Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. LA VOCAZIONE COME DONO32
1. Il libro da leggere negli esercizi sono le costituzioni. Alcune suore, entrando in congregazione, portano la dote e altre non portano nulla; tutte però devono portare un corredo di buona volontà e virtù. Per le vocazioni è necessario che nell'istituto si scelgano una o due persone che facciano le vocazioniste, che curino la ricerca delle vocazioni.
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2. E' una norma ottima che vi sia chi ha questo incarico importantissimo. Prima si preghi, si faccia propaganda con foglietti e circolarine, se ne parli coi parroci e poi si vada sul posto per prepararle e sceglierle sempre meglio, tenendo presenti le doti di intelligenza, di volontà, di salute e di aspetto conveniente.
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3. Tutte però siete impegnate per le vocazioni nella parrocchia dove siete, anche nei paesi fuori del vostro. Abbiate fotografie di un po' di tutto il vostro apostolato. Il Signore benedice sempre i genitori che danno un loro fiore a Gesù. In generale cercarle nelle famiglie numerose, nelle famiglie sane e unite. Molte prendono la via del matrimonio perché nessuno parla loro di vocazione.
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4. Quando si dà un fiore a Dio non si perde mai; il Signore susciterà sempre altre giovani che lavorano nella parrocchia. Gesù ha detto «se vuoi» (Mt 19,21) non «se ti permettono». Il Papa ricorda, nell'enciclica, che alcuni dicono: «abbiamo bisogno di buone madri»; sicuro, ma abbiamo bisogno anche di buone suore. Non è che le mamme non possano farsi sante, anzi ne abbiamo, ma una persona, facendosi suora, potrà fare maggior bene.
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5. La vocazione è un dono e una virtù: è un dono ed è necessario distinguere se c'è o se non c'è, per incoraggiare anche se c'è il peso del sacrificio. Chi non si sente affatto farà bene dove si trova. Essendo un dono tutte possono averlo, ma molte ragazze non possono essere suore perché non capiscono la virtù.
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6. La vocazione alla vita religiosa è un dono che esige l'intelligenza della vocazione e del bene della vita comune. La verginità richiede sforzo, è una virtù, e bisogna che le giovani si sentano di vivere la castità con sé e con gli altri. Non è male avere tentazioni, è vera virtù combatterle.
E' necessario aiutare le postulanti, le suore giovani a conservare questa virtù, non la mollezza, ma la robustezza spirituale. La ragazza deve mostrare delicatezza nelle varie occasioni: nel comportamento, nelle letture, nelle varie circostanze.
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7. Avviene purtroppo che dopo anni di professione non si ami più la vita religiosa e non ci si senta più di continuare: certamente in noi non abbiamo né forza, né grazia per osservare i voti: ci vuole molta preghiera. Il Signore non comanda cose impossibili, perciò se si prega si può andare avanti e praticare la virtù. Naturalmente bisogna stare attenti alle occasioni.
Per certe confidenze è meglio insegnare a farle alle mamme, la suora non deve guastarsi la fama, né occorre che senta tutto. Gesù ha detto: «pregate e vegliate» (Mt 25,41). Quando ci si affeziona a qualche cosa non c'è rimprovero che valga, tutte le scuse sono buone. Per fare del bene dobbiamo amare il prossimo simile a noi, non uguale a noi; prima salvate voi poi gli altri.
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8. Il Papa aggiunge che la devozione alla Madonna riassume tutti i mezzi per praticare le virtù. Niente da meravigliarsi che ci siano delle tentazioni, però essere sempre pronte a vincerle. Raccogliendo le vocazioni vigilare su questo punto: vedere se amano la castità; le anime pure in generale amano le altre virtù e le capiscono.
Chiedete al Signore belle vocazioni.

Albano Laziale (Roma)
4 agosto 1954

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32 Albano Laziale (Roma), 4 agosto 1954