Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19.
MERITI E GLORIA PER IL PARADISO

Guardando l'altare vediamo delle figure: nel centro Gesù Maestro, accanto vi sono gli evangelisti san Matteo, san Marco, san Luca, san Giovanni. Nel contemplare questi quadri ci viene in mente la scena del Tabor, quando Gesù prese a parte tre Apostoli, salì sul monte e si trasfigurò alla loro presenza. Le sue vesti sembravano neve e il suo volto splendeva come il sole. Allora Gesù volle dare questo saggio del Paradiso, dove tutti siamo chiamati. Gesù ricordò agli Apostoli che, sebbene avessero da faticare sulla terra, da seguirlo e quindi da compiere l'apostolato di cui egli lasciava l'esempio, alla fine ci sarebbe stato il premio, il Paradiso.
Questa è la grande consolazione dei credenti, dei cristiani: il cielo; poiché la vita presente è una prova, triplice prova di fede, di speranza e di amore a Dio. Al termine ci sarà il cielo, il Paradiso. Occorre però notare che in cielo vi sono varie mansioni, vari posti. Come sulla terra, nella Chiesa di Dio vi sono stati gli Aposto1i, i Dottori, le Vergini, i Sacerdoti, così in cielo vi saranno le varie mansioni. Ecco allora quale sarà il nostro pensiero: contemplando i più grandi Santi del Paradiso noi possiamo aspirare alla maggior gloria in cielo, alla maggior felicità.
In Paradiso tutti saranno felici, ma altro è il gaudio di un'anima che è vissuta consacrata a Dio sulla terra altro è il gaudio di un semplice cristiano, altro è il gaudio di una persona che ha passato bene tutta la vita e l'ha riempita di meriti dalla fanciullezza fino alla morte, altro è il gaudio di una persona che si è convertita e riconcilia con Dio in punto di morte, per cui ha raggiunto la salvezza, ma non ha riempito la sua vita di meriti.
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Ciascuno in Paradiso riceverà il premio secondo le sue opere, secondo la sua vita; questo è quanto ci dice Gesù nel Vangelo, cioè che ognuno avrà il premio proporzionato ai suoi meriti.
Ogni anima ha la sua storia, ogni anima ha le sue difficoltà, ogni anima ha i suoi aiuti, le sue grazie, ogni persona vive nelle sue circostanze. Ma considerando la vita in generale, vi sono come tre ordini di premi: il primo, quello riservato ai semplici cristiani; il secondo, quello riservato a chi inoltre si consacra a Dio; il terzo che è il premio più ampio, quello di coloro che, consacrandosi a Dio, avranno esercitato anche l'apostolato.
Primo, il premio della vita cristiana. I cristiani che vivono secondo la fede, osservano i comandamenti di Dio, ricevono la grazia del battesimo e degli altri sacramenti successivi, particolarmente la confessione, la comunione, la cresima, questi sono destinati al cielo, avranno il loro premio della vita cristiana.
Certamente, tutti i cristiani, se vogliono raggiungere la salvezza, devono credere alle verità rivelate che sono particolarmente contenute nel credo. Il credo poi può essere spiegato. Nelle spiegazioni si può riportare anche tutto quel che studiano i Chierici, i Sacerdoti, per arrivare alla loro alta missione di predicatori; più si saprà e più si farà del bene, perché quando si sanno molte cose, molte cose si possono comunicare.
D'altra parte si può allora arrivare ad un'ascetica più alta, ad un amore più intenso a Dio. Non che sia del tutto necessaria l'istruzione più ampia; ma vi è l'istruzione che è necessaria e, in secondo luogo, quando un'anima conosce meglio le cose di religione, può giungere più facilmente ad una vita più illuminata. Il Signore, però, a coloro che non hanno avuto il tempo per compiere una maggiore istruzione, si farà Lui maestro. Quanti Santi che non avevano avuto la grazia di studiare, hanno poi amato il Signore e l'hanno seguito e aiutato in una maniera veramente meravigliosa!
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Ogni cristiano, oltre alla fede che deve professare, deve amare il Signore. Amare il Signore significa cercare la sua gloria, cercare il paradiso, cercare Dio, non attaccarsi con passione alle cose della terra, particolarmente non attaccarsi agli onori, ai piaceri, ai beni della terra, tanto da offendere Dio. Amare il Signore con tutto il cuore e sopra ogni cosa. Tutto il resto usarlo in ordine a Dio. Tutte le occupazioni, tutte le cose che si devono fare sulla terra siano in ordine al Paradiso.
I cristiani devono ancora avere fedeltà a Dio, cioè osservare i comandamenti di Dio e i comandamenti della Chiesa. I comandamenti di Dio tutti li conoscono e così pure quelli della Chiesa. Osservarli! Allora mediante questa fede, questo amor di Dio, questa fedeltà a Dio, tutti i cristiani possono raggiungere la salvezza.
Vi sono però anime particolarmente illuminate da Dio, e siete voi, particolarmente favorite di grazie interiori, di ispirazioni, di illustrazioni nello spirito, per cui tendono a una vita superiore a quella comune dei cristiani. Quando il Signore fa sentire degli inviti ad una vita più perfetta, allora questa è una grazia di privilegio. Anche la vostra presenza qui, l'essere intervenute anche con sacrificio, dimostra che avete una grazia superiore, dei mezzi di vita interiore più distinti, più perfetti. Ricordando il giovane del Vangelo, il quale un giorno si presentò al Signore e domandò: «Maestro, che cosa devo fare per salvarmi? Gesù rispose: Osserva i comandamenti. Quali? gli domandò. E Gesù rispose: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, e ama il prossimo tuo come te stesso. E il giovane gli disse: Tutto questo l'ho osservato sin da fanciullo: che altro mi manca? Gesù gli rispose: Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». (Mt 19, 16-21).
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Questo voleva dire consacrarsi a Lui, imitarlo, seguire la sua vita santissima; ma il giovane non corrispose, se ne andò rattristato perché Gesù gli comandava la povertà, cioè il distacco dalle cose della terra. Egli invece era ricco e non si sentì di fare il sacrificio. Allora Gesù, vedendo che si allontanava disse: «In verità vi dico, difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli» (Mt 19,23). Allora si fece avanti Pietro, che anche a nome degli altri Apostoli, disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito: che cosa dunque avremo noi?». E Gesù rispose loro: «In verità vi dico: voi che avete seguito me... riceverete il centuplo e avrete la vita eterna» (Cfr. Mt 19, 27-30).
Ecco, vi sono anime chiamate a una maggior santità; forse lo sentono dopo la comunione, quando Gesù parla alla loro anima, al loro cuore. Vi sono ispirazioni che vengono, alle volte, nella meditazione, ascoltando una predica, leggendo un buon libro. Vi sono persone che hanno una certa tendenza alla pietà e allora, come esse cercano il Signore, così il Signore si comunica a loro. «Ecco - dice il Signore - io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò da lui» (Apoc 3,20). Allora può essere che Gesù faccia sentire la sua voce e chieda il dono di tutto il cuore. In questa visione di maggior gloria che avranno le anime consacrate a Dio, quanti Santi, lungo i secoli, hanno seguito Gesù più da vicino. Dietro Maria, la vergine madre, schiere di vergini l'hanno seguita, l'hanno imitata in quanto era loro possibile; e queste vergini, in Paradiso, canteranno un inno che gli altri non potranno cantare, e sarà loro riservata una gloria particolare.
Può essere dunque che il Signore faccia sentire la sua voce a un'anima e se questa voce è ascoltata, ecco il gran premio eterno. Fra non molti anni la vita sarà conchiusa. Pur augurandovi una vita lunga, magari cento anni, tuttavia che cos'è tale periodo di vita di fronte a cento milioni di secoli di eternità? E l'eternità non finisce dopo cento milioni di secoli. Le vergini prudenti e le vergini stolte sono a noi presentate da Gesù nel suo Vangelo.
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Le prudenti sono quelle che pensano al loro avvenire, alla loro eternità. Le vergini stolte sono quelle che, pur volendo vivere bene, pensano meno alla loro eternità, a radunarsi i premi eterni. Le anime consacrate a Dio avranno un premio particolare.
Per far capire meglio forse è bene che io ricordi una parabola del Vangelo. Il seminatore andò a spargere il seme nel campo, ma una parte cadde sulla strada e gli uccelli la beccarono, i passanti la calpestarono e perciò non diede frutto. Indica coloro che hanno magari sentito la predica, frequentato il catechismo, ma non hanno però tratto profitto dalla parola di Dio. Un'altra parte di grano cadde in terreno ghiaioso, sabbioso; poté nascere, ma si seccò ben presto. Un'altra parte cadde tra le spine e queste, quando la semenza nacque, la soffocarono. Questo indica coloro che nella vita vogliono, da una parte, salvarsi e hanno qualche buon desiderio; ma poi non corrispondono alla grazia del Signore. Ma vi fu una parte del seme che cadde in buon terreno. Il seme rappresenta la parola di Dio, le ispirazioni che il Signore fa sentire, l'istruzione che viene data o attraverso il catechismo, o dai sacerdoti o per mezzo di libri, opuscoli, periodici religiosi. Questa parte del seme dunque cadde in buon terreno, cioè in cuori buoni, in anime di buona volontà. Però Gesù fece ancora una triplice distinzione. Questa parte cadde tutta in buon terreno, ma con risultato diverso: produsse il 30, il 60, il 100 per uno.
Nella vita cristiana si guadagnano i meriti pari al 30 per uno; nella vita consacrata a Dio si guadagnano i meriti del 60 per uno; e nella vita di coloro che, oltre alla consacrazione a Dio, esercitano ancora l'apostolato, si guadagnano i meriti del 100 per uno.
Quindi dopo aver visto quello che è necessario per la salvezza dei cristiani, e dopo aver visto quello che fanno e come corrispondono alla grazia coloro che si consacrano a Dio, vi è una terza specie di anime che vogliono unire alla loro vita di consacrazione e di intimità con Dio anche l'apostolato.
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Non solo salvarsi, ma salvare molti! Il pensiero di queste anime, il loro desiderio, è quello di salvarsi e raggiungere la santità, ma amando il prossimo, amando le anime, desiderare agli altri pure la salvezza, la santità. Questo è il vero amore al prossimo, l'amore più alto, quando si fa l'apostolato. È l'adempimento perfetto del secondo comandamento, amerai il prossimo tuo come te stesso, e si concretizza nel cercare anche per gli altri la salvezza e la santità che si desiderano per sé. Il cercare poi questa santità e questa salvezza, questo amore per gli altri uguale a quello che si porta a se stessi, ecco, si può raggiungere con l'apostolato. Preghiera, sofferenza, parola buona, edizioni, Azione Cattolica, azione per i malati, per i poveri e tutto quello che è utile per le anime.
Gli apostolati sono tanti e ognuno può esercitare l'apostolato che è più conforme alle sue doti e alle circostanze della propria vita. Vi sono persone che nella vita hanno sempre da soffrire, o perché le sofferenze sono intime nella loro anima o per le circostanze esterne, o perché sono contraddette, o perché hanno malattie. Vorrebbero sì darsi alle opere di apostolato, ma il Signore a loro chiede soltanto l'apostolato della sofferenza. Sono persone che soffrono per tutta la vita, si uniformano alla passione di Gesù Cristo, ai meriti della croce. Queste persone che offrono tutta la loro vita di sofferenza per la salvezza degli uomini, compiono un apostolato di cui coloro che riflettono poco sulle cose spirituali fanno poco conto; ma è un apostolato tanto gradito a Dio, perché Gesù ci ha salvati più con la sua sofferenza che con la predicazione. Noi abbiamo la vita spirituale perché Gesù è morto in croce e con la sua morte ci ha ottenuto la grazia, la vita soprannaturale e ci ha riaperto il Paradiso.
Allora vi è questo terzo grado che raggiungono le anime che raccolgono il 100 per uno e alla fine avranno il premio, perché hanno fatto bene la loro parte, sono vissute bene, sono vissute in piena consacrazione a Dio e hanno esercitato bene l'apostolato.
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In questi giorni santi potete considerare quale grado di gloria volete raggiungere in cielo. Io, può dire ognuna, amo me stessa, voglio il massimo bene per me. Volere la santità è un amore proprio, ma soprannaturale. Amo me stessa veramente? E allora voglio il massimo grado di gloria. I meriti della vita cristiana, tutti i cristiani li raggiungono, e con essi il grado di gloria corrispondente. I meriti della vita consacrata a Dio li raggiungono le anime che hanno più abbondanza di luce interiore, più mozioni dello Spirito Santo. E poi si può aggiungere l'apostolato. Fanno questo le anime che, non solo amano Dio con tutto il cuore e sopra ogni cosa, ma ancora amano il prossimo come loro stesse e vogliono per gli altri la salvezza, la santità.
Che cosa vuole da me il Signore? È la domanda che deve porsi ogni giovane. La vita cristiana, o la vita consacrata a Dio, o aggiungere ancora la vita apostolica? Le anime che parlano nell'intimità con Dio, specialmente negli esercizi, sentiranno la risposta che darà il Signore nel loro intimo, specialmente nei tempi di riflessione dopo le prediche e nei momenti in cui faranno l'adorazione.
L'adorazione di un'ora, particolarmente, è il tempo in cui ognuna si trattiene con Gesù. L'anima sola con Gesù solo: intimità, scambiarsi i pensieri, sentire Gesù, parlare a Gesù, chiedere e disporre il cuore a ricevere i suoi doni. L'adorazione è veramente un grande beneficio di Dio. Quando Dio conduce un'anima fino a capire l'ora di adorazione, fa ad essa una grazia di privilegio. Quando Gesù si trattenne con Maria, nel silenzio, in una stanza un po' segregata, e sentì ciò che quell'anima gli esponeva, rispondendo a quelli che erano i suoi desideri, i suoi bisogni, le sue ispirazioni, disse: «Optimam partem elegit, quae non auferetur»: Maria ha scelto la parte migliore e non le sarà tolta (Lc 10,42).
La Chiesa non ha solamente approvato gli Ordini religiosi come quello dei Cappuccini, Benedettini, eccetera, ma ha ancora approvato le Congregazioni religiose, come quella dei Salesiani, Paolini che, oltre alla vita contemplativa, aggiungono l'apostolato.
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Ma sia gli Ordini che le Congregazioni hanno la vita comune, devono vivere tutti insieme, pur applicandosi poi, nei tempi designati, all'apostolato.
Ora il Papa Pio XII ha aggiunto una forma sconosciuta ai secoli passati; e cioè che vi siano anime nel mondo, le quali, da una parte brucino d'amor di Dio e vogliano amare Dio con tutto il loro essere, e insieme tendano a dedicarsi all'apostolato, che può essere vario secondo la loro condizione, le loro qualità e secondo le circostanze. Persone che vogliano convertire tutta la loro vita in zelo per la salvezza delle anime. Quindi il Papa ha aperto la possibilità di vivere nelle famiglie, inserite nella società, ma consacrate a Dio, compiendo l'apostolato a diretto contatto delle anime. Non in vita comune, ma a contatto delle famiglie, della società, negli uffici che si devono compiere, nelle varie professioni che si esercitano. Compiendo quelle professioni, in quelle circostanze, nella famiglia, nella scuola, fra i malati, nell'Azione Cattolica, particolarmente nelle opere catechistiche, queste anime vogliono esercitare l'amore al prossimo nel grado più perfetto, e cioè portare le anime alla salvezza, alla santità. Il privilegio di vivere nel mondo e avere i meriti non solo della vita cristiana, ma anche della vita religiosa e di esercitare nello stesso tempo l'apostolato a contatto con le anime, è concesso dal Signore a molte persone. Tutto sta nel sentire la voce di Dio e corrispondervi.
Ora il grande problema! Da una parte la vostra dedizione e il vostro impegno di salvezza vi sono già, e dall'altra parte credo che il Signore faccia sentire a parecchie di voi l'invito a una maggiore santità. Penso che vi sia anche l'invito all'apostolato e non all'apostolato singolo, ma all'apostolato diretto secondo lo spirito della Chiesa, quindi l'invito a guadagnare un merito molto più grande, come spiegheremo in altre istruzioni.
La conclusione deve essere questa: se io amo me stessa, che cosa cercherò, il meno perfetto o il più perfetto?
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E quale sarà la voce di Dio sopra di me? Anche in questa scelta bisogna sempre vedere se c'è la volontà di Dio, perché noi ci salviamo solo facendo la volontà di Dio, non facendo il nostro capriccio. Se Dio chiama, non induriamo il nostro cuore, siamo sensibili alla grazia divina e corrispondiamo docilmente.
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