Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. «LO CHIAMERAI GESÙ»

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 5 gennaio 19641

...studi sempre meglio: la storia del Cristianesimo e, prima ancora, la storia del popolo ebreo e la storia della Rivelazione cominciando da quando il Signore annunziò il Messia e annunziò la Madre del Messia, Maria. La storia. Anche la geografia della Palestina, e poi un po' tutto l'Oriente, l'Oriente nel quale si è svolta l'opera, si è svolta l'annunziazione del Verbo divino che si sarebbe incarnato, quindi fino ad arrivare [a] oggi.
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Ricordare il Nome di Gesù. Fu dato al Bambino secondo era stato annunziato dall'Angelo: «Lo chiamerai Gesù»1. Il Nome venerabile. Perciò entra, questo, nell'impegno già ricordato: conoscere sempre meglio il Maestro Divino, conoscerlo - come ho ricordato - da: In principio erat Verbum2. E cioè, da tutta l'eternità, il Figlio di Dio, fino a quando il Maestro Divino, Gesù Cristo, introdurrà i suoi eletti nel regno del Padre celeste3. E quindi l'eternità dei beati, quelli che avranno risposto al messaggio della salvezza, messaggio portato da Gesù Cristo. Il Nome di Gesù. Vi fa, san Bernardo, riflessioni su questo santissimo Nome e, tra le riflessioni, egli dice: il Nome di Gesù è luce; il Nome di Gesù è cibo; il Nome di Gesù è medicina4.
In che maniera questo si deve conoscere, si deve valutare: oleum effusum nomen tuum5?. La sposa dei Sacri Cantici così parla allo sposo divino: il tuo nome è come l'olio sparso, ecco. E allora, sì, come si applica luce e cibo e medicina.
[Primo:]
il Nome di Gesù è luce, è luce per tutte le anime. Gesù stesso è la luce: Ego sum lux mundi6: lo sono la luce del mondo. Egli è luce del mondo; egli, Gesù, ha predicato il Vangelo, ci ha rivelato le verità che sono necessarie a conoscersi e ci ha rivelato tutta anche la dottrina morale. «Io sono la luce».
Quando il Figlio di Dio si è incarnato, era tutto un complesso di tenebre, tenebre per gli uomini caduti in tanti errori: e dottrinali, filosofici, e tanti errori che riguardavano la morale, e poi le superstizioni. Tenebre che non sono ancora del tutto diradate. Tutt'altro! Vi sono ancora popoli che stanno in tenebris7, sono ancora nelle tenebre, non conoscono ancora Dio e il suo Figlio. Ut cognoscant te... et quem misisti, Iesum Christum8.
Gesù è luce. Il dono della fede ci viene comunicato per mezzo dello Spirito Santo, ma è Gesù che manda lo Spirito Santo: Lo spirito che vi manderò, egli prenderà da me, egli poi comunicherà a voi quella luce9. La fede che ci è stata innestata nell'anima, nel battesimo, è luce, luce nelle ispirazioni, luce che ci viene da tutto l'insegnamento della Chiesa stabilita da Gesù Cristo e ci viene anche, in particolare, da tutta quell'istruzione religiosa che viene data.
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E poi, chi è che ha la luce? E chi vuole rifletterla sugli altri? Sempre stiamo presenti nelle due aspirazioni o, meglio, nei due insegnamenti: «Io son la luce del mondo»1 e: «Voi siete la luce del mondo». Vos estis lux mundi2 in quanto che noi riceviamo la luce da Gesù Cristo e poi, a nostra volta, la riflettiamo, questa luce, come uno specchio che riceve la luce e poi la riflette.
Deve esser riflessa nell'apostolato, la luce divina. E vi possono essere tante spiegazioni o tante applicazioni o tanti mezzi. La liturgia è tutto un riflesso, da una parte, poi dall'altra parte è, tutto insieme, vita.
Quindi lo studio perché poi si compia l'apostolato e, nello stesso tempo, crescendo nella cognizione di Dio noi mettiamo sempre la base della vita religiosa e la base della santificazione. Perché la divozione sta sempre nella mente e nel cuore e nella volontà; ma sempre, la prima parte. La divozione, in primo luogo, deve avere lo spirito di fede. La fede. Quando poi si conosce Gesù, allora si può amarlo e si può imitarlo.
Quindi: Gesù, luce; e noi, a nostra volta, riflettere questa luce. Anche solo il presentarvi dinanzi al mondo ha un riflesso, perché sempre l'abito [religioso] invita a pensare che vi sono persone le quali pensano assai di più alla salvezza dell'anima, alla felicità eterna che non a seguire il mondo. Il mondo è tenebre e Gesù è la luce e noi riflettiamo questa luce: Vos estis lux mundi. Tutti possono portare un piccolo contributo o un grande contributo alla luce.
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Secondo: Gesù Cristo è anche considerato come cibo.
E l'olio è anche cibo e si usa abbondantemente nei cibi, è nutrimento. E il grande nutrimento è l'Ostia divina: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo»1. Gesù Cristo, nostro cibo, cibo destinato a crescere in noi il vigore delle forze spirituali; è destinato a crescere, questo cibo, a portare più gioia.
Se voi considerate i frutti, gli effetti della comunione, si comprende allora, come la comunione giovi alle anime, come sia cibo all'anima nostra. I frutti della comunione. Questi frutti dipendono tanto dalla preparazione alla comunione e dipendono, insieme, dal ringraziamento, meglio, dal vivere, sentire in noi Gesù Cristo. Ecco, cibo dell'anima nostra, sì. E cibo lo è anche in altre maniere, sì, ma specialmente - ed è più facile capire - è l'Ostia Santa, Gesù Cristo, cibo nostro: panem de coelo praestitisti eis2: hai dato agli uomini un cibo celeste. Sì, è Dio stesso che si fa nostro cibo, nostro alimento. Ricordare, quindi, il grande momento in cui Gesù istituì il sacramento dell'Eucaristia.
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Per voi è una comunicazione continua l'Eucaristia, non solamente per la Messa e per la comunione, ma per l'Adorazione e, sebbene nell'Adorazione s'impieghino soltanto due ore, il cuore però va a Gesù spesso perché egli abita nella casa e noi lo sentiamo presente, e siccome la chiesa è incorporata nella casa, così egli abita, è l'ospite, anzi è il padrone della casa, siamo noi piuttosto ospiti, egli è il Maestro, egli è il Padrone della casa, egli ci accoglie, sì, e noi siamo come inquilini a cui dobbiamo dare il contributo di amore e la docilità dei cuori nostri. Dare molta importanza a questo: non è soltanto ospite, ma è il Padrone della casa, sì, ed è il Maestro nella casa, è tutto nella casa.
Siete religiose. E non avete, voi, tutto ricevuto da Gesù? E in particolare la vocazione e l'accettazione che lui ha fatto per mezzo delle superiore, l'accettazione nell'Istituto e nell'ammissione alle Professioni? È tutto, lui. Fa operare, come fa operare il ministro che distribuisce la comunione. È lui tutto. Penetrare questo pensiero aumenta in noi la fede e aumenta in noi l'umiltà, la docilità, l'amore. E poi, altro posto egli ha preparato a noi, cioè il paradiso. Ecco, dopo l'abitazione sulla terra, l'abitazione celeste: intra in gaudium Domini tui1, in domo Patris mei2.
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In terzo luogo, è, il Nome di Gesù, come olio, medicina.
La medicina è applicata in molti casi. E sì, quando vi sono certi mali l'olio serve a lenire i dolori. E poi vi sono medicinali i quali sono anche a base di olio; poi in tante maniere. Ma applicato subito alla pratica, ricordiamo che l'olio lenisce tante pene. E quindi: turbamenti, agitazioni, preoccupazioni? Andare da Gesù.
Inoltre, un santo Padre, di cui noi leggiamo parecchie parti di quanto ha scritto, tra cui: febris nostra superbia est, febris nostra, ira, invidia1. E le nostre malattie più ordinarie sono sette, e cioè, i sette vizi capitali. La nostra febbre, quindi, è una malattia la quale si mostra in tante forme, sette forme principali e poi altre forme e tante altre forme secondarie. Febris est, la nostra febbre. Quando si ammala una persona, generalmente lo dimostra subito con la febbre.
Oh, a noi tocca pensare a guarire questa febbre e la medicina è Gesù Cristo. Egli non è solo la medicina, ma è il medico, il medico che guarisce e le malattie corporali e le malattie spirituali, come dice un altro santo Padre2 È medico e medicina insieme. Ma a parte le malattie corporali, pensiamo le malattie spirituali, le nostre febbri varie; qualche febbre l'abbiamo un po' tutti e febbre principale è sempre quello che riguarda la passione predominante sulla quale si ha da lavorare più profondamente, lavorando specialmente nel senso di mettere Gesù Cristo, parte attiva, positiva, più ancora che la parte negativa.
Ecco, come guarir la superbia? Fac cor meum secundum cor tuum3. Che il nostro cuore si modelli sul cuore di Gesù, mansueto ed umile di cuore4, Gesù, sì. E scovare il male. Tante volte è difficile la diagnosi delle nostre malattie, spirituali specialmente. Allora: conosci te stesso con l'esame di coscienza per trovare la malattia che ti domina, la quale è causa di tanti malanni. E si dicono tante cose, in fondo in fondo non confessiamo subito che il male è in noi. Lagnarsi di qua, lagnarsi di là, e il male invece è proprio dentro, perché attribuirlo all'orario, attribuirlo alle disposizioni, attribuirlo alle relazioni con le altre persone, attribuirlo a cause esterne e cause varie anche nell'interno dell'Istituto? Non considerare le cose superficialmente. [Occorre] una diagnosi profonda dell'anima nostra, del nostro essere. Diagnosi. E se poi il confessore ce lo fa notare, e se poi il superiore ce lo fa notare, alle volte ci scusiamo e pensiamo che non dipende da noi: è voler nascondere il male. Ma se tu hai male agli occhi e mostri le mani, non vieni a conoscere quale è il vero male che hai e quali, quindi, sono le cure che bisogna applicare, non alle mani, ma agli occhi, se sono gli occhi che sono malati. Ci vuole una diagnosi profonda. Tante volte la diagnosi è facile e ci aiutano anche i superiori, i confessori, le ispirazioni che ci vengono da Dio nella meditazione, negli esami di coscienza, ma è sempre difficile mettere il dito addosso, al punto dove duole, dove veramente duole. E quando duole una mano o duole un'altra parte del corpo e viene toccata, allora si risente. E noi ci risentiamo quando abbiam la passione più forte, che amiamo di più, e quindi ci vuole una certa difficoltà ad accettar la diagnosi per cui ci hanno aiutati gli altri a scoprirla e a condurla bene perché poi dopo venga l'applicazione e i rimedi.
Gesù è medico e medicina. Medico a scoprire, [a] far le diagnosi, e medico per curare le nostre infermità. Gesù, oleum effusum nomen tuum5: il tuo nome è come l'olio sparso. E questo olio serve a dare luce; e poi questo è cibo, specialmente l'Eucaristia; e poi è medicina, sì. Allora questa intimità con Gesù.
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In fine si può dire che possono applicarsi altri nomi, ma il senso sempre è uguale: «Io sono la Via, la Verità e la Vita»1, che si applicano nella loro forma e nella profondità del s... perché il senso in fine è sempre uguale a questa espressione.
Ecco, quindi, seguiamo un po' l'insegnamento di san Bernardo, il quale ha fatto riflessioni così profonde, così pratiche sopra il nome di Gesù, sì. Sempre il Nome di Gesù. E poi questo come? Amare ancora di più quello che già voi amate e di cui abbiamo parlato: conoscere Gesù Figlio di Dio incarnato, mandato dal Padre: Sic Deus dilexit mundum ut Filium suum unigenitum daret2, perché ci riempiamo di lui e perché lui si è fatto povero per arricchirci3. E quali ricchezze - che sono inesauribili4- Gesù comunica alle anime che veramente hanno questa divozione che è la divozione delle divozioni, che poi è il riassunto di ogni divozione e senza la quale noi non possiamo né salvarci, né santificarci. Ma, in Gesù Cristo. [Egli] è luce, è cibo e, nello stesso tempo, medicina.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 70/d (= cassetta 151/a.2). Per la datazione, cf PM: «Entra, questo, nell'impegno già ricordato: conoscere sempre meglio il Maestro Divino» (cf PM in c510 (1963) e in c448 (1964). - dAS (cf c1). - dAC, 5/1/1964 (Nome di Gesù): «Dopo i Vespri, istruzione del PM».

1 Cf Lc 1,31.

2 Gv 1,1.

3 Cf 1Cor 15,24.

4 S. BERNARDO DI CHIARAVALLE, Sermo 15 super Cantica (cf Breviarium Romanum, SS, Nominis Iesu, in II Nocturno, Lectiones IV-V-VI. Ct 1,2).

5 Ct 1,2.

6 Gv 8,12.

7 Cf Sal 106,10.

8 Gv 17,3.

9 Cf Gv 16,14.

1 Gv 8,12.

2 Mt 5,14.

1 Mt 26,26.

2 Rituale Romanum, tit. 5, cap. 2, n. 6.

1 Mt 25,21.23.

2 Gv 14,2.

1 Cf S. AMBROGIO, Liber quartus in Lucae, c. 4: «Febris enim nostra, avaritia est; febris nostra, libido est; febris nostra, luxuria est; febris nostra, ambitio est; febris nostra, iracundia est».

2 Cf S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Ad Ephesios, 7,2 in Costituzione sulla Sacra Liturgia, cap. 1.

3 Cf Litanie del Sacratissimo Cuore di Gesù, Responsorio.

4 Cf Mt 11,29.

5 Ct 1,2.

1 Gv 14,6.

2 Gv 3,16.

3 Cf 2Cor 8,9.

4 Cf Ef 2,7 et passim.