Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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49. CONOSCERE SEMPRE MEGLIO GESÙ CRISTO (Natale del Signore)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, via Portuense 739, 26 dicembre 19641

Dal presepio il Signore vuole essere amato, e dal presepio si attira i cuori. Però per amare occorre conoscere. E infatti siamo creati per conoscere e amare. Ma prima conoscere, e poi seguirà l'amore vero, quell'amore che non è solamente, solo sentimentale, ma è conoscenza delle perfezioni.
Chi è Gesù?
Dare uno sguardo un po' riassuntivo.
In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum2. "In principio" vuol dire dall'eternità. Erat Verbum. Il Verbo.
La Santissima Trinità. Il Padre celeste si fa una idea, un concetto preciso di se stesso, conosce se stesso nelle sue perfezioni, nella sua santità, nella sua eternità e, in questa idea, in questo concetto, per generazione intellettuale, ecco, quest'idea, questo concetto, è il Verbo. In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum. Da tutta l'eternità, il Verbo presso Dio, generato, il Figliuolo. Poi tra il Padre e il Figlio vi è una corrente di amore, ed è lo Spirito Santo. E il Padre onora il Figlio e lo Spirito Santo; e il Figlio onora il Padre e lo Spirito Santo; e lo Spirito Santo onora il Padre e il Figlio. E si danno fra di loro una gloria eterna, infinita. Conoscenza, amore e gloria. Questa è la gloria infinita della Santissima Trinità, nel seno della Santissima Trinità. In questo, le creature - noi, per quanto fossimo sapienti - non darebbero un nulla, non aggiungerebbero un nulla, a quello che è la gloria intrinseca di Dio, nella Santissima Trinità.
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Oh, il Verbo. Verbum caro factum est1, a suo tempo. Ma prima: omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil, quod factum est2. Il Figlio ha creato; tutto quel che è fatto, è fatto dal Figlio: apud Deum, et Verbum erat apud Deum3 Oh, così l'eternità, il gaudio nella lode della gloria intrinseca.
Ma venne il momento in cui, secondo i disegni di Dio, la creazione: omnia per ipsum facta sunt. Egli, il Figlio, ha fatto, ha concepito il disegno della creazione e allora, ecco, l'onnipotenza di Dio; ma: omnia per ipsum facta sunt; tutto quello che è, è fatto nei disegni del Figlio: ha creato tutto il mondo e poi la creazione dell'uomo e l'uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio4.
L'uomo è una persona, è persona l'uomo; ma nella persona, nell'uomo vi sono tre facoltà, e cioè: l'intelletto, la volontà, il sentimento. Mentre che la Trinità ha creato l'uomo, ogni Persona ha stampato nell'uomo qualche cosa di sé: e l'intelletto che noi attribuiamo al Figlio, che è la Sapienza del Padre; e così la volontà che attribuiamo al Padre, il quale è onnipotente, il volere in noi; e il sentimento, l'impronta - diciamo così - dello Spirito Santo, lo Spirito Santo che è amore. E quindi, una specie di Trinità è in noi. E quello che deve dirigere l'uomo è precisamente il Figlio di Dio, perché rappresenta la Sapienza che deve guidare il mondo.
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E allora, come ha fatto l'uomo? come lo ha voluto l'uomo? Lo ha voluto così, secondo la natura; ma nello stesso tempo ha infuso la grazia per cui l'uomo viveva in uno stato, in un ordine soprannaturale e, se fosse stato fedele conservando la grazia, dopo avrebbe potuto raggiungere la felicità eterna. Quindi se era, nell'uomo, la grazia, che era gratia Dei, ecco, allora l'uomo sarebbe stato assunto in cielo e così, la glorificazione di Dio e la felicità dell'uomo. Ma l'uomo decadde e perdette la grazia. E allora, son passati i secoli; ma intanto era promesso il Redentore e, finalmente, dopo migliaia di anni, venne il giorno, quando è arrivata - come dice la Scrittura - arrivata la pienezza dei tempi1. Allora, l'annunziazione di Maria. E Maria, l'accettazione di quanto l'arcangelo le aveva proposto, cioè, che fosse Vergine e Madre assieme2. Et Verbum caro factum est3. E nacque. Allora, il Figlio di Dio, incarnato, fatto uomo. Verbum caro factum est.
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In Gesù Cristo vi è la natura umana e vi è la natura divina e una sola Persona; due nature, una Persona, per cui tutto quello che egli, Gesù, faceva era di valore infinito. Ed ecco, allora, la vita umano-divina di Gesù Cristo. Come visse? Vita privata, umile, nascosta per essere esempio a noi di conoscere e seguire la vita ordinata e la vita umile, nascosta; sì, la vita privata. Poi il suo ministero di predicazione; e poi Gesù Cristo arrivò alla vita dolorosa per cui redense l'umanità secondo il volere del Padre; e spirò sulla croce e fu sepolto e risuscitò, quindi la vita di risurrezione, la vita risuscitata. E Gesù Cristo si fermò ancora sulla terra - diciamo così, per esprimerci - per trattare con gli Apostoli e ancora dar loro istruzione, e dimostrare la vera sua risurrezione, e conferire i poteri perché andassero e predicassero nel mondo intiero1. Poi, dopo i 40 giorni, Gesù ascende al cielo, e allora, Gesù Cristo, la vita gloriosa in cielo: sedet ad dexteram Patris2.
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Ora egli ha preso cura della Chiesa e ha mandato lo Spirito Santo sugli Apostoli, quindi alla Chiesa. Ora Gesù Cristo è in cielo e, riguardo a noi, due vite - diciamo -, cioè: la vita eucaristica in cui abbiamo veramente Gesù Cristo, corpo, sangue, anima e divinità e, così, la nostra divozione: la Messa, la Comunione, la Visita. Ma vi è l'altra vita - diciamo -. Gesù Cristo vive nella Chiesa, vive nella Chiesa ed è lui che [la] illumina, la guida secondo i suoi voleri, ed egli, quanto alla Chiesa, oltre alla presenza eucaristica, la presenza nelle anime, sì.
Noi diciamo Maria Matrem Ecclesiae: Maria, Madre della Chiesa. Gesù Cristo vive nella Chiesa, cioè, vive nelle anime. E siamo noi la Chiesa, noi membri della Chiesa, e tanto può essere il Pontefice, come può essere l'ultimo bambino che è nato e che abbia ricevuto il battesimo. Vive Gesù Cristo nella Chiesa, e vive a illuminare, sì. Quindi incaricati sono i sacerdoti, i ministri di Dio a diffondere la grazia, e la grazia non solo, ma in primo luogo, l'istruzione, la predicazione. Così la Chiesa va sviluppandosi, perché come cresce il bambino, così cresce anche la Chiesa; man mano che la Chiesa si allarga, man mano che raccoglie uomini, ecco si sviluppa la vita mistica di Gesù Cristo come Chiesa.
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E finalmente si arriverà al giudizio finale. Quando tutti gli uomini saranno raccolti per sentire la sentenza finale, ecco Gesù che discende per giudicare tutti gli uomini e dividerli, i buoni dai cattivi, e dare, a ciascheduna delle parti, la propria sentenza, la sentenza finale. Il Giudice, ecco. Allora si mostrerà giudi[ce]. Fino a quel giorno, la misericordia, poi, la giustizia.
Ed ecco che egli invita al cielo coloro che l'avranno seguito, sì, e lo avranno amato, che avranno compiuto ciò che Gesù Cristo ha insegnato nei suoi comandamenti, nei consigli: «Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio»1. Ed egli a capo di tutti i beati entrerà in cielo a presentare al Padre celeste le conquiste sue, le conquiste fatte mediante la sua passione e morte, mediante la sua predicazione, mediante i suoi esempi2. E allora, ecco, Gesù presenta al Padre le sue conquiste, conquiste fatte di amore, e conquiste da parte delle anime che sono state docili, han seguito. E allora, il canto che si scioglie all'eterno Padre, e a capo il Figlio. E allora l'eternità felice di tutti i beati, a capo Gesù Cristo. Oh, egli è sempre la seconda Persona della Santissima Trinità, ma egli ha preso la natura umana, e natura umana e natura divina, unite in una Persona unica.
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Conoscere sempre meglio Gesù Cristo. E avere la grazia e anche l'impegno di studiare la vita di Gesù. Studiare la vita di Gesù è facile per quello che riguarda la sua vita temporanea, e cioè, quello che è stato dal momento dell'incarnazione sino al momento in cui salì al cielo.
Però bisogna ancora ricordare che, oltre alla presenza eucaristica, c'è la presenza in noi, nell'anima.
- Gesù Cristo è l'unica Via per andare al Padre.
- Gesù Cristo è la Verità, ciò che egli ha voluto insegnare agli uomini che era necessario sapessero per potere raggiungere la felicità eterna.
- Gesù Cristo in noi, la Vita.
Quindi la sua presenza in noi, la vita di Gesù Cristo in noi e, tanto quanto Gesù Cristo è in noi, e quanto noi vogliamo che egli prenda possesso di noi, allora è la misura della santità. Cioè:
- conoscere Gesù Cristo e aver la fede in quello che ha insegnato;
- seguire gli esempi di Gesù Cristo e quello che egli ha insegnato anche con la parola, oltre che con gli esempi;
- la sua vita in noi per la grazia che egli ha conquistato.
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Gesù Cristo, operando nella sua vita temporanea, aveva acquistato due specie di meriti, e cioè, quelli che riguardavano la sua santificazione e quelli che riguardano noi; cioè la grazia di Gesù Cristo conquistata per noi, la grazia che si dice "capitale", cioè quella che è la grazia che si effonde nelle anime, sì, la grazia capitale, in quanto che egli è stato fatto il capo di tutte le anime che vogliono vivere in Gesù Cristo. La stessa grazia che ha Gesù Cristo, la comunica a noi. E così - dice san Giovanni - il Padre celeste ha amato così il mondo che ha mandato il suo Figlio a redimere l'umanità, affinché noi potessimo vivere di lui1. Quindi, la stessa grazia che è in Gesù Cristo è in noi. La grazia è vita, ed è la vita in Cristo, ed è la vita in noi, la medesima vita. Allora per questo, avendo la medesima vita, siamo figli del Padre celeste. Ecco, così: dedit eis potestatem filios Dei fieri2, per noi. E questa grazia può aumentare: secondo le nostre opere buone, e secondo i sacramenti che si ricevono, e secondo lo spirito di fede. Quindi abbiamo la stessa vita che è in Gesù Cristo, perciò figli di Dio e quindi fratelli di Gesù Cristo e quindi eredi con Gesù Cristo e coeredi di Gesù Cristo3. Quindi la vita spirituale di Gesù Cristo in noi.
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Conoscere sempre più. Cominciare da una lettura del Vangelo, specialmente il Vangelo concordato. Poi una vita di Gesù Cristo più semplice e poi una vita anche più alta, secondo la cultura, l'istruzione e il grado di istruzione che si ha. Conoscere. Allora si amerà, sì. Perché altrimenti questo amore sarebbe cosa sensibile soltanto e quindi andrebbe soggetto ad alti e bassi facilmente; ma se, in primo luogo, c'è la conoscenza, allora il nostro amore sarà stabile.
Quanto poi a conoscere Gesù Cristo, particolarmente conoscere quello che indica, e come ha vissuto la vita di perfezione, Gesù Cristo: la sua povertà, la sua santità, la sua grazia e la sua obbedienza. Quando si è conosciuto, almeno in qualche maniera, Gesù Cristo, meditare la sua vita per applicarsela e perché noi possiamo imitarlo e seguirlo.
Allargare i pensieri resta più facile fare la Visita. E sì, farla sempre meglio: nella prima parte si fa l'ossequio della mente; nella seconda parte si fa l'ossequio della volontà e, nella terza parte, si fa l'ossequio del cuore, sì.
Così, in questo tempo natalizio, e poi nel corso dell'anno, questo è l'augurio: conoscere sempre meglio Gesù Cristo. E che noi non meritiamo il rimprovero che Gesù Cristo ha fatto ai discepoli: «Da tanto tempo son con voi e non mi conoscete ancora?»1. E allora si è definito: «Io sono la Via, la Verità e la Vita»2. Così sono gli auguri che vi faccio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 78/c (= cassetta 171/a). Per la datazione, cf PM: «..in questo tempo natalizio e poi nel corso dell'anno, questo è l'augurio: conoscere sempre meglio Gesù Cristo» [cf PM in c510 (1963) e c7 (1964)]. - dAS 26/12/1964: «Andato [il PM] alla CG delle PD per una predica» - VV: «PM: Natale 1964,26/12/1964».

2 Gv 1,1.

1 Gv 1,14.

2 Gv 1,3.

3 Gv 1,1.

4 Cf Gn 1,27.

1 Gal 4,4.

2 Cf Lc 1,31ss.

3 Gv 1,14.

1 Cf Mt 28,19.

2 Simbolo Niceno-costantinopolitano.

1 Mt 25,34.

2 Cf 1Cor 15,24.

1 Cf Gv 3,16 e anche 1Gv 4,9.

2 Gv 1,12.

3 Cf Rm 8,17.

1 Gv 14,9.

2 Gv 14,6.