Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. SANTIFICAZIONE: VIVERE GESÙ CRISTO VIA, VERITÀ E VITA (III)

Esercizi Spirituali (5-13 agosto 1964) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, agosto 19641

La spiritualità che abbiamo considerato, si applica a tutta la vita: si applica alle pratiche di pietà, si applica allo studio, si applica alle relazioni, si applica all'apostolato, si applica a tutto il complesso dei pensieri, dei sentimenti e di tutto quello che è nel nostro interno e di quello che è nelle relazioni sociali. Come Gesù Cristo è vissuto. Ed egli [è] in noi, noi in lui, lui in noi. Allora si arriva al vivit vero in me Christus2: vive in me Gesù Cristo, cioè, è lui che pensa in noi, è lui che vuole in noi, è lui che ama in noi, è lui che opera, opera e domina l'essere spirituale e corporale, e in tutto quello che è la vita sociale. Perciò, non è un argomento di margine o un argomento di secondo ordine, è l'anima, ed è quindi la spiritualità cristiana che comprende tutto e - se vogliamo aggiungere - "paolina" in quanto che Gesù Cristo è stato presentato a noi da san Paolo in una maniera profonda, ed è il mistero di Cristo. Il suo assillo, quello: vivere il mistero di Cristo.
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Allora, in quanto Gesù è Via, Verità e Vita1, già abbiamo ricordato che è la Via unica, e cioè: «Nessuno va al Padre, cioè, nessuno va al paradiso, senza di me»2.
Secondo: «Io sono la Verità»3. Gesù Cristo è stato la Via, e cioè, per chi vuole andare in cielo deve condurre una vita, cioè seguire la via che lui ha tracciata. Ora dice: «Io sono la Verità».
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La prima verità di cui si parla ora è: «Io son la Verità», cioè: Io sono il Figlio di Dio e, Io vivendo in voi, ecco, sono il capo delle membra1; sono il capo, e le membra devono seguire quello che è dal capo. Perciò, Figlio di Dio. Egli è Figlio di Dio per diritto e per natura. Ma dopo l'incarnazione del Figlio di Dio, ecco, noi siamo posti nella condizione di vivere come figli di Dio, ma per adozione. In Gesù Cristo, l'anima sua è divinizzata; ora essa, quest'anima sua, è piena di grazia: plenum gratiae e di verità, poi, insieme; plenum gratiae et veritatis2. Egli che possiede questa grazia per la sua passione e morte e risurrezione, comunica questa grazia all'anima nostra.
La grazia è la vita, quindi in noi risulta la vita stessa che è la vita di Gesù Cristo. Allora siamo fratelli e quindi il Padre comune abbiamo, il Dio comune: Ecco, «ascendo al Padre mio - dice Gesù - e Padre vostro»3. Lo stesso. E: vado al «Dio mio» e vado al «Dio vostro»4. Cioè: unico Padre per Gesù Cristo e per noi; unico Dio per Gesù Cristo e per noi. In quale posizione, quindi, stiamo messi.
Ogni santità si riduce a questo: essere, per grazia di Gesù Cristo, essere figli di Dio. Qui è l'essenza del cristianesimo e qui sta la santificazione, la quale santificazione può essere più perfetta e può essere meno perfetta, ma noi possiamo crescere in continuità.
Chi non comprende che l'essenza del cristianesimo è essere figli di Dio, non ha capito niente né della perfezione, né della santità. Se non ci persuadiamo che il fondo essenziale è costituito dall'essere figli di Dio e quindi dalla partecipazione della grazia santificante, noi non avrem capito niente di perfezione e santità, ecco. Quindi siam diventati fratelli di Gesù Cristo e, se fratelli di Gesù Cristo... E Gesù Cristo ebbe una eredità che è la gloria sua eterna, e noi - fratelli - la stessa eredità: si filii et heredes, heredes quidem Dei, coheredes autem Christi5.
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Secondo: Gesù Cristo ha insegnato con le sue opere.
Prima di insegnare e predicare il suo Vangelo lo ha vissuto; dopo raccomanderà, durante la vita pubblica, la povertà, ma lui è nato in presepio, in una grotta squallida; poi ha raccomandato la purezza, lui è la santità stessa; poi raccomanderà l'obbedienza, la docilità ai comandamenti, alla volontà del Padre e a tutti i nostri obblighi, ma prima li ha compìti Gesù, e cioè, l'obbedienza: subditus illis1; [raccomanderà] la preghiera, e pregava; il lavoro, e lavorava come un semplice falegname; e lo zelo delle anime, e lui ha zelato le anime e ha dato la vita per le anime.
Noi bisogna che consideriamo che l'ideale del Padre è il Figlio di Dio incarnato. Egli è detto: «il mio Figlio diletto in cui mi sono compiaciuto»2. Ora, questo ideale del Padre è anche l'ideale dell'anima nostra, cioè: rassomigliare a Gesù Cristo. L'ideale della santità, della perfezione è in Cristo, non ce n'è un altro. E allora Gesù Cristo è il centro rispetto al Padre e rispetto a noi. Egli è la gioia del Padre, egli dev'esser la gioia dell'anima nostra. È la Verità.
Non facciamo tante raccomandazioni prima di avere imparato a viverle noi, le cose, e non stiamo a giudicare, prima dobbiamo giudicare noi stessi. Allora, ecco, noi possiamo arrivare ad una perfezione più alta.
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Gesù Cristo, ancora, è colui che è la Vita.
Si potrebbe dire, è vero, qualche cosa [ancora], che Gesù Cristo è la Verità e, in quanto è la Verità, lui ha quattro scienze. Vivendo allora fra di noi, quattro scienze: la prima è la divina; la seconda, la beatifica; la terza, infusa e la quarta, acquisita. Questi tesori infiniti il Signore non volle riservarli esclusivamente a sé, e cioè, egli ha voluto insegnare a noi quel che bisogna [fare] per arrivare al paradiso. Non ha rivelato tutto quel che è in cielo, no, ha insegnato a noi quel che è sufficiente e necessario perché noi arriviamo alla vita eterna. «Com'è sublime la dottrina di Gesù Cristo! - dicevano -: "Nessun uomo ha mai parlato come lui"1. E le più famose ideologie - è aggiunto - dei così detti "geni dell'umanità", impallidiscono e sfumano di fronte ad un solo versetto del "sermone della montagna"»2, che questi versetti sembrano paradossi e tuttavia sono completati da quel che Gesù ha dimostrato sulla croce.
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In terzo luogo: Gesù Vita. Vita nostra, cioè, lui è la santità. La parola "vita" corrisponde alla grazia, corrisponde alla santità. Ora, Gesù Cristo ha meritato a noi la grazia, perché nessun uomo avrebbe più potuto entrare in cielo, è stato necessario l'incarnazione del Figlio di Dio. Perché tutta l'umanità insieme non avrebbe potuto riparare un solo peccato, il peccato di Adamo, e allora è stato necessaria l'incarnazione del Figlio di Dio.
Nel Figlio di Dio incarnato vi è la natura umana e la natura divina, ma natura umana e natura divina sono unite in una Persona sola, che è la seconda Persona della Santissima Trinità. Ed essendo egli Dio, tutte le opere che egli faceva avevano un valore infinito. Anche se avesse soltanto fatto una preghierina come uomo-Dio, con un semplice sospiro del cuore avrebbe potuto redimere milioni di mondi, non solo milioni di anime, perché una minima sua azione aveva valore infinito.
Dobbiamo considerare, però, in Gesù Cristo, due grazie: quella che santifica lui e quella che santifica noi. Quella che santifica noi è sua e si chiama grazia capitale in quanto che egli, come capo delle membra, ha acquistato le grazie e le diffonde nelle anime che son docili, che rispondono. Ma questa grazia ha due parti, e cioè: la soddisfazione e poi la parte meritoria.
Soddisfazione per tutti i peccati
, per tutti i peccati che sono dell'umanita, da Adamo fino all'ultima persona che vivrà; ha soddisfatto per tutto e, se fossero anche altri milioni di mondi, la sua soddisfazione, infinita. Quindi ogni anima non si scoraggi perché ha peccato, perché ha vissuto in disordine. La soddisfazione di Gesù Cristo è infinita. Fede ci vuole. Meglio dire, la speranza.
Poi, la grazia acquistata, capitale per noi, è il merito, per cui noi usiamo questi meriti e, questi meriti, vengono applicati a noi. Occorre ricordare che questi meriti Gesù Cristo li ha fatti per noi, e se noi non li prendiamo, non li utilizziamo, per noi restano inutili. È come dire: Gesù Cristo ha detto: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo»1 e, chi asseconda e va a mangiare il corpo di Gesù Cristo, Corpus Christi con un atto di fede che si fa prima di ricever l'ostia, e moltissimi lasciano, dimenticano l'Eucaristia e non ne usano. Così i meriti di Gesù Cristo, se non sono utilizzati da noi, quelli fatti per noi restano inutili; hanno valore infinito, ma noi non acquistiamo.
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E come si acquistano? Si acquistano facendo cose buone, sì, vivendo bene. Supponiamo: fatto un atto di umiltà, fatto uno studio, fatto un lavoro in cucina, fatto un altro compito, ufficio che è assegnato, facendolo bene, se si ha fede, lui aggiunge questi meriti a quell'opera che si è fatta. E, allora, noi diciamo: oh, "voglio guadagnar dei meriti". Il merito sta nel far la nostra cosa bene, lui, poi, aggiunge la sua grazia, il suo merito: semper vivens ad interpellandum pro nobis1; sempre in cielo prega per noi perché siano applicati questi meriti. E l'essere noi miseri, deboli, ecc., questo è un titolo perché egli, Dio, Figliuolo di Dio incarnato, ci applichi i suoi meriti. Quello è il titolo: la nostra debolezza, la nostra ingratitudine, le nostre imperfezioni, ecco.
Allora nell'anima c'è, da una parte, la soddisfazione piena di quello che abbiam fatto di male e, dall'altra parte, le ricchezze della grazia, le «investigabili»2 - dice san Paolo, parlando di Gesù Cristo - le ricchezze immense. E allora, porta l'autore, questo: Un'anima scoraggiata era sempre un po' triste, perché aveva commessi dei peccati, perché aveva delle imperfezioni, delle miserie. Il Signore si è fatto sentire: Ma perché ti dici povera? Se hai me - perché allora doveva essere in grazia - se hai me, hai tutto, cosa ti manca?3
Ecco, questo che dobbiamo bene ricordare: la soddisfazione infinita e i meriti infiniti sono a nostra disposizione.
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Che cosa, allora, dobbiamo fare noi?
Ricordarsi che in noi c'è come un doppio essere: l'essere umano, anima e corpo e mente e volontà e cuore; e una seconda vita soprannaturale: la fede, nella mente; e l'obbedienza, nella volontà; e l'amore, nel cuore; ecco, noi abbiamo come due esseri: naturale, umano, e lo spirituale.
Allora che cosa dobbiamo fare? Se la vita naturale che abbiamo, la vita umana, il Signore ci ha voluto dare per mezzo dei genitori, la vita soprannaturale ce l'ha data per mezzo del battesimo, per mezzo di Gesù Cristo, della sua grazia. Quindi, come può crescere il bambino, che è nato, fisicamente, e così noi possiamo sempre crescere in grazia e, crescere in grazia, fino all'ultima apertura della bocca, l'ultimo respiro. Sempre si può crescere. Quel germe di grazia, ricevuto nel battesimo, è diventato una pianticella, poi una grande pianta che poi ha allargato i rami, ha portato foglie e fiori e frutti fino all'estremo momento. Sempre possiamo aumentare la vita soprannaturale.
Se noi non facessimo mai dei peccati e facessimo tutte opere buone, saremmo arrivati alla maggiore età in Cristo1 come, generalmente, il bambino a 21 anno, a 22, è cresciuto abbastanza. Di là non c'è più né il peccato, né il merito. E l'anima rimane allo stato a cui è arrivata, alla maggiore età in Cristo, cioè, secondo la grazia.
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Adesso, quale applicazione di questa grazia, di questa nostra vita spirituale in noi, quali mezzi?
I mezzi son specialmente tre con cui ci comunica la grazia:
- il primo mezzo è l'uso dei sacramenti;
- il secondo mezzo, far le opere buone, vivere, cioè, secondo Gesù Cristo;
- e terzo, la fede viva.
In primo luogo, i sacramenti. I sacramenti, due sono per togliere il male e, quindi, per far posto al bene. Il battesimo: l'acqua salutare toglie il peccato originale e fa posto alla grazia. E se uno, arrivato a una certa età, peccasse, l'assoluzione toglie il peccato e il sacramento infonde la nuova vita, la grazia, sì.
Allora, in particolare ricordiamo i sacramenti che diciamo come negativi; cioè, non sono mai sacramenti, però, soltanto negativi: da una parte, quando tolgono il male, fanno sempre posto alla vita di Gesù Cristo, cioè alla grazia in noi.
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La confessione. La confessione è prescritta una volta alla settimana, sì, ogni otto giorni.
Quali sono le disposizioni principali e assolutamente necessarie per ricevere bene il sacramento dell'assoluzione? Il dolore e il proposito. Dolore vivo che può essere imperfetto e può esser perfetto. E proposito vivo, forte, affinché ci sia la correzione.
Il sacerdote ci dà, nel sacramento, l'assoluzione e ci impone una penitenza; è, però, generalmente, una penitenza molto lieve, sì. Ma la vera penitenza è il cambiamento di vita, e cioè: se prima ero superbo, dopo intanto cominciare a praticare alquanto l'umiltà; e se ero irascibile, e allora mettere al posto, la dolcezza. Perché la penitenza sta nel correggersi, sta nel fare al contrario di quel che abbiam fatto prima peccando. Se c'è stata la disobbedienza, poi diventare obbedienti. Quella è la vera conversione e penitenza. È vero che non tutto certamente si fa con una confessione. Ma se c'è veramente il dolore e il proposito, dopo 52 confessioni in un anno, qualche cosa avremo migliorato, qualche cosa avremo corretto. Se non ci fosse nessuna correzione, se, peggio, ci fosse ora un peggioramento, c'è da dubitare molto se quelle confessioni fossero [state] ben fatte. Quindi, un esame.
Come si è corretto Pietro? Ha negato Gesù Cristo e poi lo ha predicato in tutto il mondo. Ecco la penitenza.
Paolo perseguitava la Chiesa, e quindi Gesù Cristo nei fedeli. Ma appena ha ammesso il suo male, subito comincò a predicar Gesù Cristo, voleva fare tanti cristiani; prima voleva metterli in carcere e mandarli a morte.
Questo è il segno vero della confessione, cioè, almeno almeno, se gradatamente conosciamo che qualche cosa è rimediato, è migliorato nella vita. Sarà migliorata la pietà, la meditazione; sarà migliorata la Visita; sarà migliorata la carità verso le persone con cui si convive; e sarà migliorata un po' la diligenza nelle varie cose e l'obbedienza e le intenzioni rette nel fare le cose, ecco. Perciò fare un esame sopra le nostre confessioni. E per questa mattina basta.
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Quali ricchezze sono in Gesù Cristo e, quindi, quale grazia, quale gloria lassù! E perché, siccome lassù, glorificar Dio dà la felicità all'anima, cioè l'anima è felice in quanto glorifica Dio. Qui già, sulla terra, un'anima che fa bene le sue confessioni, si emenda, a poco a poco arriverà a cercare già, sulla terra, la gloria di Dio e così prevenire quello che sarà la vita eterna.
Sia lodato [Gesù Cristo].
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1 Nastro 76/d (= cassetta 161/b). Per la datazione, cf PM: «Allora, in quanto Gesù è la Via, la Verità e la Vita, già abbiamo ricordato che è la via unica (cf PM in c232). Secondo: Io sono la Verità (...). In terzo luogo: Gesù Vita...» (cf PM in c232). «I mezzi [di grazia] sono specialmente tre: 1° l'uso dei sacramenti; 2° far le opere buone; 3° la fede viva. In primo luogo i sacramenti (...) la confessione (cf PM in c255). E poi questa mattina, basta». - dAS e VV (cf c220).

2 Gal 2,20.

1 Gv 14,6a.

2 Gv 14,6b.

3 Gv 14,6a.

1 Cf Col 1,18; Ef 5,30.

2 Gv 1,14.

3 Gv 20,17.

4 Gv 20,17.

5 Rm 8,17.

1 Lc 2,51.

2 Mt 17,5.

1 Cf Gv 7,46.

2 Cf ROYO MARIN, o.c. pag. 55.

1 Mt 26,26.

1 Eb 7,25.

2 Cf Ef 3,8 et passim.

3 Cf ROYO MARIN, o.c. pag. 57.

1 Ef 4,13.