Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. MIGLIORARE LA PIETÀ

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Alba, Casa Madre, 3 febbraio 19641

L'anno che è finito era stato dedicato particolarmente alla santificazione. Ora, quali sono i mezzi pratici per la santificazione? La buona volontà da una parte e, secondo, la pietà, la preghiera.
Allora quest'anno lo dedichiamo a migliorare le pratiche di pietà.
Ecco, come la parola di ordine, come programma: migliorare la pietà.
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Le pratiche di pietà le conoscete bene.
Le pratiche quotidiane: la Messa, la meditazione, la comunione, la Visita, il rosario, le orazioni varie, i canti sacri, ecc. Pratiche quotidiane.
Poi vi sono le pratiche settimanali: due Messe alla domenica, le funzioni serali, l'istruzione religiosa.
Poi, pratiche mensili: ritiro mensile e la settimana delle divozioni. E poi, le pratiche annuali che sono: gli Esercizi Spirituali e le solennità nostre: la festa a Gesù Maestro, [alla] Regina degli Apostoli e a san Paolo apostolo.
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Migliorare la pietà. E nella pietà si distinguono: lo spirito e le pratiche. Le pratiche sono quelle che esteriormente si compiono, ma lo spirito è l'interno.
E lo spirito, per la pietà, da che cosa è costituito? Dalla fede, speranza e carità. Quindi, una fede viva e profonda; una speranza, una fiducia piena in Gesù Cristo, nella sua grazia; e poi la carità, cioè l'amore a Dio, l'amore al prossimo, l'amore alle anime. Questo costituisce, appunto, l'anima della pietà, delle pratiche. Le pratiche sono il corpo della pietà, lo spirito è l'anima della pietà.
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Ecco, quest'anno è anche il 50° da che si è iniziata la Famiglia Paolina. Ora, mi hanno domandato: Che cosa facciamo, che cosa ci consiglia per questo anno? Che cosa desidera? La risposta che ho dato, questa: migliorare la pietà. Questa è una celebrazione degna ed è la celebrazione più utile all'Istituto e più utile ai membri dell'Istituto; a tutti, quindi, a tutte.
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Ci sono, dunque, le varie pratiche di pietà che ho detto e che sono scritte nelle Costituzioni. E fate bene a leggere, appunto, i capitoli dove si parla della confessione, della comunione e dove si parla delle altre pratiche, sì.
Ma fra le varie pratiche di pietà, nelle Costituzioni se ne ricordano tre, pratiche, e che si raccomandano in primo luogo. E se non si amano queste pratiche, non [ci] si abitua a vivere queste pratiche e a sentire anche il bisogno e un po' il gusto di queste pratiche. Quali? Tre specialmente: la meditazione e l'esame di coscienza e la Visita al Santissimo Sacramento. Non sono mica le pratiche principali, queste, ma son le pratiche che assicurano le disposizioni per le altre pratiche, perché:
- se si fa bene la meditazione, si ascolterà bene la Messa;
- se si fa bene l'esame di coscienza, si farà bene la confessione;
- e se si fa bene la Visita, si farà anche bene la comunione.
Sono le tre pratiche che servono a fare le altre pratiche principalissime, di valore in se stesse: e la confessione e la comunione e la Messa, sì.
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Ecco, primo: la meditazione.
La meditazione serve a fissare i pensieri che devono diriger la vita, i pensieri soprannaturali: la fede, la fede in Dio creatore, la fede in Gesù Cristo salvatore, nello Spirito Santo che comunica la grazia. E per mezzo dello Spirito Santo siamo santificati, ci comunica la grazia attraverso ai sacramenti e la grazia per tutte le opere buone che si fanno. E poi fissare bene in mente i comandamenti e le virtù e, particolarmente, le virtù e i voti: povertà, castità, obbedienza. E poi, abbiamo ancora da meditare sopra la liturgia, sopra le funzioni, sulla Messa, sulla comunione. E poi su tutte le pratiche, particolarmente la Visita al Santissimo Sacramento.
Ecco, la meditazione fissa i pensieri, i pensieri fondamentali: sono creato da Dio; per salvarmi bisogna che io segua Gesù Cristo; e per arrivare alla santità bisogna che io abbia i doni dello Spirito Santo, le grazie, la grazia dello Spirito Santo. Fissare bene in mente questo.
E poi, secondo, sulla vocazione e il valore della vocazione, e quindi le virtù. E poi fissare in mente le pratiche di pietà e lo spirito di pietà perché realmente arriviamo alla santificazione. Migliorar la pietà in ordine alla santità, per ottenere cioè, la santificazione. Ecco, come mezzo di santificazione: la pietà.
La meditazione fatta bene. E da principio sarà guidata, poi si faranno gli esperimenti perché ognuno cominci a imparare a meditare e, quindi, fare anche la meditazione personalmente; e poi seguire le prediche, le conferenze e tutto quello che viene insegnato per migliorare la vita religiosa, sì. Oh, la meditazione.
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In secondo luogo, l'esame di coscienza.
L'esame di coscienza è il mezzo per conoscer noi stessi. Non soltanto l'esteriore, l'esteriore può essere vario, ma l'intimo; l'esame di coscienza sui pensieri che dominano, sui sentimenti che dominano e, di conseguenza, poi ci saranno le parole e le opere. Ma in primo luogo, l'esame dell'interno: quanto è la mia fede? Quali sono i pensieri che io nutro nella giornata? pensieri vaghi o inutili o pensieri di Dio e di quello che è il servizio di Dio, che richiede il servizio di Dio? E poi i sentimenti: se si ama davvero Dio, Gesù Cristo, oppure ci son dei sentimenti vaghi, strani, e può essere l'invidia, può esser la superbia, può esser l'ira, può essere qualche altra passione che domini l'interno. Specialmente il sentimento, il cuore. La purezza.
L'esame di coscienza che è triplice nella giornata: l'esame preventivo al mattino, e l'esame principale nella Visita, e poi l'esame serale, conclusivo della giornata, l'esame generale. E nella Visita l'esame - ho detto - speciale, perché c'è più tempo, più comodità. E poi l'esame si fa davanti a Gesù e l'anima si confessa a Gesù, non attraverso al ministro di Dio, ma direttamente a Gesù; confessione fatta a Gesù. E poi sentire il pentimento e sentire il desiderio, il proposito di operare meglio e di migliorare la vita.
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E, terzo, ci sia la Visita ben fatta.
E da principio può essere anche più breve, poi dopo, a poco a poco vi portate nella Visita quale è scritta nelle Costituzioni secondo l'Istituto delle Pie Discepole; secondo le Costituzioni, sì.
Arrivare a sentire il desiderio dell'Adorazione, l'impegno a far l'Adorazione, portare fede all'Adorazione, fede e fiducia e amore. E poi avere già presa bene l'abitudine di farla. E istruirsi.
Nella Visita le tre parti:
- la fede; nutrir la fede per mezzo delle letture spirituali, fare atti di fede;
- migliorare la vita mediante gli esami di coscienza e i propositi;
- la preghiera, nell'ultima parte, che comprende il rosario, la comunione spirituale. E si può fare molto bene la rinnovazione dei voti battesimali anche, ma specialmente dei voti [religiosi] quando si è arrivati alla Professione, si è emessa la prima Professione.
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Alle volte vi è una pietà esteriore. Ma la pietà che sostiene e che santifica è la pietà intima, è lo spirito di pietà, cioè: fede profonda, fiducia in Gesù Cristo, amore a Gesù Cristo, amore a Dio, amore alle anime, sì; la pietà, allora, verrà nutrita.
La pietà è l'anima della vocazione, è l'anima della vita religiosa. Non può sussistere una vita religiosa a lungo se mancasse la pietà o se la pietà è superficiale, è una pratica esteriormente soltanto. Una pietà, invece, illuminata, sentita, costante, desiderata. Si attende l'ora di quelle pratiche così tanto, che anche nella giornata la persona si ricorda di Dio, dei propositi che ha fatto nel giorno farà una comunione spirituale e altre pratiche che possono essere fatte nel nostro interno. Specialmente interrogarci: adesso, che cosa penso? dov'è l'anima mia? Una breve domanda che ci mette sempre a posto nella giornata.
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Dunque, le pratiche di pietà, quest'anno, migliorarle. L'alimento della vocazione è la pietà. Se ci fossero anche tutte le cose esteriori: e lo studio, e l'osservanza degli orari, e l'apostolato come viene insegnato, ma mancasse l'interiore, poco a poco la vocazione si spegne. E se c'è poca pietà è come una persona la quale si nutre scarsamente, troppo poco, s'indebolisce, s'indebolisce e si perde, e in fine... E anche se sta vestita la persona, ma l'abito non fa la suora, certo. E allora si vive un po' in se stessi, senza vivere veramente la vita religiosa, senza vivere intieramente la vita religiosa interiormente.
Ecco, quest'anno allora: migliorare la pietà. Lo spirito della pietà, in primo luogo e, secondo, le pratiche della pietà. Avrete grande vantaggio.
E con le vostre Adorazioni, le preghiere, domandate per tutta la Famiglia Paolina questa grazia: di possedere, di sentire la pietà.
Sempre meglio istruirsi, supponiamo, sulla Messa e [su] tutte le parti della liturgia; istruirsi. E dopo, alimentando la pietà, la vita religiosa va migliorando e allora si guarda noi stessi, la santificazione vera e non cose di esteriorità, pensieri strani, impressioni strane. È l'unione con Dio che fa la suora, perché i voti sono l'unione stabile con Gesù Cristo. Oh, se si conoscesse bene che cosa vuol dire la Professione e vivere la Professione! Suore che non lo capiscono. E altre che capiscono bene e quindi il loro cuore come riposa! E come la suora orienta tutta l'anima in Gesù Cristo e si considera lei, la suora, con Gesù Cristo! Quale unione di pensieri e di voleri, quale unione con Gesù Cristo!
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Ci son nove gradi di preghiera. Alle volte si arriva al primo: preghiere vocali. Dov'è la suora? Non c'è neppure il cristiano. I gradi di preghiera sono nove. Ma la suora deve arrivare al nono grado, perché è la natura stessa della consacrazione a Dio, a Gesù Cristo; specialmente voi, in particolar modo. Quando vedo che ci sono esteriorità, si guardan le altre cose... E se non si guarda questa unione, non si cura questa unione?
Perché in particolare voi? Ci son tante suore! Ma siete le Pie Discepole di Gesù Cristo, Divino Maestro, quindi appartenete a lui anche come Istituto. E l'Istituto da che cosa risulta? Risulta dalle persone che lo compongono.
Vi sono ancora, qualche volta, persone che praticamente non son consacrate, nella vita; la formula, sì, l'hanno detta tante volte e possono dirla sette volte al giorno, magari. Ma bisogna che ci sia questa vera consacrazione: arrivare a quel nono grado di preghiera. Si credono già [di] essere proprio a posto, di essere già modello. Il modello è quando si vive il nono grado di preghiera. Se si possiede soltanto il primo grado o mezzo il secondo ancora...
Un esame profondo sulla pietà, meglio, sullo spirito di pietà, sull'unione con Gesù Cristo.
Che cosa vuol dire quel nono grado? È l'essenza della vocazione. E alle volte si dicono tutte cose esteriori. Attende tibi1. Guarda un po' te stessa.
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Oh, allora quest'anno, per celebrare questo anno cinquantesimo: migliorare la pietà in ordine alla santità, cioè per ottener la santità.
Questo è l'augurio, la preghiera, la benedizione che vi dò.
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1 Nastro 97/a (= cassetta 152/a.1). Per la datazione, cf PM: «L'anno che è finito era stato dedicato particolarmente alla santificazione (...). Allora, quest'anno lo dedichiamo a migliorare le pratiche di pietà» (cf anche PM in c156 e c280). «Ecco, quest'anno è anche il cinquantesimo da che si è iniziata la Famiglia Paolina». - In dAS, in data 1/2/1964, si legge: «Parte per Torino [il PM]: giorno 2, alle ore 15 va in Alba per il Ritiro; giorno 3 ritorna a Torino. Torna a Roma alle ore 20,20».

1 1Tm 4,16.