Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25.
VERI EROI NEL MONDO

Siamo ancora in tempo a fare gli auguri di una buona fine dell'anno 1959 e ancora di più l'augurio di un lieto e santo anno 1960, così come al Signore piacerà darcelo.
Si vede che vi è stata una larga infusione di Spirito Santo che con la sua luce e la sua grazia vi ha portato a fare il sacrificio di venire qui per un breve corso di esercizi spirituali. Il tempo non è il più propizio dell'anno, perché sono giorni in cui più facilmente si ama rimanere in famiglia a godersi le vicendevoli comunicazioni e la pace di questo periodo. Il Signore vi premierà del sacrificio fatto, con abbondanza di grazia. Abbondanza di grazia, primo in luce, secondo in infusione di buona volontà e terzo in una comunicazione maggiore di amore verso il Signore e verso il prossimo; quindi l'impegno a servire meglio il Signore e a donarvi nell'apostolato.
Questa mattina parleremo brevemente degli Istituti Secolari. Che cosa sono? Gli Istituti Secolari sono associazioni di anime che desiderano attendere a due cose: perfezionarsi e compiere un apostolato, cioè santificare se stesse e porgere la mano al prossimo per aiutarlo nella salvezza eterna. Il santo Padre Pio XII ha paragonato i membri degli Istituti Secolari al sale della terra, il quale in sé è sano e porta la sanità; cioè il sale si conserva incorrotto, conserva se stesso e nello stesso tempo serve a preservare dalla corruzione le carni, ad esempio. Voi anime scelte da Dio, predilette da Dio, sale della terra, voi anime destinate a operare per altre anime dovete porgere, in sostanza, aiuto a quelle anime che aspettano da voi qualche buona parola e qualche attività di apostolato.
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Il sale immesso, supponiamo, nelle vivande, si liquefa e penetra tutte le parti, le cellule delle vivande, gli atomi stessi delle vivande e le rende saporite. Voi penetrerete col vostro cristianesimo, con la vostra osservanza cristiana, col vostro buon esempio e con la vostra preghiera, la società dove vivete, là dove vi ha posto la divina Provvidenza. Ecco, gli Istituti Secolari sono composti di anime che vogliono assicurarsi il Paradiso, assicurarselo bello, e amare il Signore tanto; inoltre vogliono ancora donarsi all'apostolato. Quindi le parole del Papa sono queste: «Anime che bruciano di amore di Dio e vogliono tradurre la loro vita in apostolato».
Gli Istituti Secolari sono come un'innovazione nella Chiesa. Finora si credevano e si chiamavano religiosi soltanto quelli che vivevano in comunità, con abito proprio, con regole proprie e sempre in vita comune. Da una parte avevano i tre voti di castità, povertà e obbedienza; dall'altra parte avevano la vita in comune e l'abito proprio dell' Istituto. Questi sono i cosiddetti Religiosi, i quali possono essere Ordini, o possono essere Congregazioni. Però il Papa Pio XII ha considerato che vi sono tante persone nel mondo, le quali vogliono attendere alla santificazione propria, e, nello stesso tempo, all'apostolato. Vivono nel mondo, in generale preferiscono l'abito comune e nello stesso tempo compiono l'apostolato nell'ambiente in cui si trovano. Allora la sostanza della vita religiosa c'è tutta.
Negli Istituti Secolari si fa il giuramento, oppure, come avviene nei nostri tre Istituti Secolari, si fanno i voti. Coloro che fanno il giuramento si obbligano alla povertà, castità, obbedienza nella maniera che è possibile nel mondo, tanto più se si vive in famiglia. Coloro invece che emettono i voti, ugualmente osservano povertà, castità, obbedienza, nel modo che è possibile in famiglia, in mezzo al mondo. Quindi c'è la consacrazione totale al Signore. La consacrazione totale si ha dando tutto ciò che abbiamo a Dio, dal quale tutto abbiamo ricevuto. Doniamo tutto a Dio perché tutto il nostro amore e omaggio al Signore consistono nel donargli tutto ciò che abbiamo ricevuto.
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Noi non abbiamo delle cose nostre, sono già sue tutte quelle cose che noi chiamiamo nostre; ma volontariamente le offriamo a Dio, come quella mamma che aveva dato al suo bambino i dolci, e dopo che il bambino aveva preso questi dolci e cominciava a gustarli, gliene chiedeva qualcuno. E se il bambino era buono offriva questi dolci alla mamma spontaneamente. Così facciamo noi con Dio.
I beni che abbiamo di quale ordine e di quante specie sono? Sono di tre ordini: vi sono i beni esterni, vi sono i beni del corpo, vi sono i beni dello spirito, cioè la nostra libertà. Il voto di povertà indica il dono a Dio delle nostre cose, di quello che abbiamo; cioè noi facciamo al Signore una donazione della salute, del denaro, della casa, del vestito e di quello che si possiede di mobili e immobili. Di tutto facciamo padrone il Signore. Ma forse non li adopereremo più questi soldi, questi vestiti, questa casa? Li adoperiamo, ma come cose di Dio, come il sacerdote che va all'altare e adopera il calice, adopera tutto ciò che costituisce l'apparato per la Messa; ma è di Dio e l'ha solo in uso. Poi adopera il messale, la pianeta, adopera tutto; ma è di Dio ed egli se ne serve per onorare Lui. Così si continua a usare dei beni che si hanno, a usarli come cosa sacra, quindi con quel rispetto, con quella riservatezza e con quella riverenza verso il Signore, perché è cosa di Dio prestata in uso a noi. Quindi i religiosi e le anime consacrate a Dio non dicono più: il mio campo, la mia casa, ma dicono: la casa che ho in uso, il campo che ho in uso, da cui raccolgo i frutti per il mantenimento. Perfino tutta la nostra attività è di Dio. Allora c'è il merito raddoppiato. Notiamo bene: è raddoppiato il merito in tutto questo uso di cose, del vestito, della casa, dei mobili e degli immobili che si hanno: tutto è del Signore. Usandone con questo spirito, come cosa di Dio, anche quando si paga un debito, anche quando si riscuote un credito, si pratica la povertà. Chi osserva la povertà ha il merito doppio anche quando prende il cibo, anche quando riposa.
In secondo luogo, noi abbiamo dei beni corporali, perché l'uomo è composto di anima e di corpo.
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Con la castità si offre al Signore il corpo, cioè si rinuncia a ogni piacere che si potrebbe godere nello stato coniugale e si dona al Signore la castità, la verginità. Oggi celebriamo la festa degli Innocenti, quelli uccisi da Erode in odio a Gesù Cristo. Sono vergini e martiri, hanno una doppia corona. Donando al Signore il corpo noi lasciamo a Lui, diciamo così, tutto quello che Egli vuol disporre della nostra salute, delle nostre forze e accettiamo quello che il Signore permetterà a nostro riguardo, sia la malattia che la sanità. Gli diamo il cuore, tutti gli affetti in Lui. Desiderare di lavorare per Lui e per il Paradiso, cioè stare uniti con Lui sulla terra, per stare con Lui in eterno in Paradiso. Il cuore, quindi, rivolto ai beni eterni. Gli doniamo gli occhi, l'udito, la lingua, l'odorato, il tatto e i sensi interni: fantasia, memoria, eccetera. Tutto, Signore, è vostro e non c'è più niente di mio, neppure una fibra del mio cuore. Allora si vive interamente la vita corporale per il Signore e tutto quello che si fa in ordine a questa osservanza di castità, in questa vita di verginità, guadagna il doppio merito, sia che adoperiate gli occhi a leggere, a scrivere, a ricamare, o in un ufficio, in un laboratorio, eccetera, perché la vita è adoperata in ordine a Dio. E se si ascolta qualche cosa, ad esempio, la predica, oppure la spiegazione a scuola, oppure si parla con persone e si ascoltano, si opera in ordine a Dio. Ecco, tutto il corpo e la salute stessa sono per il Signore.
Col terzo voto, il voto di obbedienza, si dà al Signore la volontà, la libertà. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire dare il nostro spirito: «Signore, disponete di me come credete». Vuol dire che noi compiremo giorno per giorno, anzi ora per ora il suo volere. Sì, adesso vado nel tal posto: piace al Signore? Adesso dico queste parole: piacciono al Signore? Adesso ho la tal relazione con quella persona: piace al Signore? Adesso sono in quell'ufficio, lo compio per Lui, perché piace al Signore. Ho scelto quel lavoro, ad esempio, perché piace al Signore.
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L'obbedienza è dovuta anche al confessore, al direttore spirituale e ai superiori dell'Istituto Secolare. Si obbedisce alle disposizioni. Se uno appartiene all'Azione Cattolica, obbedirà a quello che deve fare come socio; se uno è insegnante, obbedirà a ciò che viene disposto dalle autorità scolastiche. Ma tutto questo non si prende solamente come una necessità. Supponiamo di fare un lavoro perché il campo renda, o perché l'ufficio sia compiuto con coscienza in modo da avere uno stipendio, va bene, ma tutto deve essere operato in ordine a Dio. Si vive una vita di continua obbedienza. Lo stesso cibo e lo stesso riposo si prendono perché è volere di Dio. È una vita superiore; è come se in una casa ci fossero due piani: vi è un piano inferiore che è il piano della vita cristiana e vi è un piano superiore che è il piano della vita consacrata, che appartiene tanto ai cosiddetti Istituti Religiosi, come agli Istituti Secolari. La sostanza è uguale, pur essendoci delle diversità.
Ecco allora come si fa a bruciare di amore di Dio: povertà, castità, obbedienza nella vita. Questo vuol dire consumarci d'amore per Gesù. La lampada che sta sempre davanti a Gesù arde notte e giorno finché è consumata; così colui che appartiene all'Istituto Secolare, usa i suoi beni esterni per il voto di povertà, usa il suo corpo per il voto di castità, usa la sua libertà, la sua volontà col voto di obbedienza, e consuma la sua vita nell'amore di Dio. Quando tutto l'olio della lampada sarà consumato, si sostituirà. E noi ci consumiamo così giorno per giorno, consumiamo i nostri giorni per il Signore perché li diamo a Lui. Ogni giorno che passa si toglie un foglietto dal calendario; ogni giorno che passa è tolto dalla nostra vita, perché il numero dei giorni nostri è segnato dal Signore. Ma questa vita si può consumare peccando, facendo solo cose per il tempo presente: come uno che fa il negoziante e non pensa che al guadagno, o uno che ha un impiego e pensa solo alla sua paga e a vivere tranquillamente il suo giorno. Ma quando si opera per il Signore, la vita si consuma per Dio, per il Paradiso.
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Quel negoziante ha guadagnato molto in 40, 50, 60 anni di lavoro; ma con la morte lascia tutto, non porta nulla con sé. Chi invece ha consumato tutto per il Signore, tutto porta con sé, perché si rinuncia per guadagnare di più. Si rinuncia, per esempio, alla nostra volontà col voto di obbedienza per guadagnare di più e avere un grado maggiore di gloria in cielo, dove vi sono molti posti «Mansiones multae sunt» in Paradiso (Gv 14,2). Oh, vita beata, fortunata! Si capisce allora come quel giorno in cui i parenti volevano persuadere san Bernardo, uomo ricco, giovane, di bell'ingegno, a stare a casa e non andare a farsi frate, egli seppe così bene descrivere il guadagno che si ha nella vita consacrata a Dio, che quando partì, ventinove tra quelli che si erano impegnati a fargli cambiare idea lo seguirono in convento. Allora si capisce la necessità di far rendere la nostra vita al massimo per l'eternità, per la gloria di Dio e per il bene del prossimo.
Questa è la vita consacrata a Dio; però negli Istituti Secolari si ha un altro vantaggio. Se vi è una buona persona nel mondo, una buona operaia, un buon operaio, un impiegato, un'impiegata i quali pensano a salvarsi, è già cosa buona e quindi guadagnano una gloria. Però se una è consacrata a Dio e fa ancora l'apostolato, guadagna molto di più. Se tu salvi un'anima che prima era avviata per la strada dell'inferno, i meriti di quell'anima sono anche tuoi, quindi non avrai soltanto una gloria in paradiso, ma una gloria raddoppiata. E se tu porti del bene a molte anime, non avrai solo una gloria per il bene fatto da te, ma avrai una gloria immensa per tutto quel bene che hai diffuso in tante anime, nell'istruire i bambini, supponiamo, nel partecipare alle opere di beneficenza e alle opere caritative, nel contribuire alle opere di insegnamento religioso, come il catechismo; oppure nel far parte di quelle opere che servono per il culto, come l'unione per l'adorazione del SS. Sacramento o per diffondere la devozione del Rosario. Allora è un complesso di anime che si beneficano; nel giudizio universale saranno accanto a te e diranno al Signore che sei la persona per cui si sono salvate, si son fatte dei meriti, sono diventate più buone.
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E al Signore chiederanno di ricompensarti. E che gloria grande sarà questa!
Vi sono persone degli Istituti Secolari che dalla mattina alla sera, si può dire, hanno sempre in mente cosa possono fare di più per il prossimo, per le anime, e allora la loro felicità eterna si moltiplica immensamente. È una vita consacrata al Signore e impiegata nel fare del bene. Negli Istituti Secolari si può fare qualunque apostolato e, certo, i primi sono quelli che sono conformi agli Istituti Paolini: Pia Società San Paolo, Figlie di San Paolo, Pastorelle, Pie Discepole, Regina Apostolorum. Ma potete conservare l'apostolato che avete già incominciato, e si possono anche prendere altri apostolati, secondo l'ambiente in cui si vive, secondo le necessità che si vedono attorno a sé, secondo le attitudini e le inclinazioni che si sentono. Ecco, è così la vita degli Istituti Secolari. Ci sono allora dei vantaggi personali che sono i meriti, e vi sono invece vantaggi sociali.
Seguendo il pensiero del Papa Pio XII, egli dice che i membri degli Istituti Secolari possono paragonarsi ai discepoli di Gesù. Gesù aveva eletto 12 Apostoli, però volle anche 72 discepoli. Gli Apostoli erano destinati a compiere le funzioni sacerdotali e i 72 discepoli collaboravano con loro. Gesù, come dice il Vangelo, li mandava nelle varie città e borgate dove egli doveva arrivare, perché istruissero un po' la gente e la preparassero a ricevere il Messia, il Salvatore che sarebbe arrivato a portare il Vangelo, a portare la sua grazia e la sua pace.
I membri degli Istituti Secolari devono essere tanti in proporzione, 72 rispetto a 12. Perché? Perché gli apostolati degli Istituti Secolari sono numerosissimi, e tali membri sono anche quelli che mettono a contatto del popolo la vita di perfezione. Vivere nel mondo è un grande vantaggio, perché si porta la vita di perfezione, la vita di consacrazione a Dio, a contatto del popolo, delle moltitudini e fa acquistare, alle volte, un merito più grande perché ci sono più pericoli. Se uno si fa frate, se una si fa suora, sono chiusi in convento e hanno la sorveglianza e la guida dei superiori.
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Invece i membri degli Istituti Secolari vivono sempre un po' nei pericoli, hanno bisogno di maggior virtù, e poi godono di una certa libertà perché possono disporre di sé in tante cose. Allora ci vuole più amor di Dio e il merito tante volte è più grande che non nella vita propriamente religiosa. Persone che sono delle vere eroine nel mondo, che sono veramente amate da Dio. Il Signore pose il suo sguardo sopra di esse e in questo mondo così corrotto ai nostri giorni Egli si sceglie delle anime privilegiate che sanno vivere di Lui, per Lui e per le anime.
Ecco, allora in questi giorni ringraziare il Signore di avervi chiamate a una vita di maggior perfezione, a capire queste cose spirituali. Quanta gente non capisce, per quanta gente anche il presepio è solo una festa di famiglia; quanta gente passa davanti al presepio senza rivolgere un pensiero, guardando soltanto se c'è arte, soddisfacendo una curiosità, e più che il Bambino guardando ciò che sta attorno, com'è il paesaggio che viene presentato. Mentre vi è tanta gente che non ha luce, voi avete avuto la luce e per voi il presepio è Gesù nato, il Figlio di Dio che viene a portare dal cielo i suoi beni e prendere i nostri peccati, i nostri mali per scontarli. Il presepio: Gesù Figlio di Dio incarnato che viene a prendere i nostri mali e viene a portarci i suoi beni, che sono la sua dottrina, la sua grazia, la Chiesa e tutto ciò che vi è di soprannaturale, e viene a donare se stesso in cibo alle anime.
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