Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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10. L'EUCARISTIA: CIBO DI VITA ETERNA
(Domenica IV di Quaresima)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 8 marzo 19641

Lettura del Vangelo secondo san Giovanni, capo VI.
In quel tempo: Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade; e lo seguiva una gran folla, perché vedeva i prodigi fatti da lui sugli infermi. Salì pertanto, Gesù, sopra un monte ed ivi si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la grande festa dei Giudei. Gesù, avendo alzati gli occhi e vedendo la gran turba che veniva a lui, disse a Filippo: «Dove compreremo il pane per sfamare questa gente?». Lo diceva soltanto per metterlo alla prova, perché sapeva quanto stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari non bastano neanche a dare un boccone di pane per uno». Gli disse uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che è questo per tanta gente? Gesù disse: «Fateli mettere a sedere». C'era lì molta erba. Gli uomini, circa cinquemila, si misero pertanto a sedere. Allora Gesù prese i pani e, rese le grazie, li distribuì alla gente seduta; e così pure fece dei pesci, finché ne vollero. Saziati che furono, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete gli avanzi perché non vadano a male». Così fecero; e riempirono dodici grandi canestri dei pezzi che erano avanzati a coloro che avevano mangiato di quei cinque pani d'orzo. Ora, quegli uomini, visto il prodigio fatto da Gesù, dicevano: «Questi è davvero il profeta che deve venire al mondo». Gesù, accortosi che venivano a rapirlo per proclamarlo re, si ritirò di nuovo solo sul monte2.
Il grande mistero eucaristico venne preannunziato. Gesù lo preannunziò prima con le due moltiplicazioni dei pani. I pani moltiplicati indicano e indicavano nella mente di Gesù le ostie che un giorno sarebbero [state] distribuite a tutti gli uomini, tutti quelli che sono veramente affamati di Dio. Dopo questa figura, Gesù annunziò direttamente l'istituzione dell'Eucaristia: «Il pane che io vi darò è il pane del cielo3. Io sono il pane della vita4. E chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna»5.
Quindi, prima lo raffigurò, poi lo annunziò e, in terzo luogo, lo compì. Nell'Ultima Cena, dopo la celebrazione della Pasqua ebraica, Gesù celebrò la Pasqua cristiana, quindi prese il pane, lo spezzò, lo benedisse offrendolo: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Prendete e bevete, questo è il sangue del Nuovo Testamento»6.
Prima ancora che Gesù, Figlio di Dio, si fosse incarnato, erano già preannunziati questi misteri: il sacrificio di Abele7, il sacrificio di Abramo8, il sacrificio di Melchisedech, sacerdote, che portò e offerse pane e vino, dopo la celebrazione di una vittoria9.
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Perché [da] tanti secoli preannunziato, raffigurato? E perché poi annunziato e finalmente [realizzato] con solennità l'ultima volta che Gesù stava coi discepoli? Perché il mistero eucaristico è il grande sacramento. Negli altri sacramenti c'è la grazia, qui c'è la grazia e l'autore della grazia. E cioè: battesimo, cresima, penitenza, sacramenti in cui interviene la grazia, l'opera di Gesù Cristo. Ma qui è Gesù Cristo stesso, il quale si fa alimento dell'anima nostra: «Questo è il mio corpo, questo è il calice del mio sangue»1. Quindi è il maggiore dei sacramenti; e gli altri sacramenti ricevono forza da questo sacramento. E cioè, da questo sacramento procede la grazia che si comunica alle anime negli altri sacramenti. Questo, quindi, è il maggiore dei sacramenti. E il Signore volle che tutti coloro che desiderano di cibarsene abbiano la possibilità. E se viene celebrata la Messa in una chiesa, sempre si può distribuire la comunione [a] chi vuole cibarsene. E questa è la grande grazia che il Signore fa agli uomini, cioè: nutrirsi di Gesù Cristo stesso.
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Adesso noi abbiamo da considerare la preparazione e il ringraziamento [alla comunione]. La preparazione che, per il sacerdote, si uniscono insieme la preparazione al sacrificio, la preparazione alla comunione, ecco.
E quali sono gli atti? Gli atti, per quanto siano vari, devono sempre, in fine e in fondo, essere tre; primo - è vero - l'atto di dolore per la purificazione dell'anima: Domine, non sum dignus1. Poi i tre atti positivi sono: l'atto di fede, di speranza, di carità. L'atto di fede nell'Eucaristia; l'atto di speranza, nella grazia che il Signore comunica; e nella carità, cioè l'amore a Dio - cercar Dio, e Dio solo, e quindi l'eterna felicità nostra -, e insieme all'amore a Dio, l'amore al prossimo. Prima della comunione questi tre atti sono rivolti a Gesù che sta per venire. Gli stessi atti sono ancora rivolti a Gesù che è venuto; sotto un'altra forma. Prima si contemplava l'Ostia sull'altare, poi si adora. L'atto di fede, quindi, di speranza e carità, si adora Gesù presente in noi stessi.
E particolarmente protestare di credere, di santificar la nostra mente; non usiamo la mente in sciocchezze e pensieri inutili, ecc., ma la fede in Gesù Cristo, la fede nel paradiso che il Signore ci ha preparato.
E poi la speranza, che non avendo noi meriti, ci prendiamo i meriti di Gesù Cristo, Gesù Cristo che ha soddisfatto pienamente per i nostri peccati e che, nello stesso tempo, egli ha messo a nostra disposizione i suoi meriti, se noi abbiamo la speranza viva. Occorre avere una speranza viva.
E finalmente poi, l'unione con Gesù Cristo: di mente, di cuore, di volontà. Cercare Dio solo e il suo paradiso; non cercare le cose della terra, le cose inutili, ma cercare il bene supremo, eterno. Se poi l'anima si sente più unita a Dio, specialmente in quei momenti dopo la comunione, veramente poter dire con tutto il cuore: «Voi bene infinito, eterna felicità».
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E cioè, cercar la gloria di Dio, perché il fine per cui il Signore ha creato il mondo è la sua gloria. Ora, quindi, bisogna passare, per quanto è possibile, gradatamente, dal desiderio di santità nostra al desiderio vivo, pieno, completo della gloria di Dio, che è l'amore più perfetto; ed è l'amore perfetto quando noi abbiamo gli stessi pensieri di Dio e le stesse intenzioni per cui Dio ha creato il mondo, per cui Gesù Cristo ha redento il mondo, per cui lo Spirito Santo santifica le anime nel mondo.
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Chi è chiamato alla vita contemplativa, ecco, occorre che si orienti sempre meglio nei pensieri: i pensieri stessi di Dio, e le intenzioni, i fini che Dio ha nella creazione, nella redenzione, nella santificazione. Vedere di salire, di salire, fino a immedesimarsi con Dio. E quando Gesù è in noi, avere i suoi pensieri che sono: gloria del Padre, della Santissima Trinità; e [se] i nostri pensieri sono uniti a quelli di Gesù Cristo, ecco, allora la comunione è compita. Attraverso a Gesù Cristo noi ci uniamo alla Santissima Trinità, e allora è Gesù Cristo stesso che opera in noi e noi in lui; e noi siamo come suoi strumenti, perché egli in noi glorifica il Padre celeste e la Santissima Trinità.
Allora mirare a questa perfezione, quella perfezione che è poi contenuta nell'espressione di san Paolo: «La mia vita è Cristo». Mihi vivere Christus est1. Sì, nelle Adorazioni chiedere questa grazia di avere tutti i pensieri, i desideri che Gesù Cristo ha nell'Eucaristia, che egli offre in noi, noi in lui. E tutto offrire al Signore per Cristo, e tutto operare con Gesù Cristo, cum ipso, con Cristo, e insieme a lui, in ipso; noi insieme a lui, lui insieme a noi. Allora l'anima che atti sublimi ha! E non possiamo esprimere tutto, perché le parole nostre sono sempre scarse. San Paolo, però, ne ha inventate diverse parole per esprimersi, e tuttavia le parole umane non sono mai sufficienti. Quindi il mistero eucaristico... ma il suo spirito, la sua presenza in noi continua, continua finché l'anima è in grazia...
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1 Nastro 119/b (= cassetta 153/a.2). Per la datazione, in PM nessun accenno cronologico (cf nostra nota in c62). - dAS, 8/3/1964 (domenica): «Celebra [il PM] alle ore 5,15. Verso le 6 tiene la meditazione alle PD di CG, SSP».

2 Gv 6,1-15 (cf anche Mc 6,34ss; 8,1ss e par.).

3 Gv 6,32.

4 Gv 6,48.

5 Gv 6,54.

6 Mt 26,26-28.

7 Cf Gn 4,8.

8 Cf Gn 22,1ss.

9 Cf Gn 14,18.

1 Cf Mt 26,26-28.

1 Missale Romanum, Ordo Missae, rito della comunione (cf Mt 8,8).

1 Fil 1,21.