Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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64.
PREPARAZIONE AL NATALE

L'anno civile va dal 1 gennaio al 31 dicembre. Ma la Chiesa ha un anno proprio che si chiama anno liturgico, il quale è cominciato con la prima domenica di Avvento e va fino all'ultima domenica del tempo dopo Pentecoste. Nell'anno liturgico la Chiesa ci presenta la redenzione operata dal Figlio di Dio incarnato, Gesù Cristo, e l'applicazione per noi di questa redenzione.
La redenzione è compiuta da Gesù Cristo, e quindi ce un periodo che ci ricorda l'aspettazione del Messia. Questo periodo si chiama Avvento, cioè aspettazione. L'umanità attendeva, secondo quanto era stato promesso, il Redentore, il Messia. Poi, ecco che appare Gesù nel presepio, il Figlio di Dio incarnato, poi la sua vita privata; poi la vita pubblica di predicazione, e poi la vita dolorosa. La redenzione, la settimana santa, il venerdì santo in particolare. «In memoriam passionis, mortis, resurrectionis, ascensionis». E mandato lo Spirito Santo sulla Chiesa, specialmente sugli Apostoli, i quali sono stati inviati a predicare il Regno di Dio, il cristianesimo, in sostanza.
In questo tempo, dalla Pentecoste all'Avvento, l'applicazione della redenzione. E cioè, noi esercitiamo la fede nella predicazione, in quello che Gesù ha insegnato e seguiamo gli esempi di Gesù secondo ciò che ha fatto: la perfezione, la vita buona, la vita cristiana, la vita religiosa, la vita di santificazione. Approfittare della grazia, «gratia Christi», che ci viene comunicata nel battesimo per cui siamo fatti figli di Dio; poi la crescita di Gesù Cristo in noi, dopo il Battesimo. Seguendo l'anno liturgico, crescere un po' di più.
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Più fede, migliore imitazione di Gesù Cristo, accumulare in noi sempre più grazia. Messa, confessione, comunione e poi tutte le opere buone che si fanno: si cresce in santità, cioè cresce Gesù Cristo in noi, secondo l'espressione di san Paolo: «Donec formetur Christus in vobis» (Gal 4,19). Il bambinetto è piccolo piccolo, ma poi cresce anno per anno. Così è per l'anima: cresce fino alla maturità dell'età, come dice san Paolo; cioè, il Signore ci ha chiamato a raggiungere un certo grado di santità. È Gesù Cristo che si sviluppa in noi. Gesù Cristo gradatamente prende possesso intero del nostro essere finché: «Vivo autem, iam non ego, vivit vero in me Christus», non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me (Gal 2,20). Questo è l'affare della vita, cioè l'impegno della vita, perché siamo mandati a far questo sulla terra. Gesù cresce in noi come Gesù Cristo cresce nel mondo, man mano che la Chiesa si estende.
Ora, da qualche anno, specialmente in quest'ultimo tempo, si sono introdotte le cosiddette veglie bibliche, a cui adesso, invece del nome di veglie bibliche danno il nome di celebrazioni della Parola, perché con la liturgia si dà una maggiore importanza alla parola di Dio. Come era la Messa nei primi tempi, dove i fedeli si radunavano e avevano lì la predicazione. L'adunanza era specialmente per la predicazione, per istruire; dopo l'istruzione si consacrava il pane, quindi la Messa, e si distribuiva la comunione. Così risulta dagli Atti degli Apostoli.
Cosa vuol dire celebrazione? Vuol dire che dobbiamo celebrare la Bibbia e tutta la parola che viene spiegata dalla Chiesa cioè la predicazione del Papa, dei Vescovi, dei Sacerdoti e di quelli che fanno il catechismo. Si celebra e si dà maggior importanza, maggior rilievo alla parola di Dio. Perché? Eh, c'è tanta ignoranza! Povera gente che ha imparato sì e no un pochettino di catechismo, il necessario per fare la prima comunione e poi dopo, a un certo punto, abbandonano ogni istruzione.
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Non c'è più neanche la predica a vespro, adesso. Allora almeno che arrivi a casa la parola di Dio, la Bibbia.
La celebrazione della parola di Dio nell'Avvento può essere ridotta a tre pensieri speciali, cioè a tre personaggi che ci insegnano come prepararci al Natale. Primo, Isaia di cui leggiamo spesso nell'Avvento le profezie: «Una vergine concepirà un figlio, il quale sarà Dio con noi» (Is 7,14). E ciò lo scrisse sette secoli prima che il Figlio di Dio s'incarnasse!
Poi l'altro pensiero dominante, l'altro personaggio dominante è san Giovanni Battista, il quale ebbe la missione di preparare con la predicazione il Messia, Gesù Cristo. Egli si ritirò nel deserto, digiunando, mortificandosi e predicando al popolo: «Preparate i vostri cuori a ricevere colui che viene dopo di me, a cui non sono degno di sciogliere i legacci delle scarpe. E se io battezzo, battezzo con l'acqua; ma viene dietro di me uno che battezzerà nell'acqua, ma anche nello Spirito Santo» (Cfr. Gv 1,15 e ss.). Ha preannunciato quindi il battesimo cristiano istituito da Gesù Cristo.
E, terzo, il più grande personaggio è Maria. Maria che ricevette l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele: «Salve, o piena di grazia, il Signore è con Te, tu sei la maggiore fra tutte le donne». E poi dopo la spiegazione dell'Arcangelo san Gabriele: «La virtù dell'Altissimo ti adombrerà, e colui che nascerà da te sarà il Figlio di Dio incarnato». Maria allora risponde: «Ecco l'ancella del Signore, sia fatto di me come hai detto» (Lc 1,25 e ss.). Cioè Maria era dichiarata la madre di Dio. Maria si umilia: «Ecce ancilla Domini», sono la serva di Dio. Il grande giorno allora, il giorno principale, il più ricco e il più fortunato di tutti i giorni del mondo: «Verbum caro factum est», il Figlio di Dio si è incarnato. Maria si umiliò, ma nello stesso tempo esercitò la fede: «Fiat mihi secundum verbum tuum». Sebbene si trattasse di un prodigio eccezionale Maria disse: «Si faccia. Hai detto che la virtù di Dio poteva farlo»: e cioè che nascesse da lei, Vergine, il Figlio di Dio incarnato.
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E chi vuole, si prepari al Natale come Maria e con Maria, cioè, con l'umiltà di Maria, con la fede di Maria. L'umiltà. Maria non poteva rispondere: io sono peccatrice; no, non poteva, non aveva neppure avuto il peccato originale, ma noi abbiamo da dire: siamo servi di Dio peccatori. Secondo: fede. Fede in Gesù che ci ha portato la grazia; e noi possiamo ricevere e acquistare tanta grazia da essere santi. Noi, povera gente, inclinata tanto al male, vivendo in questo mondo, tanto cattivo e con tante tentazioni del demonio, tuttavia crediamo di arrivare a grande santità, purché lo vogliamo. Fede! Fede! «Da me sono nulla, ma con Dio posso tutto».
Preparatevi così al Natale. Maria si preparò al Natale dal 25 marzo, secondo l'anno liturgico, al 25 dicembre. Quindi Maria fece la preparazione al presepio di 9 mesi e noi la facciamo di 9 giorni. Ma tutti i giorni recitare bene «l'Angelus Domini nuntiavit Mariae»; poi: «Ecce ancilla Domini»; «Et verbum caro factum est». Ricordare il più grande giorno dell'umanità tre volte al giorno. Recitarlo bene con fede, l'Angelus. Oh, allora ecco la preparazione! E già così ridotta a 9 giorni... È una novena, benché Maria abbia fatto una novena non di 9 giorni, ma di 9 mesi. L'umiltà: una bella confessione dove noi ci umiliamo; e dire proprio: sono servo di Dio, ma anche peccatore. È poi «Ideo precor beatam Mariam semper Virginem»: perciò, perché sono così peccatore, io prego Maria. Poi la comunione: fede nella comunione, ove c'è Gesù Cristo, Lui vivo e vero e che ci comunica la grazia. È il nutrimento quotidiano: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo».
Perciò queste due disposizioni, di umiltà e di fede. L'una ci porta specialmente all'esame di coscienza, e particolarmente al sacramento della penitenza, proprio per accusare le nostre miserie. E poi: fede che Gesù Cristo nascerà in noi.
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Non è più soltanto una celebrazione di un avvenimento grande come è nel presepio, Dio fra gli uomini, «gloria a Dio e pace agli uomini»; non è più solamente un avvenimento storico; ma è la nascita spirituale di Gesù in noi. Quindi non solamente celebrazione all'esterno degli auguri, dei presepi e delle lodi, ma proprio la nascita spirituale di Gesù in noi, cioè la sua grazia, l'aumento di grazia. È un passo deciso: voglio mettermi alla sequela di Gesù. Vita privata come Gesù fece; vita pubblica cioè l'apostolato, e infine la sofferenza che accompagna sempre nella vita e si chiude con la morte: a Conmorti» cioè morti con Gesù; commortui, come dice san Paolo (2Tim 2,11). Finché Gesù Cristo vive in noi, nasce in noi, cresce in noi: «Donec formetur Christus in vobis»: finché si formi Gesù Cristo in noi. E san Paolo, questo lo spiega bene in un versetto della lettera ai Galati. Dice: «Come una madre nutre i figli, io nutro voi», con la parola di Dio. E cioè, voglio dire, con la parola, poi con la comunione, con la Messa. Come la madre, così faccio io; e lavorerò per voi «donec formetur Christus in vobis»: finché si formerà Gesù Cristo in voi (Cfr. Gal 4,19).
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