Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. UNITÀ - CONTINUITÀ DEL LAVORO SPIRITUALE

Esercizi Spirituali (8-16 marzo 1964) al gruppo delle Pie Discepole del Divin Maestro
in preparazione all'entrata in noviziato e alla emissione dei voti temporanei e perpetui.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 12 marzo 19641

Non tanto una meditazione quanto, piuttosto, istruzione sopra questo punto: il lavoro spirituale ha da avere unità. Che cosa significa? Significa avere un programma ampio e, questo programma, che sia applicato in tutte le azioni, pratiche, apostolato, sollievo, riposo; tutto venga ad animare quello che nella giornata viene compiuto.
Se noi vogliamo riassumere la via della santità, dobbiamo ricordare tre punti e cioè:
1. Mirare al fine, cioè cercare la gloria di Dio. Questo è il fine assoluto, necessario: la gloria di Dio, perché Dio ha creato il tutto per la sua gloria.
2. Il fine della vita nostra: la santificazione.
3. Il mezzo della santificazione è Gesù Cristo che è la via di questa santificazione.
E se praticamente si sceglie come programma, come mezzo di santificazione: farò sempre la volontà di Dio, ecco, questo programma ha da applicarsi a tutto.
Ecco, vi sono anime che hanno una giornata fatta a cassetti: ecco, adesso c'è la Messa, basta, e lì è cosa finita, non ci si pensa più; c'è la meditazione, si fa la meditazione e non ci si pensa più; si va allo studio, supponiamo, ecco, dimenticato le altre due cose, non ci si pensa più; e così, può essere che si vada a colazione, si vada all'apostolato, si vada in ricreazione, si vada a tavola, si vada alla Visita: ogni cosa come a sé. E questo è il grande errore per cui il progresso è assai più difficile.
Occorre che ci sia un principio il quale entra in tutta l'azione della giornata, in tutto, ed è questo principio, applicato a tutto, per cui c'è una graduale ascensione, si cammina su una via che sale, che sale, che è la via della santità. Non che si faccia un pezzo di strada e poi [ci] si ferma, che può essere più in là o più in qua; uno può muoversi, ma perché arrivi alla meta occorre che il cammino sia sempre sopra la medesima via, aggiungendo passi a passi, sempre nella direzione della meta, del punto a cui si mira di arrivare.
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L'esempio: si propone come mezzo di santificazione, che è un grande mezzo, questo: far sempre la volontà del Signore. Sì, far sempre la volontà del Signore. Ecco che han battuto le mani1: la volontà del Signore son le mani, adesso. Poi vi è quello che è la preparazione per arrivare in chiesa: e la volontà di Dio è che si faccia bene quel che si deve fare per prepararsi ad entrare in chiesa, entrare in azione. Poi si va a Messa, si sente la Messa sotto l'aspetto: Gesù compì la volontà del Padre fino al sacrificio, alla morte di croce: ecco, la mia Messa è per compiere la volontà di Dio in tutto, nell'interno e nell'esterno, nelle disposizioni che vengono date, o i mali che mi hanno sorpreso o le gioie che ho incontrato ieri, che incontrerò, forse, oggi.
E poi la meditazione è tutta orientata sulla volontà di Dio. Non che si debba sempre fare la stessa meditazione, no, ma nella meditazione si ha come fine: fortificare la volontà perché sia sempre docile. La parte della meditazione che è illuminativa - la prima parte della meditazione è sempre illuminativa -, illuminativa: perché l'obbedienza? che significa l'obbedienza? come si fa l'obbedienza? Poi viene l'applicazione coi propositi, con le preghiere perché nella giornata: tutto, solo, sempre, il volere di Dio. Poi dovunque si passi: qui c'è il volere di Dio, adesso. E perché studio? Io devo studiare in questo momento; oppure devo trattare con [le] sorelle; oppure devo andare alla colazione; oppure andare all'apostolato. In tutto si vede il volere di Dio. Devi nutrirti tanto quanto ti è necessario perché è il volere di Dio, non di più, perché è il volere di Dio, perché c'è anche la proibizione di danneggiare la propria salute. Il volere di Dio. E in ricreazione.
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Quando poi si fan gli esami di coscienza, son tutti i frutti di proposito quello che si è fatto di bene, ci son tutti i frutti. E se avviene, invece, che in certi momenti non si è compìta tutta la volontà di Dio o non si è fatta volentieri, non si è avuta retta intenzione nel far la volontà di Dio, ecc., sono i passivi del programma.
E se c'è da fare una lettura spirituale, è sopra la volontà di Dio; e se devi scegliere il libro o devi chiedere un libro per la lettura spirituale: sull'obbedienza, sull'esempio di Gesù Cristo, come egli ha obbedito fino alla morte di croce1. E così si cammina.
Come faccio la Visita? Come mi hanno insegnato, nell'obbedienza la faccio, secondo il metodo che mi hanno indicato e che è stato approvato, e che vi è stato anche poi consigliato. E l'avevo scelto come via, come metodo di Adorazione, Adorazione la quale è secondo lo spirito delle Costituzioni. E così il rimanente della giornata.
Quale è il libro che questa persona legge più frequentemente? Le Costituzioni, che son la volontà di Dio pratica; secondo, l'applicazione delle Costituzioni alle mie cose, e poi l'obbedienza che viene da chi guida l'Istituto e applica le Costituzioni, cioè i vari articoli delle Costituzioni li applica a te, e cioè, c'è da studiare: tu hai da studiare così, devi fare questo; tu hai un altro ufficio, è quello.
E la divozione principale, allora, che ha la suora che ha scelto questo programma, la sua divozione, è il voto di obbedienza; e il libro più usato fino al punto di morte: Costituzioni.
Quindi non si cade in quello, che la vita è fatta a cassetti, è una giornata continuata. Non è un fare un pezzo di strada, fermarsi, poi un altro pezzo daccanto, poi un altro pezzo a destra, ecc. No, deve sempre essere la strada che sale, che sale.
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Ecco, allora ci vuole il controllo: l'esame di coscienza. L'esame di coscienza, per chi veramente vuol progredire, lo adopera così spesso, ed è il risultato dell'impegno che c'è entro. Sant'Ignazio voleva che, chi fa gli Esercizi, prima di tutto faccia l'esame di coscienza e, all'esame di coscienza, massima importanza.
L'esame di coscienza è tra le tre pratiche principali che sono segnate nelle Costituzioni; fra esse, l'esame di coscienza. Ora, può essere che una persona si ammala o ha altri impedimenti, quindi debba lasciare una pratica: non può andare a Messa, supponiamo; non può inghiottire, non può far la comunione; non può più recitare il rosario, ecc. Ma l'esame di coscienza è l'ultima cosa da lasciare, secondo sant'Ignazio. E cioè, anche sul letto di morte, grave, il malato deve avere ancora il dominio su se stesso: adesso io mi ribello al volere di Dio o lo faccio totalmente il volere di Dio, con volontà, con dedizione totale? Sono, cioè, pienamente conformato al volere di Dio? Pienamente? Accetto le pene, i dolori, la morte, la sepoltura, la tomba, il presentarmi a Dio per il giudizio? Volontà di Dio. E confido, per aver fatto questa volontà di Dio, che mi presenterò a Gesù ed egli mi darà l'ultima obbedienza: vieni, sposa di Cristo, intra in gaudium Domini tui1. Veni, sponsa Christi2. L'ultima. Così la vita passa in tutto il volere di Dio.
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Questa anima ha le sue divozioni, e cioè: il voto di obbedienza, la virtù, che è più larga del voto di obbedienza, molto più larga, e tuttavia il voto è un mezzo per arrivare a compiere meglio il volere di Dio. E poi, la divozione delle Costituzioni, e la devozione - sempre la devozione - al volere di Dio. "Disponga lei come vuole", risponde quando le si domanda: "Vorresti fare questo? Vorresti far quello? E, ti piacerebbe questo? Ti piacerebbe quello, oppure altra cosa?" Risponde sempre: "Come dice lei. Come piace al Signore. Sono indifferente". Ma è duro, qualche volta. E non è stato meno duro i chiodi che sono entrati nelle carni di Gesù sotto i colpi dei martelli. Obbediente. Quindi si immedesima nel volere di Dio, quest'anima. Quindi non aspetta il proposito alla meditazione, l'ha già adempìto. E appena svegliata, e giù l'acqua in faccia, oh; e si va a prendere il cibo, e si va a prendere il riposo, e si fa la ricreazione: tutto, solo, sempre in obbedienza. Così che il Signore può disporre di quest'anima come vuole, la mette alle prove: quest'anima è tormentata per dei mesi contro la purezza, è la prova che dà Dio, quindi si prende in pace. E invece è mandata, quella persona, in un luogo dove son quattro, cinque suore e tutte hanno un carattere un po' bisbetico e si vive un po' male: è il volere di Dio in questo, e sì. E poi: mi hanno incolpato di questo, non è vero, non l'ho fatto. Taccio, perché è il volere di Dio in quel momento. E Gesù ha taciuto davanti a Erode che lo interrogava in tante maniere. Tacque1. Così è in tutte le cose, diviene come pasta in mano a chi la maneggia, a chi prepara il pane; è come un marmo, il marmo è duro, ma l'artista vi ricava un bel Gesù Cristo.
Ecco, siamo nati con tanti difetti, con tante inclinazioni cattive; ci sono i sette vizi capitali e specialmente la concupiscenza; e poi quella lotta interiore poiché c'è un doppio uomo in noi stessi: uno che rappresenta Dio, quindi la coscienza retta, e l'altro uomo che rappresenta il male, il piacere, il godimento e l'orgoglio, ecc.2 E sentiamo e si sopporta, e tutti i giorni si mette lo spirito a posto: quello deve tacere perché è l'uomo vecchio; questo è l'uomo nuovo in Cristo Gesù e questo devo seguire3. Eh, l'obbedienza. L'obbedienza: lascia quella lettura; l'obbedienza: chiudi un po' quegli occhi in questa occasione; l'obbedienza: sappi sopportare; l'obbedienza: sappi anche intravedere che cosa vuole [il Signore] nei vari casi e [nelle] varie circostanze.
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Così, come si riesce a tenere questa unità, adesso? Con l'esame di coscienza, il quale ritorna ad ogni momento: adesso, sono in regola con Dio? sono unita a Dio? Oppure: cuor mio, come stai? sei unito a Dio? Di tanto in tanto, frequentemente [interrogarsi].
C'è un triplice esame, di cui siete già state tante volte istruite: esame preventivo, e riguarda l'obbedienza, la volontà di Dio; poi c'è l'esame generale, e l'esame generale riguarda varie cose, ma specialmente riguarda l'applicazione della volontà di Dio: come ho applicata la volontà di Dio in tutte le cose della giornata? E poi c'è l'esame particolare, il quale riguarda, in modo particolare, il proposito particolare, sì. Quindi gli esami son di guida. Però non aspettare: e adesso c'è l'esame preventivo, e adesso c'è l'esame generale, e adesso c'è l'esame particolare. Va bene, ci siano questi tempi designati, però l'anima che è tesa verso il compimento del volere di Dio, che ha scelto come via di sua santificazione il seguire il volere di Dio, questa anima, dal momento in cui, quella persona, si sveglia e poi anche il modo di fare le cose personali e quello che indica la campana e quello che è arrivato il momento di fare la genuflessione e il momento di piegare la testa perché c'è l'elevazione, sempre applica il volere di Dio in tutto.
E nella meditazione trova sempre l'applicazione: il volere di Dio. Se c'è la meditazione sulla comunione: come vuole Gesù che facciamo la comunione? Che cosa ha detto lui nel Vangelo parlando e annunziando la istituzione dell'Eucaristia secondo il capitolo VI di san Giovanni? E così è in tutto, in tutto. E di tanto in tanto: sono unita a Dio con la mia volontà? Questo piace a Dio? Questo è il volere di Dio? Questo è un brevissimo esame, ma ci mette subito a posto.
E l'esame di coscienza ha tre punti particolari: un'occhiata che è questa: adesso son perfettamente unita a Dio con il cuore, con la mia testa, con la volontà, coi pensieri, sono unita? Quindi, un'occhiata a noi, intima, dentro; non stare a contare tanto le singole mancanze, non facciamo geometria, oppure ragioneria, andar subito al fondo della coscienza nostra, l'intimo. Quindi questa occhiata. Secondo è il dolore, se c'è stata mancanza, e quindi il proposito unito alla fiducia in Dio per avere aumento di grazia. Ma non che: "l'esame di coscienza lo faccio a mezzogiorno". Ogni momento. Sempre, chi attende alla santificazione, è sempre su se stesso, domina i pensieri, guida il cuore, e guida le mani, e guida tutta la sua attività. C'è il volere di Dio.
Questa è un'applicazione. Ma si possono fare tutte le applicazioni quando si fanno dei propositi generali e che poi si possono applicare nella giornata, caso per caso.
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Solo volevo fare un accenno a chi entra nel noviziato. Chi entra nel noviziato deve avere un medesimo proposito, e cioè: prendere tutto ciò che viene dato di istruzione, di disciplina, di spirito, riguardando i voti, riguardando le Costituzioni e riguardando poi gli apostolati che sono: l'apostolato eucaristico, l'apostolato del servizio sacerdotale, l'apostolato liturgico, sì.
Allora è quel proposito lì che domina, cominciando la giornata secondo come hanno insegnato a cominciare la giornata, perché han detto così. E così tutto si prende. È il proposito, quello, per l'anno di noviziato, sì. Un poco questo proposito si potrebbe già applicare a chi è aspirante, ancor prima del noviziato, ma tanto meglio si applica al noviziato.
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Guardarci dalla vita fatta a cassetti, eh? Tutta una strada diritta. E fa la meditazione, poi mette là un libro, e dopo? E domani vediamo a che punto sono stata del libro. È l'intimo, è il proposito, è il programma che deve guidare. Ma che non sia però un propositino che non si applica a tutta la giornata. Ma ci vuole un proposito veramente da suore, da anime consacrate a Dio, sì, non un propositino. Il mio proposito, perché c'è una sorella che ha un altro carattere, e devo fare sforzo a conservar la pace con quella. Lì c'è un caso particolare, è un'applicazione di un proposito grande, supponiamo che abbia il proposito sulla carità, allora il proposito è grande, domina. E libri sulla carità ce ne sono, come libri sull'obbedienza, come ci sono libri sull'umiltà, sulla fede. Ma propositi un po' ampi e sempre applicati. E può essere che quello sia il proposito che conservi fino al momento di spirare, come Gesù: inclinato capite, [ex]spiravit1. Si piega la testa. Spirò. Nelle mani...
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Oh, allora si camminerà, si progredisce e non si fatica tanto. E le confessioni hanno sempre poi, come primo argomento, l'obbedienza, però, come in tutti gli esami è il primo argomento su cui fermarsi, e negli Esercizi in modo particolare. "Ma ho questa cosa, quell'altra". Sono piccole aggiunte, alle volte, o punti particolari a cui dobbiamo dare la importanza che meritano. Ma ci sia il proposito guida, ci sia un programma: come voglio santificarmi io?
Si vuole santificarsi in questo impegno fino al vivit vero in me Christus?1 Ah, ci son tutti i mezzi, tutti i passi da fare, ed è il punto di arrivo più elevato, il vertice, è il vertice della perfezione, pure badando che ci sono i vari gradi nello stesso vertice, ci sono vari gradi.
Lavoro ad unità, ecco. L'unità della mente, quindi della volontà, dei sentimenti, di tutte le azioni. Il filo di guida, la strada che si fa sempre in direzione, mai a destra o a sinistra, no. Sempre: perché adesso sono alla Messa, faccio un pezzo di questa strada che è essere nell'obbedienza; e poi faccio la meditazione, faccio l'altro pezzo, è la meditazione, son nell'obbedienza. E poi devo fare un servizio, mi mandano in cucina, ed è ancora l'obbedienza. Sempre camminare. Si applica sempre a quello (...). Resta molto più facilitato il lavoro spirituale e c'è sempre più serenità nella vita.
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Non anime complicate che hanno mille problemi. E ogni giorno ne tirano fuori uno. Anime semplici, rette, che camminano. Anime complicate che sembrano una matassa, più si cerca di sbrogliare e più, invece, la si imbroglia. Voi sapete meglio i termini di questo argomento. Anime semplici, sempre volte al fine. E che cosa, ci son tanti problemi? E adesso già hai fatto questa ubbidienza, dopo farai l'altra e l'altra. E invece si fanno un castello di problemi: "Va a sapere perché han disposto così; va a sapere perché mi hanno trasferito; chi sa perché mi han detto quella parola". Eh! Perdite di tempo ai confessori; perdite di tempo a chi cammina così, con questi problemi inutili che sono già risolti, se l'anima è semplice e ha buona volontà; si risolvono già in partenza. Avanti! (...). Suore serene, generose, che fanno un lavoro interiore di progresso. Quindi anime tese sempre alla perfezione, verso la perfezione, conservando l'umiltà e la fede con le grazie del Signore.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 73/b (= cassetta 154/a). Per la datazione, cf PM: «Se vogliamo riassumere la via della santità, dobbiamo ricordare tre punti, e cioè: 1° cercare la glorla di Dio; 2° la nostra santificazione; 3° il mezzo della santificazione è Gesù Cristo (cf PM in c145). «Volevo fare un accenno a chi entra in noviziato...». - dAS, dAC e VV (cf c73).

1 Il battito di mani era richiamo per indicare l'inizio e il termine dei vari impegni comunitari.

1 Cf Fil 2,8.

1 Mt 25,21.23.

2 Liber Usualis Missae et Officii, Commune Virginum, ant. ad Magnif. in I Vesperis.

1 Cf Lc 23,9.

2 Cf Rm 7,14ss.

3 Cf Ef 4,22ss.

1 Gv 19,30 e Mc 15,37.

1 Gal 2,20.