Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34. ALLA SCUOLA DI GESÙ MAESTRO

Predica alle neo vestite Pie Discepole del Divin Maestro
durante il rito della vestizione religiosa.
Roma, Via Portuense 739, 8 settembre 19641

Oggi mettetevi alla speciale scuola del Maestro Gesù, della Regina degli Apostoli, di san Paolo Apostolo. Entrate in ispirito nella casetta di Nazaret. Considerate attentamente le virtù domestiche di Gesù adolescente: considerate come egli cresceva in sapienza, in età e grazia presso Dio e presso gli uomini. Allo stesso modo, meditate la vita di Maria Santissima nel tempio di Gerusalemme: come bambina si sia consacrata a Dio, e come nell'obbedienza e nell'umiltà si sia preparata all'altissima sua missione. Ricordate san Paolo durante i tre anni passati nel deserto dell'Arabia. Colà egli crocifisse se stesso per vivere di Gesù Cristo, così che poté poi scrivere: «Io vivo, ma non sono più io: vive in me Cristo»2.
Sia lodato Gesù Cristo.
Nella esortazione c'è: "oggi vi mettete alla scuola di Gesù Maestro". Molte volte si crede che ciò che importa sia la vestizione dell'abito religioso. Questo pensiero bisogna rettificarlo. Ecco, "mettetevi alla scuola" vuol dire che, quando siete uscite dalla famiglia, entrate nell'Istituto avete compiuto due cose: prima vi lasciate esaminare se voi veramente [siete] pronte e capaci di stare alla scuola del Maestro - è una grande scuola, è la scuola del più grande Maestro, sopra tutti i professori di università e dei maggiori scienziati, e la scienza del mondo è solamente un barlume di luce -; ecco, l'Istituto ha veduto, esaminato se siete capaci di entrare a questa scuola. E voi avete esaminato se questa scuola voi la desiderate, la volete e fate domanda. E allora per entrare alla scuola occorre un abito speciale. In molti asili si vestono i bambini con un abito particolare, non perché già sappiano, ma perché sono ammessi a quella scuola. Così voi. Quindi nessun legame.
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Ora, dopo questa ammissione, voi avete da dar saggio se comprendete le lezioni che vi vengono date, se fate i compiti che le maestre vi danno, e cioè, se nella pratica, in quello che è la giornata quotidiana e nella vita come è nell'Istituto... Ecco, da una parte l'Istituto osserva se voi fate progresso nell'anno, primo anno di scuola del Divin Maestro, e voi avrete da dare saggi. Ci saranno anche delle lezioni, così, a memoria, ma ci sono specialmente i componimenti, cioè i lavori che sono: e l'obbedire, e lo spirito di povertà, e poi la delicatezza di coscienza in maniera tale che l'animo è disposto poi, dopo aver provato, già dimostrato che questa scuola ha fatto [fare] progresso, allora si entra nella ammissione, e cioè, si è promosse al noviziato in cui la scuola è molto più stretta, e cioè, si dà la lezione, la spiegazione della vita di chi vuole abbracciare questo stato: "Congregazione di Gesù Maestro".
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Se voi imparate, se dimostrate che veramente già date saggio di vivere i tre voti, cioè: povertà e castità e obbedienza, non per voti, ma per virtù, e allora, se c'è la dimostrazione che già si abbraccia lo spirito dell'Istituto, che già si è dimostrato di saper vivere la povertà, la castità, l'obbedienza, sapendo quello [che vi è] nelle Costituzioni; che ci sia già l'abitudine e l'intelligenza e la pratica quotidiana della meditazione, dell'esame di coscienza e specialmente della Visita al Santissimo Sacramento; e, quindi, le prove, anche, del servizio sacerdotale, del servizio liturgico, allora l'aspirante dimostra che si trova bene in quella vita, e l'Istituto che avrà esaminato e avrà considerato, potrà dire: Sì, ecco, puoi legarti all'Istituto. Quindi la prima Professione.
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Ma la Chiesa è prudente, perché può essere che una si scoraggi, la Chiesa è prudente, perché vuole, la Chiesa, che chi guida l'Istituto si faccia veramente coscienza, e cioè, abbia veramente avuto le prove che l'aspirante è capace e già si è abituata e si trova contenta. Ecco, se da una parte l'aspirante, e in questo caso, già la novizia, e se dall'altra parte l'Istituto che ha seguito e aiutato la novizia, se ci sono questi due consensi: la novizia che vuole abbracciare quella vita, e l'Istituto che vuole accettare la novizia, allora i due voleri, cioè le due volontà si uniscono, fanno una cosa sola. Allora, la dimostrazione della volontà dell'una e dell'altra parte. Però vi è qualche cosa anche intimo che prima, in qualche modo, deve precedere, cioè, il parere positivo del confessore, il parere positivo del direttore spirituale. Questo confermerà e illuminerà il pensiero dell'aspirante. Quanto poi all'esterno, tocca sempre a chi guida l'Istituto: sia conoscere e sia decidere.
Allora i voti son per un anno, perché dopo, invece che per virtù, la povertà, la castità, l'obbedienza, dopo, [sono] per voto. E se la prova è di nuovo buona, ecco la rinnovazione dei voti temporanei. Così il secondo, così il terzo anno, e poi nei due anni successivi. E se dopo tutto (la Chiesa quanto è prudente e quanta libertà lascia da una parte all'aspirante e, dall'altra parte, la libertà delle superiore), di nuovo occorre che la figliuola abbia un parere del confessore; poi, che essa manifesti questo suo parere, se è tale e sente nell'intimo del suo essere. E allora il parere dell'Istituto per mezzo delle suore che sono impegnate nella formazione, ecco. Allora, finalmente, dopo tutto, legarsi all'Istituto, e cioè, i voti perpetui. Questo è quel che mette il sigillo. Allora ecco la suora.
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Ora, vestite in divisa per andare alla scuola del Maestro Divino. Ma chi fa, chi guida la scuola è la Madre, la Regina, Maria, e san Paolo, in quanto che è l'esempio.
Quando si è convertito Saulo, diventato Paolo, mica subito ha compiuto quel che era suo desiderio, cioè la predicazione, no. Il Signore lo ha chiamato a riflettere, a pensare, a provare di sé. E così si è preparato, nel deserto, alla predicazione, al ministero pubblico. Ecco, così voi. E san Paolo è stato dai tre ai quattro anni in quel deserto. L'esercizio di un buon noviziato, eh? E cioè la meditazione, la preghiera, il lavoro, la mortificazione. Oh, questo è il modello.
E siete entrate guidate da Maria, e allora state alla scuola del Divino Maestro. Penetrar bene.
Noi diciamo: la nostra spiritualità. È la spiritualità cristiana, ma si può anche aggiungere "paolina" nel senso che chi ha approfondito di più il mistero di Gesù Cristo nelle anime, è stato san Paolo. Quindi è il Vangelo approfondito, secondo san Paolo ha insegnato. E così abbiamo da seguire.
Ecco dunque, ora siete entrate in questa scuola del Maestro Divino. Che cosa ci vuole di intimo? Due disposizioni, sempre, in tutta la vita, in qualunque luogo: umiltà e fede: «Da me nulla posso e con Dio posso tutto»1 ecco. Cioè, le grazie che sono abbondanti.
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Allora, ecco, questa vestizione dimostra che la famiglia ha educate bene queste figliuole, e che i sacerdoti, specialmente i parroci e altri sacerdoti, o confessori o predicatori o catechisti, hanno aiutato; e poi anche le Maestre, le Madri che vi hanno ricevute, che vi hanno preparato questo santo giorno. Ecco, allora, se avete corrisposto, siete arrivate a questo punto. E allora l'impegno di essere entrate in questa scuola. Farne buon profitto quest'anno. E anzi, miglior profitto ancora che per gli anni precedenti perché vi avvicinate sempre di più a legarvi, ad unirvi all'Istituto in quanto, a suo tempo, e voi e l'Istituto, la volontà si congiunge.
Ecco, adesso, per questo chiediamo la benedizione del Maestro Gesù eucaristico sopra di voi, sopra i vostri parenti, sopra i sacerdoti che vi hanno aiutato finora e sopra le Madri che vi hanno accolte e vi hanno aiutate e vi hanno condotte fino a questo momento di entrare nella scuola del Maestro Divino. E, guidate da Maria, nello spirito di san Paolo, ecco. Dunque, coraggio!
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Farvi una via ben chiara della vostra vita, ben chiara perché non si fermi poi mai nessuna sotto gli scoraggiamenti, per le tentazioni, le difficoltà, ecc. L'idea chiara, la via chiara. E considerar sempre che la via è in ascesa, è come una strada o, possiamo chiamarla, autostrada, ma sempre in ascesa. L'autostrada è Gesù Cristo stesso: «Io son la Via»1 e non ce n'è un'altra, perché lui è la Via e dà la forza per percorrere la via. E poi al termine Gesù ci riceverà nel giorno in cui passeremo all'eternità. E chiudere: «e mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno». E cioè, che passando da questa vita, Maria ci venga incontro col suo Gesù. Lui ci comunica l'eterna felicità. Coraggio tutte e letizia.
La vita religiosa di scoraggiamenti e di tristezza non è quella religiosa. La vera vita religiosa è sempre lieta e piena di speranza e di promesse, promesse di Dio. E poi, sempre in vista il paradiso. E qui si può avere una certa consolazione, una certa letizia; ma gli angeli ci aspettano in cielo2. Già anche voi avete delle suore che son passate all'eternità ed esse vi aspettano avanti. Han fatto bene, e allora, ecco la corona: Veni, sponsa Christi, accipe coronam3.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 77/d (= cassetta 163/b). Per la datazione, cf PM: «Molte volte si crede che ciò che importa sia la vestizione dell' abito religioso». - dAS 8/9/1964: «Alle ore 8 professione perpetua di 17 discepoli (...). Subito dopo [il PM] è andato per altra funzione dalle suore PD in via Portuense (vestizione)» - VV: 8/9/1964: «Predica del PM alle neo vestite».

2 Cf Rituale della vestizione religiosa delle Pie Discepole, edizione senza data (cf anche Gal 2,20).

1 Espressione tratta dalla preghiera: Atto di umiltà attribuita a s. Francesco di Sales (1567-1622). Cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, (1962), p. 191.

1 Gv 14,6.

2 Cf Sal 141,8.

3 Liber Usualis Missae et Officii, Commune Virginum, ant. al Magnif. in I Vesperis.