Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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38. CERCARE LA GLORIA DI DIO (II)

Esercizi Spirituali (18-26 ottobre 1964) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 19 ottobre 19641

In questi giorni il Signore vi ha preparate le maggiori grazie dell'anno. E gli Esercizi sono, infatti, i giorni più importanti dell'anno. Gli Esercizi hanno come due facce: la prima faccia è rivolta verso il passato e, l'altra, verso il futuro. Il passato per constatare quale è stata la nostra vita e, per il futuro, i propositi.
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Vi sono i vari esami di coscienza: l'esame di coscienza generale alla sera, per la giornata; l'esame generale per la settimana, per confessarsi; l'esame generale alla fine del mese per la confessione mensile; e l'esame generale per l'anno, quindi confessione annuale. Però vi è ancora un esame generale più vasto, più ampio: l'esame generale della vita passata per fare, poi, in riguardo al futuro, propositi generali. L'esame della vita si estende dall'uso di ragione fino al momento in cui ci troviamo: come è stata la fanciullezza, come è stata la gioventù, come è stato all'inizio della vita religiosa, o quando aspiranti, postulanti, quando c'è stato il noviziato, la Professione. E poi il tempo già vissuto nella vita religiosa, dalla prima Professione ad oggi: sono contenta della mia vita? Ecco la domanda da farsi. È contento Dio della mia vita passata? Ho corrisposto a tutte le grazie? Ho cercato, nei vari periodi della vita, cioè, dall'uso di ragione finora, come è stata la vita? tiepida? fervorosa? la vita, buona o la vita che ha avuto dei punti neri, la vita nostra? E particolarmente, quante grazie ricevute e quanto e in che modo corrisposte? Si sono perdute delle grazie o si sono del tutto corrisposte? Ecco.
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Poi, dando uno sguardo al futuro: voglio che sia una vita migliore, oppure continuo ad impegnarmi con quella buona volontà che avevo? E, anzi, in umiltà e fede progredire ogni giorno se il Signore ci dà ancora un poco o molto, potete ragionare così, anche molto, di anni della vita. Ognuno si prepara la sua eternità, perché noi ce la fabbrichiamo questa eternità. E, secondo, che noi facciamo bene, corrispondiamo alle grazie. Allora troverete al di là una bella casa di felicità.
Ecco, perciò, l'esame della vita in questo senso. Perché poi si può allargare molto: quanto ricevuto di salute e come spesa; di intelligenza e come impiegata quell'intelligenza; e poi come sono state le circostanze della mia vita, gli aiuti che ho avuto in famiglia, in parrocchia e nella vita sociale, cioè, scuola; e poi gli altri anni successivi, quando magari non si aveva ancora il segno, la chiarezza della vocazione; poi si è avuta. L'esame della vita.
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Ora, in questi giorni, se sarà possibile, quattro considerazioni cercherò di farvi con quattro punti.
1. cercare la gloria di Dio.
2. tendere, lavorare alla santificazione.
3. questa santificazione: in Gesù Cristo.
4. l'aiuto di Maria per evitare il male e per trovare più facilità nel progredire; più facilità con la grazia, la divozione a Maria.
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Il primo punto, dunque, è cercare la gloria di Dio, sì.
Il Signore ha due glorie, al Signore salgono due glorie - è una espressione anche imperfetta-.
La prima gloria, che è intrinseca a Dio, non viene dall'esterno, è nell'intimo della Santissima Trinità. Il Padre ha contemplato come in uno specchio le sue perfezioni, la sua santità, la sua eternità, tutto, e questa idea che si è fatto di se stesso si chiama il Verbo, il Figlio di Dio incarnato. E tra il Padre e il Figlio vi è una corrente di amore che procede, questa corrente, dal Padre e dal Figlio, una corrente di amore che si chiama lo Spirito Santo. E le tre Persone si lodano vicendevolmente, si contemplano sempre e si lodano. E questa è la gloria che vi è in Dio Uno e Trino. E in questa felicità, in questo amore vicendevole, in questa glorificazione tra di loro, le divine Persone, ecco, la gloria intrinseca. A questa noi non possiamo aggiungere nulla.
Invece vi è una gloria di Dio estrinseca, cioè, che viene dalle creature: dagli angioli, dagli uomini e anche da tutto il creato, sebbene il creato, non ha, tutto il creato, la ragionevolezza, la grazia di capire: le piante, gli animali, le stelle. E invece l'uomo e l'angelo con la ragione, con l'intelligenza conoscono, almeno devono conoscer Dio e lodarlo. E questa è la gloria che possiamo dare noi a Dio: Laudate Dominum omnes gentes1, cioè, sia lodato il Signore da tutte le genti, da tutte le nazioni. Maria: Magnificat anima mea Dominum2: la mia anima loda Dio, glorifica Dio. Quanti Gloria Patri si dicono nella giornata, nei misteri del rosario e nelle varie orazioni. E tutti i Salmi finiscono in gloria, tutti gli Inni finiscono in gloria. Vi sono poi delle parti del Breviario che si chiamano le Lodi, cioè sono i Salmi che specialmente sono ordinati a glorificar Dio.
Questa è la glorificazione - diciamo - di parole, esteriormente; ma deve, questa lode, partire dall'intimo del cuore; dalla ragione e dal cuore deve partire questa glorificazione di Dio.
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Oh, Dio ci ha fatti per comunicarci i suoi beni e perché noi lo glorifichiamo. Sulla terra capiamo poco, in generale, e molte volte le preghiere di lode a Dio non sono sempre che partono dal cuore; partono più facilmente dal cuore i desideri di questa grazia, di quell'altra grazia, grazie spirituali, grazie materiali. Ma la preghiera più perfetta è la gloria di Dio.
Ora, il Signore ci ha fatti per glorificarlo. Il paradiso è glorificar Dio, portar gloria a Dio e, nel glorificarlo, vi è la felicità eterna; la nostra felicità eterna è nel dare gloria a Dio, la felicità. Dio ha disposto le cose, e Dio - perché ci vuole felici - ha disposto così che noi [lo] glorifichiamo e, glorificandolo, [saremo] felici noi. Gli angioli, così; i Santi che già sono in paradiso, così; Maria che loda sempre, per l'eternità, Dio, così; e così sarà la nostra eternità. Questa grazia di arrivare a capire la gloria di Dio e a volere indirizzare tutta la nostra a Dio, questo vuol dire mettersi nella via più alta di santificazione.
Consideriamo questo, perché tutte volete arrivare alla maggior gloria e, quindi, alla maggior felicità, e cioè, alla santità maggiore; questo è tutto il vostro desiderio, siete tese verso la santità, sì. Però per capire che la vita, nel suo stato più alto, sta nel glorificar Dio, ci vuole un certo tempo, ci vuole molta luce interiore, ci vuole. E quando un'anima arriva lì, si trova già su un piano elevato, come se fosse, la nostra vita, una scala continuata e lunga secondo gli anni, secondo i giorni, a un certo punto si arriva sopra un pianerottolo più alto e di lì: lode a Dio, gloria a Dio. Arrivare [a] questo, generalmente anche i Santi sono arrivati tardi perché ci vuole molta luce interiore: bisogna pregare con molta umiltà, con umiltà e fede di arrivarci. Dio vuole la sua gloria e tanto noi saremo felici quanto glorifichiamo Iddio: sulla terra, quanto è possibile, e di là, secondo i meriti che avremo. Così sarà la glorificazione di Dio, quindi la felicità nostra in Dio.
Dio vuole tutta la gloria per sé. Vi sono espressioni nella Scrittura, per esempio Isaia: «Io la mia gloria non cedo ad altri»1. Qualche volta siamo ambiziosi, vani, e così, un po' superbi. «La mia gloria non la dò ad altri». Povere anime che qualche volta si compiacciono di cose inutili; e di qualche dono che hanno, magari se ne compiacciono. E sono doni di Dio in realtà. E Dio lo ripete due, tre volte, molte volte nella Scrittura che vuole che noi lo glorifichiamo. Allora - ho detto - la felicità nostra, in cielo.
Ma l'anima che è più, sulla terra, più - diciamo - serena, unita con Dio, è quando arriva a cercare sempre, in tutto, la gloria di Dio. Quindi portarsi su quel pianerottolo alto. Mirare alla santità, vuol dire mirare, arrivare a cercar la gloria di Dio, sì. Oh, la gloria di Dio!
Se un'anima è già tutta orientata verso la gloria di Dio, vive l'amore perfetto, che non sta in sentimenti o consolazioni o altre dimostrazioni, ecc. La santificazione è appunto questa: arrivare a cercare la gloria del Signore. Solo due persone hanno fatto eccezione: Maria, concepita senza peccato originale, che subito ha cominciato la glorificazione di Dio; e il Figliuolo di Dio incarnato, subito la glorificazione di Dio. Ma i Santi ci arrivano, in generale, tardi, verso la fine, dopo che l'anima si è distaccata, consumata in amor di Dio e distaccata del tutto dalle creature. La gloria di Dio.
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Cercar la gloria di Dio è l'amore perfetto. Oh, ricordiamo allora, come dev'essere considerato l'amore perfetto, diverso dall'amore imperfetto, verso di Dio.
Dico, primo, l'amore imperfetto. E quell'anima ha peccato, ha meritato l'inferno; o ha peccato, ha solamente meritato il purgatorio e si pente e se ne confessa e, se è pentita, riceve il perdono. Ma riceve il perdono perché ha l'assoluzione. Invece, se l'anima si pente perché ha disgustato Dio, ha disgustato Gesù Cristo, ha contribuito ai dolori della passione e morte di Gesù Cristo, ecc., allora ci pentiamo perché il nostro peccato è un male, è una perdita per Dio, in certo senso, e cioè, per causa nostra, non siamo stati capaci a glorificar Dio. E allora, quando c'è il pentimento, questo: perché non abbiam dato gloria a Dio, quello è l'amore perfetto.
Così, molti propositi sono tutti per vantaggio. Noi guardiamo solo l'amor proprio, che è un amor proprio, ma spirituale, ecco, e cioè per arrivare più in sù in paradiso; cerchiamo solo quello che è il vantaggio, trovarci bene spiritualmente e, quindi, già sulla terra vivere in pace, e lassù godere. Ma è già, questo, si ha quel dolore... e uno si pente perché ha meritato l'inferno; e invece si pente perché ha perduto del tempo e non ha dato gloria a Dio. La cosa è ben diversa.
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Occorre allora vedere se noi cerchiam solamente la nostra felicità, o se cerchiamo la gloria di Dio. La nostra felicità dobbiamo cercarla, e invece se cerchiamo in primo luogo la gloria di Dio, c'è diversità. Nella prima c'è un desiderio spirituale, sì, ma un po' egoistico: esser più felici nell'eternità; ma se noi vogliamo e cerchiamo [di] glorificar Dio - che lui ci ha creati appositamente per la sua gloria -, allora il nostro pensiero, le nostre intenzioni sono proprio - diciamo - di vantaggio a Dio, cioè sono glorificare il Signore che avrà una gloria maggiore in misura che noi ordiniamo le nostre intenzioni, i nostri pensieri verso la gloria di Dio. Perciò san Paolo dice chiaro: «sia che mangiate, sia che beviate, sia qualunque altra cosa facciate, omnia in gloriam Dei facite»1. Tutto: il mangiare, il bere, il dormire, l'apostolato, le relazioni e tutto quel che riempie le 24 ore: omnia in gloriam Dei facite. Tutto a gloria di Dio. E anche il prendere il cibo e prendere il riposo e il dormire nella notte, se il riposo lo prendiamo per gloria di Dio, secondo la sua volontà, ecco, se noi: omnia in gloriam Dei facite, meriti, meriti. E le ore della notte meritano come le ore della giornata.
E alle volte vi sono anime le quali distinguono: quando pregano, allora sì, fanno dei meriti. Ma si fanno dei meriti ugualmente nelle altre cose, se dopo aver pregato, abbiamo ordinato tutta la giornata, tutte le opere alla gloria di Dio o almeno alla santità. Omnia in gloriam Dei facite, se volete cercare veramente la felicità eterna, sì. Ma glorificando Iddio noi arriviamo al punto più alto.
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Ora bisogna dire che, la maniera più conveniente, meglio, il modo più sicuro di glorificar Dio è di attendere alla nostra santificazione, per glorificar Dio. Santificarci per dar gloria a Dio: omnia in gloriam Dei facite1.
Allora ricordiamo questo, per esempio. Si diceva di sant' Alfonso de' Liguori2: quest'uomo non cerca altro che la gloria di Dio. Sant' Ignazio3 ai suoi religiosi sempre ripeteva: Ad maiorem Dei gloriam: tutto a maggior gloria di Dio. Così i Santi, quando si sono elevati a un certo punto, sì. Cercare di glorificar Dio - dice san Giovanni della Croce4 - e cioè, sul monte da cui partono i nostri sentimenti: ordinati alla gloria di Dio. Cercar la sua gloria.
Perciò distinguere bene l'amore imperfetto dall'amore perfetto. L'amore perfetto è quando si arriva a cercare in tutto la gloria di Dio. Perché il Signore ci ha fatto per quello, e allora, se ci ha fatto per quello, allora lo compiacciamo, sì; è come se si facesse una spesa e si va a comprare qualche cosa che cerchiamo, allora si è contenti, si ha quello che si cercava. E Dio cerca la sua gloria: «Io sono il Principio e la Fine»5, cioè: sei partito da me. E tutto da lui è partito il mondo, e lui ha creato il tutto e ha creato ognuno, ognuna delle nostre anime. E poi Gesù Cristo ha redento noi perché ci ha riaperto il paradiso. E perché ce lo ha riaperto? Perché noi glorifichiam Dio. E così la santificazione e tutto il lavoro di santificazione dello Spirito Santo, ecco, è per la gloria di Dio. Oh.
Allora, il mezzo più grande per glorificar Dio è proprio santificarci, e glorifichiamo Iddio. In paradiso ci son tanti posti, più alti e meno alti. Ora, le anime si trovano a quel piano di altezza che hanno meritato santificandosi sulla terra. E quindi la santificazione è ordinata a glorificare Dio.
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Il fine secondo è la nostra santificazione, per raggiungere la gloria di Dio. Ora, se un'anima aspira alla santità, come la capisce la santità? Cosa deve fare per la santificazione? In che cosa consiste la santità nostra?
Si danno ordinariamente tre risposte, e cioè, alcune delle anime rispondono: per me la via della santificazione è cercare in tutto, fare in tutto la volontà di Dio. Una strada molto buona, cercare in tutto il volere di Dio e quindi l'obbedienza, l'osservanza dei comandamenti, l'osservanza delle Costituzioni. La santità ecco allora: fare in tutto la volontà di Dio.
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Seconda strada, diciamo: l'unione della mia anima con Gesù Cristo, l'unione di amore a Gesù Cristo.
Ecco, una via ancor più perfetta, questa vita di unione [con] Gesù Cristo, unione di pensieri, unione di voleri, unione di desideri, e tutto compiere uniti a Dio, uniti a Gesù Cristo: come Gesù Cristo pregava, come Gesù Cristo lavorava, come Gesù Cristo prendeva il cibo, [il] riposo. Come Gesù Cristo. Vivere l'unione di pensieri e di volontà e di cuore con Gesù Cristo. Questa è la via più alta, più perfetta ancora. Quindi, la seconda.
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La terza è la più perfetta, e cioè: configurarci a Gesù Cristo o, in altre parole: vivere uniti a Gesù Cristo, cioè che la nostra vita sia Cristo. E più perfetta è: vivit vero in me Christus1, come san Paolo. Gesù Cristo vive in me. Questo è la via migliore, più perfetta.
Ma notando che, questa unione con Gesù Cristo, anzi, questa vita di Gesù Cristo in noi, significa che noi abbiamo Gesù Cristo nella nostra mente, i nostri pensieri conformati a Gesù Cristo, ciò che Gesù Cristo pensava. Supponiamo Gesù Cristo pensava: «Beati i poveri»2. E lui ha cercato la povertà. Quando noi cerchiamo la povertà: «Beati i poveri di spirito perché di loro è il regno dei cieli»3, [abbiamo] gli stessi pensieri.
E gli stessi voleri, tutto quel che abbiamo da fare, quel che si presenta da fare, quel che è il dovere, quando Gesù Cristo diceva: «tutto quello che piace al Padre io lo faccio, io faccio sempre quello che vuole il Padre4. Così Gesù Cristo in noi, cioè, lui volere in noi, e cioè, volere che noi compiamo sempre ciò che è il volere di Dio, cioè il nostro volere che sia unito al volere di Dio: piace a Dio, piace anche a me, anche se c'è una pena, anche se c'è una prova nella vita, tutto secondo la volontà di Dio.
E poi, terzo, il cuore nostro unito al cuore di Gesù, amare cioè Dio come il cuore di Gesù amava Dio, il Padre, e amare il prossimo come egli lo amava; il suo cuore, come amava noi: è morto per noi.
Questo vivit vero in me Christus conforme alla preghiera di san Francesco di Sales, e cioè: Gesù, che tu sia il mio cervello, cioè il tuo cervello al posto del mio; la tua volontà nella mia testa cioè, sempre che io abbia la volontà unita alla tua, cioè la tua in me; e che tu, Gesù, il tuo cuore in me, il tuo cuore in me, dire a Gesù. E allora si ama il Padre, cioè l'amore perfetto verso Dio.
Allora se Gesù Cristo è nel pensiero nostro, che pensiamo solo come lui; se nel volere, vogliamo solo quel che vuole lui e sempre e solo quel che vuole lui; e se il nostro cuore è orientato sempre in amore verso Dio e verso il prossimo, è lui che vive in noi: vivit vero in me Christus
Questa è la terza via della santificazione, la più perfetta. E le altre due sono poi due strade che si uniscono anche a questa terza e ce ne rimane una, strada, la strada che sale verso la perfezione.
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Volevo dire: non fermiamoci: "Oh, forse vado già bene, e se continuo così la mia vita è abbastanza buona". Mirare alle altezze, non fermarsi; questo dev'essere lo scopo degli Esercizi di questa volta. Mirare alle altezze, muoversi verso le altezze. Non una vita tiepida, una vita insipida, una vita che, un po' di bene, sì, ma l'anima non si preoccupa troppo di far sempre ogni giorno il meglio. Ogni giorno, un tratto della scala che ci porta al cielo, un tratto ogni giorno della scala, gradini, gradini, salire e, se arriviamo, poi, se si arriva all'ultimo pianerottolo, oh, allora, quanto sarà perfezionata la vita! E allora si cerca e si trova Iddio e la vita diviene una vita pacifica, di unione, già si previene un po' il paradiso.
Il paradiso è per glorificar Dio e queste anime che arrivano a glorificare e a cercare in tutto la gloria di Dio, prevengono il paradiso e son preparate ad entrarci, non hanno più da purgarsi - perché avevano qualche atteggiamento e qualche attaccamento, ecc. -, cercavano già ciò che gli angioli e ciò che i Santi compiono in paradiso. Però qui si compie per fede, quindi non c'è quella felicità, ma quando si è al di là - cioè la morte è come spingere l'uscio al di là - l'anima si trova nella visione di Dio e quindi in quella visione di Dio si glorifica Dio e, glorificandolo, saremo beati. Paradiso. Mirare in alto.
L'avete ricevuto l'Estratto dal libro «Teologia della Perfezione» Sì? Bisognerà che lo leggiate bene bene in questi giorni; alla fine vi troverete sopra un altro modo di pensare, un altro ordinamento della vita, più avanti, più avanti. Ci son tanti libri di ascetica che si fermano sempre lì, ma se vogliamo la vera santità: cercare la gloria di Dio. E cioè, la nostra vita: configurazione a Cristo. Allora si dà la maggiore gloria a Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 74/e (= cassetta 165/b). Per la datazione, cf PM: «In questi giorni, se sarà possibile, 4 considerazioni cercherò di farvi con 4 punti» (cf PM in c185 e c220). DAS, 19/10/1964:«Ad Ariccia [ilPM] tiene due prediche alle PD in Esercizi Spiriluali». - VV: «Esercizi suore PD, Ariccia, 18-26 ottobre 1964 (PM))»

1 Sal 116,1.

2 Lc 1,46.

1 Is 42,8.

1 1Cor 10,31.

1 1Cor 10,31.

2 S. ALFONSO M. DE' LIGUORI (1696-1787).

3 SANT' IGNAZIO DI LOYOLA (1491-1556).

4 SANT' GIOVANNI DELLA CROCE (1542-1591).

5 Ap1,8.

1 Gal 2,20.

2 Mt 5,3.

3 Mt 5,3.

4 Cf Gv 8,29.