibilità di guadagnare il 30 per uno, il 60 per uno o il 100 per uno, attraverso o una vita cristiana bene osservata, o una vita di consacrazione al Signore nell'osservanza dei consigli evangelici, o ancora nella pratica dell'apostolato. Il Signore offre, non tutti però hanno le stesse grazie, perché anche nella consacrazione a Dio occorre una vocazione.
Il Signore creandoci non ci abbandona, non è come un padre stolto il quale mette al mondo i figli e poi non se ne cura. Il Padre Celeste volendo che tutti camminino verso il cielo, indica diverse strade, una strada all'uno e una strada all'altro e, nella sua sapienza e nel suo amore, dà a tutti le grazie necessarie per camminare in quella via nella quale egli li vuole, in quella via per la quale si giunge a quel grado di meriti, di gloria che è nei suoi disegni eterni.
È incomprensibile la sapienza di Dio, è incomprensibile il suo amore per noi. Se noi avessimo lo spirito di riflessione, quante volte ci commuoveremmo al vedere e al costatare quali sono le misericordie che il Signore ha sparso lungo il cammino della nostra vita. Ci ha infuso le grazie nel battesimo, successivamente nella Cresima, nella Penitenza, nelle Comunioni e poi in tutto il complesso della nostra vita.
Il Signore si mostra buono con noi: «Ego bonus»: Io sono il buono, ossia io sono la bontà. Quando arriveremo al giudizio di Dio e comprenderemo tutte le grazie ricevute, noi saremo come davanti a una specie di estasi, rileveremo allora gli infiniti tratti di misericordia, i delicatissimi tratti della bontà di Dio che continuamente, momento per momento, ci segue.
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Il Signore chiede a tutti, per dare il Paradiso, una prova. Come quando, studiando, per passare a una classe superiore ed essere promosso, si dà l'esame. Così noi alla fine della vita subiremo l'esame: il giudizio di Dio. A secondo di come il Signore ci troverà, saremo promossi o no. Se il Signore trovasse delle anime come quella di Caino o quella di Giuda, allora l'esame non è superato. Quanti sulla terra ebbero fede nell'inferno, là quelle pene saranno moltiplicate per sempre. Infelici! Il Signore assoggetta a una prova. La prova è triplice: prova di fede, prova di amore, prova di fedeltà, tre prove che formano poi in sostanza una sola prova per promuoverci al cielo.
Una prova di fede: è necessario credere e chi non crede è già condannato e non ha più bisogno di altro. Non occorre neppure dire se sia necessario trovare in quell'anima dei peccati contro questa o quell'altra virtù, contro questo o quell'altro dovere. Il primo dovere è di credere. Credere a Dio, a Gesù Cristo, alla redenzione, alla Chiesa. Credere nella remissione dei peccati, alla risurrezione della carne, alla vita eterna, al Paradiso. Credere ai Sacramenti, all'efficacia del Battesimo, della Cresima, dell'Eucarestia, della Confessione. Credere che Gesù Cristo ci ha tracciato la via del cielo e dobbiamo passare per quella via imitando lui, vivendo come Egli è vissuto. «Qui non crediderit condemnabitur»: Chi non crederà sarà condannato (Mc 16,16).
Il Signore per aiutarci ci ha fatto proporre le verità, per mezzo della Chiesa, dei catechismi e dell'istruzione religiosa in generale. Noi dobbiamo credere, perché lì è la radice di tutta la salvezza, di tutta la santità. Se manca la radice, la pianta non cresce e non dà frutti.
Quanti non credono, o almeno praticamente vivono come se non credessero! Quando si combatte Gesù Cristo la Chiesa, la dottrina cattolica, manca la fede e, di conseguenza, non c'è la prova relativa.
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Per grazia di Dio noi siamo stati illuminati e tutti i giorni ripetiamo il credo di cuore e protestiamo di credere all'Eucarestia, al valore della Messa, al valore della Comunione, alla bellezza e alla preziosità della visita al SS. Sacramento. Crediamo!
Una seconda prova: prova di amare il Signore. Vi è chi ama solo il denaro, teso solo verso questo, anche a costo di calpestare la legge di Dio. Vi è chi ha solo in mente l'onore, le posizioni, anche a costo di offendere il Signore. Vi è chi va cercando solo il piacere e cerca solo le soddisfazioni e a volte le più sensuali, le più basse. Questo è contrario all'amore di Dio.
L'amore di Dio vuol dire trovare in Lui riposo, pensare che Lui è la nostra pace, la nostra salvezza, ordinare la vita a Dio, al Paradiso. L'amore di Dio è un sentimento profondo dell'anima, la quale vuole il Signore e vuole operare per il Signore, vuole il Paradiso e vuole operare per il Paradiso. Dire: faccio questo per amor di Dio, è come dire: faccio questo per il desiderio del Cielo, per la mia salvezza, perché in Paradiso si vedrà Dio, si possederà Dio, eterna felicità e sommo bene. Dobbiamo anche amare il prossimo rispettandolo e aiutandolo.
In terzo luogo vi è una prova di fedeltà. Bisogna cioè obbedire a Dio, osservare i comandamenti e quindi obbedire ai superiori legittimamente costituiti. Poi, chi vuole, va più avanti; ascolta Gesù anche nei desideri, che sono i consigli evangelici, cioè la povertà volontaria, la castità volontaria, e l'obbedienza volontaria. Poi vi è ancora chi va più avanti e ascolta i sospiri del Cuore di Gesù: datemi anime. Gesù ha una grande sete di anime, e vi sono persone che hanno la stessa sete di Gesù e vorrebbero portare a Lui un'acqua fresca che estingua la sua sete. E l'acqua fresca che si può portare a Gesù perché lo consoli sono le anime. Queste sono la bevanda che disseta Gesù. Non sentite qualche volta Gesù che dice: «Da mihi bibere»: dammi da bere (Gv 4,7). Gesù al pozzo di Sichem, rivolto alla Samaritana chiede: «Donna, dammi da bere».
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Voi lo sentite un po' nella vostra anima che Gesù chiede: donna, dammi da bere. E quante anime lasciano tutto per dedicarsi completamente a Dio, al servizio, all'amore, alla salvezza del prossimo. Rispondiamo.
Quindi questa triplice prova di fede, di amore e di fedeltà al Signore può essere di tre gradi: primo, nell'osservanza dei comandamenti; poi nell'osservanza dei consigli evangelici, se si è chiamati; e terzo, nella pratica dell'apostolato, cioè nel servizio al prossimo, o compiendo una delle sette opere di misericordia corporali, o una delle sette opere di misericordia spirituali, specialmente quella dell'istruzione nella religione cattolica per illuminare le anime.
Ecco la triplice prova che tutti devono dare in qualche maniera. Notiamo subito però che vi sono nella Chiesa di Dio tre specie di Istituti. Tutti possono mirare alla perfezione, ma vi sono tre specie di Istituti che si chiamano: «gli stati di perfezione», dove si tende al centuplo e si vuol dare al Signore una prova di maggior amore, di maggior fede e di maggior carità per il prossimo.
Gli Istituti Religiosi si distinguono in tre categorie: la prima è quella degli Istituti di vita contemplativa, come quello delle Trappiste, delle Francescane di vita claustrale, e di tante altre istituzioni di vita claustrale in cui le persone si dedicano soltanto alla preghiera e al lavoro. Il lavoro è obbligatorio per tutti, sia nella vita contemplativa che nella vita attiva. Il lavoro è dovere di natura, quindi bisogna che tutti lavorino. È la penitenza che Dio ha dato all'umanità: «Mangerai il pane col sudore della tua fronte» (Gen 3,19). Questi Istituti, che si chiamano contemplativi, danno una prova di amore, di fede e di apostolato; ma di apostolato con la preghiera, vivendo nella vita chiusa, cantando il divino ufficio, assistendo alla Messa, eccetera; essi intendono esercitare l'apostolato in quella forma.
La seconda categoria è quella degli altri Istituti nei quali alla vita contemplativa si aggiunge la vita attiva.
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La vita contemplativa, cioè la preghiera, è obbligatoria per tutti gli Istituti, ma vi sono quelli in cui si aggiunge molta attività, come ad esempio le Salesiane. Hanno le loro pratiche di pietà quotidiane, ma poi hanno l'attività esteriore nelle scuole. Così pure le suore del Cottolengo che sono così numerose, o le Figlie della Carità. Hanno tutte la loro parte di vita contemplativa, ma insieme uniscono la vita attiva. Negli ultimi tempi la Chiesa ha approvato tante Congregazioni di questo tipo, in cui alla vita contemplativa si aggiunge la vita attiva. La Famiglia Paolina è di questo genere. Ricordiamo i Gesuiti, i Salesiani e poi tante altre istituzioni femminili e maschili, le quali si chiamano Congregazioni Religiose. Non più Ordini, come i contemplativi, ma Congregazioni Religiose, dove si unisce la vita contemplativa alla vita attiva. Per esempio le predicazioni, le missioni, la scuola cristiana, le opere caritative di aiuto agli orfani, ai vecchi, agli infermi in generale, l'apostolato della gioventù femminile, le opere di catechismo, eccetera, sono tutte istituzioni che mettono insieme la vita contemplativa con la vita attiva, cioè orazione e azione. Però queste due specie di Istituti, quelli contemplativi e quelli attivi sono sempre nella vita comune e quindi stanno nelle case proprie, vivono sotto un'obbedienza, sotto un governo e compiono quegli uffici che vengono designati dai superiori secondo la loro missione. Supponiamo i Salesiani o le Salesiane che si dedicano alla scuola: alla gioventù femminile le Salesiane e alla gioventù maschile i Salesiani. Ecco, essi compiono le opere dell'educazione della gioventù.
Di più la Chiesa, vedendo come sono i tempi attuali, ha voluto dare vita ancora a un'altra istituzione in cui non è più necessaria la vita comune nel senso ordinario. Cioè non è più necessaria quella convivenza continua in una casa determinata, in vita comune del tutto: cioè abito comune, vita in comune, casa comune non sono necessari. Ha approvato perciò gli Istituti Secolari, i cui membri tendono alla vita di santificazione e possono guadagnare gli stessi meriti della vita comune.
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Inoltre si danno all'apostolato più liberamente e in quanto alla vita, generalmente ciascuno vive nella propria famiglia, oppure vive libero nel mondo, negli uffici, negli impieghi che ha nel mondo. Vi sono poi anche quelli che vivono in maggior parte in comune. Quindi di questi Istituti Secolari ve ne sono di tre specie, ma d'ordinario i più sono costituiti così: vivono la vita comune in minima misura, partecipando cioè agli otto giorni di esercizi annuali e facendo qualche visita alla casa dove vi sono le persone che presiedono, che governano. Da qui ricevono comunicazioni e si lasciano guidare da queste. C'è la stessa pietà, il medesimo indirizzo spirituale, e la guida nelle cose che riguardano la loro vita ordinaria nella maniera che dopo dobbiamo considerare e spiegare.
Dunque abbiamo tre specie di Istituti:
I) Gli Ordini o quegli Istituti che si chiamano contemplativi.
2) Gli Istituti in cui la vita contemplativa si unisce alla vita attiva, ma sempre in vita comune.
3) Poi Pio XII vedendo i tempi moderni e tante anime assetate di perfezione che vogliono dedicarsi al bene per mezzo degli apostolati moderni, ecco, ha equiparato, ha riconosciuto queste persone che si uniscono in società per un determinato apostolato e che pure praticano i consigli evangelici. Apostolato libero però, ciascuno secondo la sua condizione. Questi Istituti si chiamano o semplicemente Istituti oppure si chiamano Istituti Secolari. Occorre pensare che i membri di questi Istituti fanno propriamente quello che dicevo prima, e cioè guadagnano i meriti della vita cristiana, i meriti della vita religiosa e i meriti dell'apostolato. Danno quindi al Signore una prova di amore più intenso, una prova di fede più viva, una prova di fedeltà più precisa; quindi superano le tre prove.
Vedete, è un po' come se facessimo questo paragone. Supponiamo che un giovane studi e porti avanti gli studi fino al liceo. Sono studi press'a poco uguali per molti, perché tante volte il liceo si deve seguire da quelli che prendono in seguito carriere diverse.
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Quelli si paragonano fin lì alla vita del cristiano. Supponiamo invece che una signorina prenda la via dell'Università e studi legge. Essa diventerà avvocatessa. Quindi sale in su, conquista un grado in più di istruzione che le permetterà una professione civile, una posizione sociale. Poi vi può essere una persona che faccia ancora studi superiori, prenda parte a concorsi e possa impartire l'insegnamento universitario. In questo caso fa del bene agli altri, cioè forma, ad esempio, altri avvocati perché ha sotto di sé altri studenti e studentesse in legge.
Per fare un paragone si potrebbe dire che l'istruzione comune corrisponde un po' alla vita cristiana; che l'istruzione specifica, che ho detto legge, ma che potrebbe essere invece medicina o altra professione, corrisponde già alla vita religiosa; e che l'insegnamento più alto corrisponde all'apostolato. Quindi come tre gradi. Dove si vuole arrivare nella nostra vita di santificazione? A quale punto di gloria celeste noi tendiamo? Ecco qui il problema di questi giorni.
Ho detto che negli Istituti Secolari si guadagnano i meriti della vita religiosa, contemplativa e attiva, e si aggiunge poi l'apostolato libero. E i voti che si praticano in questi Istituti Secolari sono voti semi-pubblici, riconosciuti dalla Chiesa, e sono voti sociali. Quindi abbiamo il grande vantaggio di essere sicuri di camminare sulla via della perfezione, perché si è guidati dalla Chiesa. La Chiesa dà il programma, approva i regolamenti e dice di camminare secondo questi. Così uno è certo di camminare in una spiritualità giusta e non ha più bisogno di cercare direzioni, spiritualità, libri vari; di voler, supponiamo, trattare un po' una spiritualità, un po' un'altra, un po' la spiritualità domenicana, un po' quella francescana. Uno si mette in una via in cui è guidato dalla Chiesa e sta sicuro di camminare nello stato di perfezione.
Dobbiamo poi andare più avanti per distinguere la perfezione che si consegue nel mondo, dalla perfezione che si consegue nello stato secolare o nello stato religioso.
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Ringraziamo il Signore che è stato tanto buono e che ci ha portato questa luce e siamo riconoscenti al Papa, il quale dice che ha veduto un gran numero di anime tutte assetate di amor di Dio e del prossimo, assetate di anime. Allora queste anime organizzate formano un Istituto Secolare, che Egli raccomanda vivamente.
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