Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34. SPIEGAZIONE DELLE COSTITUZIONI - II34
Pazienza nella formazione
1. Rivolgiamo a Gesù buon Pastore qui presente in mezzo a noi la nostra preghiera; egli ci guarda, ci sente, ci parla, non è una statua. Un bel quadro è Lui vivo e vero. Se fosse stato possibile fare una fotografia a Gesù, quanto sarebbe stata preziosa! Ci sarebbe stata cara anche una fotografia di Maria divina Pastora. Più si è santi, più si è capaci di immaginare la fisionomia dei santi. Qui non c'è né una pittura né una fotografia, c'è Gesù buon Pastore che gode nel vedere attorno a sé le pastorelle.
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2. Chiediamo a Gesù come ha formato i primi pastori, gli apostoli. Certamente la formazione è opera di pazienza, Gesù infatti non ha preso gente istruita e distinta, ma poveri pescatori. Come fece a formarli? Con la pazienza, con l'istruzione, con la correzione.
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3. Per la formazione degli apostoli spese il maggior tempo della sua predicazione. Corrisposero? Un po', ma non secondo la dignità del maestro che dovette riprenderli parecchie volte; anche l'ultimo giorno che rimase con essi ci fu una sgridatina.
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4. La formazione è un lavoro di pazienza: si tratta di lavorare un'anima per farla suora pastorella. Tanti sono inadatti nell'educare perché non hanno la pazienza. La pazienza sta in due cose, nell'insegnare, avviare e correggere, e poi nel sopportare. La pazienza esige molto lavoro e una longanimità a tutta prova. A volte certe persone esigono che non ci siano difetti, che non si commettano sbagli. Alle volte si sbaglia ed è qui che ci vuol pazienza. Ne hanno usata tanta con noi e noi dobbiamo usarne con gli altri.
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5. Non abbiamo forse noi ancora tanti difetti? Pazienza, pazienza e pazienza, altrimenti è meglio rinunziare ad educare, a fare l'asilo, la scuola, l'insegnamento del taglio e del ricamo e specialmente il catechismo.
Alle volte si è più esigenti con quelli che cominciano che con noi che abbiamo cominciato da tanto. In un paese dove si lamentavano tanto, ho detto: «C'è solo Gesù che ha tanta pazienza con chi sbaglia».
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6. Chiediamo tutti insieme perdono alla misericordia divina. Può succedere di arrivare a degli eccessi che, con una trave nell'occhio, pretendiamo di vedere una pagliuzza negli occhi degli altri. Ci vuole pazienza anche per un'altra ragione: le piante che crescono in fretta divengono molto lunghe, invece le piante che crescono adagio hanno un legno robusto; così le persone che crescono un tantino ogni giorno, anche adagio, poi sono forti, non hanno fiammate, ma un fuoco che diventa un grande incendio di amor di Dio. Quelle persone che alle volte crescono in fretta ma non hanno fatto l'osso, sono molluschi: sembrava avessero acquistato una ascetica robusta ed è solo parvenza.
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7. Il contadino semina, ma va a raccogliere dopo parecchi mesi. Chi è buon educatore si fa santo, perché esercita continuamente la pazienza di attendere mentre cerca di dare buon esempio.
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8. La pazienza si esercita con l'istruzione, con la scuola, con la preparazione della conferenza, con la meditazione. Prendere la gente dove è. Una formica tentava di salire l'albero, scivolava, ma ritentava, scivolava nuovamente, ma riprovava finché è arrivata alla cima: la pazienza ottiene tanto.
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9. La riconoscenza degli uomini non esigiamola, abbiamo chi ci premia lassù, Gesù che è giudice giustissimo e santissimo. Vi affliggerete anche voi per il peccato, ma poi alzerete gli occhi al cielo e direte: «Fiat voluntas tua».
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10. La vostra pazienza deve essere materna in quanto tutto vede e tutto copre; non fa scenate, non crea timori inutili, impedisce il peccato e incoraggia a fare bene. Quando si precede nel fare, è facile che gli altri seguano. Il buon esempio sta al primo posto, perciò precedere sempre in tutto. Presenza intelligente, benigna, paziente nell'insegnare cose spirituali, nel far la meditazione, nel dare l'esempio.
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11. Fare la meditazione insieme e avviare alla riflessione dolcemente, ma costantemente, con forza e soavità.
Insegnare l'esame, la visita, la confessione, l'uso delle giaculatorie perché si faccia sempre tutto «ex corde». In certi istituti ci sono delle persone che insegnano solo le pratiche esteriori, bisogna formare dall'interno la coscienza e insegnare a progredire. Se ci sono buoni esempi tutte progrediranno.
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12. Insegnare a saper vivere la povertà secondo il vostro spirito che è diverso da quello di un cappuccino, e questo in tutto ciò che riguarda l'apostolato.
Questo lavoro di pazienza ci vuole sempre, anche in tutte coloro che sono nell'esercizio dell'apostolato.
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13. Ripetiamo a Gesù che ci insegni il suo metodo: «Gesù rendeteci pastorelle secondo il vostro cuore, non vogliamo partire senza aver imparato il vostro metodo».

Albano Laziale (Roma)
5 agosto 1954

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34 Albano Laziale (Roma), 5 agosto 1954